Una riflessione personale anzitutto sul carisma di Chiara Lubich : ho frequentato per 13 anni il movimento da lei fondato. Non era stato il culto della personalità per la sua persona ad attrarmi. Quello che mi aveva attratto era il carisma: vivere il comandamento nuovo di Gesù "amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi". Una spiritualità che puntava sulla pratica del Vangelo in chiave comunitaria. La sfida era grande : si trattava di superare un individualismo diffuso sia all'interno della Chiesa, e molto di più presente nel mondo.
1998 : in piazza San Pietro incontro di tutti i carismi ecclesiali nati nel Novecento. La sfida : ogni movimento dovrebbe interagire con gli altri carismi, superando l'autoreferenzialità.
L'istituzione gerarchica, in particolare il vescovo, che ha il ministero di riconoscere e promuovere tutti i carismi, avrebbe dovuto favorire non un carisma particolare (quello a lui più congeniale, o quello che risponde ad un utile immediato) ma tutti i movimenti ecclesiali che si fossero presentati nella sua diocesi.
Nei quasi 30 anni successivi all'evento del 1998 i movimenti si sono trovati di fronte un mondo che è precipitato sempre più nell'individualismo, negli interessi di parte e nei conflitti.
Le guerre che si scatenano in tutto il mondo sono il frutto del riemergere degli Imperi : nostalgia del passato glorioso. Non solo nell'Europa (che con le due guerre mondiali autodistrusse la sua potenza e l'aspirazione all'onnipotenza), ma in tutto il mondo, la guerra ha ripreso vigore, mentre la pace e la diplomazia per raggiungerla hanno continuato a perdere forza. In questo nuovo contesto i movimenti ecclesiali sono chiamati ad operare. Ma la sfida per essi è la testimonianza da rendere anzitutto nella Chiesa e poi di fronte al mondo : "amare il movimento altrui come il proprio". La chiave è nella parola di Gesù Signore : soltanto chi perde se stesso, può ritrovarsi; invece colui che mette il proprio al di sopra di tutto, finisce col perdere anche il proprio.
Muore il cristianesimo, ritorna Cristo!
E' il Cristo risorto che rimane anche dopo la morte del cristianesimo. Un monito per coloro che considerano la tradizione del passato più importante del Gesù del Vangelo. Che non è un romanzo o un mito, ma una Parola-Persona da vivere attraverso le tante parole che ha lasciato nel Vangelo. Dopo la morte c'è la resurrezione : occorre che il vecchio muoia e che il nuovo prenda il posto del vecchio, lasciando allo Spirito Santo di fare più di quello che noi stessi saremmo tentati di fare. Il protagonista di ogni progetto e di ogni azione può essere sempre più la relazione tra le persone, più che l'io. Alla relazione è affidato ogni cambiamento significativo. E' sulla cura della relazione autentica che si gioca la formazione : ogni persona va messa in grado di donare il meglio di sè. Una spiritualità vissuta è sempre una manifestazione dello Spirito!
don Carmelo Guarini
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