domenica 17 novembre 2024

INVITO

                                                          INVITO

Ai cercatori di spiritualità, credenti e non credenti.


Sabato  23 novembre  alle ore 17,30, nella chiesa dell'Immacolata,  APPROFONDIAMO  :

                                La formazione della comunità


La presenza dell'arcivescovo mons. Giovanni Intini ci offre la possibilità di dialogare con lui sul tema che riguarda sia la comunità ecclesiale sia la comunità civile.


Programma della serata :

- Relazione introduttiva di don Carmelo Guarini

- Domande dei presenti all'arcivescovo mons. Giovanni Intini 



venerdì 15 novembre 2024

Una spiritualità della relazione

 L'egocentrismo o individualismo egocentrico vive l'altalena dell'illusione  che esalta e della delusione che deprime.  Il passaggio dalla società del dovere alla società del potere ha spostato il baricentro dalla comunità all'individuo. Ora l'individuo rivendica il potere.

Ha scritto il filosofo Byung Chul Han : "Nella società della prestazione , il depresso è colui che è esaurito dalla propria sovranità, che non ha più la forza di essere se stesso. E' fiaccato dalla continua pretesa d'iniziativa.".

La depressione sarebbe una caratteristica della democrazia allo stato terminale,  e ancora del capitalismo della sorveglianza: mancando alla persona il potere ultimo della decisione, la depressione mostra sia la fine della democrazia sia il ritorno dell'alienazione economica. 

A questo punto entra in gioco il genio del cristianesimo, che non ha affatto esaurito la creatività propulsiva !

Se l'idea di uguaglianza (idea giacobina, non cristiana) ha condotto la democrazia alla depressione, ora viene in rilievo l'idea di reciprocità (idea cristiana), ossia la decisione libera  di dare e ricevere tra due persone. L'idea giacobina della rivoluzione francese, vorrebbe fare giustizia attraverso l'uguaglianza. L'idea cristiana per fare giustizia non è l'uguaglianza, ma la reciprocità. Per fare uguaglianza la rivoluzione francese ha usato la violenza e il terrore. Il Vangelo lascia la libertà di fare giustizia attraverso l'amore reciproco; elimina la relazione servo - padrone con la proposta di vivere l'amore reciproco. Infatti, come riferisce il Vangelo, Gesù Signore chiama i discepoli non più servi ma amici!

La relazione spirituale, come la presenta il vangelo di Gesù Signore, può generare una nuova economia e una nuova politica. Ma  lascia ad ogni persona la libertà di aderire ad uno stile di vita che ha bisogno di una comunità coesa per non essere sopraffatta da ciò che in questo momento si presenta come società della prestazione.

L'indifferenza,  che ha ucciso l'interesse per la comunità, ora potrebbe essere superata dal gioco che riscopre il dono, e ancora dalla festa che si libera dall'oppressione del lavoro che alimenta i consumi. La relazione ha bisogno di silenzio, di ascolto, di narrazione, per non rimanere vittima delle informazioni.

                              Don Carmelo Guarini                  

mercoledì 13 novembre 2024

INFORMAZIONE e FORMAZIONE

 Il condizionamento informatico sui comportamenti non si riesce a calcolarlo. Il digitale ha cambiato la vita e le relazioni umane. 

Il condizionamento è tanto più potente quanto più debole è la vita interiore!

Le troppe informazioni si scontrano con una scarsa formazione interiore : intelletto e spirito sono poco coltivati e sviluppati. Il che vuol dire che non si è in grado di valutare la mole di informazioni dalle quali si viene sommersi.

Di quale formazione si avrebbe bisogno?

Della capacità di valutare criticamente gli eventi, cominciando da una seria autocritica ai propri pregiudizi. C'è bisogno di meditazione e di vita contemplativa.  Come dice Byung Chul Han : "La violenza neuronale che conduce agli infarti psichici è un terrore dell'immanenza".  La società della prestazione chiede ad ogni persona il massimo, quasi l'impossibile (come Musk a Trump e a Meloni) per poi gettare ognuno nella depressione e nella frustrazione. 

Si vive troppo del "saper fare", e poco della relazione. Si vive troppo del risultato da conseguire, e troppo poco si crea fraternità!

Il condizionamento esterno è penetrato all'interno: non si è più liberi, ci si sente obbligati alla prestazione, alla produzione di cose. Il linguaggio ed il pensiero sono tornati ad essere servi di un padrone invisivile e insensibile all'Io interiore. 

La formazione e l'auto-formazione debbono il loro sviluppo alla meditazione, alla contemplazione, al tempo dedicato all'ascolto di sè e dell'altro, alla decisione di staccare e di distaccarsi da tutto ciò che è superfluo. La ricerca dell'essenziale è sempre il guadagno più grande!

                                          don Carmelo Guarini


domenica 10 novembre 2024

L'esperienza spirituale e la comunicazione

 Ognuno testimonia ciò in cui crede e ciò di cui vive!

Perchè oggi è necessaria una svolta dalla vita attiva alla vita contemplativa?

Il filosofo della Corea del sud, ma che insegna a Berlino in Germania, il suo nome è Byung Chul Han, ha scritto un libro "Vita contemplativa", che vorrebbe essere come una prosecuzione del libro "Vita activa" , scritto da Hanna Arendt nel secolo scorso. Oggi una politica nuova può nascere soltanto da una nuova vita spirituale o contemplativa. 

La svolta verso l'esperienza spirituale o contemplativa non è solo auspicata dalla filosofia, ma anche dalla teologia. Tomàs Halik, che insegna all'università di Praga, ha  detto con chiarezza : "Gesù ci porta fuori dall'inferno dell'abbandono, della paura e della violenza".

Lavoro, produzione, guadagno sono in grado di farci superare l'altalena tra l'illusione che esalta e la delusione che deprime?

L'inattività viene oggi considerata tempo vuoto, mentre l'attività è esaltata come  produttiva. 

Cosa si guadagna con la contemplazione e la vita spirituale?

Lo spirito si sviluppa,  e la vita interiore libera dai condizionamenti esteriori, dall'attivismo che impedisce di guardare ogni persona umana con attenzione e con interesse per la sua vita. Riflessione, musica e poesia risvegliano i sentimenti, attivano la relazione spirituale.  Una vita iperattiva è una vita alienata: vede sfaldarsi le relazioni e accrescere la solitudine individuale. 

Scegliere tra l'amore e l'odio, tra l'indifferenza e un agire trasparente (sincero) è una questione culturale centrale per l'economia e per la politica, oltre che per la vita delle singole persone. PIANGERE e RIDERE è molto meglio che DISPREZZARE - DERIDERE - OFFENDERE!

                                           don Carmelo Guarini


martedì 5 novembre 2024

LA BIBLIOTECA ECCLESIALE

Il metodo e la persona

 Il cambiamento che fa  calcolo sul metodo piuttosto che sulla persona è un pensiero di sorvolo. Merleau-Ponty lo aveva segnalato a proposito di Descartes. Ma lo stesso discorso vale per l'intelligenza artificiale: vuole creare un uomo artificiale, più macchina che uomo. 

E' vero che l'intelligenza artificiale, con tutte le infornazioni che raccoglie, può superare le capacità del cervello umano. Ma la supremazia della tecnologia sulla persona si può affermare soltanto se si guarda al rendimento e all'efficienza. La dignità dell'umanità richiede un altro approccio all'intelligenza artificiale, quello a cui ci introduce la fisica quantistica, ossia l'attenzione alla relazione.

Non la velocità, ma la meditazione garantisce l'accesso alla verità e all'amore. Perciò l'etica e la mistica, insieme all'arte, tutelano la coscienza umana, che non potremo mai ritrovare in una macchina algoritmica. 

Italo Calvino, nelle Lezioni americane, poneva la leggerezza e la invisibilità come pratiche necessarie alla conservazione e allo sviluppo dell'umano. "Vivi nascosto!", diceva. Perchè? La leggerezza permette il volo: un  soggetto più pesante dell'aria non può volare. Ma anche l'invisibilità serve, perchè non prevalga una      cultura della spettacolarizzazione e dell'esibizionismo!

L'esperienza o la pratica spirituale deve sviluppare orientamenti per la vita, in primo luogo deve creare unità tra il pensare e l'agire.

Nessuna trasformazione è possibile per l'umano se non raggiunge il centro o il fondo dell'anima. Il segno, infatti appartiene al mondo dei sensi; il significato fa riferimento al simbolico. L'intelligenza artificiale non potrà mai avere uno spirito ed un accesso al simbolico (l'amore non è un automatismo); non avrà mai il desiderio, che è proprio dell'umano. Se è vero che la negazione del simbolico svela una depressione, per guarirla si dovrebbe far rinascere il desiderio. L'intelligenza artificiale non sarà mai depressa, proprio perchè le manca il desiderio. Potrà clonare l'intelligenza umana, ma non potrà mai imitarla perfettamente e prenderne il posto!

L'intelligenza artificiale potrà imitare la vita attiva dell'umano, mai la vita contemplativa. Per non rimanere succube degli algoritmi, l'intelligenza umana mai come in questo tempo ha necessità di spiritualità e di contemplazione!

                           don Carmelo Guarini


venerdì 1 novembre 2024

I CENTRI CULTURALI CATTOLICI E LE PARROCCHIE

La controversia e l'amore reciproco

 La pluralità è un bene : il cristianesimo trova il fondamento di ciò  nel primo mistero della fede, la trinità di Dio. La controversia sui problemi teologici, antropologici, sociologici non è un male, anzi ha permesso l'approfondimento dei temi. Il grande male è stato quando la controversia si è trasformata in conflitto insanabile: i teologi avevano dimenticato il comandamento nuovo di Gesù Signore "amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi". 

Due filosofi francesi,  che sono vissuti nello stesso secolo,  René Descartes e Blaise Pascal, hanno avuto ambedue attenzione per l'io, ma l'attenzione di Pascal per la storia e l'esistenza è stata più grande di quella mostrata da Cartesio. Non per niente una certa modernità, anche quella cristiana, ha mostrato di preferire Cartesio a Pascal. Perchè?  Cartesio esalta l'intelligenza e la ragione, valorizza anche le passioni (la dimensione affettiva), ma non approfondisce la spiritualità. Pascal è più attento alla storia: ha teorizzato l'idea di fronda (opposizione all'assolutismo di stato del re sole), e in antropologia (come si legge nei Pensieri : Le moi est haissable) ha saputo riconoscere (da filosofo attento al pensiero e all'esperienza di Agostino d'Ippona)  l'inaffidabilità dell'Io e il pericolo di iniziare la riflessione filosofica dall'io invece che dalla relazione. Pascal mette insieme scienza e fede molto meglio di Cartesio. Il convertito di Port Royal non ha dimenticato il primo mistero della fede cristiana: l'unità e la trinità  di Dio sono simultanei, non temporali. 

Pascal non fa l'errore di Giordano Bruno, che aveva confuso tra il sintomo  del simbolo e la mostruosità del simbolo           (quest'ultima appare nella magia,  nell'astrologia ...).  Questa  spiegazione si avvale  della psicoanalisi per mostrare  la differenza tra la fede di Pascal e quella di Gioradano Bruno. Certo non è  da approvare il fatto che Giordano Bruno  sia stato condannato al rogo; anzi quel gesto mostra quanto poco fosse considerato anche dalla gerarchia della chiesa il Vangelo e il comandamento nuovo di Gesù Signore.

La controversia degenera in conflitto insanabile quando i teologi non pongono il fondamento del loro pensare teologico nel comandamento nuovo di Gesù Signore. Vivere il VANGELO non significa omologazione, conformismo; al contrario significa prendere sul serio il pensiero e l'esperienza dell'altro, prenderla sul serio come la propria esperienza e la propria idea. Quando i teologi riusciranno a vivere la reciprocità nel pensiero e nella vita, nascerà una teologia nuova, ossia come la vuole lo Spirito Santo, che "vi farà conoscere la verità tutta intera", parola di Gesù Signore.  Anche tra i vescovi, e tra questi c'è anche il vescovo di Roma (che non è un imperatore, ma il servo dei servi di Dio nella carità), se c'è amore reciproco, c'è collegialità, ossia una responsabilità comune, non solo  per  la chiesa particolare ma per tutta la chiesa. 

Ricordando ciò che disse il card. Martini, e prima di lui J. Guitton (l'amico filosofo di papa Montini): il cristianesimo è appena nato; due millenni non sono altro che l'inizio, fatto di slanci spirituali-intellettuali e di errori. Oggi si può contare  su persone di "buona volontà" anche atee o agnostiche  ma che sono sinceramente alla ricerca di una spiritualità. Ci sarà sempre meno controversia?   Se ci sarà più amore reciproco,      potremo vedere idee che si avvicinano e interagiscono per il bene di tutta l'umanità, e non solo della chiesa.

                                 don Carmelo Guarini



mercoledì 30 ottobre 2024

Il desiderio e il racconto

Il desiderio è il motore dell'azione e della relazione. Ma non è un fenomeno istintivo come il mangiare o il bere. Il desiderio nasce dal racconto e si nutre di esso. Se manca il racconto,  il desiderio muore. Il che significa che fin dalla sua comparsa, ha una relazione con il padre e la madre dell'individuo: questo non lo dice soltanto la psicoanalisi, la psicologia lo riconosce.

Da dove nasce, allora, l'incapacità di amare?  

"Privato del racconto, il desiderio s'annulla." : psicoanalisi e spiritualità convergono !   Il desiderio è l'opposto dell'automatismo mentale in cui ci si rigugia, come in uno scafandro ermetico,  quando si vuole  fuggire dalla relazione. Cosa fa l'automa? "Voglio sapere per poter manipolare e utilizzare l'altra persona a mio divertimento.".  L'automatismo mentale non tiene conto della libertà dell'altro e non esercita la virtù nelle decisioni.

Quando il racconto riaccende la libertà e la virtù?

E' chiaro che la propaganda della violenza genera violenza, la propaganda della droga suscita un'epidemia di tossicomania, è chiaro che il vizio genera vizio. Non è per fare moralismo, ma il condizionamento sociale e culturale sugli individui diviene potente quando non ci sono gli anticorpi per annullarne gli effetti negativi. Se la meditazione personale spinge ad un racconto di eventi positivi  e di azioni virtuose, allora si possono vedere gli effetti che libertà e virtù realizzatno.  Si può vedere un grande risultato: la ragione umana e la storia vengono rivalutate; si esce da quello stato depressivo e di lamentazione che abbiamo dovuto ingurgitare  negli ultimi tempi sulla deriva, sul tramonto, sulla sconfitta dell'occidente. Non è per  negare la crisi, perchè la crisi c'è ed è anche grave. Quello che manca è la creatività, l'arte, la spiritualità, la proposta virtuosa, comunitaria.  Se si parla soltanto di economia, di politica corrotta, di omicidi quotidiani, di conflitti a non finire, cosa aspettarsi di nuovo, di bello e di buono?

Bastano verità e trasparenza per curare le ferite della storia e dell'esistenza?

Verità e trasparenza sono il primo passo, necessario per curare il male del gioco di potere e dell'abuso di potere! Poi viene il percorso spirituale che vale sia per i persecutori sia per le vittime: la sofferenza innominabile, che nessun saper può sanare, non può essere spettacolarizzata. Se lo fosse, annullerebbe il percorso di guarigione che è essenzialmente interiore. Un esempio: la diffusione del tatuaggio vorrebbe mostrare un corpo che comunica attraverso dei disegni. Il tatuaggio, se anche riuscisse a dare significato ad ad un'emozione o ad un sentimento, fino a che punto però potrebbe riuscire a guarire la ferita interiore?  Non basta mostrare la ferita!  Il racconto deve mostrare la guarigione della ferita. Gesù risorto porta le cicatrici delle ferite, ma quelle ferite sono state chiuse, cicatrizzate appunto. Il corpo  risorto di Gesù Signore mostra un corpo spirituale (soma pneumathicòn) : il racconto evangelico spinge a fare un percorso spirituale!

                                   don Carmelo Guarini

sabato 26 ottobre 2024

I cercatori dello spirito

 Leggere La nausea di Sartre e La noia di Moravia comporta un rischio : si può rimanere avvelenati proprio dalla nause a e dalla noia. Così oggi a sentire tanto parlare di tramonto dell'occidente, di declino, di crisi si può finire in uno stato d'animo depresso, si può perdere la speranza.

Non che la crisi non ci sia, neppure si può negare che una certa forma dell'occidente sia al tramonto. L'approfondimento (questo atto difficile e impegnativo) chiede qualcosa di più : anzitutto liberarsi dai pregiudizi culturali (il progresso indefinito, l'utilitarismo, l'individualismo, il pensare sulla sedia a dondolo : tutte ideologia che sono morte e non promettono più nessun cambiamento significativo), in secondo luogo chiede di ripensare dove si possa trovare l'essenziale e come sbarazzarsi del superfluo. 

Silenzio, ascolto attento delle situazioni e delle persone, ritorno quotidiano all'interiore (con la meditazione e l'esame dei propri comportamenti e delle proprie parole) : tutto questo di viaggiatori e di pellegrini dei cercatori dello spirito.

La speranza rinasce quando si ritrova la meta del cammino, quando ci si avvicina ogni giorno di più al suo conseguimento, quando non si viaggia senza meta come gli argonauti, quando si riscopre una solidariatà nel cammino, quando non ci si sente soli e abbandonati a se stessi. Lo spirito alimenta la speranza. 

Due testimonianze giovanili significative sono quelle di Giovanna d'Arco e di Caterina da Siena. Perchè tutti i francesi, non solo i cattolici ma anche gli atei, riconoscono a Giovanna d'Arco di essere stata colei che ha salvato la Francia dall'invasore inglese? La spiritualità di Giovanna è moderna, trova continuità nella politica. La voce che lei sente trova corrispondenza tra la chiamata e l'evento. In una situazione senza via d'uscita Giovanna tiene fissi orecchio e sguardo sullo Spirito : non si fa condizionare dalle circostanze, ma trova sempre nel cuore il coraggio e l'amore necessari. Il sacrificio della vita, che potrebbe sembrare un fallimento, manifesta la decisione di dare la vita per un ideale.

Perchè tanti italiani non hanno riconosciuto il genio politico di Caterina da Siena? Per il fatto che aver riportato il papato a Roma è sembrato loro più un episodio di chiesa che non un'azione spirituale con una ricaduta politica essenziale. Brigida di Svezia fu perfettamente d'accordo con Caterina nel valutare l'evento: vide nel  papato che tornava  a Roma una libertà e indipendenza che in Francia non avrebbe potuto conservare. 

I carcatori dello spirito, coloro che vogliono una spiritualità, sono oggi dentro e fuori la chiesa; il loro incontrarsi e dialogare può ridare speranza ad un pensare depresso e rassegnato al dilagare di guerra, ingiustizia, violenza, solitudine, ecc.  Fare qualcosa per il bene comune significa vedere un ritorno di bene sulla propria esistenza!

                                        don Carmelo Guarini


venerdì 25 ottobre 2024

Straniero o eletto?

La filosofia aiuta a riflettere. La meditazione serve a conoscere se stessi.

L'una e l'altra aprono gli spazi della comunicazione! 

Lo straniero di Albert Camus mostra un uomo senza patria e senza casa : è straniero persino nella propria famiglia; di più, è straniero a se stesso.

Jean Guitton ha narrato nel suo Ritratto di monsieur Pouget l'uomo eletto, amato da un ALTRO che lo ha eletto.  Quando Guitton scrisse questo ritratto e Camus lo lesse, quest'ultimo gli disse tutta la sua meraviglia nel sapere che ci fosse un eletto. Ciò di cui soffre lo straniero di Camus è uno scarto metafisico, non sociale. E' lo scarto che lo lascia indifferente, non suscita in lui nessun desiderio di conquista. Pouget è un religioso che ha perso la vista, perciò ha fatto della sua memoria un investimento in cultura (ogni giorno ripete a memoria l'Odissea, la Bibbia e tanti poeti). La sua povertà (la cecità) è divenuta una ricchezza.  Nessuno scrittore che usa carta e penna ha coltivato tanto la memoria come quel cieco!

Aprire gli spazi della comunicazione : la risposta all'estraneità e alla solitudine metafisica è la fiducia, la relazione con l'altro.

Oggi lo straniero è in famiglia : il rinchiudersi nell'egocentrismo della felicità individuale ha reso ognuno straniero all'altro, il figlio alla madre, la figlia al padre, il fratello alla sorella. L' industria del divertimento ha spento il cuore, la vita nello spirito. 

La spiritualità insegna che senza amore non si crea unità.  La crescita della violenza sino all'uccisione dei propri familiari (un figlio che uccide i genitori e i fratelli; genitori che uccidono i figli) dice che nella famiglia ormai ognuno è straniero all'altro. Ma non era stato Pascal a dire che la convinzione profonda della vita (resséntissèment) coincide con il donare la vita per l'altro (se donner) ? E prima di lui, non era stato Gesù Signore a dire che "chi vuol trovare la propria vita, la perde; e colui che la perde, la trova" ? 

L'egocentrismo, la ricerca individuale della felicità conduce alla perdita della vita, ossia a sentirsi straniero in questo mondo!

Eletto è colui che si sente amato, ed è perciò in grado di amare. La relazione autentica la si trova nel  desiderio (conscio  o inconscio che sia) dei cercatori di spiritualità. Ce ne sono sia dentro la chiesa che fuori :  e lo Spirito fa elezione dappertutto, senza preferenze di sorta, eleggendo  colui o colei che si aprono al suo dono.

                             don Carmelo Guarini

venerdì 18 ottobre 2024

Azione senza riconoscimento?

 Il riconoscimento è da una parte conoscenza profonda dell'azione della persona, dall'altra parte è gratitudine per ciò che si è ricevuto ( se fosse pretesa, annullerebbe la relazione).

Ad agire come fattore di condizionamento non è più l'ideologia. Lo è stata fin tanto che l'intelligenza pretendeva di agire sui comportamenti. Ora è il comportamento ad agire come fattore prevalente di condizionamento.

L'intelligenza è stata messa fuori gioco; quello che conta oggi è l'azione, un'azione istintiva, violenta e che fa a meno del pensiero. In campo economico: quel che conta è fare soldi, non importa come! In campo politico: quel che conta è portare gli elettori dalla propria parte, non importa come! In campo mediatico: quel che conta è ricevere tanti mi piace (anche tante visualizzazioni), non importa come! In campo militare : quel che conta è vincere (prima nella propaganda, poi sul campo), ma non importa a quale prezzo!

Una vittoria di Pirro : il comportamentismo sembra aver vinto sugli ideali!

La critica dei maestri del sospetto (Marx, Freud, Nietzsche, Darwin) non è stata abbastanza radicale : ciò che non avevano previsto (perchè si erano fermati alla superficie della storia e dello spirito) è emerso come l'imprevedibile, che rimette in gioco il mancato riconoscimento reciproco tra il fenomeno e la persona umana, tra i fenomeni e i popoli che hanno fatto emergere forze incontrollabili. 

Considerare il fenomeno come calcolo invece che come dono significa aver rinunziato all'intelligenza ed essersi immersi di nuovo nella barbarie (il condizionamento comportamentista tra azione e reazione).

Il reciproco riconoscimento tra l'agire ed il pensare viene soppiantato da un agire selvaggio, istintivo, violento. I discorsi sono depressivi: l'occidente è al tramonto, è alla deriva. Si è parlato solo di chi vince e di chi perde nelle guerre, ma quasi niente si è parlato di pace, eccetto poche eccezioni! Non si parla più di umanesimo : è il terzo illuminismo che dovrebbe dargli vita! Ma si è troppo legati al passato.    Non si osa il futuro: i cercatori di spiritualità (che sono ormai più dei religiosi) preferiscono tenere la ricerca privata lontana dal pubblico. 

Eppure  l'azione per essere riconosciuta, deve avere il coraggio di rompere tra il pubblico e il privato. E' vero che il privato lo si conosce nei pettegolezzi che circolano, ma fin tanto che il narrato non diviene argomentato, non c'è modo che l'azione venga riconosciuta!

                                         don Carmelo Guarini


martedì 8 ottobre 2024

Guerra o pace !

 Guerra e pace tra memoria e storia.

Una riflessione significatica sul tema viene da un filosofo e da uno storico. 

Scrive Eric-Emmanuel Schmitt, filosofo, nel suo diario di viaggio "La sfida di Gerusalemme"  : "Gerusalemme è più carica di memoria che di storia. Le commemorazioni delle diverse spiritualità o delle diverse nazioni finiscono per pesare troppo. Lo studio del passato è però in grado di sminare le frontiere identitarie che si sono instaurate di recente. Un tempo i mondi religiosi mostravano più porosità tra loro e certe tragressioni erani frequenti, per esempio i musulmani che andavano sulla tomba di Maria a chiedere la grazia di un figlio. D'accordo con la diagnosi  di Vincent Lemire (storico), ne apprezzo anche la cura: guarire la memoria attraverso la storia.". 

Guarire la memoria attraverso la storia!

E' la memoria che si ammala, quando coltiva troppo l'identità a scapito della diversità, quando alimenta l'odio al nemico e impedisce una relazione nuova e diversa che potrebbe significare una svolta positiva nelle relazioni.

"Gesù non è un Dio trionfante, ma l'intercessore che fa trionfare un Dio d'amore." , scrive ancora il filosofo Schmitt, convertito dall'ateismo al cristianesimo cattolico. Per vedere l'alba, occorre passare attraverso le tenebre della notte. Tanto più buia potrebbe mostrasi la notte, tanto più potrebbe essere infine una notte di fuoco.

San Giovanni della Croce lo diceva in poesia :

Oh noche que guiaste !

Oh noche amable màs que alborada !

Oh noche que juntaste

Amado con Amada

amada en lo Amado trasformada !

 Dopo aver visto tutta la distruzione e i disastri  (gli astri sono contro le guerre) che la guerra provoca, c'è solo da pregare e lavorare per la pace, e parlare più di pace che di guerra, perchè le parole hanno un loro peso;  e più sono piene di ardore e di convinzione, più riescono a smuovere ciò  sembra irremovibile. Si parla troppo delle guerre, di chi sta vincendo e chi perdendo, quasi fosse una partita e non un gioco perverso!

Sarebbe preferibile parlare molto più di pace, chiedendo ai diplomatici degli Stati di fare ricorso  all'intelligenza umana per giungere ad un accordo, piuttosto che usare le armi per distruggere.

                                             don Carmelo Guarini

domenica 6 ottobre 2024

L'indifferenza.......

 "I figli della Milano bene sniffano coca già a 12 anni ".

"L'arcivescovo di Palermo ha lanciato l'allarme: un numero crescente di adolescenti è vittima del crac, la droga economica e sintetica".

Non solo crac, anche Fentanil ... !  L'indifferenza domina : non ci si occupa nè di repressione nè di prevenzione!

"Mai ci sono stati tanti ragazzi nlle carceri!" : nei social si lancia l'allarme sull'indifferenza all'educazione, all'incontro tra generazioni ...

"Cos'è la verità?" , disse Ponzio Pilato.

Scrive Eric-Emmanuel Schmitt, nel suo romanzo Il vangelo secondo Pilato : "Siamo tutti Ponzio Pilato.  Con quale personaggio del racconto evangelico può infatti identificrasi l'uomo di oggi? Non con gli apostoli, nè con Erode nè con Salomè, difficilmente con il grande sacerdote Caifa, e ancor meno con Gesù e sua madre. Nel XXI secolo siamo semmai imparentati con i romani del I° secolo, individui pragmatici, materialisti, provvisti di alcune credenze ma restii al misticismo, interessati più che altro alla politica, al potere e all'economia. Il prefetto considera la vicenda Gesù un fatto di cronaca che potrebbe mettere a repentaglio l'ordine sociale, studia metodicamente il caso e cerca di chiuderlo. Senonchè il caso rimane aperto, l'inchiesta non si conclude.....".

L'indifferenza è l'atteggiamento peggiore di fronte alla verità, alla giustizia, agli ideali...

L'indifferenza è il  peggio non solo di fronte  alla fede ma anche alla professione di ateismo. 

L'indifferenza è la rinuncia a trovare un senso, a dare un significato alla vita, alla storia, all'esistenza e a quel che succede nel mondo.

 Uscire dall'indifferenza è un guadagno rispetto al rimanere nell'indifferenza che è certamente una perdita!

                                             don carmelo Guarini

giovedì 26 settembre 2024

Alimenta lo spirito|

 Dove mi porti, oh vita?

La morte dice : nel nulla!

Al cuore non basta la felicità-

desidera una fiamma che non si spenga!


 Alimenta lo spirito -

invisibile agli occhi .

Lascia andare la cura,

che non riesce a guarire l'enigma!


L'enigma va in cerca della soluzione : a volta la trova, altre volte no.  La sua ricerca fa conto della ragione e della pratica tecnologica. Il mistero rimane mistero : sa che la soluzione non potrà mai venire dallo spazio e dal tempo, dalla storia e dalla natura. L'enigma che trova una soluzione potrebbe sembrare superiore al mistero che lascia il problema insoluto. Illusione della vita e della morte!

Il mistero chiede all'esistenza una fiducia incommensurabile : lo spirito suscita il risveglio dell'Io. 

Se alimenti lo spirito, non si spegnerà la tua fede nella vita, e  nella morte che dona altra vita. Nel mistero c'è uno spirito inesauribile : il distacco vale più del possesso. Il distacco dalle cose, dalle persone e dal proprio Io (inclusi i propri progetti), ti dona una libertà ed una creatività, che non dipendono dai condizionamenti esterni. Il mistero ti dice di credere non alla felicità ma all'amore. La felicità porta con sè l'egocentrismo, si ripiega sull'Io. L'amore apre alla relazione e non lascia l'Io solo.  Incontri te stesso quando incontri l'altro!    

                                         don Carmelo Guarini

martedì 24 settembre 2024

Riconoscimento

                              La città assediata dal calcolo

                              Trova il coraggio di ricominciare?

                               Se abbandona il folklore,

                               ricomincia a pensare.


                               Ti manca l'arte di donare?

                                Non riceverai riconoscimento!

                                La grazia pone fine alla guerra

                                tra persecutore e vittima!


                                  Abbandona il calcolo -

                                  Volgiti al donare la vita.

           

"Il regno dell'autorità è finito. Ora è il regno dell'influenza."

Il riconoscimento di sè è strettamente legato al riconoscimento dell'altro. Il calcolo non nega soltanto la dignità dell'altro, ma anzitutto la dignità del sè. Il dono crea riconoscimento tra il sè e l'altro. Pascal diceva che la convinzione profonda (ressentissement) non è un'astrazione, è un donare la vita (se donner) più per la persona che per una causa. Il gossip, il pettegolezzo, il giudizio feroce rendono la relazione irriconoscibile. Il dono fa riscoprire la pietà!


                                

sabato 14 settembre 2024

Attesa dell'alba

 La notte s'allunga

L'alba ritarda

E' solo questione di stagioni ?

La storia ha cambiato la natura!


Basta con le filosofie del tramonto in Europa. Hanno creato depressione ed evasione, e vanificato l'impegno di pochi! L'attesa dell'alba : una nuova filosofia che ridia slancio alla vita!


L'occidente europeo si autoflagella -

Come Pilato ridice : cos'è la verità?

Non si ferma al flagello -  vuole suicidarsi?

Dopo la morte di Dio, vuole la morte della propria umanità!


La sfida è non fermarsi al tramonto. Attendere l'alba, non passivamente.  Preghiera e pensiero. Gratitudine e domanda. Una svolta antropologica ed il coraggio di realizzarla : investire in beni immateriali, in relazioni autentiche. Non solo l'affermazione dei diritti umani, ma molto di più.  L'uno che valorizza il molteplice! I diversi che s'incontrano :  un'alba che sorge per tutti!

                                        don Carmelo Guarini


venerdì 13 settembre 2024

Perdonare a se stessi

Perdonare a se stessi è la condizione necessaria per perdonare l'altro. Il perdono implica il riconoscimento dell'errore. Infatti, se non ci fosse stato errore, non ci sarebbe necessità di perdono.

Un esame attento  delle parole che sono state dette e delle azioni che sono state compiute, rileva se c'è stato errore. Attribuire sempre ad altri l'errore non aiuta a ricreare la relazione e tantomeno a risolvere positivamente la situazione che si è venuta a creare.

Il non riconoscimento dell'errore compiuto conduce inevitabilmente a sbagliare ancora : aggiungere errore ad errore significa ignorare la realtà, praticare un "pensiero di sorvolo", impedirsi la soluzione concreta.

Per riconoscere il proprio errore non basta considerare le ragioni che mi hanno spinto ad agire in quel modo, a prendere quella particolare decisione; vanno prese in considerazione e sul serio anche le ragioni dell'altro. Ciò che a me appare un errore dell'altro, nella visione dell'altro è stata invece la cosa giusta compiuta da lui. 

Perdonare a se stessi e perdonare all'altro fanno parte dell'unica esperienza del perdono.  Anche il riconoscimento dell'errore, di quello proprio come di quello altrui, è la condizione necessaria per rimediare col perdono ad una situazione che diversamente  rimarrebbe bloccata.

Questo esame dell'errore  e del perdono lo si può compiere se si coltiva la vita interiore.  Cosa non usuale in una società che vive d'efficienza, che persegue il benessere materiale, dove ognuno vuole vincere ad ogni costo e dove ogni perdente è disprezzato e scartato.

In Europa e in Italia sentiamo parlare molto di decadenza, di deriva. Ed è vero. Ma pochissimi offrono prospettive che non siano di propaganda. Il risveglio, il nuovo inizio, potrebbe divenire reale se ci fosse una vera inversione di tendenza. Se al guadagno economico si sostituisse l'investimento nella relazione tra persone. Se allo spettacolo della propria immagine si sostituisse una più sobria attività che tenesse conto delle conquiste interiori.      Il calcolo, la misura, la manovrabilità dovrebbero essere sostituiti dal dono, dall'incommensurabile, dal riconoscimento reciproco. Questo è un lavoro dell'intelletto e dello spirito. Nessuna Intelligenza artificiale potrà mai sotituire questo lavoro dello spirito, affidato alla libertà e creatività di ognuno.

Perdonare a se stessi  per aver calcolato, ma non per aver donato !


                                   don Carmelo Guarini

giovedì 12 settembre 2024

L'autocoscienza

 L'autocoscienza non è soltanto la consapevolezza di essere al mondo, è soprattutto la presa di posizione di fronte all'esistenza.  Il che vuol dire che non si subisce passivamente il mondo, ma si diviene capaci di prendere posizione riguardo ai valori.

Conoscere quali sono i valori e il modo in cui interagiscono con la crescita spirituale della persona vuol dire non trovarsi disorientati di fronte agli avvenimenti.

1. I valori di produzione  rappresentano il modo in cui si  arricchisce il mondo.

2. I valori di esperienza sono piuttosto un arricchimento per il proprio mondo interiore.

3. I valori di atteggiamento aiutano a trovare il senso in una situazione immodificabile.

La conoscenza e l'esperienza non sono la stessa cosa. Nell'esperienza si ha una partecipazione non solo intellettuale, ma anche emotiva e affettiva.

Un'esperienza di risveglio è un'esperienza di trasformazione. 

Un'esperienza del percorso è la percezione dei progressi che si compiono dopo il risveglio.

La noia prende corpo nell'esistenza quando viene a mancare l'interesse. Così, l'angoscia e l'ansia crescono se manca il significato. Il risveglio che opera la trasformazione,  mette in campo un'energia attrattiva, un interesse che mancava.

Nella cultura occidentale contemporanea sono molto apprezzati i valori di produzione; molto meno quelli di esperienza; quasi del tutto assenti i valori di atteggiamento. Si può farne subito una verifica. L'ingegnere che produce oggetti utili è più apprezzato di un artista che sembra fare cose irrilevanti. Eppure l'artista è una persona che non ambisce ad altro se non a lasciare dopo di sè un dono. La sua diviene una sfida verso una società che va dietro al calcolo.  Infatti  la validità del calcolo si mostra soltanto quando perviene al limite estremo, l'incommensurabile.

Come l'artista, anche la persona che vive una spiritualità si considera irrilevante e invisibile; non intende acquisire visibilità e rilevanza, perchè non considera il proprio Io più importante della relazione.  L'Io che vuole imporsi rende vana la relazione.    Il dono di sè è il modo più rilevante per rendere una relazione significativa. 

                           don Carmelo Guarini


mercoledì 11 settembre 2024

La rivoluzione risorge?

 La rivoluzione è morta.   Un imprevisto potrebbe  farla risorgere ?

Eric_Emmanuel Schmitt, nel suo libro La sfida di Gerusalemme, ha scritto,  raccontando il suo incontro con papa Francesco: " Non accettiamo la rivoluzione della rivelazione.  Mi conferma che spesso Dio non riesce a passare fra noi e in noi. Siamo noi a doverlo far passare, tocca a noi allentare tutti quei freni che si chiamano chiusura, urgenza, certezza, dominio." ( p. 148)

Potrebbe la rivelazione tornare ad essere una rivoluzione?

Potrebbe, a condizione di tenere insieme tolleranza e intolleranza, senza perdere nessuna delle due, ma chiedendo ad ognuna di donare il meglio di sè. Bene il trattato sulla tolleranza di Voltaire (pseudonimo di François Marie Arouet), male la sua intolleranza verso l'uguaglianza (continuava a tenere schiavi nella sua casa): comportamento schizofrenico il suo tra le idee e i comportamenti! Ancora un altro francese, che riesce a tenere insieme misère e grandeur: Blaise Pascal è intollerante verso l'Io ( "Le moi est haissable" ) , ma è tollerante verso la "fronda", ossia l'opposizione all'assolutismo monarchico  (accanto al suo letto di morte aveva voluto un povero, non uno schiavo).  Voltaire credeva soltanto nella ragione.  Pascal credeva nella fede e nella ragione!

La rivoluzione che dura nasce sempre da un imprevedibile storico ed esistenziale: nei Vangeli troviamo un Gesù Signore (Adonai) che fa sempre riferimento alla realtà, sia nei fatti che nelle parole. Dice : "la tua fede ti ha salvato", ossia il miracolo lo fai tu alla tua vita quando credi che nulla è impossibile al Dio che è in te. Invece, il tuo Io senza Dio rende la tua vita un inferno!

Oggi tutti rivendichiamo la libertà di parola; quasi nessuno esercita la libertà di pensiero e di azione!

Il conformismo è l'altra faccia dell'indifferenza. Questo comportamento massificato è molto comodo, non comporta fastidi di nessun genere, salvo quello di creare dei bulli tra gli adulti e tra i ragazzi. Colui che vuole inserire tutti gli altri nel proprio progetto, non rispetta la pluralità dei percorsi e dei progetti. L'Università ha fallito il suo intento educativo perchè ha scisso il privato dal pubblico, la competenza professionale da una vita privata che dovrebbe dedicarsi non alla felicità dell'Io ma all'amore verso il prossimo!

Quale imprevisto potrebbe far risorgere la rivoluzione della rivelazione? Il rispetto ebraico per la Legge, l'ubbidienza islamica per l'Assoluto, l'amore cristiano che non crea rivalità  tra Dio e il prossimo. Non la concorrenza tra il rispetto, l'ubbidienza e l'amore, ma la  loro cooperazione.  L'amore deve far  male ad ognuno, quanto il rispetto e l'ubbidienza. Il resto è chiacchiera!

                                          don Carmelo Guarini

                        



venerdì 6 settembre 2024

L'enigma e il mistero

 La realtà è un mistero evidente. E che cos'è il mistero se non un miscuglio di presenza e di assenza? Una presenza che spesso si dilegua, ed un'assenza che s'impone come fosse un'evidenza! E' mai possibile abolire la distanza tra presenza e assenza? Perchè non dovrebbe essere possibile, quando anche la distanza tra l'agire ed il patire viene accorciata dall'esperienza di un'evidenza? Quale sarebbe l'esperienza di un'evidenza? ? Il patire è un agire al quadrato, richiede un'azione condotta all'estremo; si diviene pazienti con uno "sforzo senza sforzo", con uno sforzo dell'azione annullato dal doppio sforzo del patire.

Niente è più fragile della testimonianza. Ma proprio lì è la sua forza!

"Non sono atratto dal prodigio, anche se ormai ammetto che il caso Jeshua non è soltanto un enigma, ma un mistero. Non c'è niente di più tranquillizzante di un enigma, che è un problema in temporanea attesa della soluzione. E non c'è niente di più angosciante di un mistero, che è un problema definitamente senza soluzione. Il mistero ti fa pensare, immaginare ... ma io non voglio pensare, voglio conoscere, sapere. Il resto non m'interessa."  Queste sono le parole di Pilato nel romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, Il Vangelo secondo Pilato , 175. Il filosofo letterato dona al racconto un pensare che si manifesta nella scelta dei termini;  che sorprende il lettore quando l'autore  fa sentire la differenza tra un'idea ed un'emozione, tra un'ipotesi ed un fatto, tra una presenza ed un'assenza, tra un agire ed un patire.

La felicità è un'illusione, dato che procura tanta delusione, oppure è un'aspirazione indefinita e infinita?

Il Medioevo aveva posto la felicità nell'eternità, nell'oltre  morte, correndo il rischio di guardare soltanto all'orizzonte celeste e smarrendo l'interesse per l'orizzonte terreno. L'ultimo stadio della Modernità, il nostro ultimo moderno, rischia l'opposto: l'interesse è soltanto per l'orizzonte terrestre, e non ci si occupa più dell'orizzonte eterno, che viene in rilievo con lo sviluppo della dimensione spirituale. La teoria dell'evoluzione, in un primo momento sembrava un enigma, adesso acquista sempre più la connotazione del mistero: la meta dell'evoluzione non soddisfa come finire  nel nulla. La domanda si fa sempre più insistente: perchè non ammettere che lo spirito è la soluzione alla vita e alla morte molto più convincente di un affare chimico-biologico?

Se l'enigma tarda troppo a mostrare la soluzione, vuol dire che non ce l'ha, e che deve lasciare spazio al mistero. 

La storia e lo spirito sono fortemente intrecciati. E' per questo intreccio che Nietzsche ha voluto eliminarli tutti e due. Ma la realtà, l'esistenza, non hanno smesso di mostrare che un filo d'oro lega  Medioevo e ultima Modernità : il tempo non può essere staccato dall'eterno, nè l'eterno dal tempo. Da quando l'uno è penetrato nell'altro, e l'altro nell'uno, la storia s'è destata ad un orizzonte che ha rimescolato le carte. Il pensiero e l'esperienza si sono avvicinati. L'astrazione ed il pragmatismo sono divenuti irrilevanti. La sfida vera rimane : come può divenire Uno il molteplice! Siamo nel mistero: evoluzione verso lo spirito!

                                     don Carmelo Guarini

giovedì 5 settembre 2024

La gioia e la pace

 Tre grandi nemici dell'essere umano si mascherano da amici: sono il denaro, il potere, il piacere.  Sono nemici perchè tolgono all'essere umano la libertà, la pace e la gioia. Lo rendono schiavo delle cose, del proprio Io e della vita del mondo.

Dove trovi la libertà, la pace e la gioia?

Paolo scriveva nella Lettera ai Galati 2,20 : "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio,  che mi ha amato e ha dato se stesso per me."

Il denaro non è il tutto; il potere non è il tutto; il piacere non è il tutto.

Dove si trova il tutto, ossia la pienezza della vita?

Ancora Paolo nella Lettera ai Romani 8, 35 scriveva: " Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse il dolore o l'angoscia, la persecuzione o la fame o la miseria, i pericoli o la morte violenta ? ".

 Chi vive la vita dello spirito non è ingenuo, sa distinguere l'amico dal nemico, sa valutare ciò che giova e ciò che danneggia la vita; sa quando deve chiedere e quando deve attendere. Da Dio ci si può attendere tutto; basta non porre condizioni alla sua volontà. Occorre ricercarla davvero la volontà di Dio : in essa si trova la gioia e la pace, e anche la libertà di non anteporre ad essa nè il potere del denaro, nè il potere del piacere, nè il potere del potere.

Quando  hai perso la vita?

Quando non hai messo la persona dell'altro prima del desiderio di denaro, di piacere, di potere.  Quando non hai voluto il bene dell'altro, ma hai pensato soltanto ad un tuo interesse! Qunado non hai voluto denunciare con chiarezza la menzogna (e quella era omertà), il furto (e quella era complicità), la persecuzione dell'innocente (e quella era collaborazione all'omicidio).  Ti è servito guadagnare il mondo e perdere la tua vita?

In effetti, perdere Gesù Signore (Adonai) è perdere la propia vita.

                             don Carmelo Guarini


Il risveglio della coscienza e della ragione

Le opinioni sono certezze troppo facili, esibite senza alcuna fatica. Le idee, invece, sono teorie che si sottopongono alla verifica; perciò chiedono la fatica dell'intelligenza, l'onestà nella ricerca, il confronto con chi vede le cose diversamente. 

Lo studio della storia fa cogliere  il senso di ciò poteva sembrare un disastro. Ora possiamo cogliere meglio il positivo che la Riforma ha apportato al cristianesimo: il risveglio della coscienza, che tra l'altro significa un'adesione alla fede più consapevole. Anche l'Illuminismo ha portato un suo contributo, forse inconsapevole,  allo sviluppo del cristianesimo : il risveglio della ragione.  Oggi possiamo dire senza risentimento o rancore che il risveglio della coscienza e della ragione sono a favore della fede, non contro di essa; inducono la fede all'approfondimento, non alla sua marginalizzazione. Ora, la Riforma e l'Illuminismo sono indotti a riconoscere che c'è nel cattolicesimo una visione del tutto che non si rassegna alle divisioni e alla frammentazione.

1. La coscienza rende più consapevoli della relazione con il tutto e con tutti. Il moltiplicarsi delle chiese e delle sette porta inevitabilemnte alla decadenza. Solo quando si agisce insieme, si ottengono dei risulati significativi non per una parte soltanto, ma per tutti.

2. La ragione mostra la differenza tra le opinioni e le idee. La partecipazione allo sviluppo della comunità rimane un'illusione quando si considera l'informazione esente da verifica.

3. Lo spirituale recupera alla fede sia la coscienza sia la ragione. Ma egli è irrilevante, ossia non compie nessuna lotta per essere visibile e rilevante. Anzi, molto spesso la sua visibilità si riduce all'essere perseguitato e non ad essere applaudito. L'irrilevanza dello spirituale è legata alla sua autenticità. La sua delicatezza, da punto debole si trasforma in punto di forza: unifica in sè, nel proprio mondo interiore, ciò che le istituzioni, le circostanze, le situazioni contraddittorie non possono mettere insieme. 

Lottare per l'insieme significa escludere i privilegi, rinunciare al dominio,  donando a coloro che sono scartati la speranza di una vita più coscienziosa, ragionevole, partecipata.

                             don Carmelo Guarini

mercoledì 4 settembre 2024

Aiutarsi a vivere le virtù

 Onestà - giustizia - sincerità - pazienza -  sobrietà - rispetto - aiuto reciproco  : aiutarsi a vivere le virtù è ciò che una comunità cristiana dovrebbe fare prima di ogni altra cosa.

Indurre all'errore significa rompere la relazione tra persona e persona. Ognuno ci guadagna ad aiutare l'altro: il dono porta molti più frutti del calcolo!  Mentre il calcolo isola l'opportunista nella massa, il dono rende la relazione più autentica.

La pace è frutto della giustizia, della coscienza onesta, della fraternità autentica.

Tra i detti dei primi eremiti cristiani, ho  trovato questo racconto. "Un anziano aveva un discepolo di provata virtù, ma un giorno, essendo di cattivo umore, lo cacciò fuori di casa. Il discepolo aspettava seduto fuori.  Aprendogli la porta il vecchio lo trovò e gli chiese perdono dicendo: Sei tu il padre mio poichè la tua umiltà e la tua pazienza hanno vinto la meschinità del mio cuore. Entra: d'ora innanzi tu sei l'anziano e il padre, io invece il giovane e il discepolo, perchè con il tuo comportamento ti sei mostrato superiore alla mia vecchiaia."

Questo racconto di vita vissuta mostra quanto sia fondamentale per la vita di ogni persona coltivare onestamente l'intelligenza e quanto sia fruttuoso per la relazione tenere vivo e attento lo spirito su ciò che succede nel proprio mondo interiore. Guardare soltanto l'esterno e giudicare in base ad  esso ogni cosa, fa correre un grave rischio : ritrovarsi in un conflitto insanabile!

La vita cristiana ricomincia dall'aiuto reciproco a vivere le virtù e a combattere i vizi. Tutte le devozioni che non portano a questo sono "cristianesimo sulla sedia a dondolo"!

Thomas Merton, presentando alcuni detti dei primi eremiti cristiani,  ha scritto: " I padri del deserto  non erano ribelli contro la società  ... erano uomini determinati a non lasciarsi passivamente condurre e governare da una società in decadenza. (...)  Una delle ragioni per cui fuggivano dal consorzio umano era che in esso gli uomini erano divisi tra quelli che avevano successo e imponevano agli altri la loro volontà e quelli destinati a subire le imposizioni altrui.  (...)  Il loro spirito era animato dal senso della persona e della libertà.   (...)       Gli eremiti erano uomini liberi; non c'era nulla a cui dovessero conformarsi, tranne la segreta, nascosta, imperscrutabile volontà di Dio...".

La vita di comunità è più della vita eremetica soltanto quando tutti i suoi componenti sono capaci di aiutarsi a vivere le virtù e a combattere i vizi. Questo è anche il segreto desiderio di ognuno!

                                       don Carmelo Guarini

martedì 3 settembre 2024

Lo slancio creativo

 Lo slancio creativo della fede vince la tentazione del modello stereotipato.  Propongo un brano di una conferenza di Ernesto Balducci a Genova nel 1984 : La verità cristiana in don Lorenzo Milani.

"Quando La Pira diventò sindaco a Firenze, prese l'iniziativa di entrare nelle fabbriche occupate dagli operai per celebrare la Messa in mezzo agli occupanti, provocando processi che misero di fronte ai giudici anche dei sacerdoti  (...)   La Pira viveva proprio come rappresentante carismatico di questa ebollizione evangelica fiorentina. C'era a presiedere la diocesi un uomo del tutto biblico, anche nel senso negativo della parola, cioè culturalmente distante, però dotato di tale radicalità dal punto di vista della fede che accostarlo significava sentirsi invitati ad alti livelli di libertà cristiana. Si trattava del card. Dalla Costa , che appunto non era un uomo moderno.  (...)  Dalla Costa rese possibile a Firenze, nonostante le limitazioni di Roma, l'esperienza politica di  Giorgio La Pira.  (...)     Milani veniva da una famiglia ebraica, di non credenti, con un'esperienza mondana molto intensa, con una mentalità e anche con una ricchezza ed un tenore di vita alto-borghese. (...)   La sua conversione che avvenne a Firenze, diventò immediatamente decisione di fare il prete, senza passaggi intermedi, dall'ateismo al seminario. Fu un salto, e questo già rivela l'uomo.  (...)   Lui, venuto dal di fuori, aveva bisogno di essere cattolico sino in fondo e proprio perchè questa sua volontà di coerenza radicale cadde nel quadro storico di cui ho già detto, essa si trasformò in una volontà di stare con i poveri sino in fondo, perchè a Firenze, in quegli anni, essere cristiani voleva dire essere con i poveri."

E' uno stereotipo superato il modello. Lo slancio libero e creativo lo sostituisce, ma esso non diviene possibile se non c'è il riconoscimento fosse pure di una piccola comunità. Occorre sempre fare i conti con l'ambiente e con la mentalità del proprio tempo. E' questo il lavoro più difficile: decodificare il vecchio e codificare il nuovo, senza nessuna pretesa di possedere la verità.

Balducci dice ancora di Milani : "Il giovane cappellano coglieva questa frattura terribile, questa schizofrenia di una Chiesa che continuava i suoi riti, i suoi linguaggi, la sua ostentazione di simboli, appartata sulla collina, mentre poi cercava di contenere, entro l'obbedienza, la massa che viveva ormai nei quadri, nelle strutture e nei condizionamenti della società industriale. Milani intuì che c'era una sola strada per poter saldare quei due mondi ed era quella di dare alla gente e ai giovani che entravano nella nuova vita, la coscienza di sè: l'uso della parola ...".

La Chiesa mondanizzata ha pagato il trionfalismo con una crisi che l'ha umiliata profondamente. Ma, dalla purificazione si può uscire rinnovati e riconciliati col Vangelo e con il mondo, con un più grande desiderio di autenticità ed un'immersione nell'umano che accorcia le distanze  tra il bello e il brutto, tra il male e il bene, tra il vero e il falso. In fondo, ognuno è impegnato di fronte a se stesso a testimoniare agli altri qualcosa di più grande del proprio Io.

                                   don Carmelo Guarini

domenica 1 settembre 2024

L'approfondimento

 Approfondire la fiducia è possibile, quando i sogni falliscono?

Le frontiere sono aperte : si fanno tante esperienze! Si accumulano esperienze. Ma si può far finta che la droga sia un'esperienza tra le altre? Si può rimanere indifferenti di fronte ad atteggiamenti di bullismo, gesti e parole che feriscono? Si possono lasciare aperte le ferite, rischiando che divengano purulente, invece di prendersene cura?

I sogni falliscono. Come diceva Lacan: "Sogna - fallisce - ride"!  Ma c'è una logica nel ridere di un fallimento? Scegliere è quasi impossibile quando si accumulano esperienze, mettendo l'una accanto all'altra e non domandandosi quale sia quella da approfodnire!

Sono relazioni autentiche quelle segnate dall'indifferenza piuttosto che dalla fiducia? C'è da credere alle amicizie su Facebook e su Istagram? Non si rischia di fare un minestrone, considerando ingredienti liofilizzati il sogno, il fallimento, il sorriso?

Scegliere è quasi impossibile! Occorrerebbe approfondire, per fare la scelta. Ma cosa approfondire? Non la cosa che si è vissuta, ma il come. La relazione autentica con l'esperienza sta nel come. Un legame che si rompe non è più legame: è scomparso o non c'è mai stato, perchè mancava il come, non il cosa.

Scegliere tra l'assurdo e il mistero significa iniziare a unificare intelligenza e amore; e se si è delicati, tanto più si può divenire unificati!

L'approfondimento richiede frontiere aperte; i muri impediscono la comunicazione. La cosa crea l'illusione della relazione. Il come suscita l'approfondimento di ciò che Io sono e di ciò che è il Tu. Nè l'Io  nè il Tu, nessuno dei due va represso; ognuno dei due va lasciato vivere. L'esperienza della vita è un approfondimento del "lascia andare": non legare nessuna cosa e nessuna persona a sè col denaro, col favore, col giudizio benevolo o ruffiano. Lascia andare, ma dì sempre la verità, a te stesso anzitutto.  Un detto dei padri del deserto (i primi eremiti cristiani) così recita: "Un confratello aveva peccato e il presbitero gli ordinò di uscire dall'assemblea. Allora Bessarione si alzò e uscì con lui dicendo: Anch'io sono un peccatore". Si guadagna la relazione autentica non con il giudizio, ma approfondendo l'amore nel proprio cuore.        

                                              don Carmelo Guarini

sabato 31 agosto 2024

La bellezza

 La bellezza non è soltanto una composizione dell'ingegneria. La cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze è più estetica della cupola di San Pietro a Roma: la leggerezza della prima fa la differenza. I calcoli dell'ingegneria hanno fatto sì che le due cupole siano rimaste in piedi. Ma una cosa è il calcolo ingegneristico, altra cosa è la bellezza estetica.

La bellezza è la leggerezza che supera la pesantezza!

Anche l'etica e l'estetica differiscono tra loro per gli effetti che producono: l'etica è ritenuta pesante, l'estetica eccelle per la leggerezza. Un lavoro si può compierlo soffrendo per la fatica che comporta; se nel lavoro che sto facendo ci metto l'amore, sperimento in qualche modo la leggerezza. 

Dalla confusione antropologica contemporanea si può uscire con uno sguardo d'amore e di pietà.

Cosa potrebbe chiedere un figlio al padre? Quale preghiera essenziale potrebbe rivolgergli? (La preghiera è domanda. Se non si domanda, è perchè ci si ritiene autosufficienti). La domanda sarebbe: Innamorami di te! Quale sarebbe la risposta del padre al figlio?  "Sono innamorato di te!" . Il padre  dice al figlio  di essere interessato alla relazione. Il figlio coglie l'interesse del padre (non si tratta di interesse economico o di calcolo utilitaristico) per la propria vita: per questo diviene capace di rispondere al dono con il dono.

La bruttezza ha la possibilità di essere trasformata in bellezza?

Un pittore francese del secolo scorso, G. Rouault , ha dipinto corpi straziati, deformati; ma essendo credente ha voluto mostrare che la bruttezza può esprimere pietà, e non soltanto repulsione. Il corpo straziato  trova nel Cristo sofferente un senso.  Il pittore credente trova nella bruttezza un volgersi dello sguardo alla pietà. La cura di ciò che è brutto da vedere e da accettare la si trova nella pietà. Nella stessa prospettiva,  anche l'anima straziata dall'abbandono, dall'ingratitudine, dal disprezzo di coloro che sembrano essere i conquistatori felici della vita, trova nella pietà (la compassione) una sorta di bellezza misteriosa. La croce di Gesù Signore è stata, nel corso dei secoli, per alcuni disprezzo, per altri esperienza di compassione e di riscatto. Rouault compì da pittore un percorso contro corrente: volendo trovare un modo tutto personale per esprimere la sua arte, dovette superare la prova dell'incomprensione anche da parte dei credenti. Un prete gli consigliò di dipingere quadri che potesse vendere. Questo consiglio scandalizzò il pittore, che continuò a seguire la propria ispirazione, ma conobbe infine, anche se dopo molti anni, il riconoscimento della propria arte. Un'esperienza di bruttezza trasformata in bellezza! 

                      don Carmelo Guarini                              


venerdì 30 agosto 2024

Abuso di potere

 L'abuso di potere è la pretesa d'imporre una soluzione, una risposta, dimenticando la domanda fondamentale di ogni uomo ( ossia, dell'umanità). Qual'è questa domanda? Il bisogno di essere amato! Perchè non si può amare se non dopo che si è stati amati. Chi ama per primo in assoluto? Il cristianesimo lo dice con chiarezza: è l'Eterno Padre. Il Figlio eterno è amato dall'Eterno Padre. Anche il Figlio eterno non potrebbe amare se non fosse amato dal Padre eterno.

L'abuso di potere non è solo di colui che ricopre una carica istituzionale ed è tentanto di risolvere un problema imponendo una soluzione sia pure legale (la legge che vale più dell'uomo, direbbe il Signore Gesù, va contro l'uomo che vale più della legge).

L'abuso di potere è anche la ricerca del "mi piace" e il tonfo del peccato. Questo abuso non riesce a contrastarlo neppure l'eliminazione buddista del desiderio. 

Buddha era stato, da giovane, un aristocratico che aveva sperimentato tutti i piaceri della vita; infine aveva scoperto che tutti questi piaceri non erano liberazione ma ulteriore schiavitù, così intraprese una vita ascetica che tendeva ad eliminare il desiderio.

Gesù Signore non aveva mai sentito, nella sua esistenza storica,  il bisogno del piacere della ricchezza, del piacere del sapere, del piacere del potere. Egli sapeva, prima ancora di fare esperienza, che il piacere è esercizio di potere, non di servizio. Si sottopose alla triplice tentazione nel deserto, ma non concesse nulla al tentatore. Il desiderio che vince il piacere-potere è l'amore. Nel deserto Gesù Signore fa esperienza, umanamente, che l'amore (non la legge) è la realizzazione del desiderio, non il suo annullamento.

Fa abuso di potere colui che vuole annullare il Vaticano II, ossia  il ritorno della Chiesa alla Parola di Dio (recupero che viene dalla Riforma protestante) e alla laicità del Vangelo (la declericalizzazione dell'esperienza cristiana). 

Fare esperienza di Vangelo, mettere il desiderio di seguire Gesù Signore al centro della vita, vuol dire non annullare il desiderio, ma mettere le ali al vivere l' amore. Dalla crisi di fede nell'amore si esce in Europa con un ritorno libero e creativo alla sequela di Gesù, mettendo in conto sia il centuplo sia le persecuzioni che rafforzano la fede e l'amore per Dio Padre. 

Vaclav Havel, nel suo racconto - testimonianza "Il potere dei senza potere", ha mostrato come una vita nella verità, non solo di artisti ma di tutto un popolo, era riuscita a fare opposizione attiva alla vita nella menzogna.  Nella primavera di Praga si era mostrata chiara l'opposizione popolare alla vita nella menzogna condotta dal regime. La vita nella verità avrebbe vinto!  Consiglio la meditazione di quel libro di Havel al prof. Odifreddi; forse dopo quella lettura, potrebbe non  condividere più la domanda di Pilato "cos'è la verità?".  Ma anche la chiesa cattolica non può pretendere di uscire dalla crisi con un ritorno alle leggi, alle norme, ma più semplicemente con la fede in Gesù Signore e nel suo vangelo, con la pratica dell'amore nel quale si riassume tutta la vita spirituale di un cristiano. 

Il recupero del meglio della Riforma e dell'Illuminismo viene dalla Parola di Dio fatta propria dal popolo, e ancora dalla laicità come il Vangelo la mostra (la vita di fede e d'amore non s'identifica col clericalismo del Sinedrio, anzi lo supera). Il clericalismo e la fiscalizzazione della legge rappresentano un abuso di potere. La testimonianza della fede in Gesù e della pratica del Vangelo che tanti laici cristiani e cattolici oggi danno può fare del bene anche ai preti. La sorpresa dell'imprevedibile divino è proprio questa : coloro che ieri davano testimonianza, oggi la ricevono. La gioia  è di tutti! 

                                           don Carmelo Guarini

                                              

giovedì 29 agosto 2024

La diversità culturale

 Un saggio di Milan Kundera, anno 1983, dal titolo "Un occidente prigioniero o la tragedia dell'Europa centrale", induce a riflettere  sull'Europa delle nazioni : "il massimo di diversità nel minimo spazio".   Rispettare l'identità culturale delle nazioni più piccole dell'Europa centrale significa, dice Kundera, impedire il dominio imperialista delle nazioni grandi.  Le nazioni più piccole dell'Europa centrale hanno dovuto difendersi per secoli sia dalla Russia sia dalla Germania, che ne  hanno minacciato seriamente l'identità e  la soprravvivenza.    La Boemia, la Polonia, l'Ungheria sono state minacciate nella loro sopravvivenza.

Una cultura di popolo, e non di elite soltanto, ha reso possibile l'approfondimento della diversità e allo stesso tempo la comune identità culturale. 

Il Circolo linguistico di Praga, nella prima metà del Novecento, ha consentito l'approfondimento della cultura boema, e durante l'occupazione sovietica (nella seconda metà del Novecento) gli scrittori sono diventati i traduttori più apprezzati nel mondo. La traduzione, che ha dietro di sè una cultura,  è opera incomparabile dell'intelligenza umana, ed è incomparabilmente più significativa se la si confronta con        la traduzione automatica dell'intelligenza artificiale,            che usa indiscriminatamente : povertà o miseria, grandezza o bellezza, mistero o assurdo, ecc., come se fossero sinonimi e non nascondessero invece in sè un significato filosofico, storico, esistenziale. Potrebbe l'intelligenza artificiale, nella traduzione da una lingua ad un'altra,  tener conto della componente culturale, filosofica, storica delle varie lingue? 

Proprio per preservare l'identità storico-culturale di un popolo, una lingua deve, nella traduzione in un'altra lingua, mostrare quel "particulare", che come diceva Bembo, esprimeva l'universale della lingua italiana, in un'Italia che non era ancora unita. 

La sfida di un'unità sempre più grande si misura sulla capacità di rispetto per la diversità culturale. In questo senso, gli scrittori, i pittori, i musicisti  difendono e approndiscono  l'identità culturale molto meglio dei commercianti e degli economisti.  La sfida per l'Europa, nel panorama mondiale, non è solo quella di mantenere un euro forte;  sarà sempre più mostrare la capacità di tenere insieme tante lingue e tante storie di nazioni piccole e grandi che non lasciano perdere un patrimonio di millenni; anzi, a quel patrimonio attingono per il loro futuro.

Ora, dopo secoli, è possibile rimettere insieme ciò che si era diviso. L'Inghilterra, la Svezia, l'Olanda, una parte della Germania, che sino al 1400 avevano in comune il pensiero cattolico ed una prassi comune, e poi a partire dal 1500 hanno sviluppato un proprio pensiero filosofico ed esistenziale, ora potrebbero contribuire all'unità europea proprio con la cultura che ha permesso loro di andare più a fondo nella propria identià. La diversità non distrugge l'unità, non la mette in pericolo; ne valorizza lo specifico in se stessa e nell'altra.  Proprio per questo prepara un'unità più grande. 

                                              don Carmelo Guarini

lunedì 26 agosto 2024

L'infinito e il finito

 I Greci non credevano nella morte, come dice il prof. Galimberti, ma nella sua ineluttabilità.Non credevano nel limite, difatti nella TRagedia greca la trasgressione del limite (la Yubris) è ineluttabile. Non credevao nella libertà, salvo quando appare Socrate (che contesta gli dei della città e afferma il dio interiore) e poi Aristetele (che teorizza essere l'uomo un centro decisionale). I Greci tragici non credevano nel finito, lo consideravano un burattino nelle mani di burattinai (gli dei che decidevano il destino). 

Il cristiano può credere nel finito, perchè crede nell'infinito. Il Medioevo ha conosciuto un periodo di riflessione intellettuale molto alta. Non solo Anselmo di Canterbury, ma dopo di lui, Tommaso d'Aquino, Joannes Duns Scoto, Gioacchino da Fiore (che ha atteso otto secoli per vedere aperta la causa di beatificazione, grazie ad un vescovo coraggioso e teologicamente aperto al futuro quale è stato Agostino di Cosenza). Duns Scoto sembra fare una sintesi tra la filosofia metastorica di Tommaso e la filosofia di Gioacchino (storica e spirituale). Duns Scoto dice che Dio è Libertà assoluta, ma non anarchica; la libertà di Dio è relazione agapica. La libertà e l'Agàpe coincidono: è l'dea di persona che ora raggiunge una conoscenza intellettuale più alta. Una conoscenza che non riusciamo a scorgere nell'istituzione "chiesa medievale", ma che viene donata attraverso un carisma (la povertà di Francesco d'Assisi).    Continua Duns Scoto:       l'essere umano è contingente e determinato; la sua libertà si esprime nella relazione con la libertà necessaria e indeterminata di Dio. La metafisica della contingenza di Duns Scoto fa notare alla metafisica dell'essere di Tommaso che dall'esistenza e dalla storia non si può prescindere. Gli esistenzialisti dell'Ottocento e del Novecento (Kierkegaard - Sartre e Camus) portebbero più facilmente dialogare con Duns Scoto che con Tommaso d'Aquino, ma anche con Gioacchino da Fiore. 

La libertà e la storia (il finito) costituiscono una sorta di autocoscienza dell'umanità occidentale, mai raggiunta nei secoli precedenti. 

Il  finito può essere creduto come libertà ed esistenza, e anche come storia di popolo, soltanto se posto in relazione con l'Infinito. Il finito rimarrebbe assurdo se non ci fosse l'Infinito. La rivolta metafisica che Camus invocava,  andrebbe inevitabilmente incontro al suicidio filosofico: l'esito sarebbe legato alla premessa. L'infinito è sia l'origine sia la destinazione del finito. Non lo è solo per l'intelletto, lo è anche per il cuore che chiarisce all'intelletto ciò che la mancanza di povertà rende impossibile raggiungere. In verità, quì si rende la miseria della ricchezza e la grandezza della povertà (Pascal lo faceva notare  a Descartes : le moi est haissable) una realtà evidente. L'Io è inaffidabile: in quanto finito, si perde, è incapace di riconoscersi. Il pensiero meditante non è una risposta esauriente al pensiero calcolante, come voleva Heiddeger. C'è bisogno di un pensiero riconoscente : questo dice all'Io che la sua apparizione è un fenomeno-dono, che non nasce come un fungo, ma ha dietro di sè una relazione tra donatore e donatario. L'io che riconosce il donatore, può riconoscersi come donatario. 

Il donatore è l'Infinito. Il donatario è il finito. La persona è relazione, non Io anarchico! Grazie alla filosofia cristiana, che con la metafisica della contingenza allontana l'umanità dalla rivolta metafisica, che è infine una giustificazione della guerra, fosse anche propagandata da un cristianesimo ortodosso. 

                                don Carmelo Guarini

                                                            

                                      


domenica 25 agosto 2024

La morte - la comunità - la politica

 Sono morte : la morte - la comunità - la politica.

Potrebbero risorgere? A quale condizione?

Ascoltando l'orazione funebre del card. Ravasi a Giorgio Napolitano, mi è tornata alla mente un'altra orazione funebre, quella di J. P. Sartre all'amico Merleau-Ponty. E' stata ripubblicata di recente sotto il titolo "Merleau-Ponty vivo". Giorgio Napolitano ha confessato al card. Ravasi di aver abbandonato la pratica religiosa da giovane. Sartre ha  scritto che Merleau-Ponty aveva lasciato da giovane la comunità cristiana, e da adulto non aveva voluto entrare nel partito comunista, pur condividendone lo spirito. Sartre dice che Merleau era rimasto due volte deluso.

Ma, deluso dal che cosa o dal come?     Nel come c'è sempre la relazione ed il suo senso.

La morte è morta per mancanza di verità, di libertà, di giustizia. Se la morte muore, anche la vita muore. Perchè la vita possa vivere, occorre che la morte viva, perchè è dalla morte che la vita nasce e rinasce, anzi risorge. Se manca l'amore alla verità, alla libertà e alla giustizia, "la morte e la vita non si affrontano più in duello" e nessuna delle due sopravvive.  La morte viene uccisa dalla mancanza di vita; e la vita non è più vita per mancanza del morire. La morte non è la contraddizione della vita, ma il suo opposto, come polo nord e polo sud, artico e antartico.

La comunità è morta per mancanza di verità, di libertà e di giustizia. Questa triplice mancanza accomuna la comunità alla morte, impedisce alla comunità di vivere. Colui che abbandona la comunità, lo fa perchè non trova più in essa la vita, cioè una libertà viva, una giustizia viva, una verità non ipocrita.  La morte può essere soltanto un passaggio, non uno stato permanente; se lo fosse, impedirebbe la vita. Neppure nella famiglia si trova più la comunità; troviamo soltanto individui che perseguono obiettivi egoistici. Il motivo? Verità, libertà e giustizia sono principi attivi che crescono soltanto nella relazione comunitaria.

La politica è morta per mancanza di verità, di libertà e di giustizia. Sartre ha confessato che Merleau-Ponty si orientava nella politica molto meglio di lui, nonostante Sartre fosse entrato nel partito comunista e Merleau-Ponty non vi fosse mai entrato. Erano stati due saggi di Merleau-Ponty a mettere in luce la verità, la libertà e la giustizia. Un testo è Umanismo e terrore, dove Merleau-Ponty denunziava il leninismo e soprattutto lo stalinismo (che aveva messo a morte 10 milioni di cittadini russi), il dominio del partito e del regime sul popolo. L'altro testo Le avventure della dialettica metteva in relazione la coscienza di classe e le esigenze di libertà, giustizia e verità da parte del popolo, tenuto allo scuro dei disegni della politica.

La morte, la comunità, la politica possono risorgere? Possono tornare ad essere attrazione di vita? Ad una condizione: quella di perseguire con passione la verità, la giustizia, la libertà. L. Althusser, autore del Per Marx , lo aveva espresso molto bene, alla fine della sua vita,  in due articoli pubblicati su Le Monde, tradotti in italiano sotto il titolo Quel che deve cambiare nel partito comunista. Nulla cambiò, nessuna passione si riaccese per la verità, la libertà e la giustizia. Il comunismo messianico morì e ciò che gli succedette fu un socialismo libertino, non più marxista ma freudiano, un populismo senza più una politica economica. Ora, una politica economica la si può  reinventare soltanto insieme ad  un tessuto storico-culturale. Reinventando la rivoluzione e facendo risorgere dalla tradizione ciò che non può morire senza che muoia anche l'umanità. Ricominciando appaunto dalla verità, dalla giustizia e dalla libertà. 

                                   Don Carmelo Guarini

venerdì 23 agosto 2024

Il Vangelo non tramonta

 Ero bambino. Adesso sono vecchio. Da bambino mi piaceva Gesù; e mi piaceva più di quanto piacessi a me stesso! Adesso che sono vecchio, e qualche somma occorre tirarla senza dare i numeri, posso dire che è l'unico che non mi ha mai deluso. 

Le sue parole non mi hanno deluso! "Non sono venuto per giudicare e condannare il mondo, ma per salvarlo".  Vale la pena donare qualcosa al mondo e morire per salvare il mondo!

Del mondo sì,  sono deluso.  Sulla riuscita del mondo senza Gesù Signore non ci scommetterei! "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me (...)   e chi ama la sua vita più di me, non è degno di me".  Se questa parola ho scommesso e non sono deluso!

Perchè in occidente il cristianesimo tramonta? Perchè alla cristianità non si è più interessati? Perchè si confonde il cristianesimo storico con il Vangelo eterno? Perchè la relazione con Gesù non attrae ed il suo Vangelo è sezionato come su un tavolo anatomico?

La critica della ragion pratica di Kant confonde tra eteronomia e relazione; difende l'autonomia dell'etica e condanna l'eteronomia della relazione. Kant dice qualcosa di nuovo rispetto a Pelagio? Agostino nel Contra Pelagiun aveva detto che la morale è necessariamente eteronoma, perchè si basa sulla relazione tra Io e Dio. L'etica autonoma (e la virtù naturale) è illusione dell'Io!

Non era stato il pensiero cristiano a introdurre l'idea di persona? La persona è relazione; non è individuo isolato, nè perso nella massa. Si entra in relazione con l'altra persona se si è unificati interiormente, e se si vive esteriormente ciò che si crede interiormente. Allora è facile vivere la relazione con l'altra persona : l'agàpe dona la comunione trinitaria.

La seconda idea che il pensare cristiano ha introdotto nel mondo è la comunità universale (cattolica): supera l'etnia (il gallicanesimo, la comunità catara dei perfetti, la setta evangelista,  ...). La comunità cristiana universale vive il Vangelo e l'Agàpe in Italia, in Giappone, in Uganda, a Mosca e a Kjjv, a Gerusalemme e a Teheran.

La terza idea : Dio entra nella storia, non nel mito. Il mito si può solo immaginarlo. Il vangelo si può viverlo. Gesù è contemporaneo, perchè è stato storico. Se fosse stato soltanto storico, non avrebbe avuto  seguito oggi. Colui che crea la relazione, oggi , tra un Io e Gesù è la Spirito Santo, il mediatore interiore e assoluto. La Chiesa è soltanto una mediazione esteriore: se non obbedisce allo Spirito Santo e segue il mondo, non è più mediatrice!

Alla luce del Vangelo del Figlio e della guida dello Spirito Santo , la Chiesa in ogni tempo reinventa il come (Wie) vivere la persona, la comunità, la storia.

                                Don Carmelo Guarini


mercoledì 21 agosto 2024

La rivoluzione cristiana

Cos'è una rivoluzione ?

E' un evento di cambiamento che sconvolge  un rapporto di potere consolidatosi e tramandato da una generazione all'altra.

Cosa rende una rivoluzione desiderabile? 

La speranza che si possano creare relazioni nuove, dal momento che le relazioni precedenti sono divenute illusorie per mancanza di fiducia e di interrelazione reciproca.

Quella di Gesù Signore è stata una rivoluzione spirituale (dalla Legge all'Amore), politica (dalla disciplina della Legge alla creatività dell'Amore), culturale (dalla libertà anarchica dell'individuo alla creatività di una relazione nell'amore). 

Perchè quella di Gesù Signore si può dire una rivoluzione? Perchè si pone in discontinuità con la cultura e con la prassi, in una parola con la tradizione ebraica, greca, romana. La tradizione ebraica, greca e romana era diventata opprimente, giustificava la schiavitù (il padrone e il servo) e il potere (alcuni comandano, altri obbediscono), decretava fatale la differenza tra ricchi e poveri. Ancora: la cultura antica esaltava la repressione e vanificava la relazione di fiducia e di riconoscimento reciproco. 

La rivoluzione che Gesù Signore porta, cura le ferite ma non ne crea di nuove. Gli scartati si rendono protagonisti, uscendo dalla rassegnazione, e nell'amore trovano la libertà di decidere e di agire.

Nell'esercizio della libertà si riconquista la relazione di fede o di fiducia con Dio e con l'umanità ferita, ma questa relazione è vissuta ora nella dimensione dell'amore. Prima dominava l'autorità della Legge che giustificava la repressione e non lasciava spazio alla libertà dell'amore. Ora (Il Vangelo è la vera novità di vita) , nella relazione libera e di fiducia, l'amore si affida più alla creatività dello Spirito che al dominio della Legge. La tradizione non viene abolita, come non viene abolita la Legge, viene trasformata dall'interno.

 La prima rivoluzione non è cambiare il mondo, ma se stessi: lo sguardo cambia il modo in cui giudico e agisco! Si può superare l'ossessione del tramonto e della decadenza? Occorre saper vedere il nuovo che apre il futuro!  Pascal diceva che il ressentissement (la convinzione profonda) equivale al se donner (il donarsi) .  Il cristiano tiene sempre insieme, in maniera stretta, ciò che crede e ciò che vive!

                                                        don Carmelo Guarini

La formazione vale ancora?

 Il punto di partenza è sempre la propria esperienza. C'è ancora bisogno di formazione, dal momento che ognuno sembra preferire essere autodidatta, ossia il costruttore di se stesso?

E' cambiato il come formarsi e formare: non bastano la curiosità e il coraggio, servono soprattutto il confronto e l'incontro, ossia lo sviluppo delle relazioni.

Si può correggere anche un grande filosofo? Si può provare! N. Berdiaev ha lasciato scritto nella sua Autobiografia spirituale: "Kant è un filosofo molto cristiano, più cristiano di Tommaso d'Aquino. La filosofia cristiana è la filosofia del soggetto e non dell'oggetto, dell'io e non del mondo ...". (p. 105)

Ciò che Berdiaev non aveva colto in Kant è il pelagianesimo. Agostino aveva mostrato non solo in astratto ma per la sua stessa esperienza che la Grazia mostra la necessità della relazione dell'Io con Dio. Senza il dono di Dio, l'uomo rimane nel vuoto, gli viene a mancare la relazione essenziale di cui ha bisogno la sua esistenza. La filosofia cristiana è la la filosofia della relazione tra Dio e l'Io.  Difatti il primo mistero della fede cristiana, Dio Uno e Trino, rivela che il Padre non può esistere senza il Figlio, ed il Figlio senza il Padre, ma il loro essere e continuare ad esistere è amore reciproco; lo Spirito Santo è un'altra Persona grazie al fatto che in Lui Il Padre e il Figlio sono Uno, pur rimanendo distente come Persone.

Il distacco è la virtù più grande, diceva Meister Eckhart. Ma basta il distacco per progredire nell'amore e nella comunione? Non basta!

La povertà è il distacco dalle cose.

L'obbedienza è il distacco dell'IO.

La castità è il distacco dalle persone. 

Il distacco valorizza la solitudine, è in essa che il distacco si sviluppa. Ancora: il distacco elimina gli appoggi e le stampelle dell'esistenza. Ma, per vivere l'amore e la comunione , per sviluppare l'esistenza, occorre reimparare ogni giorno ad amare, ossia continuare a donare a fondo perduto. Il dono materiale è il più facile.  Il dono spirituale è più complesso: "Essere perfetti come il Padre" richiede il superamento del perfezionismo (l'atteggiamento pelagiano), lasciare andare (Verlassenheit) il proprio progetto per seguire il disegno di Dio. 

Se il sacramento non diventa vissuto, rimane un rito. L'Eucarestia deve far crescere l'amore e la comunione tra le persone; se ciò non avviene, rimane rito inefficace. Il sacramento della penitenza deve portare luce al penitente; forse è stato abbandonato perchè non ci sono più confessori in grado di guidare e illuminare.

La formazione rimane ancora una necessità e un bisogno: da unidirezionale diviene scambio reciproco di doni.  Vita di relazione e di comunione: ciò che dono all'altro di luce viene dalla mia espereinza, ciò che l'altro dona a me di luce viene dalla sua esperienza.       Ci si forma reciprocamente: i figli imparano dai padri e i padri dai figli. Tutti in formazione, mai arrivati. Il discernimento è l'apertura più grande;  chiede che si spalanchino le braccia e il cuore , proprio come l'offerta di Gesù Signore sulla croce.

                                   don Carmelo Guarini



martedì 20 agosto 2024

La crisi dopo l'apogeo

 Il Novecento rappresenta per la Chiesa un tempo di cretività intellettuale e spirituale, paragonabile al IV secolo e al 1200. La ricerca teologica che confluisce nel Concilio Vaticano II e la nascita di oltre 50 movimenti ecclesiali. 

Ma una cosa è il vedere, altra cosa è realizzare ciò che si è visto. Il verbo greco idein è  vedere un progetto allo stato iniziale (Wittgenstein diceva : "Non pensare. Guarda") ; il verbo theorein è un'anticipazione dello sguardo sul progetto compiuto.

La conoscenza non elimina il mistero; tra il conoscere e il realizzare ciò che si è conosciuto rimane un imprevedibile, che è proprio un'espressione del mistero. Dopo una conquista intellettuale o dopo l'apparizione di un carisma, i quali mostrano la visione di un apogeo, sopraggiunge una crisi che sembra mettere tutto in discussione. E tuttavia bisogna capire che la crisi non è demolizione del tutto che si è visto. La crisi tenta piuttosto un approfondimento di ciò che si è visto, per rendere possibile la concretizzazione di quello che si è visto.

Fanno male tutti coloro che parlano soltanto di tramonto dell'occidente, del cristianesimo; finiscono per creare un'idea ossessiva che non lascia più spazio al rilancio, alla creatività. 

L'indignazione suscita la creatività. Il tipo creativo s'indigna nei confronti del tipo scettico (che si lascia dominare dal dubbio) e nei confronti del tipo dogmatico (che rimane vittima o prigioniero dell'autoritarismo e della tutela che esercita su di lui). Il tipo creativo non è l'anarchico che distrugge ogni istituzione; si lascia guidare piuttosto dallo Spirito che intende rivitalizzare ogni istituzione che esercita un servizio al bene comune. Il tipo creativo approfondisce la visione e la pratica della giustizia, della relazione tra persone e popoli, l'autenticità dell'esistenza. 

Abbiamo capito che le filosofie del tramonto hanno evidenziato soltanto le malattie dell'occidente e del cristianesimo, non hanno invece proposto come uscire dalla crisi, anzi hanno tacciato di ingenuità i pochi che proponevano terapie di guarigione per la psiche e lo spirito. Il sogno infranto sulla possibilità del cambiamento ha creato un clima depressivo nella massa; si è percepita una rinunzia a governare la crisi. Lo spirito è sbeffeggiato, messo fuori gioco, non se ne parla neppure. Si parla e si vive alla giornata: ci si occupa di particolari, di dettagli, l'insieme sembra svanito. 

La crisi è una sfida che il tipo creativo prende sul serio; invece il tipo scettico e il tipo dogmatico si lasciano sfuggire il nuovo che proprio dalla crisi può venire fuori. La teologia cristiana del Novecento e i movimenti ecclessiali carismatici proprio nella crisi fanno esperienza del nuovo che sono chiamati a veicolare. La relazione col diverso, l'approfondimento dell'interazione tra teoria e pratica, il rilancio del sogno che elimina lo stato depressivo, questo e altro ancora esprime la gratitudine verso la crisi. Una metafisica della contingenza apre alle sorprese dello spirito.

                         don Carmelo Guarini

lunedì 19 agosto 2024

La solitudine impedisce la comunione?

 C'è una solitudine che è percepita come una disgrazia. E c'è una solitudine che viene ricevuta come una chiamata.

Kierkegaard , nel Diario, afferma :"In certi momenti si sente in modo tutto particolare com'è duro essere soli al mondo. Vidi poco fa una povera fanciulla che si recava sola soletta alla Chiesa  per ricevere la Confermazione. Vidi un vecchio al quale era morta l'intera famiglia , portare al cimitero il nipotino, l'unica sua consolazione , in una bara sotto il braccio; e di lì a poco lo rividi seduto nel cimitero come una croce piantata sopra una tomba di famiglia."

Non c'è modo migliore per ritrovarsi in comunione col prossimo che trovare se stessi nella solitudine. Si scopre così che la solitudine non è una sventura, ma una chiamata di Colui che ha creato la solitudine perchè ognuno possa essere se stesso, e ha creato la comunione perchè la relazione possa giungere alla pienezza. 

Se la solitudine è una chiamata, quale può essere la risposta umana? L'esistenza è l'evento decisivo, il fenomeno che sisviluppa più nel dono che nel calcolo.  Contestando questo mondo e questa società in quanto corrotti, l'esistenza umana, unica e irrepetibile, afferma che nel dono c'è sempre un guadagno; invece, è proprio nel calcolo che si perde. 

Manca la comunione quando ognuno non riesce a vivere la solitudine.  Infatti, la prima comunione è con se stessi: la luce, la pace anzitutto in se stessi. Quando la confusione interiore svanisce, quando la tenebra si dilegua, quando il patire ha trasformato l'homo sapiens in homo patiens, allora non c'è più nulla che possa togliere la pace,  "nè morte, nè vita". La trasformazione interiore che il distacco opera non lascia più spazio all'amore di sè. Il distacco apre alla relazione e alla comunione. Purchè si sia sinceri, anzitutto con se stessi, e poi  sinceri con tutti.

L'esistenza umana è un'esperienza sia di solitudine sia di comunione: uno scavo in profondità impedisce di eliminare l'uno o l'altro termine. Tanto più profondo è lo  scambio della comunicazione quanto più sincera è stata l'esperienza della solitudine.  La comunione non si sviluppa se uno si appoggia all'altro come ad una stampella.         E tuttavia la comunione non è questione di organizzazione; è soprattutto l'amore che mantiene in piedi il proprio se come il se dell'altro. 

                             don Carmelo Guarini

domenica 18 agosto 2024

La fede e il vuoto

 Perchè Dio chiede la fede e non offre una dimostrazione certa della sua esistenza ?

Perchè Gesù Signore non impone una legge da seguire, ma lascia la libertà di vivere o meno l'amore?  (Dice il Vangelo: "amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi").        Non impone,  propone.

Margherita Hack confessava ad Antonino Zichichi : "L'ateismo è una fede, non è una scienza. Io credo nel nulla."

La fede - fiducia è un fondamento della vita senza il quale non si può diventare ricchi ma neppure si può scegliere di essere poveri; senza fede non si può esercitare il potere, ma neppure il servizio; senza fede non si può possedere cose e progetti, ma neppure si può donare e perdonare!

Perchè la fede è così fondamentale? Perchè è un'espereinza di trasformazione : riempie un vuoto, che è il maggior nemico dell'esistenza umana e della sua intelligenza.

Il vuoto è simile al caos: non viene fuori  nessuna legge, nessun ordine, nessuno sviluppo (tanto meno un'evoluzione ermafrodita). Dal caos non viene fuori nè la materia inanimata nè quella animata. Dal vuoto non può nascere nulla di intelligente, nessun evento che sia dono, vita, futuro.

Nella fede si manifesta la verità e la menzogna. Il potere del denaro è tutto? Il potere del sapere (la scienza) è tutto? Il potere del potere (dominio) è tutto? Non c'è una verità della povertà che risolve problemi che il denaro non riesce a rivolvere? Non c'è una sapienza di vita che edifica là dove la scienza gonfia ogni cosa con arroganza? Non c'è un servizio che dona senza bisogno di dominare?

Nella fede si rivela la forza di una relazione: dai fiducia e ricevi fiducia! In fondo, i maestri del sospetto hanno soltanto smascherato un'ipocrisia, ma introducendone un'altra. Marx ha posto il sospetto sulla generosità del capitalismo, ma non ha delineato come combatterlo: la giustizia senza la verità e l'amore non genera pace. Freud ha posto il sospetto sulla coscienza, ma l'inconscio non da risposte al vuoto di una vita senza senso. Nietzsche ha posto il sospetto sulla morale, ma così tutto diventa vuoto, "notte, buio, freddo". Darwin ha voluto combattere la fede nella creazione divina con la fede nell'evoluzionismo: dogma la creazione, dogma l'evoluzione. 

                                               Di vuoto si può morire!  Di fede si vive!

don Carmelo Guarini