martedì 19 giugno 2018

PARRESIA !

Parresìa : non è solo franchezza; di più, è trasparenza, ossia pienezza di convergenza tra il dentro e il fuori, tra l'interiore e l'esteriore.
Gregorio di Nissa, nel trattato Perì kataskéues antropou  (Della formazione dell'uomo), indica la parresìa  come l'effetto dell' apatheia ( il distacco dall'amor proprio per vivere l'amor puro).  Gregorio Nisseno ha preso l'apatheia dalla filosofia stoica pagana, ma ne ha cambiato il significato, connotando questa virtù non in senso pelagiano, ma nel senso della grazia agostiniana. Non ci si può distaccare dal proprio io, se l'amore verso Dio non supera l'amor proprio.  L' apatheia produce la trasparenza (parresìa), ossia si oppone all'ipocrisia, la doppia faccia (salvare le apparenze della fede e della carità, ma senza viverle sino in fondo).
Perché ci sia trasparenza, è chiaro che si  richiede  la franchezza, la sincerità, la verità.
Questa non fa male, come dice il volgo.   Anzi : "La verità vi renderà liberi", dice nostro Signore.   Dunque :       tutti liberi,    soltanto se tutti dicono e fanno la Verità!
Attenzione all'inganno!  Ci si può servire della chiesa per far carriera!  Ci si può servire della caritas per arricchire se stessi o i propri amici ! E formare il gruppo che
difende i propri interessi, creando  un club, non una comunità!
Ma vivere nella verità e nella carità vuol dire : dono per tutti e senza creare servilismo in coloro che ricevono.
il don

PATTO!

Nessuno patto o nessuna alleanza si può mettere in atto se manca la fiducia reciproca tra le parti e la trasparenza (ossia se non si dice con franchezza l'obiettivo che s'intende raggiungere).
Un progetto, che non sia narcisista e dettato da opportunismo, deve riuscire a mettere in campo una squadra capace di compiere un gioco pulito. Quando Gesù dice ai discepoli-apostoli "gratuitamente avete ricevuto; gratuitamente date", promette il centuplo non alla singola persona ma alla comunità.
E' la comunità che manca nella chiesa : quella mancanza si cerca di sostituirla con il folklore, col fare soldi (nascondendosi dietro il pretesto che si sta facendo la carità e si stanno aiutando i poveri), con l'attivismo, con il teatro (che diventa teatrino delle marionette),  finendo ben presto nell'ipocrisia, mascherando invidia e avidità con la devozione.
Scriveva Molière al re Luigi XIV,    dopo che era stata proibita una nuova rappresentazione de Il Tartufo, dopo quella tenuta a Versailles davanti alla nobiltà e alla borghesia: "Sire, con questa commedia ho soltanto inteso correggere gli uomini divertendoli e attaccando con l'arma del ridicolo i vizi del secolo; e siccome l'ipocrisia  è uno dei più diffusi e pericolosi, pensavo di rendere un servizio a tutti gli uomini onesti  del vostro regno, scrivendo una commedia che screditasse gli ipocriti".
Chi è il Tartufo?  Il  "Devoto e avido, tutt'insieme", dice Molière.  Una grande lezione di umanità e di Vangelo; e anche di lotta contro il mondano e la mondanizzazione dei cristiani.           il don

sabato 16 giugno 2018

FLOP

Il tentativo di ricominciare un rapporto conflittuale e deteriorato, con il ricordo di errori passati, di risentimenti e di rancori tenuti in vita invece di rielaborarli con la "cura della compassione", potrebbe finire in un flop, un ennesimo fallimento!
Dono e perdono camminano insieme, e l'uno fa conto dell'appoggio dell'altro per non finire  nel vuoto. Riconoscere la propria mancanza, prima ancora di rimproverare all'altra persona la sua mancanza, offre un di più: si diventa capaci di accostarsi al vizio dell'altra persona, quel vizio che l'ha condotta in un vicolo cieco, con un doppio d'amore. Quel vizio dominante ha bisogno, per essere guarito, di un doppio d'amore.  Viceversa il giudizio severo fa sprofondare colei che ha sbagliato in un vicolo cieco, una strada senza ritorno!
Cristianesimo e buddismo convergono in questa terapia dell'anima: misericordia e compassione sono la medicina omeopatica in grado di guarire il fallimento, e  rende superfluo l'intervento chirurgico.  Parola di clinico!
La fiducia tra il clinico ed il chirurgo dev'essere davvero grande perché ognuno guardi al paziente piuttosto che alla bravura del proprio sapere e del proprio giudizio!
L'amore rende spesso possibile l'impossibile; il giudizio severo impedisce di ricominciare, anzi taglia le ali ad una speranza ancora piccola e incapace di volare!                          il  don