domenica 25 agosto 2013

esperienze di vangelo vissuto

Un commento alla "cultura dell'incontro", sotto forma d'esperienza. "Ero disoccupato e mi hai trovato un lavoro". Questo desiderio di Gesù, questo suo invito a dimenticarmi di me stesso, per fare mio il bisogno dell'altro, mi ha spinto a invertarmi dei lavori per le diverse persone disoccupate venute a chiedere aiuto. Allora, pensando alla manutenzione della chiesa e anche della cappella cimiteriale, mi sono reso conto che tanti lavori di manutenzione potevano esser fatti. Così, senza mostrare preferenza per l'uno o per l'altro, ma considerando ognuno come prossimo, ho lasciato che ognuno facesse un lavoro, e poi senza dare un salario, ma considerando ugualmente il bisogno, ho dato ad ognuno una libera donazione. Ho visto ognuno andar via contento. 
Una seconda esperienza. Era da molti anni che desideravo conoscere da vicino l'esperienza del Meeting di Rimini. In questa settimana trascorsa, ho potuto, tramite Internet, seguire la narrazione di esperienze, la presentazione di libri, i tanti interventi sull'economia e la politica nel mondo. Sopratutto il racconto di esperienze mi è sembrato interessante : è un tratto comune che rende "Comunione e liberazione" interattiva con gli altri nuovi movimenti ecclesiali. Ho ascoltato con molto interesse un professore cinese che insegna filosofia all'Università di Pechino, e fa conoscere s. Tommaso e la ragione occidentale ai suoi connazionali. Ho ascoltato due ortodossi che in Ucraina e in Russia si occupano dei bimbi abbandonati. Poi la testimonianza di "Aiuto alla chiesa che soffre" : in Iraq, in Siria, in Libano, in Egitto, in Pachistan...; tanti milioni di euro per aiutare fratelli e anche nemici bisognosi!
E' davvero una cosa straordinaria che i nuovi movimenti possono scambiare le loro esperienze e possano sentirsi dire, come i primi cristiani "guarda come si amano!".    il don

sabato 24 agosto 2013

la diversità di genere

Questo intervento non è a difesa dell'omofobia, neppure intende mostrare disprezzo nei confronti dei gay. Intende piuttosto mettere a fuoco un aspetto che la cultura omologante, conformista  e narcisista contemporanea si mostra incapace di comunicare e valorizzare. Si tratta della diversità tra maschio e femmina, che la Bibbia, già nel Genesi, esprime  con un'immagine corporea e realistica : il maschio è il puntuto (il termine ebraico è isch), la femmina è la forata (in ebraico ischà). Nella dimensione psicologica e spirituale, neppure si potrebbe omologare la figura paterna con la figura materna, perchè diverso è il modo di rapportarsi alla madre ( con lei il figlio o la figlia intrattiene sempre un rapporto viscerale ) da quello di rapportarsi al padre ( con lui il figlio o la figlia intrattiene un rapporto dello spirito ). Con la madre si può comunicare visceralmente, emozionalmente e sentimentalmente; col padre occorre comunicare razionalmente, pragmaticamente. Le donne che ai nostri giorni negano la loro capacità recettiva quando, per imitare gli uomini, scimmiottano un'intraprendenza che presto mostra il fallimento sul piano propriamente umano. Gli uomini che non sono capaci di cogliere nel genio femminile la capacità di donazione, sono ancora dei padri-padroni e dei mostri di narcisismo. 
La diversità di genere, per venire alla luce, ha bisogno di una cultura non omologante e neppure narcisista. Sono anzitutto il padre e la madre, quando il primo ha sviluppato in pienezza l'essere maschio e quando la seconda si è realizzata come femmina, a educare alla diversità di genere il bimbo e la bimba. Quando Paolo di Tarso dice che l'esser cristiani non comporta la rivendicazione della distinzione tra giudeo e greco, tra schiavo e libero, tra uomo e donna, perchè in ognuno è Cristo ad essere formato, forse ha dimenticato, per essere più chiaro, di ricordare alla donne che il loro modello più vicino è la madre di Gesù, la donna pienamente realizzata in quanto donna. E' chiaro però che lì Paolo sta facendo un discorso teologico, non pedagogico e psicologico.
Non me ne vogliano il governatore Nichi e neppure l'arci-gay se dico : evitiamo di trattare certi argomenti come si farebbe la pubblicità alla Coca Cola; trattiamo gli argomenti che riguardano l'umanità con  la responsabilità di chi sta costruendo un nuovo umanesimo!
il don

sabato 17 agosto 2013

la cultura dell'incontro

La cultura dell'incontro, come d'altronde la cultura del dare, chiede un apprendistato, una scuola di vita. Non può far conto dell'improvvisazione, dal momento che il dare non è un fenomeno  istintivo. Lacan ci ha mostrato attraverso l'analisi o la psicoanalisi la differenza tra il bisogno e il desiderio. Il bisogno possiamo ritenerlo un fenomeno biologico ; il desiderio nasce come fenomeno culturale, vale a dire che al suo formarsi giocano un ruolo essenziale non solo l'affetto, l'intelletto e la memoria, ma anche l'inconscio nel quale si può scorgere una certa stratificazione di irrazionale oltre che di ragione, di oblio oltre che di memoria, di odio oltre che di amore. Si può capire allora perchè nel confronto dell'io con l'altro non si giunga subito all'incontro, ma si passi spesso attraverso il conflitto, la lotta, la rivendicazione di un possesso. Ma, come nella cultura del dare, si fa esperienza che a dare non si perde nulla (anzi colui che dona lancia il messaggio: io valgo più del mio dono; e colui che riceve il dono, per non rimanere servo di colui che ha donato, non può non restituire in modo adeguato), così nella cultura dell'incontro si fa esperienza che l'andare dell'io verso l'altro non comporta nessuna resa e nessuna diserzione rispetto al proprio Sè, che anzi l'altro si mostra essenziale alla crescita dell' io. 
E. Mounier, parlando della persona, ha mostrato che la sua costruzione chiede almeno tre movimenti : l'en soi (l'interiorità dell'io), le pour soi (la relazione all'altro come espressione esteriore), le sur soi (il riconoscimento di uno più grande di sè). La costruzione dell'io chiede di saper ricevere un dono che è più grande dell'io; e di ritenere costitutiva la relazione Io - Tu , direbbe M. Buber. L'altro è ciò che manca all'io!
La cultura dell'incontro disegna un percorso a tappe : l'esodo dell'io, l'attesa dell'altro, il passaggio veloce dall'attaccamento al distacco, perchè il desiderio possa spingersi oltre il possesso.   il don