La consapevolezza del declino è il fenomeno da cui partire per porsi la domanda inevitabile : c'è un fine nell'evoluzione? L'adattamento all'ambiente è sufficiente per evitare la catastrofe della morte ? Catastrofe non vuol dire ancora destino inevitabile. Ciò che non si può cambiare toglie ogni forma e speranza di libertà. Ma la catastrofe potrebbe ancora essere affrontata da una libertà che si oppone ad essa.
La vita posta di fronte alla morte ha rinunciato all'evoluzione?
La vita biologica ha davanti a sè due vie d'uscita dalla morte. La prima sarebbe quella di trasformarsi in macchina. Questa via obbliga l'essere umano a creare una macchina che sia più potente della propria intelligenza : il passaggio dalla vita biologica alla vita algoritmica avverrebbe in maniera poco dolorosa. La macchina è una sorta di anestetico, ma non ha vinto la morte. La macchina sarebbe non solo morte della vita biologica, ma anche della persona. La seconda via d'uscita dalla morte sarebbe la trasformazione in un'esistenza spirituale. Ma questa si scontra con un condizionamento socio-culturale : il disprezzo dello spirito.
La teologia ha ancora libertà di interrogare e di rispondere, in una società che ha fatto della scienza e della tecnologia l'ultima religione?
Diamo il giusto spazio alle neuroscienze. La gioia è un'emozione primaria. Il disprezzo è un'emozione secondaria. Le emozioni primarie sono ritenute innate (l'evoluzione le ha create nel corso dei millenni e fanno ormai parte della memoria di ogni individuo che viene al mondo). Le emozioni secondarie sono emozioni sociali : si creano nell'interazione con l'ambiente culturale.
Il disprezzo dello spirito (emozione secondaria) viene dopo la gioia per lo spirito (emozione primaria).
Chi ha rimosso la gioia per lo spirito? L'ambiente culturale! Chi ha reso dominante il disprezzo dello spirito? Ancora, l'ambiente culturale.
L'ambiente culturale interagisce con l'evoluzione : la libertà di scegliere una via piuttosto che un'altra, mostra che non c'è soltanto un adattamento della specie umana all'ambiente; c'è una complessità d'azione che si rapporta al fine e alla fine. La morte biologica non dev'essere necessariamente la fine : ha di fronte due possibilità. O divenire un robot, e quindi non essere più persona; oppure divenire spirito e raggiungere la pienezza della persona. Il robot non ha dignità umana, non ha interiorità, non conosce il limite, non ha relazione (esegue un ordine grazie ad un calcolo). La persona umana è corpo - psiche - spirito. Nella trasformazione della materia (il corpo biologico) in energia (il corpo spirituale) ci sarebbe non il collasso della vita, ma la sua vittoria sulla morte biologica.
L'evoluzione non ha ancora preso in considerazione lo spirito, perchè lo spirito del tempo ha innescato da almeno tre secoli il disprezzo per il tempo dello spirito. Ora l'evoluzione si trova a dover contrastare la "macchina", che è una forza meno empatica dello spirito rispetto alla persona umana. Se l'essere umano s'innamora della macchina al punto d'esaltarla incondizionatamente, la macchina diverrà il padrone alla quale l'essere umano dovrà obbedire. Ecco il collasso dell'evoluzione!
don Carmelo Guarini
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