venerdì 26 settembre 2025

La fede prima del cogito

 Il pensare che sostituisce il credere, la ragione  opposta alla fede : questa operazione intellettualistica  ha considerato la fede come atto anti-intellettualistico. Questo processo inizia già verso fine del Medioevo e continua sino ai nostri giorni.

La "fede percettiva" viene prima del cogito :  è ciò che afferma M. Merleau-Ponty in Fenomenologia della percezione.  Porre nel cogito il fondamento della riflessione filosofica significa attuare un "pensiero di sorvolo".  Questo dalla prospettiva filosofica e fenomenologica.

Ancora dalla prospettiva filosofica : la fede è la relazione tra persona e persona, e tra persona e natura. Questa relazione è l'evento che viene prima della riflessione filosofica.  L'evento è interazione di fede tra due soggetti personali (quì la relazione è spirituale), oppure è interazione di fede tra la persona e il fenomeno naturale (quì la relazione è sensoriale). Descartes sbagliava quando diceva nel Discorso sul metodo che " noi siamo maestri e possessori della natura.", assecondando un pensiero diffuso in quel tempo. Bisognerebbe dire piuttosto che siamo custodi e che possiamo anche impapare dall'interazione tra i fenomeni della natura.

Il metodo è una  via e non può essere disgiunto dalla persona.

Dalla prospettiva teologica la fede è un dono, è un incommensurabile, ossia non è oggetto di calcolo matematico. Questo dono è la Persona.  Gesù quando indica la via per giungere alla verità e al senso della vita non parla di metodo ma della sua stessa persona.   La persona è la via del dono : è persona colui che dona, è persona colui che riceve il dono. 

Critica filosofica : Il cogito che pone se stesso prima della fede fa del  metodo una via che ignora la persona. Ancora : il pensare che ignora la persona pone il calcolo, invece del dono,  all'inizio del pensare. 

Klaus Hemmerle, a ragione, ha parlato di un pensare riconoscente. Due parole sono poste da lui all'inizio del pensare :  MITDENKEN è il pensare o il domandare insieme;  MITDANKEN è il ringraziare insieme. 

Il pensare riconoscente è un atto di fede nel dono che viene da un'altra persona. Riconoscimento del dono. Il pensiero calcolante è invece un mercanteggiare dell'io;  ignora quella parola di Gesù : "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Il dare e il ricevere non è oggetto di mercanteggiamento.  La fede mette in rilievo il dono, o meglio la donazione tra il donatore e il donatario. Questo evento viene prima del pensare.  Il pensiero riconoscente non rinuncia alla critica, anzi spinge la critica sino al limite, dove il  pensiero calcolante si mostra come il mercanteggiare che uccide sia la persona sia la comunione (che è la condizione della comunità). La fede è l'evento di comunione tra persona e persona, e ancora tra persona e natura : dischiude al pensare il mistero del dono della vita. C'è più pensiero nella relazione e nella comunione che non nella solitudine del cogitare dell'io.

                                 don Carmelo  Guarini

mercoledì 24 settembre 2025

"Una vita inutile"

 Una vita inutile non è una vita vuota; è piuttosto una vita svuotata di ciò che non è essenziale, una vita svuotata dell'amor proprio, dei propri progetti, delle ambizioni di potere, di ricchezza, di successo.  Una vita che non ambisce a conquiste, ma tende allo svuotamento.

Una vita dove si possa vedere soltanto Gesù, e non più l'affermazione dell'Io, dove scompaia tutto quello che ostacola la relazione autentica.

Una vita che appartenga sempre più allo Spirito, non alle istituzioni (realizzate per l'uomo e non viceversa); allo Spirito, che è dono reciproco tra il Padre e il Figlio, ma anche dono reciproco tra persona e persona.

Scegliere o farsi scegliere? Quando c'è la libertà di scelta? Nell'anarchia o nella relazione?

La differenza tra il tempo artificiale ed il tempo reale : mentre il primo è il tempo in cui un altro decide al mio posto, il tempo reale è quello in cui sono io che decido. Ma ciò non può avvenire ignorando l'altro : io scelgo ma facendo sì che l'altro a sua volta possa scegliere. L'errore potrebbe sussistere se si pensasse che la crisi dipenda in maniera esclusiva dall'io, quando invece è la capacità di relazionarsi che manca.

Uscire  dalla confusione è decisione dell'io, in primo luogo. Ma questa decisione è affermazione della dignità umana che avviene per la pietas, mentre l'odio uccide la dignità umana.

La vita inutile è quella scelta dal servo inutile. Se in passato ho faticato sino allo sfinimento e ora sono invece chiamato all'inattività, è perchè ho capito finalmente il senso dell'essere servo inutile. Se in passato ho donato senza pensare a quello che potevo ricevere di ritorno (non sarebbe stato dono disinteressato, ma scambio commerciale, se avessi calcolato) e adesso non ho più nulla da donare in libertà perchè sono fatto oggetto di mercanteggiamento, posso dire ancora di essere servo inutile. Se in passato ho chiesto e non ho ricevuto (pensando che quella fosse volontà di Dio, ma non lo era) perchè la volontà di Dio era quella di non ricevere, nel presente non chiedo altro se non di essere servo inutile.

La vita inutile sceglie la testimonianza, ossia  mostrare il Vangelo, non sceglie la dimostrazione filosofica o scientifica in cerca di sicurezze dell'io e del pensare umano.    La teologia si è lasciata ingannare dall'umano quando ha scelto il cogitare (il discorso concettuale) al posto del credere. Ma di fede e ragione diremo prossimamente.

                                  don Carmelo Guarini


domenica 21 settembre 2025

Basterebbe il Vangelo!

 Basterebbe il Vangelo per imparare a vivere da cristiani. Non c'è bisogno di scrivere tanti catechismi. Questo è il messaggio che il teologo Pierangelo Sequeri ha lanciato con grande trasparenza in tre meditazioni su Charles de Foucauld nel  2022 ( su You Tube si possono trovare i tre video).

Una teologia nuova nasce quando c'è qualcuno che ha cercato di praticare in maniera radicale il Vangelo. Non si vive di rendita!

Così è avvenuto per Benedetto, per Francesco, per Domenico, per De Foucauld. Quando cambia il contesto sociale, culturale, economico, viene qualcuno e con la sua pratica del Vangelo dice: c'è una possibilità per questo tempo. Benedetto fa nascere la stabilità del monastero con : ora et labora. Francesco dice anzitutto alla Chiesa: la povertà è una ricchezza; per sperimentare la gioia che procura, basta viverla. Domenico dice a quella che si presume essere la comunità perfetta (i catari o gli albigesi) : senza l'amore e la pietà verso peccatori, la comunità rischia il perfezionismo (l'orgoglio di sentirsi salvata, mentre condanna la samaritana, la cananea, l'adultera ........).

 E Charles de Foucauld cosa dice con la sua vita?

Sequeri mostra come il "piccolo fratello di Gesù" (rimasto tutta la vita solo, senza seguaci) ha cercato di rivivere i trent'anni di Gesù a Nazareth  :           ABITARE -                ADORARE  -  FRATERNIZZARE.  Quello che Gesù ha fatto nei tre anni di evangelizzazione con le opere e le parole, ha avuto efficacia perchè dapprima  aveva voluto fare esperienza dell'umano (il lavoro, la sofferenza, la morte; ma anche osservare i disastri compiuti dal  peccato (l'amore per il denaro che prende il posto dell'amore per Dio; l'amore per il potere che comporta sempre creare uno scarto; l'amore per la vita comoda che evita ogni forma di persecuzione).   Così gli scribi, i farisei, i sadducei possono permettersi la ricchezza, il potere e la vita comoda e dirsi osservanti della Legge; Zaccheo no (si è arricchito come i presunti osservanti della  Legge, ma dev'essere considerato scartato dal popolo di Dio). E la samaritana perchè mai dovrebbe   considerarsi ortodossa e non eretica, non appartenente al popolo di Dio? Chi stabilisce i facenti parte del popolo di Dio e coloro che ne sono esclusi?  C'è bisogno di fare un catechismo o un trattato di teologia per dare una risposta a queste domande? La risposta non si trova già nel Vangelo? Gesù non l'ha mostrato con chiarezza in tanti suoi gesti e con le sue parole?

Conclude Sequeri : Non oggi, ma sicuramente domani l'esperienza vissuta da Charles de Foucauld ispirerà la teologia, che sarà nuova per il semplice fatto che non ripete il già detto, ma ritorna a ciò che Gesù ha detto e fatto. Tutto si semplifica : non c'è più bisogno di controversia, basta leggere i segni dei tempi col Vangelo. Anche gli altri carismi del Novecento vedranno nascere una teologia nuova :  occorre attendere che il carisma sia vissuto e che il ritorno al Vangelo appaia con chiarezza nella vita di coloro che sono stati chiamati.

Il teologo che cerca la celebrità scrive un best seller; il discepolo che guarda a Gesù vedrà la gloria dopo la morte. L'evangelizzatore che cerca celebrità, fa qualcosa di mondano; l'apostolo sarà perseguitato, ma vedrà gloria dopo la morte.

                                           don Carmelo Guarini

                                   

                    

sabato 20 settembre 2025

I carismi ecclesiali nel Novecento

 Una riflessione personale anzitutto sul carisma di Chiara Lubich : ho frequentato per 13 anni  il movimento da lei fondato. Non era stato  il culto della personalità per la sua persona ad attrarmi.  Quello che mi aveva attratto era il carisma: vivere il comandamento nuovo di Gesù "amatevi gli uni gli  altri come Io ho amato voi". Una spiritualità che puntava sulla pratica del Vangelo in chiave comunitaria. La sfida era grande :  si trattava di superare un individualismo diffuso sia all'interno della Chiesa, e molto di più presente nel mondo. 

1998 : in piazza San Pietro incontro di tutti i carismi ecclesiali nati nel Novecento. La sfida : ogni movimento dovrebbe  interagire con gli altri  carismi, superando l'autoreferenzialità.

L'istituzione gerarchica, in particolare il vescovo, che ha il ministero di riconoscere e promuovere tutti i carismi, avrebbe dovuto favorire non un carisma  particolare (quello a lui più congeniale, o quello che risponde ad un utile immediato) ma tutti i movimenti ecclesiali che si fossero presentati nella sua diocesi.

Nei quasi 30 anni successivi all'evento del 1998 i movimenti si sono trovati di fronte un mondo che è precipitato sempre più nell'individualismo, negli interessi di parte e nei conflitti.

Le guerre che si scatenano in tutto il mondo sono il frutto del riemergere degli Imperi : nostalgia del passato glorioso. Non solo nell'Europa (che con le due guerre mondiali autodistrusse la sua potenza e l'aspirazione all'onnipotenza), ma in tutto il mondo, la guerra ha ripreso vigore, mentre la pace e la diplomazia per raggiungerla hanno continuato a perdere forza.  In questo nuovo contesto i movimenti ecclesiali sono chiamati ad operare. Ma la sfida per essi è la testimonianza da rendere anzitutto nella Chiesa e poi di fronte al mondo : "amare il movimento altrui come il proprio". La chiave è nella parola di Gesù Signore : soltanto chi perde se stesso, può ritrovarsi; invece colui che mette il proprio al di sopra di tutto, finisce col perdere anche il proprio.

Muore il cristianesimo, ritorna Cristo!

E' il Cristo risorto che rimane anche dopo la morte del cristianesimo. Un monito per coloro che considerano la tradizione del passato più importante del Gesù del Vangelo. Che non è un romanzo o un mito, ma una Parola-Persona da vivere attraverso le tante parole che ha lasciato nel Vangelo. Dopo la morte c'è la resurrezione : occorre che il vecchio muoia e che il nuovo prenda il posto del vecchio, lasciando allo Spirito Santo di fare più di quello che noi stessi saremmo tentati di fare. Il protagonista di ogni progetto e di ogni azione può essere sempre più la relazione tra le persone, più che l'io. Alla relazione è affidato ogni cambiamento significativo. E' sulla cura della relazione autentica che si gioca la formazione : ogni persona va messa in grado di donare il meglio di sè. Una spiritualità vissuta è sempre una manifestazione dello Spirito!

                                              don Carmelo Guarini

giovedì 18 settembre 2025

Oggi : epoca dell'odio

Capire il proprio tempo è essenziale perchè si possano dare soluzioni adeguate tra politica e mistica.

 1200 : in quel secolo segnato dalla nuova classe sociale dei commercianti, il carisma della povertà risponde alla crescente avidità per la ricchezza.

Francesco d'Assisi e Chiara d'Assisi rispondono, con la scelta della povertà, ad un male sociale e culturale (la ricchezza come bene sommo). Si può dire che Francesco apra alla povertà un orizzonte politico: la vita a contatto con la natura, poter mangiare erbe e frutti che la natura offre, la libertà di muoversi, il soffrire  fame e freddo; l'esperienza umana approfondisce l'interiorità e spinge alla pratica del Vangelo sine glossa. La povertà vissuta da Chiara d'Assisi è più mistica che politica, per riconoscimento dello stesso Francesco: la sopravvivenza è legata alla provvidenza, essendo le clarisse chiuse in clausura.

1500 : in quel secolo la fede è sotto assedio. Lutero e Giovanni della Croce rispondono in maniera diversa (non opposta, ma complementare) alla sfida.

Lutero, col tema della coscienza, sottolinea l'etica come risposta alla crisi di fede. Sull'etica insisterà Kant : il tu devi, l'imperativo categorico.

Giovanni della Croce inaugura un'estetica: hermosura (la bellezza) è l'attrazione poetica e mistica di una relazione d'amore; la fede è "notte che precede l'alba, notte più luminosa dell'alba". L'accento è posto più sul sentire che sul ragionare. Più sul fare esperienza di Dio invece che ragionare su Dio. Teresa d'Avila è più politica: le tante fondazioni i monasteri della riforma lo attestano.

2000 : il secolo si apre con l'attesa dell'evento che realizzi il nuovo.   Il passato sembra che non abbia mantenuto le sue promesse.

Attesa dell'evento più che attesa della ragione . Per trovare se stessi, occorre credere nell'altro. La comunicazione volge lo sguardo verso l'interiore: un evento più sfugge alla vista, più s'approssima al vero. Un evento  più acquista celebrità, meno avrà gloria. La celebrità è l'effimero del tempo che passa. Chi ha cercato la celebrità, dopo la morte non avrà l'immortalità della gloria, continuerà a ricevere l'effimero della celebrità. La gloria è l'eterno: la durata come dono si scontra col  calcolo che invevitabilmente implode.  L'evoluzione non è ancora riuscita a far prevalere la cooperazione sulla competizione (il più forte che vince).

Epoca di un odio crescente, il nostro tempo. Da dove nasce e dove tende? La morte rimossa sembra esercitare un'attrazione : l'umanità sedotta dall'autodistruzione, per mancanza di senso. Per vivere non serve odiare : odio e morte sono catastrofe. Per vivere occorre amare: vita  e amore intrattengono un legame indissolubile. L'evoluzione è in grado di farci compiere la scelta giusta? E' in grado di far cooperare la vita e l'amore? Può sconfiggere infine quell'intesa tra odio e morte, minaccia perenne per l'umanità?

L'epoca dell'odio sfida la vita. L'umanità saprà rispondere a questa sfida, affermando un'epoca dell'amore ?

                                       don Carmelo Guarini

lunedì 15 settembre 2025

L'esperienza spirituale. 3

 Ancora un approfondimento sull'esperienza spirituale, che non è contro l'approfondimento culturale. 

1. Chiesa e Vangelo.

    Nella Chiesa non c'è chi comanda e chi è a disposizione. Se c'è, non dovrebbe esserci.  Come ha detto il Signore Gesù : "Quando avrete fatto tutto quello che c'era da fare, dite : siamo servi inutili".  Ora, i servi inutili sembrano essere coloro che sono a disposizione e vengono tenuti ai margini, mentre coloro che detengono il potere sembrano essere coloro che lavorano. Sbagliato! il primo compito per tutti è vivere la relazione autentica, il "comandamento nuovo" di Gesù.

2. Chiesa e tradizione.

    E' compito della Chiesa cooperare con lo Spirito Santo perchè il Vangelo del Figlio sia vissuto da tutti i battezzati. Non aver paura quindi di riconoscere gli errori passati sia quelli personali sia quelli compiuti dalla comunità. Lo Spirito Santo chiede non tanto di influenzare, quanto di testimoniare il Vangelo di Gesù Signore. Al centro dell'amore del Padre e del Figlio c'è sempre l'uomo, non il sabato. "il sabato per l'uomo, non l'uomo per il sabato".

3. Chiesa e cultura.

    "Storia di una sconfitta. Carlo Maria Martini e la Chiesa in Europa (1986-1993)" : il libro di Francesca Perugi documenta in maniera non polemica il fallimento della collegialità episcopale vissuta. Due paradigmi diversi sulla nuova  evangelizzazione dell'Europa si sono confrontati, ma non hanno trovato una linea comune. Lo scontro tra "conservatori e progressisti" si è protratto oltre il pontificato di Giovanni Paolo II.  Sotto il pontificato di papa Francesco abbiamo assistito ad uno scontro più manifestamente aggressivo. Il papa è stato insultato ...  Ma la cosa veramente grave è che tanti vescovi sembravano preoccupati di difendere il proprio punto di vista piuttosto che trovare una linea comune. E come avrebbero potuto trovarla, se non mettendo in pratica le parole del Signore Gesù, il quale chiede a tutti di abbandonare le proprie idee per seguire La Verità (la sua Persona) e lo Spirito Santo (che indica la verità tutta intera) ?

                                       Chiesa e Vangelo  -  Chiesa e tradizione  -  Chiesa e cultura

L'approfondimento di queste realtà dovrebbe andare oltre la polemica e lo scontro; al contrario, il confronto dovrebbe condurre all'incontro. Il silenzio non giova quando occorrerebbe il coraggio di parlare, dicendo tutto ciò che ostacola il rinnovamento e la nuova evangelizzazione. Neppure la polemica giova:  si imita il mondo e non si compie lo sforzo di vivere il Vangelo. La testimonianza comporta sempre la persecuzione. Gesù non ha promesso a coloro che seguono il suo Vangelo solo il centuplo in questa vita e la vita eterna, ma anche la persecuzione. Il Vangelo va preso sul serio, mai ridotto ai propri interessi calcolati!

                                   don Carmelo Guarini


domenica 14 settembre 2025

L'esperienza spirituale. 2

 L'attrazione per la vita dello spirito può vincere il  disprezzo per lo spirito.

L'esperienza spirituale autentica sviluppa la relazione primaria. 

L'imprevedibile catastrofico è una rottura della relazione tra soggetti ed elementi collegati : guerre - ricchi e poveri  -  privilegiati e scartati.  Manca la relazione primaria. 

L'imprevedibile che permette  al  successo di affermarsi dopo la catastrofe è quello che riconnette la relazione.

Quando l'imprevedibile catastrofico prevale sull'imprevedibile di successo ? 

Quando la relazione si sposta  dall'aspetto primario all'aspetto secondario. Un esempio. Nella chiesa la relazione che si è sviluppata sotto l'aspetto giuridico (il diritto canonico) e sotto l'aspetto delle norme liturgiche,  trascurando la relazione primaria (la dimensione spirituale, ossia il Vangelo come pratica  della relazione), ad un certo punto vede il collasso del sistema. La relazione giuridica e la pratica passiva delle norme liturgiche (relazione secondaria) non erano in grado di tenere insieme la comunità senza riferimento alla pratica del vangelo.      Neppure l'etica ( il tu devi )  o i comandamenti sarebbero in grado di garantire la relazione.

Cosa riattiva la relazione primaria?  L'esperienza spirituale  centrata sull'interiorità!

"Scribi e farisei ipocriti .....", diceva il Maestro, "riempite il culto  di centinaia di norme esteriori, di precetti di uomini,  trascurando l'essenziale, l'amore".

Così, per duemila anni in Europa re, principi, vescovi, a volte anche papi hanno preferito la guerra alla pace, la ricchezza alla povertà, il successo della propria immagine alla relazione autentica, ossia l'amore reciproco come il primo e nuovo comandamento. Re santi, principi santi, vescovi santi, battezzati santi non sono stati la maggioranza. Ce ne sono stati, ma in piccolo numero. Ricordarcelo ci fa bene: prendiamo le distanze dal trionfalismo e dal sentirci al centro del mondo.

Vi meravigliate che sia svanita l'attrazione  per la chiesa? Vi meravigliate  che il Vangelo sia considerato  un mito irraggiungibile ?

Quando la testimonianza parte dal dono interiore, quando lo spirito umano si sintonizza con lo Spirito di Dio, accade l'imprevedibile di successo. Come diceva Thomas Merton, parlando dell'esperienza spirituale (contemplativa più che attiva) : "Quando io sono inattivo, lì lo Spirito Santo è attivo.".  Lo Spirito Santo fa quello che lo spirito umano da solo (senza relazione) non può fare!  Il distacco dall'io è lasciare  allo Spirito di Dio l'azione nella storia.

                                     don Carmelo Guarini

                                   





sabato 13 settembre 2025

L'esperienza spirituale

 Lo spirito è un fenomeno di inizio e di realizzazione. Descartes e Kant hanno spostato il fenomeno dello spirito sull'Io penso, rimuovendo  la relazione tra  "io sono pensato" e "io penso".  La relazione tra il fenomeno e chi lo ha generato è essenziale per comprendere sia l'origine sia la realizzazione finale. Il fenomeno quindi si manifesta non come un dato, ma come un dono (il che implica un donatore e un donatario).

L'io penso non può ignorare le altre espressioni del fenomeno :  scio (la scienza) -  sapio (la sapienza)  -  cognosco (la tradizione) -  comprehendo ( l'impatia o l'insight ) -  intelligo (riassunto delle diverse forme del pensare).  E non può ignorare la relazione, la sola in grado di evitare il declino dell'Io nell'anarchia.

Lo spirito, con Hegel, da relazione diviene conflitto tra il servo e il padrone.    Interpretazione sociologica, non più teologica. Come ha fatto notare Paul Ricoeur : quando era a Jena, Hegel spiegava la  relazione  servo -  padrone con l'amore (o meglio: il reciproco riconoscimento); a Francoforte e a Berlino la spiegazione diveniva sociologica e politica (la soluzione la si trova attraverso il conflitto).

E' con la fenomenologia di Husserl, Heiddeger e Merleau-Ponty che il fenomeno viene restituito all'intersoggettività (la relazione tra soggetti). Husserl, nella quinta delle Meditazioni cartesiane dirà che la donazione (Gegebenheit) è all'origine del fenomeno del dono (Gibt). E Merleau-Ponty dirà che la "fede percettiva" è atto di conoscenza in quanto attesa e presenza  dell'altro soggetto.

La ragione che ha messo fuori gioco la fede è il percorso della Modernità : non solo la filosofia, anche la teologia ha compiuto un'astrazione del fenomeno dello spirito. Filosofia e teologia hanno rimosso il fenomeno della fede, che è essenzialmente relazione tra due soggetti, non tra un soggetto e un oggetto.  L'atto di fede dipende sempre dalla relazione tra due soggetti : c'è chi vuole essere creduto e c'è chi crede, ma in questo credere ed essere creduto esiste una reciprocità. In filosofia è la fede percettiva a indicare il va e vieni del credere nella relazione. In teologia la fede è dono del donatore al donatario (dono come chiamata), ma è anche risposta del donatario al donatore (dono come risposta alla chiamata).  

L'esperienza spirituale, in definitiva, è un'esperienza di relazione tra due soggetti, ma anche del soggetto con se stesso, ossia esperienza di unificazione della persona, unificazione di corpo -  psiche  -  spirito.  L'incontro tra lo spirito di una persona e lo spirito di un'altra persona è tanto più profondo quanto più ognuno ha unificato in sè  corpo -  psiche - spirito. 

Ciò che le neuroscienze ci fanno conoscere del corpo (per esempio : la rilevanza delle emozioni nella conoscenza), ciò che la psicologia e la psicoanalisi ci hanno fatto conoscere dell'inconscio e della coscienza,  tutto ciò conduce a fare esperienza dello spirito. Questa la novità : la fede è una relazione da vivere, lo spirito è un'esperienza di comunione-comunità. Anche l'eremita vive questa esperienza di fede e di relazione nello spirito : ciò che egli sperimenta e testimonia è la comunione come fondamento della comunità. Invece chi vive nel mondo può illudersi di vivere in comunità;  in realtà, se manca la comunione, la comunità è soltanto flatus vocis.

                                              don Carmelo Guarini

                                                  

lunedì 8 settembre 2025

L'evoluzione collassa

 La consapevolezza del declino è il fenomeno da cui partire per porsi la domanda inevitabile :  c'è un fine nell'evoluzione?  L'adattamento all'ambiente è sufficiente per evitare la catastrofe della morte ?  Catastrofe non vuol dire ancora destino inevitabile. Ciò che non si può cambiare toglie ogni forma e speranza di libertà. Ma la catastrofe potrebbe ancora essere affrontata da una libertà che si oppone ad essa.

La vita posta di fronte alla morte ha rinunciato all'evoluzione?

La vita biologica ha davanti a sè due vie d'uscita dalla morte. La prima sarebbe quella di trasformarsi  in macchina. Questa via obbliga l'essere umano a creare una macchina che sia più potente della propria intelligenza : il passaggio dalla vita biologica alla vita algoritmica avverrebbe in maniera poco dolorosa. La macchina è una sorta di anestetico, ma non ha vinto la morte. La macchina sarebbe non solo morte della vita biologica, ma anche della persona. La seconda via d'uscita dalla morte sarebbe la trasformazione in un'esistenza spirituale.  Ma questa si scontra con un condizionamento socio-culturale :  il disprezzo dello spirito.

La teologia ha ancora libertà di interrogare e di rispondere,  in una società che ha fatto della scienza e della tecnologia l'ultima religione?

Diamo il giusto spazio alle neuroscienze. La gioia è un'emozione primaria. Il disprezzo è un'emozione secondaria. Le emozioni primarie sono ritenute innate (l'evoluzione le ha create nel corso dei millenni e fanno ormai parte della memoria di ogni individuo che viene al mondo). Le emozioni secondarie sono emozioni sociali : si creano nell'interazione con l'ambiente culturale.

Il disprezzo dello spirito (emozione secondaria) viene dopo la gioia per lo spirito (emozione primaria).

Chi ha rimosso la gioia per lo spirito? L'ambiente culturale! Chi ha reso dominante il disprezzo dello spirito? Ancora, l'ambiente culturale. 

L'ambiente culturale interagisce con l'evoluzione : la libertà di scegliere una via piuttosto che un'altra,  mostra che non c'è soltanto un adattamento della specie umana all'ambiente; c'è una complessità d'azione che si rapporta al fine e alla fine.      La morte biologica  non dev'essere necessariamente la fine : ha di fronte due possibilità. O divenire un robot, e quindi non essere più persona; oppure divenire spirito e raggiungere la pienezza della persona. Il robot non ha dignità umana, non ha  interiorità, non conosce il limite, non ha relazione (esegue un ordine grazie ad un calcolo).  La persona umana è corpo - psiche - spirito. Nella trasformazione della materia (il corpo biologico) in energia (il corpo spirituale) ci sarebbe non il collasso della vita, ma la sua vittoria sulla morte biologica. 

L'evoluzione non ha ancora preso in considerazione lo spirito, perchè lo spirito del tempo ha innescato da almeno tre secoli il disprezzo per il tempo dello spirito.  Ora l'evoluzione si trova a dover contrastare la "macchina", che è una forza meno empatica dello spirito rispetto alla persona umana.       Se l'essere umano s'innamora della macchina al punto d'esaltarla incondizionatamente, la macchina diverrà il padrone alla quale l'essere umano dovrà obbedire. Ecco il collasso dell'evoluzione!

                            don Carmelo Guarini

                                                


domenica 7 settembre 2025

La rivoluzione spirituale

    Non c'è soltanto un inconscio istintivo  (Freud e la psicoanalisi), c'è  anche un inconscio spirituale ( V. Frankl).  Il destino dell'Europa non è rassegnarsi al declino, ma comprendere la svolta. La crisi è in effetti un'opportunità di cambiamento.

C'è una rimozione dell'inconscio istintivo; ma oggi è soprattutto l'inconscio spirituale ad essere rimosso. Lo spirito è disprezzato. Perchè?

La morte di Dio, il nichilismo, il relativismo (tutti i valori sono uguali;  non esiste una gerarchia dei valori) : tutto questo è stato presentato negli ultimi due secoli  dalla filosofia e dalla scienza come irreversibile.

Si tratta davvero di un declino irreversibile oppure bisognerebbe tornare alle origini per scoprire ciò che è stato rimosso dello spirito nel corso dei secoli?

Se è vero che il destino dell'Europa negli ultimi due millenni è stato legato al destino del cristianesimo, allora bisogna chiedersi cosa il cristianesimo avrebbe dovuto sviluppare e non  ha fatto.  La rivoluzione cristiana supera ogni dualismo tra Dio e Uomo : il cristocentismo supera sia il teocentrismo sia l'antropocentrismo.   Gesù Signore,  Dio e Uomo,  formano l'uomo nuovo, la persona che può fare nuova la storia a partire dalla comunione-comunità.

La dimensione istituzionale (la chiesa e\o le chiese) non è la dimensione fondamentale: la missione di Gesù Signore trova continuità nella missione dello Spirito Santo. La chiesa istituzionale non deve mai  dimenticare questa guida spirituale, pena lo smarrimento e il declino.

La crisi contemporanea è un'opportunità per la svolta : il vangelo, se viene vissuto, mostra il volto nuovo della persona e della comunità. Lo spirito mette in evidenza che la  relazione è una rivalutazione della persona e della comunità. E' stato l'individualismo a distruggere l'una e l'altra. Individualismo portato all'estremo : massimizzata la prestazione, ognuno esige da se stesso l'impossibile, non riconosce più il limite e l'errore (perfezionismo condotto al massimo valore). Riconoscere di sbagliare  significa  ricominciare, investire più nella relazione che in se stessi, lasciare che ognuno possa sbagliare e imparare dai propri errori.

Ora il cristianesimo può compiere la svolta : abbandonando il sistema di potere, può sviluppare quello che Gesù Signore ha consegnato di nuovo all'umanità : l'onnipotenza dell'amore conduce ad una scienza e ad una politica di servizio. Sostituire l'onnipotenza del potere con l'onnipotenza del servizio è ciò che può condurre fuori della crisi sia il cristianesimo sia l'Europa.

                                    don Carmelo Guarini


venerdì 5 settembre 2025

L'interesse che non collassa

L'interesse che non collassa è quello tenuto in vita dalla relazione.  Il soggetto che persegue il proprio interesse per opportunismo, per utilitarismo o perchè la cosa funzioni, vede prima o poi il sistema che collassa.

La rottura di un sistema unilaterale, materialista o spiritualista che sia, è inevitabile. Il percorso che va dalla rottura di un sistema alla creazione di un sistema nuovo riguarda l'evoluzione dell'umanità sulla terra.

1. La prima questione vitale che l'umanità si trova oggi ad affrontare riguarda la persona : l'unificazione tra la dimensione corporea, la dimensione psichica e la dimensione spirituale. E' la prima questione che il cristianesimo nascente aveva posto, ma  è di nuovo una questione attuale. Negli ultimi secoli la dimensione psichica ha acquisito rilevanza grazie alla psicologia e alla psicoanalisi. La dimensione spirituale è ancora ignorata, anzi spesso è disprezzata come se fosse qualcosa di irreale, di immaginario, di inesistente. Eppure investe due caratteristiche essenziali dello sviluppo personale : E.  Mounier ha dato un nome all'interiorità ( en soi )  e al raccoglimento ( sur soi ); senza questi due atti la persona cade nel vuoto e nella solitudine.

2. La seconda questione vitale riguarda la storia, ossia lo scontro tra la tradizione e la rivoluzione.  La tradizione, nel suo sguardo al passato, non può fermarsi a metà strada (per esempio al medioevo), deve tornare alle origini per scoprire la sorgente  della tradizione.  La rivoluzione si chiede : si ricomincia da zero, s'inventa un nuovo modello, e quale fine s'intende raggiungere? K. Marx, nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, definiva il lavoro "merce di scambio" e il denaro "mezzo e potere esteriore"; ma la sua analisi unilaterale (manca la dimensione spirituale) gli impedisce di distinguere tra miseria (una digrazia) e povertà (una grazia e una scelta). Una rivoluzione come quella giacobina del 1789, e le altre del 1800, non aveva tenuto conto del fattore spirituale ( Gandhj farà  leva sulla non-violenza per conquistare l'indipendenza dell ' India). Il cristianesimo, nel corso dei secoli aveva smarrito la forza del  disarmo che disarma, forza che Francesco d'Assisi mostrò nell'incontro col Sultano.

3. La terza questione vitale riguarda la comunità universale :   il superamento delle etnie è la fratellanza universale.  Ciò che l'impero romano non era riusciuto a realizzare ( la disciplina del diritto prodotto dal Senato e la disciplina delle legioni avevano voluto imporre un ordine che mancava della relazione libera e reciproca), il cristianesimo riuscì nell'intento grazie non alla virtù naturale (pelagiana) ma alla virtù della grazia ( il dono). Il crollo dell'impero romano era inevitabile: la disciplina delle legioni non riuscì a contenere l'invasione dei Vandali e  di altri popoli barbari. Agostino, nella Città di Dio, prospettò lo spirito dell'avvenire, ossia la fine delle etnie e la fratellanza universale, fondata sulla rivelazione trinitaria. La rivoluzione che il cristianesimo porta è la trascendenza nell'immanenza : Dio dentro la storia significa lo Spirito Santo che realizza la relazione reciproca nell'umanità divisa. La trascendenza, grazie allo Spirito Santo, da verticale diviene orizzontale: l'amore reciproco è il comandamento nuovo di Gesù. Lo Spirito Santo continua l'opera di Gesù dentro la persona,  dentro la comunità, dentro la storia.

L'interesse che non collassa è quello tenuto in vita dallo spirito, grazie allo Spirito Santo!

                                   don Carmelo Guarini

martedì 2 settembre 2025

L'incanto

 Cos'è  l'incanto?

Betroffenheit, in tedesco, è la mente che concentra l'attenzione; non s'impossessa dell'oggetto, e proprio per questo le si svela l'interiorità di ciò che suscita l'incanto. 

I francesi non confondono tra  l'enchentement (l'incanto)   e   l'enchentenement (l'incatenamento). La situazione esteriore è solo un condizionamento che può essere superato da un atteggiamento di libertà interiore.  Ci può essere incanto, nonostante l'incatenamento!

E' ciò che accade quando si esercita la capacità interiore di accettare il dolore e la morte.  Una libertà interiore si può esercitare di fronte ad un destino ineluttabile di dolore o di morte.

Il poeta Dehmel lo dice in questo versetto :  

                                                          C'è una sorgente  chiamata dolore.

                                                           Da essa scorre l'autentica felicità.


Fin tanto che si lavora, si crea, si fanno esperienze, si trae soddisfazione dal prodotto del lavoro, della creazione, dell'esperienza.  Il difficile viene quando l'essere umano è chiamato non più ad essere homo faber ,  homo sapiens, ma homo patiens. Quando l'essere umano è chiamato ad esercitare la libertà interiore di fronte ad un destino ineluttabile,  allora deve decidere quale atteggiamento interiore assumere di fronte a ciò che non può essere esteriormente cambiato.

L'atteggiamento che assume l'homo patiens di fronte a ciò che non può essere modificato esteriormente,  ha carattere di testimonianza di fronte a se stesso e a coloro che sono intorno. 

La testimonianza è un atteggiamento inutile o meno produttivo rispetto al lavoro, al successo, alla creazione ?  O non è forse la risposta al vuoto esistenziale, alla mancanza di relazione autentica, alla  fuga di fronte al destino che non può essere modificato o ad una morte desiderata ma che non viene?  Dire sì a questo dolore diviene la sorgente dell'incanto per l'homo patiens : questa è la nuova tappa dell'evoluzione dell'uomo, chiamato a superare l'homo faber e l'homo sapiens.

                                               

                                                 don Carmelo Guarini

lunedì 1 settembre 2025

La creatività 3

                                              Ai cercatori dello spirito

Tra i detti di Giovanni della Croce, dottore mistico, troviamo questo: 

                     "Rinnega i tuoi desideri, troverai ciò a cui il tuo cuore aspira."


Non accontentarti del desiderio immediato. Esorta  invece, dopo averne fatto esperienza,  a discernere tra "desiderio vano" e "desiderio vero". 


La fede  mantiene sempre il carattere notturno (di mistero) dovuto  all'inevidenza concettuale dell'oggetto di cui parla la Rivelazione. Il sapere concettuale non basta;   un sapere per esperienza si rende necessariamente evidente. 


Il mistico potrebbe dire al teologo concettuale :  "PARLI  TROPPO  E  NON  DICI NIENTE."  (ma non lo dice a parole; lascia che si comprenda nel silenzio, per esperienza).

Lo sguardo, come l'ascolto, raggiunge l'altra persona, se nell'interiore è avvenuto l'incontro, sino alla coincidenza,  del todo (il tutto) e del nada (il niente). La gioia non scaccia la tristezza, ma le offre un riparo. La comunione non scaccia la solitudine, ma le dona un rifugio. 


                                                  Il legame scaccia l'indifferenza.

                                                  L'impegno per l'altro zittisce il chiacchiericcio.

                                                  Il parlar chiaro volge al concreto.


La fiducia è un dono e una chiamata a donare. La risposta alla chiamata è un dire sì al dono.  Al calcolo si risponde con un altro calcolo, e non succede nulla. O meglio: succede il solito, la storia del mondo. Non succede il nuovo che dovrebbe succedere : la buona notizia, il Vangelo.


                                                   Gesù è l'uomo nuovo   -

                                                   Se distruggi questa speranza nell'altro,

                                                    l'hai già distrutta in te stesso.

Creativamente  insieme :  comunione   e  solitudine  -  confronto  e  incontro  -  Io  e  Dio.

                                        don Carmelo Guarini