Sono morte : la morte - la comunità - la politica.
Potrebbero risorgere? A quale condizione?
Ascoltando l'orazione funebre del card. Ravasi a Giorgio Napolitano, mi è tornata alla mente un'altra orazione funebre, quella di J. P. Sartre all'amico Merleau-Ponty. E' stata ripubblicata di recente sotto il titolo "Merleau-Ponty vivo". Giorgio Napolitano ha confessato al card. Ravasi di aver abbandonato la pratica religiosa da giovane. Sartre ha scritto che Merleau-Ponty aveva lasciato da giovane la comunità cristiana, e da adulto non aveva voluto entrare nel partito comunista, pur condividendone lo spirito. Sartre dice che Merleau era rimasto due volte deluso.
Ma, deluso dal che cosa o dal come? Nel come c'è sempre la relazione ed il suo senso.
La morte è morta per mancanza di verità, di libertà, di giustizia. Se la morte muore, anche la vita muore. Perchè la vita possa vivere, occorre che la morte viva, perchè è dalla morte che la vita nasce e rinasce, anzi risorge. Se manca l'amore alla verità, alla libertà e alla giustizia, "la morte e la vita non si affrontano più in duello" e nessuna delle due sopravvive. La morte viene uccisa dalla mancanza di vita; e la vita non è più vita per mancanza del morire. La morte non è la contraddizione della vita, ma il suo opposto, come polo nord e polo sud, artico e antartico.
La comunità è morta per mancanza di verità, di libertà e di giustizia. Questa triplice mancanza accomuna la comunità alla morte, impedisce alla comunità di vivere. Colui che abbandona la comunità, lo fa perchè non trova più in essa la vita, cioè una libertà viva, una giustizia viva, una verità non ipocrita. La morte può essere soltanto un passaggio, non uno stato permanente; se lo fosse, impedirebbe la vita. Neppure nella famiglia si trova più la comunità; troviamo soltanto individui che perseguono obiettivi egoistici. Il motivo? Verità, libertà e giustizia sono principi attivi che crescono soltanto nella relazione comunitaria.
La politica è morta per mancanza di verità, di libertà e di giustizia. Sartre ha confessato che Merleau-Ponty si orientava nella politica molto meglio di lui, nonostante Sartre fosse entrato nel partito comunista e Merleau-Ponty non vi fosse mai entrato. Erano stati due saggi di Merleau-Ponty a mettere in luce la verità, la libertà e la giustizia. Un testo è Umanismo e terrore, dove Merleau-Ponty denunziava il leninismo e soprattutto lo stalinismo (che aveva messo a morte 10 milioni di cittadini russi), il dominio del partito e del regime sul popolo. L'altro testo Le avventure della dialettica metteva in relazione la coscienza di classe e le esigenze di libertà, giustizia e verità da parte del popolo, tenuto allo scuro dei disegni della politica.
La morte, la comunità, la politica possono risorgere? Possono tornare ad essere attrazione di vita? Ad una condizione: quella di perseguire con passione la verità, la giustizia, la libertà. L. Althusser, autore del Per Marx , lo aveva espresso molto bene, alla fine della sua vita, in due articoli pubblicati su Le Monde, tradotti in italiano sotto il titolo Quel che deve cambiare nel partito comunista. Nulla cambiò, nessuna passione si riaccese per la verità, la libertà e la giustizia. Il comunismo messianico morì e ciò che gli succedette fu un socialismo libertino, non più marxista ma freudiano, un populismo senza più una politica economica. Ora, una politica economica la si può reinventare soltanto insieme ad un tessuto storico-culturale. Reinventando la rivoluzione e facendo risorgere dalla tradizione ciò che non può morire senza che muoia anche l'umanità. Ricominciando appaunto dalla verità, dalla giustizia e dalla libertà.
Don Carmelo Guarini