sabato 29 ottobre 2011

meglio dell'indifferenza...

odio e amore sono meglio dell'indifferenza: il cuore vive ancora, se è capace di odiare e di amare. l'indifferenza è come un anestetico o un narcotico: fugge ogni incontro e ogni impegno, per paura di mettere in gioco la propria vita.
potrebbe essere un guadagno e una conquista, l'indifferenza, se considerasse distacco e passività come l'altra faccia dell'impegno attivo. nel cuore, sistole e diastole sono due movimenti di una stessa funzione. in psicologia, dare e ricevere impediscono l'atteggiamento autistico. nella vita dello spirito, comunicare esperienze vissute vince odio e indifferenza, e attiva l'amore. la tecnologia ed il positivismo ci hanno resi un pò malati d'azione e più ancora d'apparire. ogni incontro decisivo e ogni evento incisivo nascono da una forte motivazione interiore. il don

comunicare esperienze

l'esperienza umana e spirituale è un argomento difficile e quasi impossibile da contestare. l'esperienza, in quanto vissuto, è ormai fissata come evento non più modificabile. in tal senso, l'abisso del peccato è un inferno, ed il sublime della grazia è un paradiso. chi permane nell'abisso del peccato, continua a fare esperienza dell'inferno. e chi trova il coraggio di rispondere alla grazia, riesce a sperimentare la sublimità del paradiso. la catechesi cristiana viene abbandonata dagli educatori, nel momento in cui non riescono a comunicare esperienze di vita cristiana. genitori che non sanno insegnare a pregare e delegano questo impegno a catechisti con poca esperienza di vera preghiera, fanno un grave danno ai loro figli, ossia fanno loro mancare un nutrimento. la preghiera si alimenta alla parola di Dio. chi ignora il vangelo, ignora Cristo, e non sa più pregare e vivere da cristiano. parole chiare e vere servono ancora a noi, idolatri della tecnologia! il don

sabato 22 ottobre 2011

la provocazione

il conformismo impedirebbe ogni crescita, se la provocazione non cercasse di tirar fuori dal condizionamento colui che è succube della pressione culturale.
si può e si deve lasciare libertà di seguire le mode e i conformismi a colui che non desidera altro. ma a colui che è alla ricerca della libertà e di un ideale più grande, occorre dirgli che non potrà raggiungere quell'obiettivo, se non ne abbandona altri più piccoli e miseri.
mettersi insieme per salire più in alto, rompendo gli schemi di un agire ripetitivo ormai incapace di progettare avvenire.
il conformismo soffoca e isterilisce: le tante cose tolgono il respiro; e la ripetizione di stereotipi partorisce il nulla. la provocazione per uscirne! il don

la sfida culturale

la sfida tecnologica sarebbe già perduta, se non puntasse a creare un nuovo umanesimo. la persona umana e la comunità scopo imprenscindibile di ogni nuova azione e iniziativa. custodia e cura del creato, ambiente per conservare e accrescere la vita. la memoria storica, ossia l'autorità della tradizione, per non fare del presente un carosello, e del futuro un'utopia. la sfida culturale è radice e fondamento della sfida tecnologica: la relazione tra persona e persona regola ogni dimensione della vita, dal lavoro alla famiglia, dalla manifestazione sociale al rito religioso. la relazione è sempre in crescita: ridistribuisce la ricchezza, quando essa si fosse concentrata nelle mani di pochi a scapito dei molti; ridisegna i diritti politici e sociali, quando essi fossero diventati pura apparenza per molti e realtà per pochi; ricomincia a dire la verità con coraggio e senza paura di perdere alcunchè. la tecnologia deve allearsi con la cultura, se tiene a creare un nuovo  umanesimo. il don

mercoledì 19 ottobre 2011

silenzio e incontro

si crede solitamente che un incontro nasca dalle tante parole. è vero invece il fondamentale: la parola nasce dal silenzio. certo, senza l'amore, il silenzio non potrebbe generare la parola. la relazione tra padre e figlio è emblematica di questa generazione: il padre dice al figlio: io ti amo generandoti, perchè tu possa amarmi a tua volta. tuttavia la parola che genera non è: amami; ma piuttosto: io ti amo, perciò ti genero. il padre dice al figlio la parola amore in silenzio, cioè con un atto che dice tutto, e tuttavia lascia al figlio il potere di parlare. l'unica parola che il figlio può dire, fondamento di tutte le altre parole, è "gratitudine", cioè "ti ringrazio della generazione e dell'amore che è dentro la generazione". senza questa parola fondamentale, "grazie", tutte le altre parole del figlio sarebbero vuote, sarebbero nulla. ciò che fa vivere le altre parole, è la parola che il figlio mette in tutte le altre: io ti amo perchè tu mi hai amato per primo. è il mutuo riconoscimento! il don