domenica 30 dicembre 2018

Nuovo Inizio

Un nuovo anno, che inizia, suscita l'aspettativa di un nuovo inizio.
Questo inizio è collegato ad un termine tedesco, Besétzung (investimento), che ingloba due   significati, uno proveniente dall'economia, l'altro dalla psicoanalisi (nel senso di investimento psichico).
L'investimento è una specie di provocazione nei confronti del conformismo
e della rassegnazione (=lasciare le cose come sono, perché costa troppa fatica
d'intelligenza e di cuore mettere mano per cambiare).
Ma occorre investire bene, senza pressappochismo ed evitando di pasticciare!
Il buon investimento chiede che si verifichi se l'obbiettivo sia stato raggiunto nel risultato: ossia se ci sia stata, nella dimensione personale e in quella comunitaria,
un'apertura, un uscire fuori da se stessi per incontrare l'Altro  e gli altri.
Quell'uscire fuori di sé, che i concittadini di Gesù ( i Nazaterani) avevano colto molto bene, anche se nel rovescio: "E' pazzo! E' fuori di sé!", dicevano, come riferito dai Vangeli.
L'investimento più urgente sembra essere la formazione cristiana: c'è una grande ignoranza di fede e di vita cristiana, non solo nei ragazzi e nei giovani, ma soprattutto negli adulti, che da decenni, o forse da un secolo, sembrano rassegnati al "come viene viene", al "fai da te", alla rinuncia a trasmettere (alla tradizione come al tramandare ciò che si è ricevuto).  Non si può creare futuro se non ricreando il passato!        Riguadagnare la tradizione nella dimensione interiore
Avere il coraggio di dire apertamente ciò che si pensa, senza rifugiarsi nel bunker del gruppo e dell'anonimato omertoso. Investire in comunità!
  Auguri per questo anno nuovo!
     il don

lunedì 24 dicembre 2018

Natale francescano!

Duns Scoto, filosofo e teologo francescano della Scozia, vissuto tra il 1200 e il 1300,
ha teorizzato l'Incarnazione di Dio come un accrescimento di amore nella creazione e nel mondo.
La redenzione in riferimento al peccato sarebbe soltanto il fine secondario, o meglio ancora, la diretta conseguenza dell'aumento di amore nel mondo!
Questa visione toglie anche di mezzo la contorsione moralistica e giuridica presente in una redenzione ossessionata dall'idea di peccato.
Dio si fa Uomo per far crescere l'Amore nel mondo e nella creazione: e lo fa abbassandosi, umiliandosi, annientandosi!
Ora l'amore appare nella veste di servizio più che di potere-dominio.
Che cosa rivela il Dio onnipotente che si fa Bambino e diviene  segno della vulnerabilità e della fragilità?    Di non essere il creatore di se stesso, ma di aver ricevuto tutto dal Padre: dapprima, generato dal Padre; poi grazie allo Spirito, fatto uomo.
Sembra una cosa da niente la coscienza di "aver ricevuto tutto" dall'Amore; invece, è la sola realtà che consente di dire: " Padre, sono qui per fare la tua volontà", ossia amare tutta l'umanità!  Tutto il dolciastro è tolto!  Franciscus docet!
      il don

mercoledì 19 dicembre 2018

Relazioni!

Le relazioni autentiche, sincere, trasparenti sono la condizione senza la quale la comunità non può esistere.
Se si vuole ricrearla, occorre ricominciare da lì!
Puntare su quei fondamentali, le relazioni, che valgono più del denaro, del prestigio o del successo, del potere e di qualunque altra stramberia che l'umanità s'è inventata per apparire, e così alimentare la vanagloria (da non confondere con quella che la psicoanalisi chiama "necessaria stima di sé").
Sulle relazioni autentiche, sincere, trasparenti puoi costruire l'oggi e il domani della comunità civile e religiosa!
Per il cristianesimo, poi, quelle relazioni hanno il loro modello nientemeno che nel primo mistero della fede: Unità e Trinità di Dio.  In antropologia: non c'è unità senza riconoscimento della diversità; ma la diversità deve tendere all'unità, se non vuole rimanere nel caos della frammentazione.
         A Natale teocentrismo e antropocentrismo vengono a coincidere nel cristocentrismo!        Divino e umano mai così vicini!
                            il don

lunedì 26 novembre 2018

INVITO per il 9 dicembre

Il 9 dicembre, alle ore 19, nella chiesa dell'Immacolata a Mesagne:
                              riflettiamo sul tema
L'incontro, non la confusione tra le generazioni, a partire dall'evento
rivoluzionario contemporaneo, ossia il Web (la Rete).
             Relaziona don Carmelo Guarini, autore del libro:
                 L'evento - la sfida - il noi.
             (il libro sarà offerto in dono ai presenti).
             Occorre riaprire un dialogo umano e cristiano tra generazioni!
Sarà presente l'Arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons. Domenico Caliandro,
il quale offrirà in conclusione alcune osservazioni.
Dopo questa prima lettura, si potrebbero organizzare altri incontri  per
approfondire la comunicazione  tra adulti e giovanissimi, a partire dalla lettura di testi che il libro offre.
L'incontro è aperto a tutti coloro che sono interessati.
            don Carmelo Guarini

sabato 17 novembre 2018

Città e chiesa in dialogo

20° anno Fondazione Biblioteca Ecclesiale Mesagne.
24 novembre 2018  ore 18,30-20 nella chiesa dell'Immacolata:
un incontro aperto a tutti sul tema  Città e chiesa in dialogo.
Animano l'incontro:
Gerardo Coppola, chitarra
Maria Rosa Laterza, soprano
Patrizia Taurisano, pianista
Giovanna Bozzi, critica d'arte
Chiara Flumian, lettrice
Don Carmelo Guarini, presenta e commenta brani del libro.
La biblioteca ecclesiale è a servizio della città.
Ma occorre incontrarsi per ricostruire la comunità,
per ricreare relazioni autentiche, per far comunicare
mondi chiusi in se stessi  (giovani e adulti, credenti e atei,
intellettuali e operai, preti e laici ..............).
     don Carmelo Guarini

domenica 28 ottobre 2018

La partita!

Prima del sinodo dei vescovi su "i giovani e la fede", la partita tra papa Francesco e la Curia risultava : uno pari.
Dopo il sinodo di ottobre, papa Francesco ha rimontato: due a uno. E si è trascinata dietro la Chiesa "madre e maestra", che non dev'essere spregiata, anche quando i suoi figli  sono peccatori. Così la "casta meretrix" rimane immacolata per come l'ha fatta il suo Signore e fondatore, ma peccatrice nei suoi membri, ancor più bisognosa di dono e perdono.
I padri sinodali hanno abbracciato quell'orientamento che papa Francesco aveva dato all'inizio: porsi nei confronti dei giovani in atteggiamento di accoglienza e di ascolto. Con questa testimonianza cresce "l'amore reciproco", il "comandamento nuovo" che Gesù ha lasciato in dono ai suoi discepoli di ogni tempo.
La partita, ora, si allarga : chi la vincerà tra il mondo e la chiesa? Se si dà fede e fiducia alla parola di Gesù "Io ho vinto il mondo", il risultato è già annunziato.
Basta che non manchino: la pistis, l'agàpe, l'elpis.  Tutto il resto lo faranno le Persone della Santissima Trinità : il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.
      il don

sabato 13 ottobre 2018

INCONTRO

                   SABATO 27 ottobre ,  ore 19,30
presso l'ex Convento dei Cappuccini (via Reali di Bulgaria)
                 un Incontro - Seminario sul tema "Credere - Donare - Formare Comunità",
con la lettura ed il confronto su alcuni brani del libro di don Carmelo Guarini
                               Il gioco- la crisi - la svolta.

La testimonianza della fede nella vita e negli ideali -  Il passaggio dal paradigma del
calcolo al paradigma del dono - Fare Comunità nell'incontro tra generazioni, superando
indifferenza ed egoismi.
       Ingresso libero.  Il libro è offerto in omaggio dalla Fondazione Biblioteca Ecclesiale: un dono per la crescita della comunità nel paese.
                        Incontriamoci per costruire insieme il futuro della comunità.

sabato 29 settembre 2018

COMUNICAZIONE !

La comunicazione svolge una funzione fondamentale nella crescita intellettuale ed esistenziale; ma occorre  passare dal paradigma dell'insegnamento al paradigma dell'apprendimento.
Infatti, se c'è una catastrofe dell'apprendimento, il motivo va ricercato nella catastrofe dell'insegnamento. Non s'insegna più niente quando si stacca la teoria o la tecnica dalla pratica.
La prima pratica, l'esperienza fondamentale dell'insegnamento e dell'apprendimento è costruire relazioni profonde, in modo che la comunicazione non resti tra anonimi.
Insegnamento e apprendimento esigono il reciproco riconoscimento, lo scambio di
fiducia e di rispetto; esibire soltanto le proprie competenze significa suonare il registro dell'esibizionismo narcisista!


                  CREDERE  -   DONARE  -  FORMARE COMUNITA'.
Queste tre verbi sono collegati al fare comunita'.
Il verbo dice azione, a differenza del sostantivo che denota staticità.
Per sconfiggere l'individualismo dominante, per uscire dalla chiusura nel privato e nel gruppo blindato (il familismo, il partitismo clientelare, il conformismo religioso), occorre formare comunità.  Ossia, iniziare un percorso del credere e del donare.
Credere nel futuro, donare tempo ed energie per formare comunità. Nessuno può pensare di risolvere da solo i propri problemi.  Il Noi può realizzare ciò che Io da solo e Tu da solo non si potrà mai raggiungere!
Il futuro, la realizzazione di un sogno personale si concretizza se si inizia a risolvere insieme problemi esistenziali, se nell'incontro tra persone si comincia a ricostruire la comunità.
                   L'incontro tra generazioni diviene possibile se una generazione si apre all'altraReciprocamente!      
                                    don Carmelo   Guarini

venerdì 7 settembre 2018

La povertà materiale

La povertà spirituale non può essere disgiunta dalla povertà materiale. "La chiesa povera e dei poveri è presenza di Cristo, come l'Eucaristia e il ministero episcopale, altre due presenze reali di Cristo.
Corrado Lorefice, nel suo studio "Dossetti e Lercaro" ha documentato il contributo che il cardinale di Bologna e il suo teologo, apportarono al Concilio Vaticano II riguardo al tema "Chiesa povera e dei poveri", fornendo un fondamento teologico, e non solo etico
 e di consiglio alla persona.
Lercaro, nel suo intervento alla prima sessione del Concilio (vivente ancora Giovanni XXIII), aveva spiegato il perché del successo del marxismo e del comunismo marxista:
la Chiesa si era lasciato sfuggire il contatto con la massa dei lavoratori e dei poveri, e aveva lasciato al comunismo marxista campo libero.  Scrive Corrado Lorefice: "Per Lercaro, l'originalità della lettura della povertà fatta dal marxismo era dovuta alla specifica "sintesi filosofica, che si risolve in una visione teologica, del rapporto tra l'uomo e i beni della terra"". (p. 198).
"La chiesa povera e dei poveri", insisteva Lercaro, è stata voluta da Cristo, che si è annientato sino alla morte di croce (Fil. 2,6-11;  2 Cor. 8,9).  Il fondamento della "chiesa povera e dei poveri" è cristologico, non etico o  moralistico.
Questa visione è confluita in Lumen Gentium 8,3, dove si legge: Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo "sussistente nella natura di Dio ... spogliò se stesso, prendendo la natura di un servo (Fl. 2,6-11) e per noi "da ricco che Egli era, si fece povero" (2 Cor. 8,9): così anche la Chiesa , quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria della terra, bensì per diffondere , anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione".
Ciò che Lercaro e Dossetti (c'è quindi un contributo italiano al Vaticano II, insieme a quello di Montini)  chiedevano una conversione radicale  che la chiesa europea e nord-americana non si sentivano di fare: una scelta della povertà sulle orme di Gesù Cristo. Soltanto la chiesa latina americana abbracciava quella visione.         Se ne trova documentazione nel diario del vescovo Helder Camara: "Roma, due del mattino. Lettere dal Concilio Vaticano II".   Si era però già avviata da anni un'esperienza carismatica di povertà con "i piccoli fratelli di Charles de Foucauld": Renè Voillaume ne ha donato un racconto magnifico! Un libro da meditare!   il don

martedì 4 settembre 2018

La povertà spirituale

La povertà spirituale è necessaria a tutti: ricchi e poveri, scienziati e analfabeti, intellettuali e operai, politici e cittadini.
La preparazione alle competenze non può mancare a nessuno: né al contadino che lavora la terra, né al medico che cura le malattie del corpo, né all'ingegnere che fa un progetto e ne segue la realizzazione, né all'operaio che esegue con attenzione l'opera.
Ma l'esperienza, cosa diversa dalla competenza, offre la possibilità di un incontro  profondo tra la conoscenza delle cose e l'intimo delle persone. Sono rimasto colpito da una riflessione della piccola sorella Magdeleine, riportata da Renè Voillaume nel volume Clarles de Foucauld e i suoi discepoli : mostra in maniera chiarissima l'armonia che deve regnare tra conoscenza intellettuale e povertà spirituale. La piccola sorella così scriveva al piccolo fratello: "E' necessario che metta per iscritto il mio pensiero a proposito delle fraternità di studio.   (...)  Penso che bisogna farsi "tutte a tutti", e che nessuna classe , nessun'anima debba essere respinta.".  La lettera è del 1947, quando la lotta di classe era nel pieno del suo fervore e coinvolgeva anche tanti credenti cattolici e cristiani.  Continua sorella Magdeleine: "E' la carità soprattutto la prima testimonianza da dare, una carità impeccabile, senza alcuna ombra ... Sono stata tutta la vita in lotta contro gli altri ...  Adesso, con tutta la sofferenza del mio cuore, io deploro questo "contro".  "Mi perdoni, padre, ma io non amo la discussione teologica in sé ...né le spiegazioni o gli studi ... Naturalmente dall'uno o dall'altro religioso ho ben inteso qualche eco di dispute teologiche, in cui gli uni screditavano i gesuiti, gli altri i domenicani ...".   
L'umiltà del cuore e dell'intelligenza supera  e non cerca nella disputa l'affermazione del proprio punto di vista; al contrario, si affida allo Spirito Santo nella ricerca di ciò che unisce e fa vivere la carità e la concordia.
Nella teologia e nella catechesi occorre evitare intellettualismo e astrattismo, nozionismo e dottrinarismo. L'apprendimento della vita divina deve accompagnarsi al vissuto della condizione umana: la comunicazione di esperienze può far luce sui problemi  e sugli interrogativi esistenziali. E' intorno a questi che si giocano le scelte di vita, grandi e piccole di ogni giorno.     il don

sabato 1 settembre 2018

La lotta spirituale

L'amore di sé (i padri della chiesa la chiamavano plilautia) può essere sostituito dall'amore per l'altro. Nel senso che : o c'è l'uno o c'è l'altro. Il vuoto è il segno che uno vive inconsapevolmente dell'amore di sé, e non sente la necessità di sostituirlo con
l'amore per l'altro.
Coltivare una vita spirituale, attraverso scelte esistenziali, è prendere coscienza che essa esige una lotta spirituale, perché le vittorie sul "nemico" si realizzano anzitutto
nel proprio mondo interiore. Lì la tenebra si fa luce; lì lo scoraggiamento trova la speranza; lì si scopre che il narcisismo porta la morte, e il donare fa vivere in pienezza.
"Il vero nemico è in te e non fuori di te", scrive Enzo Bianchi in "Resisti al nemico" (ed San Paolo, p. 17).
Non puoi mai dare la colpa agli altri di ciò che non è andato bene, del fallimento che hai vissuto! Spesso nel fallimento c'è un tuo limite involontario, altre volte una tua responsabilità non  sufficientemente soppesata. Qualche volta c'è una grazia di Dio
che vuole mostrare il di più del suo dono rispetto alla disgrazia che ti ha colpito.
Nella preghiera ciò che dona luce e forza non è il proprio entusiasmo e neppure la fiducia nelle proprie capacità e nella propria fatica, ma la fede nello Spirito Santo,
il quale "soavemente ferisce" (San Giovanni della Croce) per poi risanare le ferite
 con l'amore di Dio che vince l'amore di sé. (San Agostino)
Enzo Bianchi nota che qualsiasi caduta è causata "dalla fiducia in se stessi". E riporta
il consiglio di Doroteo di Gaza, un padre dei primi secoli, il quale in Insegnamenti faceva notare: "Vedi qualcuno cadere? Sappi che si guidava da solo. Nulla è più grave che guidarsi da sé, nulla è più fatale".
Gesù Cristo non ha forse lasciato il "comandamento nuovo" ai suoi discepoli, perché possano aiutarsi a santificarsi insieme, superando così ogni forma di autosufficienza e di eccessiva fiducia in se stessi? E non ha forse affidato Giovanni a Pietro, Paolo a Barnaba, Pietro a Giacomo, ognuno all'altro e viceversa? La guida spirituale è necessaria: man mano che si cresce nella vita spirituale, se ne scopre sempre più l'utilità e la necessità.      il don

giovedì 30 agosto 2018

MON AMOUR !

Questa lettera è indirizzata a tutti coloro che hanno scoperto nell'amore un di più rispetto al denaro, al successo, al divertimento.  Per far emergere meglio la bellezza dell'amore, e dell'anima, ricorro a due testi, tra i più interessanti di Erich Fromm. Il primo è "Essere o avere"; il secondo è "L'arte di amare".
Proprio da quest'ultimo libro di Fromm prendo alcune perle di saggezza. L'amore è un'attività legata alla capacità di dare: "Dare è la più alta espressione di potenza della persona". E ancora: "Non quello che ha molto, è ricco, ma colui che dà molto".
Nel libro "L'arte di amare", Fromm denunzia l'asservimento della cultura occidentale (americana ed europea) al potere economico e politico. Da ciò deriva, tra l'altro, il conformismo dei modelli comportamentali di massa.
Un'altra frase con la quale si può fare un esame di coscienza: "La felicità odierna dell'uomo consiste nel divertirsi".  Il divertimento ha tolto ogni convinzione profonda e ogni sentimento rafforzato (Blaise Pascal).
Anima con un nome ed un volto: Mon amour!  Un dono da mettere in pratica.
Fromm offre un'indicazione: imparare di nuovo la concentrazione. L'esperienza vale di più delle competenze (quest'ultime da non disprezzare!).
"Oggi si fanno molte cose alla volta: si legge, si ascolta la radio, si chiacchiera, si fuma, si mangia, si beve. La concentrazione è imparare a star soli con se stessi concentrandosi su una cosa sola; cioè si fa una cosa alla volta, tutti concentrati su quell'attività".


                Anima, mon amour, insegnami e insegnaci l'arte di amare!     il don







lunedì 27 agosto 2018

MEDITAZIONE

La meditazione quotidiana è il modo per cogliere lo stretto legame tra l'azione ed il pensiero nella propria esistenza.
"L'evento arriva come un dono" (Ricoeur), come una sorpresa. Qualcosa accade indipendentemente da me; un altro mi permette di scoprire qualcosa!
Ciò che l'evento mi mostra è una conversione che devo compiere. La conversione
precede la decisione del cambiamento, dice ancora Paul Ricoeur.
Il filosofo francese, commentando Matteo 16,26, si chiede: "Che razza di gioco è dunque questo, in cui si perde quello che si guadagna, e si guadagna ciò che si perde?" (La logica di Gesù, p. 57).  La meditazione sul tesoro al quale si lega il cuore, svela la differenza tra il calcolo (potere e ricchezza) e il dono (la vita come dono).
Se si riduce la fede al culto (all'oggetto di culto), si perde il carattere performativo della fede, che è la relazione autentica (con Dio e con ogni prossimo).
Scrive Ricoeur: "Il cristianesimo non è in prima istanza un fattore di civilizzazione; è la rivelazione del fatto che io sono peccatore e mi offre la vita nuova tramite la partecipazione al primo vivente". (La logica di Gesù, p. 125).
Questo è l'evento dal quale procedono conversione e decisione: scoprire il proprio peccato, e allo stesso tempo    l'amore di un Altro che mi libera dal mio peccato.
L'amore (il dono) e il perdono (se un Altro mi perdona, posso perdonare a me stesso e al nemico) sono l'evento sorprendente che trasforma. E' il sentire di essere amato da un Altro che mi trasforma!        La meditazione quotidiana aiuta a non perdere questo orizzonte.
Non si può risorgere ad una vita nuova, se non si muore alla vita di peccatore. Il dono è sempre una sovrabbondanza d'amore, non è calcolo. Ciò che mi fa permanere nel dono è la relazione d'amore e d'amicizia!    Appena esco fuori da questa logica e ricomincio a rivendicare ragioni, e a pretendere qualcosa per me, ridivento peccatore, non m'intendo più col prossimo e col presunto nemico,    perdo la pace con me stesso.
il don

sabato 25 agosto 2018

PERSONA

                "Persona e personalità" è un breve scritto di Romano Guardini, anno 1935.
Nel "concetto di personalità entrano in gioco i momenti della libertà spirituale,
della coscienza e dell'interiorità". (tr. it. a cura di M. Nicoletti, p. 28). La singolarità e l'irrepetibilità dell'individuo biologico non bastano per spiegare la complessità della persona.  "La persona possiede la caratteristica essenziale della inaccessibilità, intangibilità" (p. 42), scrive Guardini. Il che significa che "non può essere usata come mezzo, non può essere subordinata ad uno scopo" 8p. $6).  In altri termini, "si autoappartiene".
                 La riflessione sulla persona viene approfondita dal cristianesimo, in filosofia e in teologia, a partire dal III e IV secolo. La persona non è "prosopon" (volto o maschera); è upostasis (ossia relazione di un volto irrepetibile e unico rispetto ad un altro volto anch'esso unico e irrepetibile). Nel termine prosopon il volto potrebbe essere confuso con la maschera: difatti questo termine è utilizzato soprattutto nel teatro greco.
                 L'individuo, come è stato concepito dall'illuminismo, è entrato in crisi: il concetto di coscienza (Gewissen) perde, a partire dai Lumi, il senso della relazione. La "singolarità qualitativa" (Einzigkeit) è da intendersi nel senso dell' ecceitas di Duns Scoto. Non nell'astratto, ma nel concreto.
                 "la crisi (odierna) consiste nella questione di come, in generale, la persona reale possa collocarsi nell'ordine reale" (p. 68).
                  "Desidero conoscere Dio e l'anima" : "Deum et animam scire cupio." , scrive Agostino nei Soliloquia, I, 2.7   Senza questa conoscenza non si dà la persona: è dalla persona del Padre, dalla persona del Figlio, dalla persona dello Spirito Santo, che apprendiamo la persona umana.
            il don

martedì 14 agosto 2018

STILE di VITA

La caduta dello stile di vita non finisce di contagiarci, anzi sembra che  al momento  conduca la nostra esistenza   in picchiata!   Sembra deciso a farci sprofondare!
Le feste cristiane, sparse nell'arco di tutto l'anno, sono state messe lì per fare da contrappeso  allo stile mondano,  festaiolo e delirante, avido  di divertimento.
La caduta di stile la si riscontra nei discorsi banali, nel modo scanzonato
e superficiale con cui si affrontano le questioni e i problemi quotidiani.
L'epoca dei grandi sogni sembra finita.    Oggi si sogna in piccolo: un po' di benessere, un po' di sicurezze e di comodità. Non si sogna più in grande: gli ideali
appaiono fantasmi del passato,   che non vale più la pena di inseguire.
Dalle donne e dai giovanissimi ci attendiamo il cambio di stile: Una vita più
segnata dalla meditazione,    dalla conversazione capace di restituire alle
relazioni profondità e legami di comunità.
Certo, per elevare lo stile di vita, occorre puntare sempre sulla qualità e sull'
autenticità, non accontentandosi dell'apparenza e della facciata. La cultura,
quando è vera e portatrice di bellezza, trasforma lo stile di vita, i comportamenti
e il modo di parlare.  Ci fa più seri che severi!
il don

sabato 11 agosto 2018

APERTURA!

Il cambiamento d'epoca apre ad un nuovo umanesimo: aperto!
E' finita l'epoca dei gruppi chiusi: un gruppo contro l'altro.
I giovanissimi sono più aperti degli adulti nell'incontro tra un gruppo e l'altro,
se incontrano qualcuno che sa indicare loro il guadagno della cooperazione rispetto
alla competizione. Questa crea dei tifosi; la cooperazione, invece, crea la comunità
di oggi e di domani!
L'incredibile cambiamento che crea l'apertura: rompe gli schemi, i pregiudizi, le
convenzioni radicate che suscitano la cancrena nel corpo sociale, rompe l'odio e lo stolking e il bullismo che ad esso s'accompagnano.
L'apertura lotta contro la pressione culturale del tempo: il tempo del divertirsi, esibirsi, irrigidirsi  per mostrarsi vincitori.
L'unica chiusura che vale è quella al proprio egoismo, ma si riesce a realizzarla soltanto con l'apertura all'altro. Il di più dell'apertura sulla chiusura sta proprio nell'amore: chi si abbassa, sarà innalzato;  colui che serve, troverà accoglienza;
colui che perdona, ritroverà la vita come dono;  colui che prega, viene infine esaudito.
Apriti : alla Verità, alla Vita, all'Amore, al Vangelo, al futuro di Dio nel mondo!
il don

giovedì 2 agosto 2018

VEDERE !

Vedere l'oggi e il domani : Il memorabile di un evento storico serve all'oggi e al domani. Senza memoria storica, una comunità si sfalda, non rinasce.
Una pagina del beato Giovanni Battista Montini mette insieme il vedere, il donare, il conoscere.
"Vedere! Vedere: cioè conoscere, subito, direttamente, facilmente. Conoscere tutto, conoscere Dio: questa è la vita, la vita vera, eterna.
Non voglio presumere dei doni di Dio, non voglio sfidare l'insostenibile luce dei misteri divini; non voglio esaurire nella mia angusta capacità di comprendere l'inesausta polla dell'ineffabile trascendenza dell'Essere primo.
Non pretendo nemmeno anticipare coll'assorto e spalancato occhio del mistico qualche esperienza della futura intuizione beatificante. Dio mi sfuggirebbe, se io osassi misurarlo.
Ma Egli mi ha cercato perché io lo conoscessi.   Egli mi punirebbe se io restassi cieco. Posso e devo guardare. Forse che la visione d'uno che non crede e che non possiede il lume della grazia è uguale a quella d'uno che crede e possiede lo Spirito  di Verità?".  ( Paolo VI,  Scritti spirituali,  ed. Studium,  pp.  29-30)
Una comunità, soprattutto quella che è "corpo mistico di Cristo", deve vedersi attraverso lo Spirito Santo, vedersi per come lo Spirito di Dio la vede.
Vedere il  passato e il presente di peccato e di grazia; e il futuro che Dio vuole ancora donare! Si conosce meglio se si vede con l'occhio di Dio piuttosto che con quello umano. Si conosce e si vede  quando si crede ancora al dono.  Non si può comprare il dono, perché esso  non fa parte della corruzione culturale del "cretinismo economico". Non si tratta di chiudere gli occhi. Al contrario si tratta di divenire "essere umano dall'occhio penetrante". 
il don

sabato 28 luglio 2018

Nel segreto!

"Quando preghi, non fare spettacolo, perché hai già ricevuto la ricompensa della vanagloria.   (...)
 Quando preghi, entra nella stanza più segreta (en to criptò) della
tua casa, e il Padre tuo che vede nel segreto, si farà sentire da te".   Così il Vangelo!
La registrazione e la trasmissione mediatica dei momenti di preghiera (liturgie, processioni, ... )     espone la preghiera al pericolo mortale dell'autocompiacimento narcisista!
 Non si cerca più la domanda e la risposta di Dio, ma soltanto la dimensione estetizzante di una tradizione culturale! 


L'esposizione mediatica toglie, anche nella relazione tra persona e persona (umana),
quel senso del pudore (il silenzio dell'immagine) che dovrebbe rimanere il segreto più intimo di ogni persona.
Se non so stare solo con me stesso\a, non potrò neppure relazionarmi autenticamente con l'altra persona. Il silenzio spesso svela molto più di tante parole, le quali finiscono per disorientare e incatenare ad una presunta immagine-feticcio, rifuggendo dalla realtà.  Si raccoglie un risultato duraturo soltanto quando si è investito nell'amore
Dall'autobiografia attraverso i diari di Thomas Merton: "17 febbraio 1953. Martedì di confessione.  Guardo il crocefisso sulla parete bianca di St. Anne (un eremo dentro l'abbazia di Getsemani). St. Anne è una parte eminente della mia vocazione sacerdotale: il silenzio, gli alberi, la luce del sole, le ombre, l'immagine di Gesù ... Qui sono un prete la cui parrocchia è il mondo intero, ma forse questo pensiero è solo una tentazione. Ovviamente non c'è bisogno che rammenti la fecondità apostolica del silenzio, debbo soltanto essere nulla e attendere la rivelazione di Cristo: essere pacifico, povero e silenzioso nel mondo in cui è attivo anche il mistero dell'iniquità ... c'è così tanta pace a St. Anne che dev'essere certamente il cuore di una grande battaglia spirituale combattuta in silenzio. Io, che siedo qui a pregare, a pensare e a vivere, il non sono nulla e non ho bisogno di sapere che cosa succede.".  (Merton, Scrivere è pensare, vivere, pregare , pp.148-149).
La cura (Sorge) della vita interiore diviene anche in questo tempo l'attività più urgente e necessaria!
il don



giovedì 19 luglio 2018

APPRENDIMENTO!

Apprendimento più che insegnamento: un cambio di paradigma urge.
Sembrano esserci troppi insegnanti (hanno la pretesa d'insegnare, anche se poi non insegnano nulla),       mancano tra tutti noi persone desiderose d'apprendere.
Quand'è che s'apprende? Quando scatta il desiderio di qualcosa che si vorrebbe vivere e non solo conoscere?   Soltanto quando una testimonianza di vita s'impone non solo per la sua forza, ma soprattutto per la sua umiltà.
Abele quale messaggio lascia alla meditazione di Caino successiva all'assassinio?
Abele non è divenuto Caino, perché precedentemente non era stato Narciso.  L'autocompiacimento dell'Io alimenta un narcisismo che prima o poi diviene
arrogante, presuntuoso e violento.
Qualche analista attento ha parlato di catastrofe dell'apprendimento nel nostro tempo.
Un apprendimento di qualità può darsi soltanto quando ci sono testimoni di vita e di pensiero, che non s'accontentano delle commemorazioni, ma fanno di tutto perché le relazioni e non le cose divengano il motore della comunità.
il don

sabato 7 luglio 2018

ESTRANEITA'

Il romanzo  di Albert Camus  "Lo straniero" mette a fuoco la problematica
riguardante l'identità e l'estraneità:   se io non so chi sono, anche l'altro rimarrà
per me un estraneo.
E' un problema dell'anima, essenzialmente; neppure  la vicinanza dei corpi, né
tantomeno  l'atto sessuale, potrà rendermi meno estraneo all'altra persona. Lo straniero
è anzitutto dentro di me: io sono straniero a me stesso.      Come posso trovarmi o
ritrovarmi a casa?        Dov'è la mia casa, ossia la mia interiorità?
Non è l'Io!  Non è neppure il Tu!    La  mia casa è Dio, la Trinità:  l'Amante, l'Amato, il Dono (Agostino d'Ippona).  Qual è l'opposto del dono?  Il possesso:  questo vanifica il
percorso  del dono!
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!" : ha detto nostro Signore Gesù Cristo ai discepoli e agli apostoli (cioè a coloro che vogliono trasmettere il suo Vangelo nel mondo).  Si riferisce alla cosa materiale?  O non invece, più radicalmente, al dono della vita?  Se io voglio regolare la mia vita in base ad un mio progetto, divengo vittima del possesso, perdo la capacità di donare!
Il dono non è la cosa materiale, è il donare la propria vita. Una vita in perdita (la perte)
è una vita che pratica il distacco (detachément)  da se stessi. Ossia :  "l'amor puro invece dell'amore proprio", per dirla nei termini in cui i mistici o gli spirituali  del Cinquecento e Seicento hanno espresso questa esperienza dell'anima.  "L'amore di Dio invece che l'amore di sé", diceva Agostino d'Ippona.
E Giovanni della Croce, che sicuramente non era quietista (cioè non era   passivo nell'amore),   diceva in poesia all'Amato :      "rompe la tela di esto dulce encuentro"    ( prima strofa di  Fiamma d'amor viva).
L'incontro rompe l'estraneità: dona me stesso all'altro, e l'altro a me stesso! Nella misura in cui il donarsi combatte il possedersi!
    il don

martedì 19 giugno 2018

PARRESIA !

Parresìa : non è solo franchezza; di più, è trasparenza, ossia pienezza di convergenza tra il dentro e il fuori, tra l'interiore e l'esteriore.
Gregorio di Nissa, nel trattato Perì kataskéues antropou  (Della formazione dell'uomo), indica la parresìa  come l'effetto dell' apatheia ( il distacco dall'amor proprio per vivere l'amor puro).  Gregorio Nisseno ha preso l'apatheia dalla filosofia stoica pagana, ma ne ha cambiato il significato, connotando questa virtù non in senso pelagiano, ma nel senso della grazia agostiniana. Non ci si può distaccare dal proprio io, se l'amore verso Dio non supera l'amor proprio.  L' apatheia produce la trasparenza (parresìa), ossia si oppone all'ipocrisia, la doppia faccia (salvare le apparenze della fede e della carità, ma senza viverle sino in fondo).
Perché ci sia trasparenza, è chiaro che si  richiede  la franchezza, la sincerità, la verità.
Questa non fa male, come dice il volgo.   Anzi : "La verità vi renderà liberi", dice nostro Signore.   Dunque :       tutti liberi,    soltanto se tutti dicono e fanno la Verità!
Attenzione all'inganno!  Ci si può servire della chiesa per far carriera!  Ci si può servire della caritas per arricchire se stessi o i propri amici ! E formare il gruppo che
difende i propri interessi, creando  un club, non una comunità!
Ma vivere nella verità e nella carità vuol dire : dono per tutti e senza creare servilismo in coloro che ricevono.
il don

PATTO!

Nessuno patto o nessuna alleanza si può mettere in atto se manca la fiducia reciproca tra le parti e la trasparenza (ossia se non si dice con franchezza l'obiettivo che s'intende raggiungere).
Un progetto, che non sia narcisista e dettato da opportunismo, deve riuscire a mettere in campo una squadra capace di compiere un gioco pulito. Quando Gesù dice ai discepoli-apostoli "gratuitamente avete ricevuto; gratuitamente date", promette il centuplo non alla singola persona ma alla comunità.
E' la comunità che manca nella chiesa : quella mancanza si cerca di sostituirla con il folklore, col fare soldi (nascondendosi dietro il pretesto che si sta facendo la carità e si stanno aiutando i poveri), con l'attivismo, con il teatro (che diventa teatrino delle marionette),  finendo ben presto nell'ipocrisia, mascherando invidia e avidità con la devozione.
Scriveva Molière al re Luigi XIV,    dopo che era stata proibita una nuova rappresentazione de Il Tartufo, dopo quella tenuta a Versailles davanti alla nobiltà e alla borghesia: "Sire, con questa commedia ho soltanto inteso correggere gli uomini divertendoli e attaccando con l'arma del ridicolo i vizi del secolo; e siccome l'ipocrisia  è uno dei più diffusi e pericolosi, pensavo di rendere un servizio a tutti gli uomini onesti  del vostro regno, scrivendo una commedia che screditasse gli ipocriti".
Chi è il Tartufo?  Il  "Devoto e avido, tutt'insieme", dice Molière.  Una grande lezione di umanità e di Vangelo; e anche di lotta contro il mondano e la mondanizzazione dei cristiani.           il don

sabato 16 giugno 2018

FLOP

Il tentativo di ricominciare un rapporto conflittuale e deteriorato, con il ricordo di errori passati, di risentimenti e di rancori tenuti in vita invece di rielaborarli con la "cura della compassione", potrebbe finire in un flop, un ennesimo fallimento!
Dono e perdono camminano insieme, e l'uno fa conto dell'appoggio dell'altro per non finire  nel vuoto. Riconoscere la propria mancanza, prima ancora di rimproverare all'altra persona la sua mancanza, offre un di più: si diventa capaci di accostarsi al vizio dell'altra persona, quel vizio che l'ha condotta in un vicolo cieco, con un doppio d'amore. Quel vizio dominante ha bisogno, per essere guarito, di un doppio d'amore.  Viceversa il giudizio severo fa sprofondare colei che ha sbagliato in un vicolo cieco, una strada senza ritorno!
Cristianesimo e buddismo convergono in questa terapia dell'anima: misericordia e compassione sono la medicina omeopatica in grado di guarire il fallimento, e  rende superfluo l'intervento chirurgico.  Parola di clinico!
La fiducia tra il clinico ed il chirurgo dev'essere davvero grande perché ognuno guardi al paziente piuttosto che alla bravura del proprio sapere e del proprio giudizio!
L'amore rende spesso possibile l'impossibile; il giudizio severo impedisce di ricominciare, anzi taglia le ali ad una speranza ancora piccola e incapace di volare!                          il  don

giovedì 31 maggio 2018

Il pregiudizio

Non si può dar vita al nuovo, né al dialogo né all'interazione, se si guarda il passato
con gli occhi del conflitto e della polemica. Questo vale sia per i credenti conformisti e
superstiziosi, sia per i laici illuministi vecchio stampo i quali confondono anticlericalismo (che può essere giustificato per tanti comportamenti della casta sacerdotale) e tradizione (senza la quale il futuro rimane sospeso in aria).
Il dialogo non è un semplice conversare, esponendo il proprio punto di vista; è piuttosto un formarsi reciprocamente, con l'apertura ad imparare dall'altro, abbandonando posizioni dimostratesi preconcette.
Quando si rimane su un terreno di scontro si dice, pur non dicendolo, di non volere il cambiamento, di non esser disposti a rimettere in gioco la propria esistenza e le proprie idee, di non voler esporsi all'avventura di un nuovo insieme.
I greci assegnavano al verbo idein un significato complesso (attenzione a non semplificare troppo: quest'epoca rischia il semplicismo, per mancanza di approfondimento della complessità): da una parte vedere, dall'altra ideare o progettare.
Giustamente una visione non può concepirsi senza progetto: anzi la rilevanza di una visione la si trova nella lungimiranza del progetto e nella sua capacità di attuazione.
L'avversario del progetto non può essere né emarginato né ignorato: occorre che sia in qualche modo incluso, coinvolto nel progetto-visione.     Permanere nel conflitto e nell'indifferenza,  significa far  vincere il pregiudizio!   
il don

martedì 29 maggio 2018

L'ASCOLTO

Moderiamo il linguaggio e le parole!  No al bullismo e allo stolking da parte degli adulti! Perché i ragazzi ci ascoltano e apprendono male!
Stiamo assistendo ad uno spettacolo deplorevole imbastito da coloro che vorrebbero
divenire classe dirigente in Italia!
Ma vi rendete conto che mancate di rispetto, di padronanza di sé, di ponderazione nel pensare  e  nel parlare?
 Vi rendete conto che state mettendo in atto nel paese un "teatrino delle marionette"?

Non interrogate a fine giornata la vostra coscienza per verificare se avete acceso odio
piuttosto che amore verso i cittadini e la patria?
Torniamo a fare educazione civica e formazione della coscienze : in famiglia, a scuola, nelle parrocchie, per la strada, in parlamento, nei luoghi di lavoro e di studio!
Il troppo è troppo: questo ritorno di barbarie, questa presunzione di dire la propria idea senza averne le competenze, senza aver approfondito gli argomenti di cui si scrive sui social, è  segno di inciviltà!       Dov'è finita la scienza, dove  la cultura, dove la dignità, dove lo stile di vita? Dov'è finito il cristianesimo e la vita cristiana?
Sono gli adulti i primi responsabili della crescita di bullismo, si stolkeraggio, di maleducazione, di imbarbarimento nelle relazioni. Il cretinismo economico, la presunzione di saputelli, il rimanere sempre in superficie e all'apparenza ...: ecco l'emergenza! Non ce ne siamo accorti? E non facciamo nulla per porvi rimedio?
Tornare ad ascoltare la voce interiore, la voce del diverso da me, la voce della comunità che grida di essere rifatta : questa è l'urgenza più grande!   il don

lunedì 28 maggio 2018

LA VISIONE

Ci sono troppi presunti visionari nella chiesa cattolica: dicono di vedere Gesù o la Madonna o alcuni santi; e intanto fanno affari e denari, usando lo "spirito" come avrebbe voluto fare  "Simone il Mago" ( vedi  Atti degli Apostoli ), che fu scoraggiato da Pietro apostolo, che gli disse "Va all'inferno tu  e il tuo denaro".
Quale visione ci dona  lo Spirito Santo?  Richiama la Parola di Gesù: "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".  Il dono più grande è lo Spirito stesso, che, al dire di Agostino d'Ippona, è "il dono" dell'Amante (il Padre)  all'Amato (il Figlio), e dell'Amato all'Amante.  Amore di andata e amore di ritorno : reciprocità dell'amore!
Che cosa fa lo Spirito Santo?   Insegna a donare, testimoniando l'amore tra il Padre e il Figlio.
Si moltiplicano i visionari nella chiesa cattolica:  e   gli ignoranti e i creduloni vanno loro dietro, buttando via il loro denaro, quando potrebbero aiutare i poveri a loro più vicini, e magari anche quelli lontani.
L'amore per il denaro e il potere,  e  per l'immagine narcisista, spegne la passione ideale dell'amore per l'Altro, allontana dalle virtù, suscita confusione e menzogna.
La visione ideale è quella che troviamo nel Vangelo: concretezza dell'amore per Dio e fraternità con le persone umane.

Ama creativamente e avrai la visione del futuro
                                                                                          il don

domenica 27 maggio 2018

IL VANGELO

A colui che vive la fede-fiducia non solo è noto, ma ne fa anche esperienza,  che
il Vangelo s'identifica con la Persona di Gesù Cristo. Quelle parole e quelle opere
del Vangelo rivelano la Persona del Dio fatto Uomo,       per la divinizzazione dell'umanità.
Vivere il Vangelo significa entrare nella vita stessa della Trinità, del Dio Uno in
tre Persone.    E' questa esperienza che manca ai cristiani!
   Se tanti di loro sono  superstiziosi, creduloni, devoti verso gli "oggetti di culto" piuttosto che verso le   relazioni divine e umane, è perché non hanno coltivato
l'intelligenza per conoscere le verità divine, e hanno trascurato la vita spirituale,
preferendo seguire la via facile della magia e della spettacolarizzazione.
L'evangelizzazione della vita e la formazione catechetica ( la catechesi è testimonianza dell' esperienza di Vangelo), sotto la guida dello Spirito Santo, è quello che ancora manca  nelle parrocchie,  preoccupate di distribuire sacramenti piuttosto che      fare scuola di comunità e di preghiera.
La parresia (franchezza e trasparenza),  che il santo Padre Francesco continuamente richiama ai cristiani cattolici, compresi preti e vescovi    è la sola  alternativa all'ipocrisia e al chiacchiericco,  vero terrorismo per la vita di comunità.
  Le relazioni umane e cristiane autentiche hanno i loro fondamentali nel donare se stessi   e nel servizio: il modello è quello trinitario (come vivono il Padre e il Figlio, nel dono dello Spirito, la loro relazione) e kenotico (ogni persona combatte il proprio narcisismo perché l'altra persona venga alla luce).                         il don

martedì 22 maggio 2018

Viva il cristianesimo!

Viva IL CRISTIANESIMO che non si perde d'animo e continua ad inseguire
il sogno di vedere realizzato tutto il Vangelo, nonostante,  nei  venti secoli  della
sua storia,  abbia conseguito   alcune vittorie e tante sconfitte!
Se i cristiani non si perdono d'animo, è perché hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo;  e non soltanto perché   considerano il paradigma del dono superiore al paradigma del calcolo.  Infatti, lo Spirito Santo crea relazioni nuove.           Se il cristianesimo     si occupasse soltanto di giustizia distributiva, farebbe come  un qualunque benefattore (il quale fa cosa buona quando dona, ma non sa come attivare la reciprocità nella relazione). Agostino d'Ippona diceva: il Padre è l'Amante, il Figlio è l'Amato, lo Spirito Santo è il dono.   Della reciprocità del donare abbiamo bisogno per non implodere sia nella solitudine sia nella dispersione della massa,           sia nel narcisismo (esaltazione dell'Io)  sia nell'esaltazione del Tu (il culto della personalità).
Cosa fa lo Spirito Santo tra Padre e Figlio?  Fa in modo che nessun atto d'amore, nessuna azione, nessun pensiero, nessun progetto vada perduto.
Così il cristiano si gioca tutto tra perdita e guadagno: quanto più "perde" (ossia, quanto più dona)  più guadagna; quanto più dona, più riceve il centuplo. Francesco d'Assisi non amava molto l'esegesi biblica e l'ermeneutica; diceva che tutta la bellezza e la verità del Vangelo stanno nel riceverlo e viverlo "sine glossa".   Per questo venne stimato anche dal Sultano!
        il don

domenica 20 maggio 2018

Viva l'ateismo!

Ieri sera, passeggiando vicino alla villa comunale, mi sono fermato con un
gruppo di ragazzi che non avevo mai visto. Qualche battuta, poi uno dice:
"qui, tra noi c'è un ateo. Lei cosa ne pensa?". Ho risposto: "chi è l'ateo? E' colui
che ha di Dio un'idea più pura!".  Allora dicono: "Lei ci ha sconfitti tutti".
Continuo: "Non volevo!"  E li ho salutati.
Mi sono pentito di non aver proseguito la conversazione: ho avuto poca attenzione,
poco coraggio?
Ho meditato, tra me e me, sull'accaduto e sulla conversazione: quell'ateo poteva farci scoprire la nostra creduloneria, le nostre superstizioni, i nostri pregiudizi. Un'occasione mancata di approfondimento: ma la colpa è stata mia, non dei ragazzi!
Oggi ho ripreso a meditare sull'ateismo. E mi è venuto dentro un sentimento, poi un pensiero. Il cuore (nella Bibbia la parola cuore è ripetuta più di 800 volte) viene prima della ragione (il libro del Qoelet, ma anche gli altri libri sapienziali la esaltano, ma non quanto il cuore, perché  fa cogliere realisticamente i limiti della vita).
L'ateismo a che serve? Riporta l'attenzione sul soggetto più che sull'oggetto.
I superstiziosi, i devoti s'attaccano all'oggetto più che al soggetto: persino il santino che si porta nel portafoglio può essere considerato un porta fortuna, un amuleto, un oggetto magico.
Gli atei (quelli che amano e che pensano) considerano il soggetto persona più importante degli oggetti.
Da quando incontro tanti ragazzi e ragazze,  in maniera informale, sto imparando tante cose!
Più che insegnare, imparo!
Grazie ragazzi, siete fantastici!
 Ma sarei ingrato, se non dicessi il grazie più grande allo Spirito di Dio, che mi sta insegnando, dal vivo e dalla vita, a voler bene a tutti, senza pregiudizi e senza escludere nessuno!
il don




giovedì 17 maggio 2018

NONNI E NIPOTI !

Un'alleanza strategica potrebbe rivelarsi, infine, quella tra nonni e nipoti.
Padri e madri sono troppo impegnati a fare soldi e a far carriera, per dare
attenzione, tempo, energie alla persona del figlio o della figlia.
Ma, come diceva  Saint-Exupery in "Il piccolo principe" : "E' il tempo che ho perso
per la mia rosa che rende la mia rosa così importante".  Ma non è solo importante per me la mia rosa; la rosa si sente importante per il tempo e l'amore che le ho dedicato. L'amore concreto fa crescere la stima di sé, la fiducia nella riuscita della vita o dei sogni della vita delle nuove generazioni.
A te genitore voglio dire: il tempo e l'ascolto che dedichi a tuo figlio o a tua figlia vale molto di più della paghetta che gli dai, della moto, della macchina a due posti o del cellulare che gli regali.
Genitore: non dimenticare che sei padre o  madre del tuo figlio e della tua figlia!    Non basta che abbia donato loro  la vita biologica e fisica, devi donare la vita spirituale, ossia devi aiutare a scoprire il progetto di vita, a superare gli ostacoli messi in campo dalla cultura dominante, devi insegnare gli esercizi atti a combattere le "nuove malattie dell'anima" (tossicodipendenza - consumismo che reifica le relazioni - vandalismo e aggressività estreme -  ...).
Il lavoro dei nonni e delle nonne diviene sempre più prezioso, non solo per l'aiuto economico che spesso riescono a dare, ma soprattutto perché, sapientemente, aiutano a scoprire il valore della relazione e della comunità. Nonni e nonne, nascostamente e senza esibizionismo, combattono narcisismo e consumismo, aprendo alle generazioni dei nipoti il futuro che meritano.
il don

venerdì 11 maggio 2018

L'AFFARE !

L'affare più grande della sua vita è stato per Zaccheo l'incontro con Gesù.
Quel giorno memorabile, in cui il cambiamento ha prevalso. Non solo per
la persona di Zaccheo, ma per la città di Gerico. Le relazioni sociali sono
state ribaltate: il paradigma del dono ha posto in atto  il primo evento per
vincere il paradigma del calcolo!
Zaccheo, l'uomo più ricco e più corrotto di Gerico.  Ci sapeva fare col denaro:
riusciva a moltiplicarlo, comprando case e immobili, praticando l'usura ( con
interessi che strozzavano i debitori ...), diventando collaborazionista dei dominatori
(la Roma imperiale) come esattore d'imposte, ...   Temuto, ma non amato!
Invidiato da coloro che amavano il denaro e non riuscivano a farne tanto quanto
ne faceva Lui;  ma non amato!  Anzi, era disprezzato e chiacchierato: nei discorsi
in piazza veniva citato non col suo nome proprio, ma con nomignoli (lo strozzino,
l'usuraio, il ladrone, lo straniero,  l'infedele, ...).  L'uomo ricco non era felice: aveva venduto la sua anima al dio denaro; e questo dio lo ripagava col disprezzo verso se stesso.
Già da un po' di tempo, Zaccheo  aveva iniziato a fare i conti con se stesso, con il suo progetto di vita. Anch'Egli  aveva una coscienza!  Quel giorno veniva a Gerico un Rabbi. Ne aveva sentito parlare. Era curioso di  vederlo, quel giorno. Ma era piccolo di statura, Zaccheo. Salì, allora,  su un sicomoro, un albero gigante. E quando Gesù vi passò sotto, sentì il saluto del Rabbi e, grande sorpresa, il profeta volle entrare in casa del pubblicano.
Anticonformista, questo Rabbi, ha pensato l'esattore d'imposte, gregario sino ad allora  dell'odiato dominatore, l'impero Romano. Zaccheo non si lascia sfuggire l'occasione: tratterrà l'ospite in casa, preparerà un banchetto in suo onore      (la servitù non gli mancava, per organizzare un  pranzo in poco tempo). Ma il colpo di scena più grande  è il suo, non quello di Gesù:
"Rabbì, do metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto (con gli interessi maturati)".  Un gesto libero, senza costrizione!
Un grande uomo d'affari sa valutare la ricchezza: se essa non produce felicità e amore, e gioia di vivere, ma soltanto disprezzo e solitudine, a che serve? Tanto vale cambiare!Quel giorno non cambia soltanto Zaccheo; cambiano le relazioni nella città di Gerico!
Il cambiamento non si ferma mai alla persona-individua; si estende sempre alla comunità. Diceva Anna Arendt: "La rovina della politica deriva dal fatto che il corpo politico si sviluppa a partire dalla famiglia".  E Julia Kristeva commenta così l'attuale scetticismo verso la politica, in Il bisogno di credere  (ed. Donzelli):
"O la depoliticizzazione galoppante affretterà il ritorno del religioso e ridurrà all'impotenza lo spazio politico per un tempo lungo e imprevedibile.
O la programmazione in corso della superfluità della vita umana e la strumentalizzazione della pulsione di morte da parte degli integrismi provocherà un soprassalto vitale dell'inter-esse e una re-iniziazione della soggettività innovante".
La crisi della fede-fiducia può essere superata; così pure la depressione spirituale (malattia dell'anima): Il cristianesimo aveva sempre distinto il potere spirituale dal potere temporale, almeno in teoria o in teologia. Si tratta ora di mettere in pratica quel principio, e l'Europa ritroverà la bellezza dei suoi amori nelle virtù evangeliche, come Zaccheo ritrovò la gioia di vivere, quel giorno, quando si sentì amato, non giudicato, da quel Rabbi "fuori legge", o meglio "sopra la legge".  
In questi tempi di grande trasformismo (da una parte la ricerca di consenso, dall'altra si sale sul carro del vincitore con disinvoltura), ritrovare fiducia e fede nel passato e nel futuro,  è opera di sapienza e di discernimento!   don Carmelo Guarini

sabato 28 aprile 2018

CREATIVITA' 2

Una preghiera - testimonianza del vescovo don Tonino Bello.
Ha il sapore di una poesia!
"Questa sera, Signore, voglio pregarti ad alta voce.
Tanto, all'infuori di Te, non mi sente nessuno.
Anche l'ultima coppia di innamorati se n'è andata
infreddolita dalla brezza d'ottobre che viene dal mare.
E qui, dietro il muraglione del porto,
in questo crepuscolo domenicale,
non siamo rimasti che io e Te, o Signore.
E sotto, queste onde che lambiscono i blocchi di cemento
e sembrano chiedermi stupite
il perché di tanta improvvisa solitudine.

Tricase è alle mie spalle. Davanti solo il mare:
un mare senza vele e senza sogni.
Domani Signore avrò la forza di pregarti per il mare,
per questo mare di piombo che mette paura,
per questo simbolo opaco del futuro che mi attende.
Stasera, invece, voglio pregarti per ciò che mi lascio dietro,
per la mia città di Tricase, per questa terra tenace
dove fluttuano ancora  ... le mie vele e i miei sogni.
Non ti annoierò con le mie richieste, Signore.
Ti chiedo solo tre cose. Per adesso.

Da a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi: La gioia di prendere il largo.
Non è dignitoso che a furia di inchinarsi,
si spezzino la schiena per chiedere un lavoro sicuro.

Una seconda cosa ti chiedo, Signore.
Fa provare a questa gente che lascio
l'ebrezza di camminare insieme.  
............. Da soli non si cammina più.


Un'ultima implorazione; Signore.
E' per i poveri. Per i malati, i vecchi, gli esclusi.
Per chi ha fame e non ha pane.
Ma anche per chi ha pane e non fame.

Adesso basta, o Signore: non ti voglio stancare,
è già scesa la notte. Ma laggiù, SUL MARE,
ANCORA SENZA VELE E SENZA SOGNI,
si è accesa una lampara.






Parole d'amore, in questa preghiera incompleta, come dovrebbe essere ogni poesia!
CREATIVITA'  di  POPOLO!              il don

giovedì 26 aprile 2018

CREATIVITA' !

Il genio da universale è divenuto particolare, in questo nostro tempo.
Ogni persona di questo tempo desidera la propria autorealizzazione.
E' quanto sostiene Julia Kristeva nel suoi scritti, in Bisogno di credere  e
Stranieri a noi stessi  (ambedue pubblicati in Italia  dall'editrice Donzelli).
La Kristeva lega questo desiderio di autorealizzazione, che la psicoanalisi
ha evidenziato,  al riemergere di una visione filosofica che Duns Scoto aveva
teorizzato nel Medioevo :    l'ecceitas,        ossia l'attenzione a questo essere particolare,   questo uomo qui, questa donna qui.

La creatività si pone in quest'orizzonte dell' ecco qui : è contro la massificazione,
contro "il pensiero unico", contro i comportamenti clonati e fotocopiati.
La creatività fa emergere il volto, il nome, il cuore di ogni persona, il suo progetto
unico e irrepetibile, la sua azione, il suo contributo non riproducibile (perché non è un
robot).  


La creatività: se la persona, se ogni persona sa riceversi come dono, saprà anche donarsi;    non farà rivendicazionismo perché ha superato il vittimismo di colui che continua a lamentarsi di ciò che gli manca e non mette a produzione ciò che ha a sua piena disposizione, ossia se stesso!                 
                                 il don



mercoledì 21 marzo 2018

QUALITA'

La qualità viene sempre più squalificata a vantaggio della quantità.
Sarà il male (forse incurabile) di questo secolo!
La propaganda commerciale fa affari inducendo le persone a comprare
a più non posso.
E' chiaro che anche la democrazia è sotto attacco: la propaganda mediatica
tende a influenzare la scelta libera, dopo aver captato i gusti psicologici
dei potenziali elettori.
Ora siamo al bivio: o la formazione al giudizio critico e personale prevale sui
comportamenti di massa (solo così potremmo salvare la qualità della vita),
oppure l'informazione (l'infinita quantità di informazioni) finirà col distruggere
del tutto sia la vita interiore della persona  che la vita sociale della comunità.
Occorre scegliere tra conformismo e creatività,
                             tra immagine esteriore e coscienza interiore,
                             tra le comodità che offre il potere e il duro lavoro dei senza potere,
                             tra i compromessi per restare a galla e la coerenza che spinge alla lotta,
                            
                             tra relazioni superficiali e relazioni profonde e durature,
                             tra un Io che vuol sempre emergere ed una comunità da riedificare,
                             tra i mezzi ricchi e i mezzi poveri,
                             tra il tornaconto ad ogni costo e il paradigma del dono,
                             tra un cristianesimo folkloristico ed un altro che mostri il vissuto del Vangelo,  infine.
Che torni la  "resistenza storica" in politica!
Che torni la testimonianza cristiana nella Chiesa!


Che la qualità la vinca sulla quantità!    il don

venerdì 9 marzo 2018

LEALTA' 2

Georges Bernanos scriveva in  I grandi cimiteri sotto la luna  (1937) :
"Hitler, Stalin e Mussolini hanno perfettamente capito che solo la dittatura avrebbe stroncato l'avarizia delle classi borghesi, avarizia rimasta d'altronde senza oggetto,
perché questa sciagurate classi ,  aggrappandosi a privilegi  svuotati di ogni midollo
nutritivo, rischiano di crepare di fame sopra un osso tanto sostanzioso quanto una palla d'avorio. Non è l'uso della forza che mi sembra condannabile, ma la sua mistica;  la religione della forza messa al servizio dello stato totalitario, della dittatura della Salute Pubblica, considerata non come un mezzo ma come un fine" (p.73). 
E alla p. 81, in maniera ancora più esplicita: "Scrivo perciò a chiare note che il terrore
avrebbe da tempo esaurito la propria violenza se la complicità più o meno confessata, o anche cosciente, dei preti e dei fedeli non fosse infine riuscita a dargli un carattere religioso".
Il cattolico Bernanos     si trova in piena sintonia con      l'ortodosso Dostoevskji nell'affermare che l'istituzione religiosa cristiana, se si allontana dal Vangelo e
non compie le scelte in base alla volontà del Dio di Gesù Cristo, finisce col divenire causa di violenza ( "la mistica della violenza"), come una qualunque istituzione umana.
La conformità al Vangelo di Gesù Cristo,   la sua sequela richiedono        lealtà e trasparenza non solo verso Dio ma anche verso il popolo di Dio.     Al  suo popolo
Dio ha voluto insegnare, proprio attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, il valore "non negoziabile della libertà". Paolo di Tarso, che fece il grande passo dai "precetti vissuti come doveri della legge" alla fede vissuta come atto d'amore, non avrebbe mai  giustificato nessuna dittatura; non perché si considerava fondatore del cristianesimo, ma perché aveva riconosciuto in Gesù Cristo il fondatore e l'artefice  della Nuova Alleanza.  Nessun uomo avrebbe potuto avere questa autorità. Soltanto Dio, che aveva stipulato l'Antica Alleanza, avrebbe potuto stabilirne una Nuova.   Questa rimane,  dal momento che  Dio non ne ha creato una terza!        il don

mercoledì 7 marzo 2018

La donna

Auguri alle donne, ma nella verità.   
  E' urgente superare la visione romantica,
perché la parità di genere giunga finalmente in porto,
 e conduca ad un oltre, ad una vera interazione.
Per uscire dalla confusione di genere, occorre mettere a fuoco lo specifico femminile e
lo specifico maschile.
 Per capire la confusione di genere che s'è creata,               utilizziamo due
                  figure: la cura e la sfida.
La donna ha costretto l'uomo ad assumere in maniera prevalente la figura della cura, e nella trasmissione della figura paterna ai figli ha proposto un padre dimezzato. L'uomo s'è lasciato troppo coinvolgere nell'assumere la figura femminile della cura,   rinunziando allo specifico maschile, ossia la sfida.  ORA, assumere un tratto della cura dentro la figura della sfida  avrebbe rappresentato per il maschile un arricchimento, una crescita; rinunziare alla sfida, ha significato far saltare la figura paterna nella famiglia e nella società. I figli sono stati le vittime, coloro che ne hanno più sofferto: una generazione senza padre!
 E le donne forse non sono ancora divenute consapevoli di aver mischiato una loro giusta rivendicazione di protagonismo femminile con la svalutazione della figura
paterna.  Il risultato del quale dovrebbero rendersi consapevoli uomini e donne: una diffusa mediocrità, che toglie slancio ad ogni ideale, ad ogni passione che comporti
sacrificio, una rinuncia a sfidare l'ordine stabilito qualora esso si presentasse ingiusto
e menzognero.  Se l'istituzione è in crisi, va riformata radicalmente.    Lasciar perdere e
farsi gli affari propri, cioè cedere al narcisismo e al privatismo, significa rinunziare alla sfida di un nuovo umanesimo. In questo, tanti uomini e tante donne hanno seguito il disfattismo del prof.    Umberto Galimberti,   il quale dichiara finita ogni pretesa di umanesimo.  Noi, invece, pensiamo che il cristianesimo senta ancora viva la responsabilità di ridare all'occidente europeo la passione per Dio e per l'uomo, perché è
proprio per aver messo da parte Dio che l'uomo europeo ha corso e corre ancora il rischio di perdere se stesso.  
L'uomo riconosca nella donna il valore della cura; e la donna riconosca nell'uomo il valore della sfida: così si potrà superare il trauma del non-riconoscimento e del riconoscimento. Occorre rimettere insieme l'intelligenza e i sentimenti!  il don

martedì 6 marzo 2018

LEALTA' ?!

Nella seconda parte del romanzo   I fratelli Karamazov di Dostoevskij,
 c'è un capitolo intitolato  Il grande inquisitore.
Vengono messe sotto accusa tre forme strumentali, che sarebbero in grado di neutralizzare la libertà:  il miracolo, il mistero, l'autorità.
Tre forme che si sottrarrebbero alla verifica e all'ipotesi di lavoro, strumenti moderni (verifica e ipotesi di lavoro)del metodo scientifico e analitico.
Se occorre scegliere tra il dubbio e la fede, scartando il miracolo, il mistero e l'autorità per venir fuori dall'esclavage, perché non idonei a salvare del tutto la libertà, cosa o chi potrebbe dare garanzia della fede?
C'è una risposta che Tolstoy, il pacificatore senza fede, non avrebbe mai condiviso,
 ma che Dostoevskij invece delinea con chiarezza: non un valore astratto o una teoria
senza concretezza, ma una persona   di fede,  e che chiede la fede,  perché ha vissuto di fede, il Cristo.
Il  grande inquisitore c'è l'ha proprio con Cristo, perché è quel Crocifisso-Risorto che attira dietro di sé tante persone attratte  non dall'anarchia della libertà ma dal suo esporsi al tragico.
Ma chi è il grande inquisitore?  Sembra che sia la chiesa cattolica, e anche quella protestante. Neppure la chiesa ortodossa russa si salva: Ivan,  al fratello che vive in
un monastero della santa Russia ed è guidato da un santo monaco, dice che la servitù della gleba non è stata tenuta lontana dalla libertà soltanto dallo zar e dalla nobiltà, ma anche dalla chiesa che ha dato la sua benedizione. Quale fraternità potrebbe esserci tra la ricca nobiltà e la servitù della gleba,     se manca la libertà che è la condizione della fraternità (più che dell'uguaglianza - categoria illuminista, non cristiana. Caino e Abele non erano uguali, ma erano fratelli) ?
Cristo è leale perché è l'uomo davvero libero e non toglie a nessuno la libertà; anzi Egli tiene insieme la verità e la libertà:  "la verità vi farà liberi".
La chiesa deve sempre porsi alla sequela di Cristo! E' il messaggio che Dostoevskij intende dare.
       il don

lunedì 26 febbraio 2018

Liberi, non servi!

Nicolai Berdiaev ha scritto due libri sulla libertà : Filosofia della libertà, e l'altro
Filosofia dello spirito libero.
Aveva fatto parte di quel folto gruppo di artisti e di scrittori che a San Pietroburgo
avevano preconizzato il cambiamento della Santa Russia, negli anni 10 del Novecento.  Molti aderirono alla rivoluzione, prima dei menscevichi (i bianchi), poi dei bolscevichi ( i rossi).
Berdiaev, come ha raccontato Solgenitzin in Arcipelago Gulag, non ritrattò le sue prese di posizione,  quando venne accusato dai bolscevichi di essere un reazionario.
Da uomo libero, cioè non servo di nessuno, aderì alla rivoluzione ma senza rinnegare la fede nel cristianesimo e nell'ortodossia della patria.
Dopo il processo imbastito dai bolscevichi, dovette lasciare la Russia e andare in esilio in Francia, patria di elezione di tanti fuoriusciti dalla Russia.
Nell'Autobiografia spirituale Berdiaev ha raccontato le vicende della schiavitù e della libertà riguardanti la Santa Russia, e non soltanto le vicende della propria  condizione personale.  In maniera forte viene in rilievo una scoperta: il futuro della libertà sta  nel Vangelo di Gesù Cristo e nella vita spirituale cristiana piuttosto che nella rivoluzione comunista. Quest'ultima già al suo nascere appare liberticida! Ma senza libertà non si costruisce una comunità autentica ed una società nuova.
Poi andate a dire che non abbiamo bisogno di spiriti liberi.       il don

sabato 24 febbraio 2018

Il cambiamento

Si preferisce  la parola cambiamento alla parola conversione. La cosa è comprensibile: non si ha  più fiducia nella religione e nella chiesa, e più in generale, nell'Altro. E la parola conversione è divenuta logora, utilizzata per mascherare comportamenti ambigui e discorsi ipocriti.

Tuttavia c'è l'urgenza di provare a divenire nuovamente esseri umani liberi.
E la prima liberazione da compiere è quella della persona dall'omologazione dell'uomo massificato, che non ragiona con la propria intelligenza e non ama col proprio cuore.
Il Nuovo Testamento utilizza due termini greci per dire la conversione-cambiamento: il primo è metanoia, ossia cambiare modo di pensare; il secondo è epistrophé, ossia cambiare direzione, fare un'inversione ad U.
Modo di pensare: non si può ridurlo al sociologico, all'economico, al culturale (gastronomico).   Dato che non ci si aspetta il cambiamento dalla storia, dalla psicologia e pedagogia, e neppure dalla politica. Per quest'ultima c'è una ragione di ripulsa: non è mai stata così in basso come ragioni ideali! Ma conoscenza storica, psicologica e pedagogica ci servono per non rifare gli errori già fatti in passato!
La conversione nel modo di pensare ( la metanoia) ci chiede di ridimensionare i miti moderni: il denaro, il lavoro, il potere, l'immagine. Tutti questi miti hanno raggiunto il popolo: e ogni persona del popolo è ora contagiata da essi.  E la preghiera, la meditazione? Non si dedica più tempo a Dio?   Non parlo delle cerimonie pubbliche; parlo della preghiera fatta in segreto, en to kriptò (nell'angolo più segreto della casa, magari anche di notte, dove e quando nessuno ti vede e ti sente, eccetto il Padre tuo che vede e sente nel segreto).
Modo di comportarsi : l'epistrophé riguarda la conversione dei comportamenti. C'è troppa violenza, troppa indifferenza: due estremi di una personalità paranoica e schizofrenica, postmoderna, senza radici e senza relazioni stabili, in preda al moto perpetuo (iperattivismo). Ma fosse un movimento di vita e di crescita! Aderiremmo tutti o quasi, o almeno i più attenti e i più coraggiosi!
Se la metanoia richiede il coraggio di pensare in proprio, l'epistrophè chiede il coraggio di agire fuori dai comportamenti della massa.
Senza essere  iconoclasti,  torniamo a coltivare l'interiore e liberiamoci dal culto della personalità e dell'immagine!  Le relazioni autentiche possono nascere solo dall'incontro tra due Io autentici, che dai  reciproci doni (disinteressati) , consentono la nascita dell'inedito e dell'imprevedibile!

martedì 13 febbraio 2018

La trappola!

SIMONE WEIL riconosce che l'unico argomento contro "Dio Amore", o contro l'amore di Dio, è la sventura. E' l'altro termine, oltre a disgrazia, che traduce il
francese la malheur    (di genere femminile, a differenza di le bonheur, che è di
genere maschile - lo dico senza offesa per le donne e senza esaltare gli uomini -  come  scusante per i francesi c'è il termine la grandeur, che è di genere femminile).
Chi è lo sventurato o il disgraziato?      Colui che viene colpito dalla necessità e dalle circostanze, senza che ne abbia colpa. E' l'innocente, la vittima senza colpa.
Chi è colui o colei che cade nella trappola della sventura o della disgrazia e vi rimane dentro senza che trovi la forza per uscirne, perché non trova la spinta verso l'alto?  Colui che s'affida alla dialettica dell'odio!   Difatti la sventura o la disgrazia è la confutazione dell'amore!
C'è un'unica soluzione alla sventura o alla disgrazia, dice la Weil, ed è Gesù Cristo, crocifisso e abbandonato, lo sventurato per eccellenza, perché è davvero l'innocente, il senza colpa. Come ha potuto Il Padre dimenticarsi del Figlio?    Dove si può trovare l'amore del Padre nei riguardi del Figlio, mentre      lo abbandona alla sventura e alla disgrazia estrema?
L'abbandono estremo chiede un amore estremo: Dio divenuto sventurato e disgraziato in Gesù  non concede all'uomo nessun alibi per non amare. Ora ogni spirito libero può riconoscervi l'amore, che è infinitamente più del dovere! La grandezza più grande coincide con la sventura più grande.
Simone Weil era già cristiana; ciò che l'ha tenuta lontana dalla Chiesa e dal battesimo è stata la "purezza catara", ossia l'idea di una comunità dei perfetti, nella quale soprattutto la gerarchia non dovrebbe esagerare martellando sul dogma e sulla morale.
Ma perché Gesù diviene lo sventurato per eccellenza se non per una misericordia infinita?
                                  il don

lunedì 5 febbraio 2018

LA PORTA

"Questo mondo è la porta chiusa. E' una barriera, e nello stesso tempo è il passaggio":
Così scriveva Simone Weil , nei Cahiers , III,  p. 121
In versi poetici continua:
Ouvrez-nous donc la porte et nous verrons les vergers
Nous boirons leur eau froide où la lune a mis sa trace.
La longue route brùle ennemie étrangers.
Nous errons sans savoir et ne trouvons nulle place.
...............................................
Que ni les vergers ne sont parus ni nulle fleur;
Seul l'espace immense où sont le vide et la lumiere
Fut soudain présent de part en part, combla le coeur,
Et lava les Yeux presque aveugles sous la poussière.

Se non c'è domanda di verità, non può esserci risposta
da parte di Dio.
E Dio non può rispondere col suo dono, se chi domanda
rivendica diritti e non chiede amore e verità.
il don

domenica 4 febbraio 2018

Il dono

Quei diavoli di francesi hanno sempre un passo avanti!
 Parigi rimane la capitale mondiale della cultura (della filosofia, della scienza,
della politica, dell'arte,  ...), del pensare.  Della teologia soltanto al modo  della squadra, non più del singolo teologo!
Ma sul     dono   e sulla svolta che      il paradigma del dono   può imprimere al
cambiamento d'epoca NELLA CONTEMPORANEITA', hanno detto cose
molto interessanti sia Paul Ricoeur sia Jean Luc Marion.
Ricoeur ha evidenziato (e non è poco per un teorico dell'ermeneutica) lo stretto rapporto tra dono e perdono. Il perdono è un metodo per non perdere il dono: è un ricominciare dal dono per raggiungere il reciproco riconoscimento. Così il conflitto
servo - padrone (evidenziato da Hegel) potrebbe essere risolto dall'amore che il dono esprime, piuttosto che da un' economica sia pure rivoluzionaria.
Marion ha ripreso il tema della "donazione" husserliana per mostrare che il dono è il  "fenomeno" (in senso kantiano) originario, col quale si presenta l'essere nel suo darsi all'esistenza. Ridare al fenomeno il primato che Cartesio aveva tolto per assegnarlo
al "cogito" (il noumeno kantiano) significa riconoscere che il dono si dà da se stesso, non è creazione dell'umano. In fatti, prima che sia donato, il dono  è ricevuto!
Tuttavia, i francesi non devono dimenticare che l'angelo della luce potrebbe divenire
lucifero, se scambiasse la luce con la grandeur.
Il dono ha la capacità di farci rimanere piccoli, poveri, mendicanti d'amore, servitori
del bene comune, mai ricchi e potenti!
il don