sabato 13 settembre 2025

L'esperienza spirituale

 Lo spirito è un fenomeno di inizio e di realizzazione. Descartes e Kant hanno spostato il fenomeno dello spirito sull'Io penso, rimuovendo  la relazione tra  "io sono pensato" e "io penso".  La relazione tra il fenomeno e chi lo ha generato è essenziale per comprendere sia l'origine sia la realizzazione finale. Il fenomeno quindi si manifesta non come un dato, ma come un dono (il che implica un donatore e un donatario).

L'io penso non può ignorare le altre espressioni del fenomeno :  scio (la scienza) -  sapio (la sapienza)  -  cognosco (la tradizione) -  comprehendo ( l'impatia o l'insight ) -  intelligo (riassunto delle diverse forme del pensare).  E non può ignorare la relazione, la sola in grado di evitare il declino dell'Io nell'anarchia.

Lo spirito, con Hegel, da relazione diviene conflitto tra il servo e il padrone.    Interpretazione sociologica, non più teologica. Come ha fatto notare Paul Ricoeur : quando era a Jena, Hegel spiegava la  relazione  servo -  padrone con l'amore (o meglio: il reciproco riconoscimento); a Francoforte e a Berlino la spiegazione diveniva sociologica e politica (la soluzione la si trova attraverso il conflitto).

E' con la fenomenologia di Husserl, Heiddeger e Merleau-Ponty che il fenomeno viene restituito all'intersoggettività (la relazione tra soggetti). Husserl, nella quinta delle Meditazioni cartesiane dirà che la donazione (Gegebenheit) è all'origine del fenomeno del dono (Gibt). E Merleau-Ponty dirà che la "fede percettiva" è atto di conoscenza in quanto attesa e presenza  dell'altro soggetto.

La ragione che ha messo fuori gioco la fede è il percorso della Modernità : non solo la filosofia, anche la teologia ha compiuto un'astrazione del fenomeno dello spirito. Filosofia e teologia hanno rimosso il fenomeno della fede, che è essenzialmente relazione tra due soggetti, non tra un soggetto e un oggetto.  L'atto di fede dipende sempre dalla relazione tra due soggetti : c'è chi vuole essere creduto e c'è chi crede, ma in questo credere ed essere creduto esiste una reciprocità. In filosofia è la fede percettiva a indicare il va e vieni del credere nella relazione. In teologia la fede è dono del donatore al donatario (dono come chiamata), ma è anche risposta del donatario al donatore (dono come risposta alla chiamata).  

L'esperienza spirituale, in definitiva, è un'esperienza di relazione tra due soggetti, ma anche del soggetto con se stesso, ossia esperienza di unificazione della persona, unificazione di corpo -  psiche  -  spirito.  L'incontro tra lo spirito di una persona e lo spirito di un'altra persona è tanto più profondo quanto più ognuno ha unificato in sè  corpo -  psiche - spirito. 

Ciò che le neuroscienze ci fanno conoscere del corpo (per esempio : la rilevanza delle emozioni nella conoscenza), ciò che la psicologia e la psicoanalisi ci hanno fatto conoscere dell'inconscio e della coscienza,  tutto ciò conduce a fare esperienza dello spirito. Questa la novità : la fede è una relazione da vivere, lo spirito è un'esperienza di comunione-comunità. Anche l'eremita vive questa esperienza di fede e di relazione nello spirito : ciò che egli sperimenta e testimonia è la comunione come fondamento della comunità. Invece chi vive nel mondo può illudersi di vivere in comunità;  in realtà, se manca la comunione, la comunità è soltanto flatus vocis.

                                              don Carmelo Guarini

                                                  

lunedì 8 settembre 2025

L'evoluzione collassa

 La consapevolezza del declino è il fenomeno da cui partire per porsi la domanda inevitabile :  c'è un fine nell'evoluzione?  L'adattamento all'ambiente è sufficiente per evitare la catastrofe della morte ?  Catastrofe non vuol dire ancora destino inevitabile. Ciò che non si può cambiare toglie ogni forma e speranza di libertà. Ma la catastrofe potrebbe ancora essere affrontata da una libertà che si oppone ad essa.

La vita posta di fronte alla morte ha rinunciato all'evoluzione?

La vita biologica ha davanti a sè due vie d'uscita dalla morte. La prima sarebbe quella di trasformarsi  in macchina. Questa via obbliga l'essere umano a creare una macchina che sia più potente della propria intelligenza : il passaggio dalla vita biologica alla vita algoritmica avverrebbe in maniera poco dolorosa. La macchina è una sorta di anestetico, ma non ha vinto la morte. La macchina sarebbe non solo morte della vita biologica, ma anche della persona. La seconda via d'uscita dalla morte sarebbe la trasformazione in un'esistenza spirituale.  Ma questa si scontra con un condizionamento socio-culturale :  il disprezzo dello spirito.

La teologia ha ancora libertà di interrogare e di rispondere,  in una società che ha fatto della scienza e della tecnologia l'ultima religione?

Diamo il giusto spazio alle neuroscienze. La gioia è un'emozione primaria. Il disprezzo è un'emozione secondaria. Le emozioni primarie sono ritenute innate (l'evoluzione le ha create nel corso dei millenni e fanno ormai parte della memoria di ogni individuo che viene al mondo). Le emozioni secondarie sono emozioni sociali : si creano nell'interazione con l'ambiente culturale.

Il disprezzo dello spirito (emozione secondaria) viene dopo la gioia per lo spirito (emozione primaria).

Chi ha rimosso la gioia per lo spirito? L'ambiente culturale! Chi ha reso dominante il disprezzo dello spirito? Ancora, l'ambiente culturale. 

L'ambiente culturale interagisce con l'evoluzione : la libertà di scegliere una via piuttosto che un'altra,  mostra che non c'è soltanto un adattamento della specie umana all'ambiente; c'è una complessità d'azione che si rapporta al fine e alla fine.      La morte biologica  non dev'essere necessariamente la fine : ha di fronte due possibilità. O divenire un robot, e quindi non essere più persona; oppure divenire spirito e raggiungere la pienezza della persona. Il robot non ha dignità umana, non ha  interiorità, non conosce il limite, non ha relazione (esegue un ordine grazie ad un calcolo).  La persona umana è corpo - psiche - spirito. Nella trasformazione della materia (il corpo biologico) in energia (il corpo spirituale) ci sarebbe non il collasso della vita, ma la sua vittoria sulla morte biologica. 

L'evoluzione non ha ancora preso in considerazione lo spirito, perchè lo spirito del tempo ha innescato da almeno tre secoli il disprezzo per il tempo dello spirito.  Ora l'evoluzione si trova a dover contrastare la "macchina", che è una forza meno empatica dello spirito rispetto alla persona umana.       Se l'essere umano s'innamora della macchina al punto d'esaltarla incondizionatamente, la macchina diverrà il padrone alla quale l'essere umano dovrà obbedire. Ecco il collasso dell'evoluzione!

                            don Carmelo Guarini

                                                


domenica 7 settembre 2025

La rivoluzione spirituale

    Non c'è soltanto un inconscio istintivo  (Freud e la psicoanalisi), c'è  anche un inconscio spirituale ( V. Frankl).  Il destino dell'Europa non è rassegnarsi al declino, ma comprendere la svolta. La crisi è in effetti un'opportunità di cambiamento.

C'è una rimozione dell'inconscio istintivo; ma oggi è soprattutto l'inconscio spirituale ad essere rimosso. Lo spirito è disprezzato. Perchè?

La morte di Dio, il nichilismo, il relativismo (tutti i valori sono uguali;  non esiste una gerarchia dei valori) : tutto questo è stato presentato negli ultimi due secoli  dalla filosofia e dalla scienza come irreversibile.

Si tratta davvero di un declino irreversibile oppure bisognerebbe tornare alle origini per scoprire ciò che è stato rimosso dello spirito nel corso dei secoli?

Se è vero che il destino dell'Europa negli ultimi due millenni è stato legato al destino del cristianesimo, allora bisogna chiedersi cosa il cristianesimo avrebbe dovuto sviluppare e non  ha fatto.  La rivoluzione cristiana supera ogni dualismo tra Dio e Uomo : il cristocentismo supera sia il teocentrismo sia l'antropocentrismo.   Gesù Signore,  Dio e Uomo,  formano l'uomo nuovo, la persona che può fare nuova la storia a partire dalla comunione-comunità.

La dimensione istituzionale (la chiesa e\o le chiese) non è la dimensione fondamentale: la missione di Gesù Signore trova continuità nella missione dello Spirito Santo. La chiesa istituzionale non deve mai  dimenticare questa guida spirituale, pena lo smarrimento e il declino.

La crisi contemporanea è un'opportunità per la svolta : il vangelo, se viene vissuto, mostra il volto nuovo della persona e della comunità. Lo spirito mette in evidenza che la  relazione è una rivalutazione della persona e della comunità. E' stato l'individualismo a distruggere l'una e l'altra. Individualismo portato all'estremo : massimizzata la prestazione, ognuno esige da se stesso l'impossibile, non riconosce più il limite e l'errore (perfezionismo condotto al massimo valore). Riconoscere di sbagliare  significa  ricominciare, investire più nella relazione che in se stessi, lasciare che ognuno possa sbagliare e imparare dai propri errori.

Ora il cristianesimo può compiere la svolta : abbandonando il sistema di potere, può sviluppare quello che Gesù Signore ha consegnato di nuovo all'umanità : l'onnipotenza dell'amore conduce ad una scienza e ad una politica di servizio. Sostituire l'onnipotenza del potere con l'onnipotenza del servizio è ciò che può condurre fuori della crisi sia il cristianesimo sia l'Europa.

                                    don Carmelo Guarini


venerdì 5 settembre 2025

L'interesse che non collassa

L'interesse che non collassa è quello tenuto in vita dalla relazione.  Il soggetto che persegue il proprio interesse per opportunismo, per utilitarismo o perchè la cosa funzioni, vede prima o poi il sistema che collassa.

La rottura di un sistema unilaterale, materialista o spiritualista che sia, è inevitabile. Il percorso che va dalla rottura di un sistema alla creazione di un sistema nuovo riguarda l'evoluzione dell'umanità sulla terra.

1. La prima questione vitale che l'umanità si trova oggi ad affrontare riguarda la persona : l'unificazione tra la dimensione corporea, la dimensione psichica e la dimensione spirituale. E' la prima questione che il cristianesimo nascente aveva posto, ma  è di nuovo una questione attuale. Negli ultimi secoli la dimensione psichica ha acquisito rilevanza grazie alla psicologia e alla psicoanalisi. La dimensione spirituale è ancora ignorata, anzi spesso è disprezzata come se fosse qualcosa di irreale, di immaginario, di inesistente. Eppure investe due caratteristiche essenziali dello sviluppo personale : E.  Mounier ha dato un nome all'interiorità ( en soi )  e al raccoglimento ( sur soi ); senza questi due atti la persona cade nel vuoto e nella solitudine.

2. La seconda questione vitale riguarda la storia, ossia lo scontro tra la tradizione e la rivoluzione.  La tradizione, nel suo sguardo al passato, non può fermarsi a metà strada (per esempio al medioevo), deve tornare alle origini per scoprire la sorgente  della tradizione.  La rivoluzione si chiede : si ricomincia da zero, s'inventa un nuovo modello, e quale fine s'intende raggiungere? K. Marx, nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, definiva il lavoro "merce di scambio" e il denaro "mezzo e potere esteriore"; ma la sua analisi unilaterale (manca la dimensione spirituale) gli impedisce di distinguere tra miseria (una digrazia) e povertà (una grazia e una scelta). Una rivoluzione come quella giacobina del 1789, e le altre del 1800, non aveva tenuto conto del fattore spirituale ( Gandhj farà  leva sulla non-violenza per conquistare l'indipendenza dell ' India). Il cristianesimo, nel corso dei secoli aveva smarrito la forza del  disarmo che disarma, forza che Francesco d'Assisi mostrò nell'incontro col Sultano.

3. La terza questione vitale riguarda la comunità universale :   il superamento delle etnie è la fratellanza universale.  Ciò che l'impero romano non era riusciuto a realizzare ( la disciplina del diritto prodotto dal Senato e la disciplina delle legioni avevano voluto imporre un ordine che mancava della relazione libera e reciproca), il cristianesimo riuscì nell'intento grazie non alla virtù naturale (pelagiana) ma alla virtù della grazia ( il dono). Il crollo dell'impero romano era inevitabile: la disciplina delle legioni non riuscì a contenere l'invasione dei Vandali e  di altri popoli barbari. Agostino, nella Città di Dio, prospettò lo spirito dell'avvenire, ossia la fine delle etnie e la fratellanza universale, fondata sulla rivelazione trinitaria. La rivoluzione che il cristianesimo porta è la trascendenza nell'immanenza : Dio dentro la storia significa lo Spirito Santo che realizza la relazione reciproca nell'umanità divisa. La trascendenza, grazie allo Spirito Santo, da verticale diviene orizzontale: l'amore reciproco è il comandamento nuovo di Gesù. Lo Spirito Santo continua l'opera di Gesù dentro la persona,  dentro la comunità, dentro la storia.

L'interesse che non collassa è quello tenuto in vita dallo spirito, grazie allo Spirito Santo!

                                   don Carmelo Guarini

martedì 2 settembre 2025

L'incanto

 Cos'è  l'incanto?

Betroffenheit, in tedesco, è la mente che concentra l'attenzione; non s'impossessa dell'oggetto, e proprio per questo le si svela l'interiorità di ciò che suscita l'incanto. 

I francesi non confondono tra  l'enchentement (l'incanto)   e   l'enchentenement (l'incatenamento). La situazione esteriore è solo un condizionamento che può essere superato da un atteggiamento di libertà interiore.  Ci può essere incanto, nonostante l'incatenamento!

E' ciò che accade quando si esercita la capacità interiore di accettare il dolore e la morte.  Una libertà interiore si può esercitare di fronte ad un destino ineluttabile di dolore o di morte.

Il poeta Dehmel lo dice in questo versetto :  

                                                          C'è una sorgente  chiamata dolore.

                                                           Da essa scorre l'autentica felicità.


Fin tanto che si lavora, si crea, si fanno esperienze, si trae soddisfazione dal prodotto del lavoro, della creazione, dell'esperienza.  Il difficile viene quando l'essere umano è chiamato non più ad essere homo faber ,  homo sapiens, ma homo patiens. Quando l'essere umano è chiamato ad esercitare la libertà interiore di fronte ad un destino ineluttabile,  allora deve decidere quale atteggiamento interiore assumere di fronte a ciò che non può essere esteriormente cambiato.

L'atteggiamento che assume l'homo patiens di fronte a ciò che non può essere modificato esteriormente,  ha carattere di testimonianza di fronte a se stesso e a coloro che sono intorno. 

La testimonianza è un atteggiamento inutile o meno produttivo rispetto al lavoro, al successo, alla creazione ?  O non è forse la risposta al vuoto esistenziale, alla mancanza di relazione autentica, alla  fuga di fronte al destino che non può essere modificato o ad una morte desiderata ma che non viene?  Dire sì a questo dolore diviene la sorgente dell'incanto per l'homo patiens : questa è la nuova tappa dell'evoluzione dell'uomo, chiamato a superare l'homo faber e l'homo sapiens.

                                               

                                                 don Carmelo Guarini

lunedì 1 settembre 2025

La creatività 3

                                              Ai cercatori dello spirito

Tra i detti di Giovanni della Croce, dottore mistico, troviamo questo: 

                     "Rinnega i tuoi desideri, troverai ciò a cui il tuo cuore aspira."


Non accontentarti del desiderio immediato. Esorta  invece, dopo averne fatto esperienza,  a discernere tra "desiderio vano" e "desiderio vero". 


La fede  mantiene sempre il carattere notturno (di mistero) dovuto  all'inevidenza concettuale dell'oggetto di cui parla la Rivelazione. Il sapere concettuale non basta;   un sapere per esperienza si rende necessariamente evidente. 


Il mistico potrebbe dire al teologo concettuale :  "PARLI  TROPPO  E  NON  DICI NIENTE."  (ma non lo dice a parole; lascia che si comprenda nel silenzio, per esperienza).

Lo sguardo, come l'ascolto, raggiunge l'altra persona, se nell'interiore è avvenuto l'incontro, sino alla coincidenza,  del todo (il tutto) e del nada (il niente). La gioia non scaccia la tristezza, ma le offre un riparo. La comunione non scaccia la solitudine, ma le dona un rifugio. 


                                                  Il legame scaccia l'indifferenza.

                                                  L'impegno per l'altro zittisce il chiacchiericcio.

                                                  Il parlar chiaro volge al concreto.


La fiducia è un dono e una chiamata a donare. La risposta alla chiamata è un dire sì al dono.  Al calcolo si risponde con un altro calcolo, e non succede nulla. O meglio: succede il solito, la storia del mondo. Non succede il nuovo che dovrebbe succedere : la buona notizia, il Vangelo.


                                                   Gesù è l'uomo nuovo   -

                                                   Se distruggi questa speranza nell'altro,

                                                    l'hai già distrutta in te stesso.

Creativamente  insieme :  comunione   e  solitudine  -  confronto  e  incontro  -  Io  e  Dio.

                                        don Carmelo Guarini