venerdì 27 novembre 2015

A Natale...

Dio, a Natale, è morto : l'Eterno si è fatto tempo che passa, da Dio si è fatto uomo;
da onnipotente si è fatto impotente; da Verità divina si è mescolato alla menzogna
umana; da Vita che è, si è fatto morte!
Togliamo di mezzo tutto il dolciastro e facciamo di questo Natale una festa
all'Amore, che viene per "dare la vita". E impariamo dalla preghiera la grazia di
"dare la vita" : questa  non è opera nostra. Neppure un genio saprebbe cavarsela: per "dare la vita" non si può improvvisare. Un prete amico mi ha inviato on-line una
risposta di madre Teresa al card. Comastri : per "dare la vita" ai più poveri, occorrono molte ore di preghiera al giorno, perché da Dio viene la forza di amare, la luce per amare, la gioia di amare.  Senza l'amore di Dio non si è capaci di amare! Si è fatto uomo perché ci riconciliassimo con l'amore.
Abbiamo esagerato col lavoro, col divertimento, con lo studio e la scienza, con la
politica e l'economia, con la ricerca di noi stessi nelle soddisfazioni, ...
Abbiamo esagerato e abbiamo fallito...E' ora di ricominciare : tutti in palestra per fare
esercizi di preghiera, esperienze d'amore.  Potrebbe essere un vero Natale. il don

venerdì 20 novembre 2015

Rischio

Il rischio di donare.
Il rischio di camminare.
Il rischio di ricominciare.
Il rischio di perdonare.
Il rischio di tornare.
Il rischio di andare.
Il rischio di amare.
Il rischio di parlare.
Il rischio di dialogare.
Il rischio di testimoniare.
Il rischio esclude il calcolo, ma non che l'improbabile si realizzi!
            il don

giovedì 19 novembre 2015

Comunità aperta

S'impara molto più dalla storia che dalla sociologia: è la distanza che si prende di fronte alla pressione culturale che consente la maggiore consapevolezza e presa di coscienza di una situazione problematica.
La differenza tra la comunità e il gruppo: mentre nella prima si vivono relazioni
inclusive (l'apertura verso il diverso si compie senza paura), il gruppo tende a chiudersi, ossia a divenire una specie di club, quando non è capace di confronto e
di incontro. Fare comunità è il "di più" rispetto al  fare gruppo: aprire piuttosto che chiudere al diverso; uscire verso l'altro per trovare una convergenza tra il suo sogno
ed il mio sogno.
Gruppi chiusi formano persone chiuse, con pregiudizi verso il diverso.      Comunità aperte sanno valorizzare la mediazione culturale, non per favorire edonismo e narcisismo, ma per aiutare la crescita dell'altro, con la stessa passione con la quale si persegue la crescita di sé.
In una realtà moderna che ha fatto del dubbio, più che della certezza, un metodo di ricerca e di stile di vita, problematizzare non è soltanto esercizio dell'io, è ricerca della
relazione con l'altro, è esercizio di dialogo (esercizio impegnativo, molto più del colloquio, che può anche ridursi a monologo tra due io).
Si potrebbe dire, con papa Francesco, che l'esercizio della misericordia richiede molta più fiducia e comprensione dell'esercizio della giustizia: la "chiesa catara" pretende di fare una "comunità di perfetti" escludendo i peccatori; la chiesa cattolica include tutti, peccatori e giusti, al suo interno, e chiede agli uni e agli altri di misurarsi sull'amore di
Cristo. Il Vangelo di Gesù Cristo è l' unità di misura della comunità.   E' l'esercizio del Vangelo a creare la comunità aperta.   il  don

sabato 14 novembre 2015

Coscienza

Il momento più interessante dell'incontro di ieri sera, nella biblioteca dei Padri Gesuiti
a Grottaglie, sul tema "Coscienza cristiana e coscienza moderna",  è stato sicuramente il finale quando si è aperto un dialogo aperto e appassionato sulla formazione.


Nel finale, stando tutti in piedi, ognuno cercava di dire cosa si dovrebbe fare di più per
far uscire la famiglia dalle sue chiusure nel privato, e le generazioni adulte e giovani



dalla loro reciproca indifferenza e diffidenza.













Mettere insieme "apprendre par raison" e "apprendre par coeur" è un'urgenza esistenziale, prima ancora che formativa. Si può insegnare soltanto se si continua a
imparare, ossia a fare esperienza dell'altro, uscendo dal proprio mondo di sogni, per
incontrare, conoscere e aiutare la realizzazione del sogno dell'altro. La coscienza si
sviluppa e si approfondisce nella misura in cui passa dalla figura medioevale dell'Identico alla figura moderna del Diverso (centrata non sull'io, ma sull'altro), ossia
da un monoteismo monolitico all'Uno - Trinità di Dio (è il primo mistero della fede cristiana l'essere uno di Dio in tre Persone) e antropologicamente la valorizzazione della diversità nell'unità della comunità.  il don

venerdì 13 novembre 2015

Inesistenza

"Inesistenza" è un breve testo di Chiara Lubich, del 18 giugno 1998. In sintesi dice: "inesistenza voluta della nostra volontà, per essere volontà di Dio e vita dell'altro in noi". Non essere per dare modo all'altro di essere: questo è il modo d'essere dell'io, nella relazione al tu.

"Santità di popolo" è un altro testo, sempre di Chiara, del 27 agosto 1998. E dice in sintesi: "Il Signore non ci domanda una santità individuale, ma comunitaria, dove ognuno deve aiutare il suo prossimo a farsi santo".

Una mia sintesi dei due testi, in questa preghiera - parola a Dio: "Quando mi presenterò alla tua porta, ti dirò soltanto: ho creduto alla tua misericordia. Ed
è per questo che non ho fatto con nessuno la parte del diavolo, pur riuscendo 
ad aiutare soltanto qualcuno.    Ho continuato a credere alla tua misericordia,
che cancella e dimentica non solo i miei peccati,    ma anche quelli di altri che
ho aiutato ad uscire dal tunnel verso la luce.





E' la tua misericordia che mi ha dato la forza di ricominciare sempre, a non esistere
 per esistere, e ad aiutare qualche prossimo a incamminarsi su quella meravigliosa strada che è il "dare la vita".   il don

sabato 7 novembre 2015

Il dono

Ti ringrazio per il dono :
ti ringrazio non solo per il bene
ti ringrazio per quando mi fai male;
ti ringrazio per quando fai saltare i miei progetti
ti ringrazio perché proprio allora Dio realizza il suo su di noi;
ti ringrazio per quando mi aiuti a morire,
proprio allora mi doni di vivere;
ti ringrazio, e non riesco a dire altro;
ma vorrei dire soltanto : prego
e amo!

Nessuno vuol essere Gesù.
Chi vuol essere Erode; e chi, Pilato; chi, il centurione romano; chi, il buon ladrone;
chi, Zaccheo; chi, la samaritana; chi, Pietro; e chi, Paolo.
Ma nessuno vuol essere Gesù.    Eppure è Lui il dono più grande!
       il don

martedì 3 novembre 2015

Lavoro

La costituzione italiana ha posto il lavoro a fondamento della vita della repubblica.
Garantirlo a tutti è quindi un obbligo costituzionale.
Il sindacato, che ha una funzione importantissima per la vita sociale e della polis,
potrebbe lottare di più perché sia assicurato ad ogni famiglia.
Lo stato potrebbe combattere con più efficacia evasione fiscale e corruzione ( con 70 miliardi l'anno di evasione fiscale si potrebbe far diminuire il debito pubblico ...) : ci vorrebbe un Cantone per ogni regione, oltre al coordinamento nazionale, come avviene per l'anti-mafia); la speculazione finanziaria potrebbe essere sconfitta, rimettendo il lavoro al centro della produttività del paese.
C'è qualche segnale di saggezza nel mondo giovanile ( che ritorna a coltivare passioni : apicultura, produzioni agricole biologiche, ...), che guarda sia alla qualità della vita sia al lavoro come vocazione e passione.
Ciò che diceva Peguy dell'artigianato (un'azione che sa mettere insieme lavoro e arte) non riguardava soltanto il passato ma anche l'avvenire : una profezia s'avvera!
                 il don

domenica 1 novembre 2015

Segno e senso

Un segno sulla neve : può essere la traccia di una volpe, di un lupo...Il cacciatore o l'animalista sa dare il senso, ossia identificare a chi appartiene la traccia.

Introducendo il Memorial  di Pierre Favre, Certeau pone il segno nell'evento che passa, ed il senso nella "continuità della volontà di Dio che rimane". Scrive ancora Certeau che Favre utilizzava il Memorial non come un diario, ma come "strumento di lavoro", proprio per cogliere lo svolgimento della volontà di Dio nella propria vita e nella storia del tempo . Questa lucidità nel cogliere la volontà di Dio derivava da una preparazione trentennale nella pratica degli Esercizi : Ignazio riconosceva in Pierre Favre colui che meglio di tutti sapeva fare discernimento ed elezione, per aver vissuto dapprima i tre gradi di umiltà.




Il segno che sono vivo o morto può essere  il dono o il regalo. Ma il  senso  di essere vivo o morto lo trovo nel motivo che mi spinge a "perdere la vita" per ritrovarla.   Il segno appartiene    al mondo dell'apparenza, che   se staccato dal senso,     conduce all'ipocrisia.   Fare la volontà di Dio richiede più ricezione che iniziativa.
Caterina da Genova (Fieschi Adorno) diceva che attraverso la morte dell'amor proprio si può essere raggiunti dall'amor puro.
Chiara Lubich dirà che  "il meno perfetto in unità è preferibile al più perfetto in disunità" : è sempre attraverso la morte dell'io che Dio viene allo scoperto, ma si nasconde quando gli "io" sono troppo appariscenti.  il don