martedì 21 ottobre 2014

"fare scuola"

"fare scuola" di Vangelo è uscire da sè, per lasciare che il Maestro faccia scuola.

La prima cosa che il Maestro insegna è fare esperienza di comunità: accogliendo e ospitando
ogni prossimo (è lui che si vede, mentre Dio non si vede) si comincia a creare la famiglia di
Dio.
La seconda cosa che il Maestro insegna è la crescita di ogni persona nella comunità: con
l'ascolto del Vangelo e con la sua pratica, ci si mette a disposizione della comunità e si scopre
il servizio verso i fratelli.
La terza cosa che il Maestro insegna è non aver soggezione a parlare
come parla il Vangelo: "il vostro parlare sia sì sì, no no. Il di più viene dal maligno!".
La quarta cosa: Gesù Maestro cambia la vita, non lascia le cose come sono nella chiesa, nella famiglia e nel paese.
La quinta cosa: vedere l'invisibile (che si nasconde nel visibile), fermandosi a pregare;
credere sul serio, trovando il tempo per meditare e per istruirsi con un buon libro; fare, insieme ad 
altri nella comunità, uscendo dall'individualismo e dal narcisismo.

Vedere non è tutto. Neppure fare è tutto. Volere il bene dell'altro, come il proprio : questo è tutto!
il don

venerdì 17 ottobre 2014

Irrilevanza della catechesi parrocchiale

La rilevanza indica il saper-fare. Il fare rilevante mostra la sua efficacia: il cambiamento da invisibile si rende visibile.
Il "documento base" della Conferenza Episcopale Italiana, intitolato "Il rinnovamento della catechesi", risale agli anni Settanta del secolo scorso, e rimane tuttora valido. E' mancata la receptio e
la messa in atto. Non si è data importanza alla formazione dei catechisti e dei genitori dei ragazzi; ci si è limitati alla recezione dei sacramenti, non comprendendo che senza la consapevolezza ed la decisione di vivere il Vangelo, il sacramento diviene praticamente nullo (ci si è rifugiati dietro quel
ex opere operato, che pretenderebbe di supplire l'ex opere operantis).
Anche degli insegnanti di religione non ci si è preoccupati, della loro formazione permanente: anche lì l'esser cristiano appare opaco e irrilevante.
C'è ancora un formalismo cultuale che asseconda una certa mentalità mondana, e che s'accontenta dell'aspetto esteriore, e riduce la liturgia a culto dell'apparenza.
Il passaggio da una catechesi nozionistica ad un'altra esistenziale-kerigmatica non può avvenire se non prendendo sul serio la conversione a Gesù Cristo e al suo Vangelo : uscire da una mentalità individualista per fare l'esperienza del "vivere insieme" la Parola. 
Il "documento base" della catechesi lo dice in termini molto chiari, al n. 200 : "L'esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i catechismi, anzi,
prima ancòra sono le comunità ecclesiali. Infatti come non è concepibile una comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell'intera comunità".
Invece di fare avanti e indietro tra sacramento della Cresima e della prima comunione, e tra anticipazione e posticipazione riguardo all'età, ci si dovrebbe occupare seriamente della formazione 
dei formatori : dei catechisti, dei genitori, e prima ancora dei parroci. Infatti sembra proprio che siano ancora i parroci a non aver compreso l'urgenza di passare da una catechesi nozionistica ad un'altra di testimonianza, la quale non direbbe mai "basta la fede", ma sarà, invece, sempre "vita di preghiera, studio e pratica del Vangelo". 
Se ragazzi e ragazze, dopo la comunione e la cresima, lasciano  la vita con Gesù e la chiesa, vuol dire che la catechesi ha fallito il suo scopo. Paolo scriveva ai Corinti che egli era contento di non aver battezzato nessuno di loro, ma di aver solo predicato il Vangelo: è la pratica della Parola che egli chiedeva, non tanto le chiacchiere.
Tornare al documento base, che ha più di 40 anni, significa prendere sul serio, finalmente, la testimonianza (marturia) ed il servizio (diaconia) della Parola, per essere buoni cristiani.
il don

giovedì 16 ottobre 2014

Diario presentazione libro

Giovedì sera alle ore 19, presso la biblioteca di San Pietro Vernotico, la presentazione del libro "Ricerca storica e ricerca spirituale...".
Occorre prendere atto che l'impegno culturale è di poche persone. La maggior parte della gente
utilizza il tempo libero per divertirsi : in tanti paesi quasi ogni giorno, estate e inverno, ci sono
serate di musica all'aperto e al coperto; si mangia e si beve, nonostante quello che si dice della crisi.
La speranza che non tutto è ancora perduto viene da una minoranza di persone attente al bene 
comune, che fa del volontariato uno strumento di servizio per ricreare la comunità. Ma occorre esser 
consapevoli che un volontariato efficace ha bisogno di formazione e competenze.
Occorre anche entrare in una logica del dono e dello scambio gratuito dei doni, per aprire l'alternativa
alla "via americana" dei prodotti e dei bisogni. 
Attivare la via dei desideri e dell'incontro è mettersi in rete nelle relazioni: le biblioteche, perlopiù deserte, considerate come "musei" del tempo che fu, possono ancora essere un valido soggetto culturale, a condizione che sappiano cogliere la domanda di umanesimo, che è resa ancora più urgente dalla pressione tecnologica. Occorre vincere la tendenza attuale alla velocizzazione del lavoro e dei prodotti, che non s'interroga su come creare relazioni di qualità.
Una maggiore attenzione all'ascolto; un  tornare a pensare; un riscoprire il valore della conversazione non ridotta al chiacchiericcio e al pettegolezzo; trovare il tempo per leggere e confrontarsi : queste sono alcune delle cose urgenti da fare!
il don