sabato 28 luglio 2018

Nel segreto!

"Quando preghi, non fare spettacolo, perché hai già ricevuto la ricompensa della vanagloria.   (...)
 Quando preghi, entra nella stanza più segreta (en to criptò) della
tua casa, e il Padre tuo che vede nel segreto, si farà sentire da te".   Così il Vangelo!
La registrazione e la trasmissione mediatica dei momenti di preghiera (liturgie, processioni, ... )     espone la preghiera al pericolo mortale dell'autocompiacimento narcisista!
 Non si cerca più la domanda e la risposta di Dio, ma soltanto la dimensione estetizzante di una tradizione culturale! 


L'esposizione mediatica toglie, anche nella relazione tra persona e persona (umana),
quel senso del pudore (il silenzio dell'immagine) che dovrebbe rimanere il segreto più intimo di ogni persona.
Se non so stare solo con me stesso\a, non potrò neppure relazionarmi autenticamente con l'altra persona. Il silenzio spesso svela molto più di tante parole, le quali finiscono per disorientare e incatenare ad una presunta immagine-feticcio, rifuggendo dalla realtà.  Si raccoglie un risultato duraturo soltanto quando si è investito nell'amore
Dall'autobiografia attraverso i diari di Thomas Merton: "17 febbraio 1953. Martedì di confessione.  Guardo il crocefisso sulla parete bianca di St. Anne (un eremo dentro l'abbazia di Getsemani). St. Anne è una parte eminente della mia vocazione sacerdotale: il silenzio, gli alberi, la luce del sole, le ombre, l'immagine di Gesù ... Qui sono un prete la cui parrocchia è il mondo intero, ma forse questo pensiero è solo una tentazione. Ovviamente non c'è bisogno che rammenti la fecondità apostolica del silenzio, debbo soltanto essere nulla e attendere la rivelazione di Cristo: essere pacifico, povero e silenzioso nel mondo in cui è attivo anche il mistero dell'iniquità ... c'è così tanta pace a St. Anne che dev'essere certamente il cuore di una grande battaglia spirituale combattuta in silenzio. Io, che siedo qui a pregare, a pensare e a vivere, il non sono nulla e non ho bisogno di sapere che cosa succede.".  (Merton, Scrivere è pensare, vivere, pregare , pp.148-149).
La cura (Sorge) della vita interiore diviene anche in questo tempo l'attività più urgente e necessaria!
il don



giovedì 19 luglio 2018

APPRENDIMENTO!

Apprendimento più che insegnamento: un cambio di paradigma urge.
Sembrano esserci troppi insegnanti (hanno la pretesa d'insegnare, anche se poi non insegnano nulla),       mancano tra tutti noi persone desiderose d'apprendere.
Quand'è che s'apprende? Quando scatta il desiderio di qualcosa che si vorrebbe vivere e non solo conoscere?   Soltanto quando una testimonianza di vita s'impone non solo per la sua forza, ma soprattutto per la sua umiltà.
Abele quale messaggio lascia alla meditazione di Caino successiva all'assassinio?
Abele non è divenuto Caino, perché precedentemente non era stato Narciso.  L'autocompiacimento dell'Io alimenta un narcisismo che prima o poi diviene
arrogante, presuntuoso e violento.
Qualche analista attento ha parlato di catastrofe dell'apprendimento nel nostro tempo.
Un apprendimento di qualità può darsi soltanto quando ci sono testimoni di vita e di pensiero, che non s'accontentano delle commemorazioni, ma fanno di tutto perché le relazioni e non le cose divengano il motore della comunità.
il don

sabato 7 luglio 2018

ESTRANEITA'

Il romanzo  di Albert Camus  "Lo straniero" mette a fuoco la problematica
riguardante l'identità e l'estraneità:   se io non so chi sono, anche l'altro rimarrà
per me un estraneo.
E' un problema dell'anima, essenzialmente; neppure  la vicinanza dei corpi, né
tantomeno  l'atto sessuale, potrà rendermi meno estraneo all'altra persona. Lo straniero
è anzitutto dentro di me: io sono straniero a me stesso.      Come posso trovarmi o
ritrovarmi a casa?        Dov'è la mia casa, ossia la mia interiorità?
Non è l'Io!  Non è neppure il Tu!    La  mia casa è Dio, la Trinità:  l'Amante, l'Amato, il Dono (Agostino d'Ippona).  Qual è l'opposto del dono?  Il possesso:  questo vanifica il
percorso  del dono!
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!" : ha detto nostro Signore Gesù Cristo ai discepoli e agli apostoli (cioè a coloro che vogliono trasmettere il suo Vangelo nel mondo).  Si riferisce alla cosa materiale?  O non invece, più radicalmente, al dono della vita?  Se io voglio regolare la mia vita in base ad un mio progetto, divengo vittima del possesso, perdo la capacità di donare!
Il dono non è la cosa materiale, è il donare la propria vita. Una vita in perdita (la perte)
è una vita che pratica il distacco (detachément)  da se stessi. Ossia :  "l'amor puro invece dell'amore proprio", per dirla nei termini in cui i mistici o gli spirituali  del Cinquecento e Seicento hanno espresso questa esperienza dell'anima.  "L'amore di Dio invece che l'amore di sé", diceva Agostino d'Ippona.
E Giovanni della Croce, che sicuramente non era quietista (cioè non era   passivo nell'amore),   diceva in poesia all'Amato :      "rompe la tela di esto dulce encuentro"    ( prima strofa di  Fiamma d'amor viva).
L'incontro rompe l'estraneità: dona me stesso all'altro, e l'altro a me stesso! Nella misura in cui il donarsi combatte il possedersi!
    il don