venerdì 31 maggio 2013

gioia e libertà

"Sono nella gioia". E da dove nasce questa esperienza? Dal fatto dell'amore : dall'amare Dio e il fratello. La libertà mi permette di amare, di rimanere  nell'amore; ma è l'amore che mi porta la gioia. La gioia diviene il distintivo dell'amore : per il fatto che lodo Dio come l'altro dal quale mi viene l'amore, sono nella gioia. E' un dono gratuito dell'amore divino la gioia. "Nessuno vi toglierà la vostra gioia", ha detto Gesù. La gioia che  il Figlio  dona è la gioia del Padre, non la gioia del mondo.  Papa  Bergoglio ha detto oggi un'esperienza bellissima dei cristiani e degli uomini e donne di buona volontà : perdere tempo a lodare Dio (questa è preghiera!). Anche perdere tempo a dir bene del fratello (invece di dir male) : anche questa è lode. Gesù non ha mai dissociato l'amore di Dio dall'amore del prossimo. Sono un unico amore! Unica è pure la gioia che si sperimenta quando si ama il prossimo per Dio, e Dio senza dimenticare il prossimo. L'amore vuole la gioia dell'altro, perciò non cerca mai di impossessarsi dell'altro. Il possesso è la morte della libertà e della gioia; il possesso è la sospensione del dono della vita, che deve rimanere sempre dono. 
Quando si perde la fede nel dono della vita, si perde anche l'amore, la gioia e la libertà. Per ritrovare fede, libertà e gioia, occorre abbandonarsi alla lode, più che alla rivendicazione. Dio non è un padrone; e noi non siamo sindacalisti. La lode fa ritrovare la gioia : è un esercizio spirituale, non un'emozione passeggera. 
La gioia del padre e della madre, la gioia dei figli e delle figlie, dei fratelli e delle sorelle : donare liberamente, senza mai pentirsi di aver donato! Non c'è gioia più grande!   il don

venerdì 24 maggio 2013

non-luogo

Il non-luogo è il luogo del non-incontro. Ma non c'è più differenza tra pubblico e privato : ormai il non-luogo è dappertutto, nelle relazioni amicali e familiari come in quelle politiche. Il fatto è che il virtuale ha introdotto il non-luogo anche nel reale e si fa grande fatica a distinguere tra autentico e non-autentico. La tecnica è il Leviatano, il nuovo mostro dell'Apocalisse che non lascia più spazio nè di libertà, nè di amore, nè d'intelligenza naturale. Il grave rischio è quello di diventare tutti servi dell'intelligenza artificiale, di considerarla  più efficiente di quella naturale, di obbedire ai suoi comandi come i sudditi ad un dittatore.
La sfida da accogliere e vincere sarebbe quella di trasformare il non-luogo in luogo d'incontro. Due operazioni sarebbero allora necessarie per raggiungere un tale obiettivo : in primo luogo una formazione culturale in grado di fare critica e autocritica; in secondo luogo, una democrazia effettiva che rimpiazzi la ormai logora democrazia elettiva. La prima operazione è culturale; la seconda è politica.
Un nuovo umanesimo potrebbe nascere soltanto da relazioni nuove e autentiche, che mostrino il fallimento dello stile di vita individualistico, delle mostruose disuguaglianze che ha generato, dell'inconsistente esaltazione dell'io rispetto al noi. La rete è un grande strumento di comunicazione, ma vuol essere riempito dì generosità, di sincerità, di passione per l'umano. Potrebbe anche esaltare bullismo e disprezzo per l'altro, violenza e crudeltà; in tal caso si mostrerebbe incapace di vincere il disumano. La scienza e la storia, la psicologia e la politica, gli atei e i religiosi devono indurre la tecnica ad umanizzarsi. Questa è la grande sfida che dev'essere vinta : trasformare il non-luogo in luogo d'incontro".
il don

LA CHIESA

"La Chiesa" è una raccolta di testi di Karl Barth, pubblicata in Italia dall'editrice Città Nuova, nel 1970. Nell'Introduzione, Brunero Gherardini legava la riflessione del teologo svizzero sulla chiesa all'adesione alla Confessione di Barmen. La chiesa confessante è un'esperienza che Barth condivise con D. Bonhoeffer. Con lo scritto Romerbrief (1919-1921), dice Gherardini, Barth aveva inteso "liberare la parola di Dio dal fortilizio liberale e modernista" (p.11). La contestazione barthiana diviene ora più evangelica che dialettica : "Il fatto è che Barth sogna una chiesa in perenne movimento d'autoriforma, ininterrottamente negata dalla Parola che ininterrottamente la fonda, e che la esige sempre diversa da quella che è" (p.14).
La chiesa, che è perennemente sotto il giudizio della divina Parola, è da Essa continuamente rifatta o ricreata: la Parola, mentre giudica la chiesa, le dona la grazia di riformarsi,  perchè torni ad essere sempre di nuovo dispensatrice di grazia.
Ancora nell'Introduzione, Gherardini sottolineava il legame interessante stabilito da Barth tra Chiesa e Corpo di Cristo : questa identificazione tra Cristo e Chiesa è un passo importante per un approfondimento della relazione sussistente tra "corpus verum" e "corpus misticum"; sia l'uno che l'altro, diceva Barth, sono lo stesso corpo di Cristo, e non due o tre. Dialogo ecumenico aperto!
L'unità delle chiese nell'unica Chiesa, Cristo la lega all'ascolto e alla pratica del suo Vangelo, divina Parola che fa l'unità. Ma anche la vitalità delle singole chiese dipende dal vivere la Parola. Dio ed il fratello sono unico amore, come i vangeli insegnano.
il don
 

domenica 19 maggio 2013

novità - armonia - missione

Una chiesa polifonica : la novità come apertura, l'armonia come superamento del conflitto e dell'indifferenza, la missione come dono di testimonianza. All'incontro mondiale di Roma delle associazioni, dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali con Papa Francesco, la chiesa si riscopre ancora capace di fare storia : è l'azione dello Spirito Santo che continua l'opera dell'umanità nuova iniziata dal Figlio. L'ascolto delle esperienze di incontro con Cristo nella comunità cristiana e delle testimonianze di crescita nella fede e nell'amore rappresentano senza dubbio il momento alto della comunicazione. Il racconto possiede un fascino che non si ferma all'ascolto, ma spinge all'azione,  alla riforma per eccellenza, che è quella di ricominciare ad amare e a vivere il vangelo.
La novità come apertura allo Spirito, superando la tentazione della chiusura nelle sicurezze già ben  collaudate : uscire dall'Egitto dei cocomeri e delle cipolle verso un deserto che però diverrà giardino!
L'armonia che supera la paralisi dei conflitti e dei linguaggi è ancora opera dello Spirito, non del protagonismo umano :  è la differenza tra Babele e Gerusalemme.
La missione : ciò che si è ricevuto, se non lo si dona, ammuffisce e si perde, piuttosto che portare frutti di pace e di gioia.
L'apertura è un invito costante nella chiesa degli ultimi decenni : da papa Roncalli a papa Giovanni Paolo II,a papa Francesco. Dal lasciare entrare aria pulita e fresca, sino all'uscir fuori. Purtroppo, nel frattempo, l'aria viziata non è soltanto nella dimora; l'inquinamento ha reso l'aria del pianeta terra poco salutare e respirabile. La smania di un progresso senza limiti, di una produttività a qualsiasi costo, ci costringerà a sloggiare su un altro pianeta, bene che ci vada! Eppure, forse ancora dall'Europa ripartirà la conquista, ma questa volta di un interiore; e dopo aver fatto esperienza di guerre di religione e di colonialismo, potrà ora promuovere dialogo e incontri; la sua missione potrà essere ancor più grande di quella assolta dall'Impero Romano, ora senza legioni, con la forza ritrovata di una spiritualità e di una cultura polifonica.  il don

giovedì 16 maggio 2013

giorno per giorno

Dalla biblioteca ho tirato fuori "appunti di una mamma", di Anna Maria Zanzucchi : un libro del 1980 e ne ho fatto una lettura spirituale, rimanendo sempre più sorpreso e meravigliato dell'inconfondibile legame tra umano e divino, tra la libertà ed il vangelo. 
Un confronto continuo, quotidiano, tra genitori e figli : un "imparare ad ascoltarsi, a conoscersi, a guardare a fondo nelle cose, a perdonare" (p. 46); una vita di famiglia, fatta di libertà e condivisione (vedere insieme il da farsi, ed un confrontarsi sul già fatto) di idee, di programmi, di esperienze. E' soprattutto lo scambio di esperienze che aiuta la crescita comune e assicura quel sentirsi uniti, che invece il giudizio rompe. Ma anche lo scambio di idee su un libro, su un fatto, invece di fermarsi allo scontro di vedute, può trasformarsi in arricchimento reciproco. Senza la paura di mettere in piazza la vita personale e di famiglia, anzi con il coraggio e la gioia di condividere persino con estranei la vita del vangelo, il racconto fa chiaramente percepire cosa sia il condividere la vita dell'altro e degli altri.
In effetti, quel che giorno per giorno inasprisce la solitudine di ognuno è il vivere per se stessi, mettere dei paletti per conservare degli attaccamenti alle cose, alle persone, all'io. Al contrario, l'unità nasce quando si è disposti, giorno per giorno, a condividere idee, programmi, esperienze. 
Il finale degli "appunti di una mamma", lo lascio dire ad Anna Maria Zanzucchi : "La giornata è finita. Sono già tutti a letto. (...)Se ci penso bene, quasi sempre in questo periodo, per una cosa o per l'altra, alla fine della giornata mi ritrovo con un dolore, con un'ansia, con un qualcosa che mi fa male dentro. E' la malattia di uno, è la difficoltà di un'altro, è una situazione intricata... Ma perchè -mi viene da chiedere- perchè sempre qualcosa che m'addolora? (...)  Capisco...che c'è una via d'uscita, sempre nuova, sempre da riscoprire. E' dire a Gesù con tutto il cuore: "Accetto questa sofferenza, questa cosa che non vorrei". La accetto e la unisco al suo dolore.".
C'è una grazia che può ribaltare quella che chiamiamo disgrazia : il saper ricominciare, il dimenticare per non lasciarsi dominare dalla disgrazia passata, il rimettere in gioco la relazione senza la paura che l'altro faccia ancora il gioco sporco. La morte dell'io è soltanto una sospensione del dono della vita, ma la vita la vince sulla morte ogni volta che l'io ricomincia a donare.  il don

mercoledì 15 maggio 2013

invisibile luce

Ho ripescato dalla biblioteca un racconto di esperienze del 1977 "storia della mia fede" (sottotitolo), edito da Città Nuova. L'autrice, Suzanne-Marie Durand narra della luce che si è irradiata nella sua vita :
Attraverso la famiglia.
Attraverso i santi. 
Attraverso il lavoro apostolico.
Attraverso il silenzio.
Anzitutto una famiglia sana e piena di rispetto per il diverso: "il dio di mio padre e il dio di mia madre non avevano lo stesso volto" (p.22).  La morte improvvisa della madre, che lascia alla famiglia il suo viatico"sia fatta la volontà di Dio", vede irrompere una sofferenza che è grazia, non  disgrazia.
La scoperta delle vite dei santi, che nei loro scritti spiegano la divina Parola : le loro esperienze di preghiera e fraternità umana costituiscono incitamento alla realizzazione del progetto di Dio.
In terzo luogo il lavoro apostolico : in una Corsica, rimasta senza preti, dove "le antiche processioni e devozioni non bastano più a colmare l'ignoranza religiosa" (p.88), "mi resi conto che nessun metodo poteva supplire all'intelligenza e alla ricerca personali" (p.91). A volte nei conventi e nelle associazioni religiose si crea una sorta di "sclerosi in una cosa, in un sistema, in un ingranaggio, per cui i metodi e le tecniche divengono la preoccupazione dominante" (p.107); succede allora che proprio il ritorno al Vangelo suscita ardore, sapienza, generosità.
Infine, nel tanto lavoro apostolico si riscopre la forza della preghiera e della Parola : l'una e l'altra comunicano quando c'è il silenzio. Grazie ai periodi di ritiro e di silenzio, la fede e l'amore crescono e si approfondiscono!
Suzanne-Marie Durand apre e chiude la sua narrazione con questa preghiera :
Lungo i tuoi sentieri
Guidaci là dove noi tendiamo:
Alla luce che tu abiti.
Il racconto di vita è sempre racconto della fede e dell'amore.  il don

martedì 14 maggio 2013

ritorno

"Cerco un paese innocente" è un racconto di Pasquale Lubrano del 1982 : "quando i giovani tornano alla terra" (sottotitolo del libro) è il racconto di un'esperienza che sul nascere appare come un ritorno al passato, quando in realtà è piuttosto un progetto che guarda al futuro, sapendo prevedere. Senza lasciarsi condizionare dalle ostilità, colui che crede nel valore del lavoro e dell'ambiente, da conservare con "spirito francescano", sa trovare il modo più giusto di lavorare la terra, traendone sostentamento, ma nel rispetto delle persone e della loro salute. 
Il racconto di esperienze suscita sempre un ascolto attento, sopratutto quando le motivazioni riescono a spiegare i fatti : lo spirito umano vuol conoscere l'interno, e non s'accontenta dell'esterno se non quando s'è lasciato defraudare dello spirito. Ma la capacità umana di prevedere e di progettare (questa capacità dello spirito che il padre Teilhard de Chardin diceva collegata alla libertà e all'elezione, piuttosto che alla selezione deterministica) nasce dall'interiorità dell'essere umano e da Qualcun'altro che ve l'ha posta dentro come un dono prezioso, racchiuso in uno scrigno.  
Un'esperienza di lavoro, di ritorno alla terra, può ispirare persino una poesia :
"La terra contadina,
dove le mani 
si consumano e la vita
lievita gemendo
mentre si torce il panno
di sudore
e si respirano le sbriciolate zolle,
raccogliendo 
il frutto del seme
sotterrato.
.......
Amo questa terra 
calpestata
e lascio in essa
cadere
la mia vita,
e queste lande
di provincia
si gonfiano di vento
di sole
della mia forza d'uomo.
 Il ritorno alla terra è un ritrovare se stessi e la relazione con l'altro : come il seme che marcisce e dà vita alla spiga, mostra che il fine di ogni morte è la vita, non la fine.  il don

domenica 12 maggio 2013

zone di confine

Un libro da meditare : la raccolta di alcuni testi di Dietrich Bonhoeffer, intitolata "Una pastorale evangelica", a cura di Ermanno Genre, docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di Teologia di Roma. Non solo per sviluppare fraternità ed ecumenismo tra cristiani, ma per aiutarsi nel difficile percorso del rinnovamento della formazione e della catechesi. Genre cita un testo di Tourn intorno alla novità, o meglio al ritorno al Vangelo genuino, che Bonhoeffer iniziò alla scuola dei giovani pastori a Finkenwalde. "Bonhoeffer non si accontentò di organizzare un centro di studio per i suoi studenti, dando ottime lezioni, consigli, cultura; si sforzò di dare loro una formazione spirituale in previsione delle battaglie in cui stavano per impegnarsi. Formare uomini responsabili, sensibili, aperti ma radicati nella Parola di Dio, umani ma irremovibili, profondamente evangelici ma pronti al dialogo, non è mai cosa facile e neppure fu facile per lui malgrado le basi solide della sua preparazione e l'atmosfera caratteristica dei tempi. Ma vi si consacrò con totale dedizione. I suoi studenti conserveranno a lungo, come la cosa più preziosa della loro gioventù, il ricordo di quelle giornate di studio nella grande sala del pianterreno o nel parco, i pomeriggi al mare, le serate di canti e di musica nelle lunghe sere d'estate. Questa eccezionale influenza nel seminario di Finkenwalde derivava dal fatto che non era  soltanto una scuola di pensiero, ma di vita cristiana caratterizzata da una particolare atmosfera". La testimonianza cristiana della chiesa luterana confessante e la resistenza alla violenza nazista dei giovani pastori nacque lì, per l'impegno che Bonhoeffer mise nel rispondere, col Vangelo delle beatitudini, al dilagare della dittatura del nichilismo e del disprezzo della persona umana. Le zone di confine si aprono dapprima nel proprio interno, e poi nelle relazioni umane. il don

venerdì 10 maggio 2013

ora della verità

Nel capitolo 18 del Vangelo di Matteo, si trovano alcuni orientamenti per  vivere la chiesa - comunione: in particolare nei versetti 15-18 si parla della necessità della correzione fraterna. Il brano è stato interpretato spesso come un triplice grado di giudizio (quindi in senso giuridico), che in ultima istanza potrebbe comportare l'espulsione dalla chiesa o la scomunica. C'è stata, però, anche un altra interpretazione, spirituale, seconda la quale il fratello che ha sbagliato, dovrebbe essere riconquistato alla vita ecclesiale: il primo, secondo e terzo tentativo non sarebbero gradi di giudizio, ma piuttosto espressioni sempre più intense d'amore, che consentirebbero al fratello di sentirsi riaccolto nella comunione ecclesiale. 
La correzione fraterna sarebbe dunque un'ora della verità, una richiesta di confessione pubblica dell'azione compiuta, un riconoscimento dell'errore compiuto ed un ricominciare uniformando il comportamento sul Vangelo di Gesù. Colui che è deputato alla correzione, dovrebbe tener presente che il fratello va riconquistato, che l'espulsione o la scomunica è il gesto facile e sbrigativo che non risolve il problema, che la riconquista del fratello può avvenire per una pratica grande della carità. Abbiamo sempre davanti due possibilità di scelta : procedere verso il mutuo riconoscimento, se non vogliamo finire nel mutuo misconoscimento. 
Se la guerra ha fatto dei morti, questa è l'ora di lavorare per la pace. Se l'avidità ha procurato mali e incomprensioni, questa è l'ora di tornare alla generosità. Se si è rimasti presi nell'ingranaggio del  divertimento, questa è l'ora di tornare all'impegno. Se si è esagerato nel parlare e nel cantare, questa è l'ora di tornare al silenzio pieno di senso. Se si è fatto del male a qualcuno, questa è l'ora di riparare. Se un obbligo rimane, questo è soltanto nella libertà d'amare. La verità rende più liberi e più pronti a ricominciare.  Ad amare, s'intende!  il don

domenica 5 maggio 2013

Equo - giusto

Ha scritto Paul Ricoeur, in Riflession fatta. Autobiografia intellettuale : "L'esame di coscienza, eredità socratica e biblica, ha quale prima soglia il riconoscimento della linea di divisione tra le cose che dipendono da noi e quelle che non dipendono da noi". 
L'indagine sugli aspetti interiori di un'azione e anche sui condizionamenti esterni, precede l'imputazione di una certa azione. Già Aristotele ammetteva, di fronte alla legge universale, la possibilità dei "casi di coscienza". Così argomenta  nell'Etica nicomachea : "Il motivo (dei casi di coscienza) è che la legge è sempre una norma universale, mentre di alcuni casi singoli non è possibile trattare correttamente. (...) Ed è questa la natura dell'equo : un correttivo della legge, laddove è difettosa a causa della sua universalità". 
Ora si tratta, però, di indagare correttamente sull'equo o sul giusto, per esprimere con chiarezza un orientamento che non conduca all'auto-indulgenza, mentre da un'altra parte si condanna il rigore. E' inevitabile che il giudizio più giusto  manchi di giustizia, o addirittura che pecchi d'ingiustizia : il motivo non è recondito e neppure misterioso,   dal momento      che si ha   a che      fare con la misura umana sempre fallibile, eccetto l'unico caso nel quale "si dona la vita senza chiedere in cambio nessuna contropartita". In questo caso, però,  si è già passati dal piano della giustizia a quello dell'agape, dove non c'è pretesa di ritorno. 
Se si rimane sul terreno della giustizia, si potrebbe ancora pretendere un comportamento giusto; se si passa al piano dell'amore, l'unica cosa che rimane da fare è continuare ad amare! Ma "dare la vita" non è mai invano : anche l'equo e il giusto potrebbe ricevere quello che gli manca, l'amore senza misura. Allora il diritto e la giustizia ne uscirebbero trasformati. Dall'amore, che è più della giustizia!  il don

sabato 4 maggio 2013

la coscienza

Riappropriarsi dell'essere autentico della coscienza è uno degli obiettivi fondamentali del nostro tempo. A disattivare la coscienza hanno contribuito un pò tutti: dai sindacalisti ai filosofi, dai dittatori agli anarchici, dagli scienziati agli artisti, dai libertini ai bigotti (i tartufi, secondo l'espressione di Cyranò de Bergerac). Si è contestata l'autorità della coscienza; si è parlato di diritti dell'io, di spettanze rivendicate e riconosciute a chi è arrivato dopo, l'ultima generazione o l'ultimo figlio. Il fatto è che l'ultima generazione o l'ultimo figlio non ha più un padre e non sa riconoscere (non sa cosa sia) l'autorità del padre.
Ora occorrerebbe saper distinguere tra padre e padrone. Rifiutare il dominio del padre-padrone sarebbe legittimo e giusto, come rifiutare gli dei dell'Olimpo omerico o del Panteon romano. Ma il Dio cristiano mostra già un volto diverso di Padre : non quello del dominio, ma quello dell'autorità-dono. Il Figlio del Padre, il Dio incarnato, Gesù Cristo mostra la volontà o l'autorità del Padre come dono, non come dominio.
Io che ho avuto la fortuna,  direi meglio, la grazia di vivere tra le donne l'infanzia e l'adolescenza, con mia nonna, mia madre, le mie zie : proprio da loro ho potuto imparare l'autorità come dono, la volontà del Padre come autorità e non come dominio. Dalla madre si conosce  meglio il padre!
La grazia del dono fa sì che la fiducia prevalga sul dubbio, l'autenticità sull'ipocrisia e sulla vita doppia, la generosità sullo sperpero, l'autorità sull'anarchia e sulla dittatura. Per riscoprire la coscienza , occorre ripartire dalla relazione Padre-Figlio, riscoperta come dono, un donare che diviene la condizione per ricevere. Un insegnamento autentico ha il carattere di un affetto: non intende dominare o possedere, quanto piuttosto promuovere e far crescere la relazione.  il don