Lo spirito è un fenomeno di inizio e di realizzazione. Descartes e Kant hanno spostato il fenomeno dello spirito sull'Io penso, rimuovendo la relazione tra "io sono pensato" e "io penso". La relazione tra il fenomeno e chi lo ha generato è essenziale per comprendere sia l'origine sia la realizzazione finale. Il fenomeno quindi si manifesta non come un dato, ma come un dono (il che implica un donatore e un donatario).
L'io penso non può ignorare le altre espressioni del fenomeno : scio (la scienza) - sapio (la sapienza) - cognosco (la tradizione) - comprehendo ( l'impatia o l'insight ) - intelligo (riassunto delle diverse forme del pensare). E non può ignorare la relazione, la sola in grado di evitare il declino dell'Io nell'anarchia.
Lo spirito, con Hegel, da relazione diviene conflitto tra il servo e il padrone. Interpretazione sociologica, non più teologica. Come ha fatto notare Paul Ricoeur : quando era a Jena, Hegel spiegava la relazione servo - padrone con l'amore (o meglio: il reciproco riconoscimento); a Francoforte e a Berlino la spiegazione diveniva sociologica e politica (la soluzione la si trova attraverso il conflitto).
E' con la fenomenologia di Husserl, Heiddeger e Merleau-Ponty che il fenomeno viene restituito all'intersoggettività (la relazione tra soggetti). Husserl, nella quinta delle Meditazioni cartesiane dirà che la donazione (Gegebenheit) è all'origine del fenomeno del dono (Gibt). E Merleau-Ponty dirà che la "fede percettiva" è atto di conoscenza in quanto attesa e presenza dell'altro soggetto.
La ragione che ha messo fuori gioco la fede è il percorso della Modernità : non solo la filosofia, anche la teologia ha compiuto un'astrazione del fenomeno dello spirito. Filosofia e teologia hanno rimosso il fenomeno della fede, che è essenzialmente relazione tra due soggetti, non tra un soggetto e un oggetto. L'atto di fede dipende sempre dalla relazione tra due soggetti : c'è chi vuole essere creduto e c'è chi crede, ma in questo credere ed essere creduto esiste una reciprocità. In filosofia è la fede percettiva a indicare il va e vieni del credere nella relazione. In teologia la fede è dono del donatore al donatario (dono come chiamata), ma è anche risposta del donatario al donatore (dono come risposta alla chiamata).
L'esperienza spirituale, in definitiva, è un'esperienza di relazione tra due soggetti, ma anche del soggetto con se stesso, ossia esperienza di unificazione della persona, unificazione di corpo - psiche - spirito. L'incontro tra lo spirito di una persona e lo spirito di un'altra persona è tanto più profondo quanto più ognuno ha unificato in sè corpo - psiche - spirito.
Ciò che le neuroscienze ci fanno conoscere del corpo (per esempio : la rilevanza delle emozioni nella conoscenza), ciò che la psicologia e la psicoanalisi ci hanno fatto conoscere dell'inconscio e della coscienza, tutto ciò conduce a fare esperienza dello spirito. Questa la novità : la fede è una relazione da vivere, lo spirito è un'esperienza di comunione-comunità. Anche l'eremita vive questa esperienza di fede e di relazione nello spirito : ciò che egli sperimenta e testimonia è la comunione come fondamento della comunità. Invece chi vive nel mondo può illudersi di vivere in comunità; in realtà, se manca la comunione, la comunità è soltanto flatus vocis.
don Carmelo Guarini