lunedì 30 maggio 2016

Il nemico

Gesù ha imparato (perché, pur essendo di natura divina, ha dovuto imparare la natura umana) più da Satana (il nemico) che dai maestri della legge.   Satana l'ha tentato su tre fascinazioni dell'umano; così Gesù ha fatto esperienza sul come vincere il "troppo umano".          I dottori della legge gli presentavano più di 700 comandamenti, disorientando l'interiore sulle apparenze.
Così noi : spesso impariamo più dai nemici (testimoni alla rovescia, più del male che del bene) che dai maestri.        I testimoni (che esprimono il meglio dei maestri)   proclamano la verità attraverso la loro esperienza di vita.            I nemici della verità testimoniano la verità, anche se indirettamente: nell'adorazione dell'idolo, implodono nel "troppo umano", riaprendo la ricerca verso il dono e l'amore.
Gesù, per vincere Satana, ha impiegato solo un giorno, dopo quaranta giorni di digiuno e preghiera; per vincere i maestri della legge, non gli sono bastati tre anni. Il nemico, in un certo senso, è più trasparente dell'ipocrita: manifesta il male più apertamente.
Il nemico può essere considerato un testimone, anche se alla rovescia!
Il maestro della legge si presenta spesso, purtroppo, come un ciarlatano!
Per fare discernimento, occorre fare esercizi dello spirito.  il don

venerdì 27 maggio 2016

Confronto sulla felicità

Due piccoli trattati a confronto :
"Sulla felicità" di Teilhard de Chardin
e
"L'arte di essere felici" di Arthur Schopenhauer.
Il filosofo del pessimismo e dello stoicismo cosa può dire della felicità?
Nel mezzo delle sue massime, cita un motto di Voltaire (François Marie Arouet):
"Le bonheur n'est qu'un reve, et la douleur est réelle" ("La felicità non è che un sogno, e il dolore è reale") (lettera al marchese de Florian , 16 marzo 1774).
Gli illuministi sono disincantati: ciò che prevale in loro è il dubbio, il sospetto, la resa di fronte a qualsiasi ideale che pratichi "il volo".
Teilhard de Chardin, nel suo trattatello, parla di "ardenti", i quali naturalmente s'affidano alla fede per qualsiasi esercizio che intenda superare edonismo (felicità di piacere) e pessimismo (felicità di rassegnazione).   Il pericolo da evitare, per gli ardenti, è "il pensiero di sorvolo" (come faceva notare giustamente Merleau-Ponty, parlando dei politici poco pragmatici).
La fede è un "volo", ma occorre che divenga subito cultura, camminando "terra terra".
      IL DON

sabato 21 maggio 2016

Rita da Cascia

La moglie di Jean Guitton, il filosofo francese amico di papa Montini, era devota di Santa Rita da Cascia. Spiegava a suo marito filosofo il segreto della "santa delle cause impossibili": io trovo sempre un quadrifoglio (un fiore molto raro) non perché lo abbia cercato, ma perché l'ho meritato. Il che implica più distacco che attaccamento, un riceverlo più come dono che come una conquista.
Il filosofo francese ha lasciato scritto che un giapponese è stato il discepolo che ha meglio compreso e sviluppato il suo pensiero. Un lontano piuttosto che un vicino; un orientale piuttosto che un occidentale; un asiatico piuttosto che un europeo.
 "Nella nostra vita accade non ciò che noi meritiamo, ma ciò che ci assomiglia" : così dicendo, il filosofo francese riprendeva, rendendola intelligibile, l'intuizione della moglie.
Il filosofo dell'incontro e degli incontri ha dispiegato il suo pensiero proprio a partire da quell'evento che cambia la vita : il dono può essere anche una catastrofe (come l'assassinio del marito, nel caso di santa Rita) a imprimere una svolta nelle relazioni. Così è successo che Rita da Cascia, a partire da quella tragedia, ha dato una svolta non solo alla propria vita,         ma alla vita del suo paese e del convento nel quale è stata "trasportata"  dopo la morte del marito. Da un evento catastrofico, nascono relazioni nuove; finiscono i partiti che si combattono; nemici si riconciliano e s'incontrano.  Il quadrifoglio è un dono che bisogna meritarselo, diceva la moglie del filosofo.  il don

giovedì 19 maggio 2016

Il segno dello stile

Erano due branchi di bulli, quei gruppi di ragazzi e ragazze, che per un po' di mesi e
diverse sere ho percepito come individui in un branco che  aggredivano, prendevano in giro, quasi  perseguitavano.        Io me ne stavo chiuso in casa, e loro sulla piazza si divertivano e urlavano.
Dopo un po' di mesi (non mi vergogno di dire che sono un riflessivo, non un istintivo) ho  deciso di cambiare stile (una conversione?...):    esco in piazza e parlo (interrogo, ascolto, comprendo...). Dopo il terzo e quarto incontro (tra le 21 e mezzanotte), non li considero più bulli, anche se non ancora amici ...
Lo stile non è qualcosa che si conserva come una divisa o un abito;    lo si impara di continuo, lo si riceve come un dono imprevisto che invita al cambiamento, perché ogni incontro vero non può  mai essere dato per scontato, è sempre la vita che si rimette in gioco prendendo sul serio (ossia non seguendo l'usa e getta) la persona, il gruppo, la comunità.
Il bello del cambiamento è che rompe i pregiudizi:    allora l'incontro si offre senza nessun impedimento; ci si capisce, accettandosi, non pretendendo che l'altro sia uguale a me. Il bello dell'incontro è la scoperta della ricchezza del diverso! Nessun giudizio e nessun pregiudizio! E' facile dirlo; difficile viverlo!
       Adesso li penso quei ragazzi e quelle ragazze , e spero che ognuno di loro possa incontrare un maestro, o forse anche un amico, che lo apra ad una vera passione! il don

mercoledì 18 maggio 2016

L'inciampo

Gli incontri che formano nascono dal fallimento. Il successo e la riuscita di un progetto non è mai opera mia soltanto: dietro c'è un incontro che mi ha ridato la vita, ha rimesso in moto la mia ricerca,  il senso dell'avventura, il desiderio di rimettere tutto in gioco. Ma quello che più scava dentro è il fallimento di un incontro: in quell'inciampo, la morte sfida la vita, la mette alle strette. Chi la vince? Non abbiamo certezze: il tempo dei dogmi è finito, in ogni campo, persino nella teologia e nella fede.  Eccetto per quei teologi che continuano a ripetere tutto quello che è già stato detto. I teologi, invece, che si lasciano guidare dallo Spirito Santo sono dei mistici (come Atanasio, Gregorio di Nissa, Ambrogio, Agostino, Basilio...): la teologia è più opera sua che opera loro.
L'inciampo, negli incontri che portano la morte più che la vita, può essere risolutivo per la creatività di una vita. Ci si può reinventare e percorrere strade inesplorate, abbandonandosi alla creatività dello Spirito, ma rimanendo fedeli al Vangelo e alla Chiesa (che dev'essere Una, non tante), come Una è la verità (il Cristo) e non tante.
Di Socrate mi piace soprattutto la "zetesis", ossia il coraggio intellettuale.
Di Cristo mi piace molto di più l'essere messo in croce : per Lui che era Dio, la resurrezione era un gioco da ragazzi; la cosa "impossibile" era l'abbassarsi di Dio a quel punto estremo di umiliazione.   il don

martedì 17 maggio 2016

POPSOPHIA

Una risposta al prof. Galimberti su "Eroi della fede" (2013), a POPSOPHIA.
Provo a dialogare col suo nichilismo (nietzschiano) e scetticismo (greco). Mi piace il filosofo-psicoanalista quando in un suo libro racconta della "passione di una ragazza per l'arpa", passione che la salva dal nichilismo. Non mi piace quando demolisce il cristianesimo, senza riconoscergli che sulla terra ha portato l'Amore.    "I Vandali uccisero il cristianesimo in nord-Africa", dice Agostino d'Ippona, parlando della caduta dell'impero romano. Gli scettici e i nichilisti uccidono l'amore, divenendo complici di quei giovani che si suicidano.
Io credo non nella verità, ma in una persona che ha detto di sé ad un'altra persona (Tommaso): "Io sono la Via, la Verità, la Vita". La novità assoluta del cristianesimo è l'incarnazione : Dio si fa uomo. D'ora in poi "l'uomo è dio". Se Dio muore, è perché d'ora in poi dio possa vivere nell'uomo. La "tragedia greca" (Eschilo - Sofocle -Euripide) manifesta tutte le contraddizioni dell'umano. Platone e Aristotele cambiano paradigma: non fanno promesse, si pongono in attesa, che è "il presente del futuro", come dice Agostino nelle "Confessioni".
Io non credo che il prof. Galimberti avrebbe l'ardire di dire di se stesso "io sono la via, la verità, la vita". Ma se lo dicesse, potrei credergli per fede o per testimonianza?
La "marturia", che Giovanni e la tradizione giovannea pongono prima della fede (basti leggere il Vangelo di Giovanni e la prima Lettera , tutta centrata sull'invisibile che si è fatto visibile), è testimonianza di un evento storico, di un'Idea che è divenuta realmente  persona storica. Il cristianesimo ha plasmato l'Occidente nel bene; la cristianità lo ha plasmato anche nel male. Preferisco Kierkegaard a Hegel nella difesa della "marturia", anche perché ha saputo distinguere tra cristianesimo e cristianità. L'Amore è "dare la vita" : prima si vive, poi si riflette sulla vita (zoè, non solo bios).
Se l'Europa ha ricevuto il futuro dal cristianesimo (perché i Vandali l'avrebbero reso impossibile, come resero impossibile il futuro in nord-Africa), questo è il momento per
l'Europa di dare un futuro al cristianesimo, che è il suo stesso futuro. A meno che l'Europa non abbia deciso di suicidarsi! Platone e Aristotele, al solo pensiero, sarebbero rimasti inorriditi! Per amore di verità, prof. Galimberti, non diciamo mai l'ultima parola! Dal momento che mi scopro sempre peccatore, cerco sempre di avvicinarmi al Cristo (non solo verità, ma anche via e vita), ma lo trovo sempre più grande dell'amore e della verità che ho raggiunto. La filosofia è finita con la Grecia. Da allora in poi non ci è rimasto altro se non vivere e pensare. "Torniamo a pensare!", e prima ancora a vivere!    il don

Dialogo

Il libro di Diego Fusaro (un giovane filosofo emergente),   su "Antonio Gramsci", ripropone non un comunismo che ha fatto della lotta alla religione un business, ma un "comunismo che sia umanesimo". E siamo d'accordo con Gramsci e con Enrico Berlinguer, e con Fusaro: "Lotta all'indifferenza e al fatalismo" ci trovano non solo d'accordo, ma impegnati nella stessa azione. D'altronde il cristianesimo pone il suo fondamento nell'incarnazione di Dio : Dio si è fatto uomo; ora l'uomo stesso è dio. Questo disegno (progetto di Dio che diviene progetto dell'uomo) è da realizzare a partire dalla Storia, non da rimandare ad una vita d'oltre tomba.
Tuttavia, il male dei nostri giorni è ancor più grave : la corruzione tenta fortemente le classi povere. Lo spaccio di droga (guadagno facile, senza fatica), la manovalanza richiesta dai boss della mafia, il latrocinio diffuso (da quello manifatturiero a quello finanziario) : i miserabili si arricchiscono e sfoggiano prepotenza. Il problema più grave è divenuto ora la formazione delle coscienze. Non per nulla, papa Francesco ha invitato fortemente i vescovi italiani a denunziare i corrotti, perché  non basta predicare  astrattamente contro la corruzione. La formazione delle coscienze diviene il terreno di un comune impegno tra tutti gli uomini di buona volontà, insieme alla denuncia della corruzione, delle mafie, dei latrocini finanziari. Conquistare i corrotti alla causa della giustizia è ancor più difficile che conquistare gli indifferenti : i primi sono attivi nel male, i secondi soltanto passivi.         La passione è travolgente soltanto se è la
comunità a condurla; il singolo è impotente. Occorre mettere insieme tutte le forze sane, per lottare e per vincere!  Ricominciando dal dialogo tra le generazioni!   il don

venerdì 13 maggio 2016

Cultura 2.

Giovedì sera, 12 maggio, il dialogo sul tema "Formazione umana e formazione cristiana", tra il prof. Donato Salfi (docente di psicologia  all'università di Bari)
e don Carmelo Guarini, autore del libro "Storia - Psicoanalisi - Mistica".
La conoscenza della Storia aiuta a comprendere anche le malattie esistenziali del tempo: bullismo (aggressivo), paradisi artificiali (ottenuti dal consumo di droghe),
idolatria del denaro (il sistema della "dea tangente" come regola di vita), la mafia.
 Uno sguardo sul "grand siécle" della Francia mostra la lotta tra due partiti :
da una parte, Luigi XIV e Bossuet (vescovo di Meaux e consigliere della Corona),
dall'altra, Mdm. Guyon e Fenelon (vescovo di Cambrai).Le due guerre della Fronda
furono combattute da una parte dell'aristocrazia francese (con alla testa la duchessa
di Longheville) contro il partito del "re sole" che intendeva affermare una monarchia di diritto divino. Le vittime designate dalla corte di Francia furono i giansenisti e i calvinisti, insieme all'abbazia di Port Royal (ritenuta il centro della resistenza frondista,
quando in realtà è stata soltanto l'iniziatrice della riforma benedettina nel regno francese). Quattro i vescovi protettori della gloriosa abbazia : tra questi, Arnauld (vescovo di Angers)  e Pavillon (vescovo di Aleth, una delle diocesi più povere di Francia).  Pavillon era stato discepolo di Vincenzo de Paoli, perciò aveva accettato di
andare in una diocesi povera, una di quelle che nessun vescovo vuole. Come i parroci
fuggono dalle parrocchie povere, per accaparrarsi quelle più ricche, ossia quelle che procurano lauti guadagni.          Freud ha sostenuto che il persecutore (il Super-Io introiettato) vince sulla vittima. Friz Perls, uno psicologo della Gestalt, ha detto invece che la vittima vince. Se il persecutore usa la frusta, la vittima ha il potere di frustrare. Io credo invece che la situazione rischia di rimanere eternamente bloccata!
"Dialogare - donare - testimoniare" : questi i tre verbi che sviluppano le variazioni sul tema degli altri tre verbi coniugati nell'incontro scorso, ossia "Comunicare - raccontare - valorizzare".  Il termine greco "kalòn" racchiude in sé il senso estetico ed il senso economico. Ma è nel dia-logo (il logos tou zoé : la parola della vita) che si mostrano il
dono, il racconto e la testimonianza. Questa non dev'essere esibizione di esteriorità; anzi deve mostrare la ricchezza dell'interiorità e della generosità.
Una ventina le persone presenti, alcune nuove. Le più sensibili tornano  a sentire l'urgenza di prendere in mano la formazione dei ragazzi e dei giovani, senza lasciarla
in delega ad uno Stato invadente. Ma per la catechesi parrocchiale è l'ora di fare
aggiornamento e verifica sui cambiamenti reali dei comportamenti, coinvolgendo
le famiglie, perché finora la catechesi si è dimostrata irrilevante!     il don

sabato 7 maggio 2016

INCONTRO

Giovedì 12 maggio alle ore 19 il secondo incontro sul tema "Formazione umana e
formazione cristiana", nella chiesa dell'Immacolata a Mesagne, a cura della Biblioteca Ecclesiale.
Intervengono : don Carmelo Guarini, autore del libro "Storia - Psicanalisi - Mistica"
e il prof. Donato Salfi, docente di psicologia all'università di Bari.  Il dialogo sarà
infine aperto a tutti, nella ricerca comune di forme più rilevanti di educazione e formazione.
Come già nello scorso incontro, un diplomato al conservatorio di Lecce eseguirà un
brano musicale al violino o all'arpa.
Più che non perdere un'occasione d'incontro, si tratta di fare un lavoro insieme per passare dall'individualismo alla comunità, dalla chiacchiera al racconto che crea relazioni, dalla depressione dei valori alla valorizzazione delle persone e degli incontri.
L'incontro è aperto a tutti, non solo ai non-credenti, ma anche ai mafiosi e ai corrotti :
tutti insieme per cambiare  e         dare una svolta al vivere superficiale, distratto, opportunista. Gesù, nel Vangelo,      ci ha lasciato testimonianze storiche sul
guadagno del dialogo : nessuno è escluso dalla vita nuova, né il centurione romano, né l'opportunista esattore d'imposte (Zaccheo e Matteo...), né l'indemoniato, né il dottore della legge...In questa Europa, vecchia e stanca, un sogno può prenderci tutti : più trasparenza e più coraggio, ed il futuro è fatto!   il don

venerdì 6 maggio 2016

Cultura

Giovedì 28 aprile nella chiesa dell'Immacolata si è tenuto un incontro
sul tema "Comunicazione dei valori e disagio giovanile", a cura della Biblioteca
Ecclesiale.
Il dott. Guido Marzo ha raccontato l'esperienza della comunità di recupero "Il sogno di
Giacobbe", per tossicodipendenti.
Don Carmelo Guarini ha coniugato tre verbi "comunicare - raccontare - valorizzare",
per dire che sarebbe molto meglio investire sulla prevenzione che sul recupero, quando
si fa formazione.
Nella discussione che ne è seguita, diverse persone hanno sottolineato che ciò che manca all'autorità oggi è l'autorevolezza. "Si può parlare ancora di passione, quando
ognuno pensa solo agli affari suoi?". Una domanda che centra drammaticamente il
tema della "comunicazione dei valori" : adulti che non sanno come educare e quasi ne hanno perso il desiderio e la passione. Il disagio giovanile ( discoteche, consumo di droghe, bullismo...) è soltanto una conseguenza. Si tratta di riattivare una comunicazione tra generazioni, tornando a raccontare e a valorizzare, tenendo insieme
senso estetico e senso economico.
I giovani, quando sono insieme, si raccontano; e nella musica trovano il senso dello stare insieme. Musica e racconto: due forme di comunicazione. Non buttiamole vie; facciamo in modo che portino frutti.  Ma occorre più passione per incontrarsi!  il don