mercoledì 20 settembre 2023

Da una figura ad un'altra

 La figura del capro espiatorio è prevalente nella teologia del Primo Testamento e dell'antica alleanza: il sacrificio di un animale placa la giustizia divina per la colpa commessa; ma il capro espiatorio è anche quella città o quel popolo sul quale cade il comando divino dello sterminio da parte del popolo eletto, Israele.

Gesù Cristo, e tutto il Nuovo Testamento lo attesta, supera la figura del capro espiatorio; la figura del servo soffferente che Egli assume, mostra una diversa immagine di Dio, non più quella dell'onnipotente, ma quella del servo sofferente che riscatta l'essere umano impotente. 

Dal punto di vista filosofico chi è il capro espiatorio? Paul Ricoeur rispondeva: "Colui sul quale tutti si accordano per escluderlo, al fine di preservare l'unità del gruppo. Nel cristianesimo, il gruppo è fondato da una vittima (sulla scia del Servo sofferente) che è stata esclusa dagli altri, ma che proprio accettando di essere esclusa ha denunciato e messo a nudo il sistema del capro espiatorio."

Il cristiano che parte o riparte dalla straordinaria esperienza di "Gesù Cristo, che ha scardinato  tutto il sistema sacrificale dell'antico rito", divenendo Egli stesso vittima e sacerdote, si ritrova non in uno sterile vittimismo ma in un investimento dello spirito, che consente di essere più liberi e creativi.

Se la filosofia e la teologia riprendono il dialogo, ponendo ognuna domande nuove, quelle che rispondono ai bisogni dei tempi, allora non rimangono discipline per pochi iniziati, ma ridivengono una sorta di conversazione comune tra gli umani. Questi divagano e si distraggono col chiacchiericcio ed il pettegolume fin tanto che non fanno esperienza del potere dell'intelligenza e del coraggio che viene fuori quando si prende posizione. 

                                                don Carmelo Guarini

lunedì 18 settembre 2023

La questione vitale e il nodo

 Aristotele, il filosofo ateniese metoicòs (Platone aveva la cittadinanza per nascita, Aristotele se la conquistò con la  cultura), diceva che il nodo può essere sciolto se si capisce come è stato fatto. Ossia,  i diversi nodi ( nodo   scorsoio, o da  marinaio, o borromeo ) non possono essere sciolti  tutti allo stesso modo! Ogni nodo va sciolto nel modo suo proprio.

La questione vitale è risolvere il problema. Se il mito del progresso inarrestabile (questa era la predicazione dell'illuminismo, perciò considerava l'educazione la chiave per l'affermazione di questo mito) aveva creato un'illusione smentita poi  dalla realtà nei fatti, un altro mito più pericoloso oggi tenta di affermarsi, ossia il declino inevitabile della civiltà occidentale, più pericoloso perchè crea un clima depressivo. 

Mettere a fuoco la questione vitale, per sciogliere il nodo, significa riuscire a vedere il punto debole dello spirito del tempo ed il punto forza del tempo dello spirito. Se l'umanità intende divenire più spirito e meno scimmia, deve scoprire il luogo d'incontro.

Dov'è il luogo d'incontro tra un'utopia da mobilitare ed un realismo da custodire? Cosa comporta il fatto che il luogo d'incontro è stato spostato dal reale al virtuale? Non si può predicare un ideale se non facendo i conti con la realtà. Il che non significa che occorra accettare come inevitale il paradigma del calcolo e come utopico il paradigma del dono. Occorre individuare il punto debole del virtuale: l'immagine e la finzione che conducono ad un aumento di violenza verbale e fisica, ad un'alterazione della relazione per l'inflazione dei conflitti. Non basta! Occorre scoprire creativamente il punto forza dello spirito per superare la diffusa predicazione del tramonto della civiltà occidentale (Il tramonto dell'occidente di Spengler, L'uomo senza qualità di Musil). Non basta la diagnosi, occorre la terapia. Nietzsche non poteva darla, perchè gli mancava la speranza dello spirito ed il senso cristiano della storia). 

Se il cristianesimo ricomincia a far dialogare la filosofia e la teologia, può rimettere in moto la ricerca sul tempo, sulla storia, sullo spirito. Al tempo ciclico e al tempo lineare può aggiungere il tempo a spirale. Alla storia che si è nutrita della tradizione può aggiungere la storia che riflette sulla rivoluzione e ne anima il movimento. Allo spirito del tempo ( lo ZeitGeist) può far scoprire il tempo dello spirito. Due questioni vitali si agitano ancora nel nostro tempo: una è quella femminista, l'altra è quella giovanile. Dare la parola alla donna e ai giovani cosa vuol dire? Il fatto è muto sino a quando non diviene evento; ciò che consente questo passaggio è l'investimento che si fa nel logos, nel dialogo (che è il movimento del logos). Se crescono violenza fisica, verbale, economica; se la civiltà è depressa, vuol dire che non si è investito abbastanza nello spirito e nel dono. Un esempio della cattiva politica italiana: il superbonus è stato un latrocinio di 100 miliardi alla comunità italiana; il calcolo ha prevalso sul dono. Non basta la partecipazione alla vita pubblica, come auspicava Aristotele nel trattato sulla Politica; la partecipazione è incentivata se si aggiunge il senso della comunione e della donazione. La parola chiave Koinonia promuove il senso civico (così Aristotele), ma se non è animata dall'agàpe, illude e poi delude per il prevalere dittatoriale dell'immagine e della finzione.

Il nodo della questione vitale umana, la sua evoluzione, non potrebbe scioglierla neppure una scimmia robotica, una macchina con una conoscenza di algoritmi. Il cristianesimo aveva iniziato una grande sintesi tra la conoscenza e l'amore. Da questa sintesi nessun essere umano dovrebbe essere escluso.

                                       don Carmelo Guarini