sabato 14 settembre 2013

INCONTRI D'AUTUNNO

Per iniziativa della Biblioteca Ecclesiale di Mesagne (BR) , nella chiesa dell'Immacolata :
                      INCONTRI D'AUTUNNO
sabato 28 settembre, ore 20 : dialogo su due testi di C.M. Martini, Verso la città. 
                               Intervengono : - il sindaco Franco Scoditti
                                                        - don Carmelo Guarini
sabato 5 ottobre, ore 20 : dialogo sul testo di T. de Chardin, Sulla felicità.
                                Intervengono : - due giovani
                                                          - don Carmelo Guarini
sabato 12 ottobre, ore 20 : dialogo sul testo di Havel, Il potere dei senza potere.
                                Intervengono : - Carlo Graniti
                                                         - don Carmelo Guarini
sabato 19 ottobre, ore 20 : presentazione del libro di d. Carmelo Guarini, Ricerca storica e              spirituale.
                                Intervengono : - Angelo Sconosciuto
                                                         - don Carmelo Guarini
sabato 26 ottobre , ore 20 : dialogo sul testo di Igino Giordani, Famiglia comunità d'amore.
                                Intervengono : - una famiglia
                                                          - don Carmelo Guarini
L'ingresso è libero. Ognuno farà accoglienza e terrà viva la ricerca per un felice incontro. il don


giovedì 5 settembre 2013

emergenza catechesi 2

Un chiacchiericcio, un pettegolezzo, un giudizio o una stroncatura verso qualsiasi persona da parte di un cristiano qualsiasi e tanto più da parte di un catechista, rimane un fatto indifferente, o piuttosto non affossa la testimonianza, invece di darle quella rilevanza che soltanto un fare ed un dire secondo le parole del vangelo potrebbe porre un discrimine tra l'agire mondano e l'agire cristiano?
In effetti, se tanti catechisti si lamentano dell'assenza dei ragazzi e delle ragazze dal catechismo, e se anche i genitori una volta avvisati non assegnano alla cosa nessuna importanza, non è forse vero che il sacramento è divenuto un fatto puramente formale di culto, senza un aggancio reale alla vita quotidiana?
Documenti e testi rinnovati non sono mancati in questi ultimi decenni; pochissimi catecumeni ne hanno fatto tesoro; la maggior parte è rimasta al palo. Quelli tra i catecumeni che hanno fatto esperienza cristiana, sono stati accompagnati da una comunità parrocchiale viva e da una famiglia cristiana. Perchè quì ciò che è in gioco è vivere il vangelo nei fatti e nelle parole. 
La pressione sociale e culturale mondana sembra più forte. E' chiaro che da soli non si può vivere la fede, altrimenti Gesù non si sarebbe premurato di dar vira alla comunità degli apostoli e dei discepoli. E' nella comunità che crescono la fede, la speranza e la carità. Crescono nell'aiuto reciproco che i  cristiani si donano.  il don

mercoledì 4 settembre 2013

emergenza catechesi

La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che hanno fatto catechismo nelle parrocchie cattoliche nei trascorsi decenni non sono diventati cristiani; il vangelo non li ha toccati, la loro vita è orientata da tutt'altre aspirazioni. Cosa si dovrebbe dire che la responsabilità è soltanto loro? In effetti, la catechesi è caratterizzata almeno da tre debolezze : verbalismo, astrattismo, moralismo. Le parole non bastano, come non bastano le teorie e la morale. La catechesi dovrebbe iniziare ad un'esperienza di comunità : e la grazia potrebbe compiere la conversione dall'individualismo e dal narcisismo all'imparare ad amare. Cosa manca di essenziale? Vivere il vangelo e testimoniare la conversione quotidiana. Il rinnovamento della catechesi passa anche attraverso un approfondimento teologico e culturale : troppa improvvisazione continua a sopraffarci; e anche una certa pretesa di non aver bisogno della grazia divina per il cambiamento.
il don

il rischio della novità

Immaginiamo un laico ed un prete che vogliano fare un mondo nuovo, un'umanità nuova. Ed ognuno pensa di avere la ricetta, tanto da dire all'altro ciò che dovrebbe fare. Il laico dice al prete : tu dovresti soltanto confessare. Quale sarebbe la risposta di un prete non sprovveduto? Ma in che mondo vivi? E' dallo psicoanalista che vanno i depressi, gli angosciati, i malati. Vuoi prenderti gioco di me, dicendo che sono rimasto senza clienti? Tuttavia, il prete non avrebbe ancora risposto alla domanda del laico. Il prete che risponde davvero, direbbe : questo è ancora un tempo di annuncio del vangelo, ed io intendo raccontare esperienze di vangelo vissuto ( non solo mie, ma anche di altri); non fare prediche, e neppure dare consigli morali. Vorrei suscitare il desiderio della parola, di una parola senza menzogna, di quella parola che guarisce ogni malattia.
Il prete dice al laico : tu dovresti tornare a pregare , mentre lavori soltanto. Quale sarebbe la risposta del laico smaliziato? Ma vuoi scherzare! Abbiamo impiegato secoli per capire che il lavoro è preghiera (anzitutto perchè Dio quando crea, lavora, e mentre lavora, prega), e adesso dovremo tornare ad una preghiera-culto?
Tuttavia, il laico non avrebbe ancora risposto alla domanda del prete. Per rispondere davvero alla domanda del prete, il laico dice : il lavoro è una benedizione di Dio (non una sua maledizione); i non-credenti considerano il lavoro come uno strumento di realizzazione umana. Questo è proprio il tempo nel quale i credenti possono mostrare che credono al lavoro come ad un dono da fare agli altri esseri umani e alla natura ( se la natura mostra spesso il suo aspetto distruttivo, noi umani mostriamo alla natura che sappiamo ricostruire anche sulle rovine da essa create come terremoti, alluvioni, ...).  Il laico direbbe : io vorrei suscitare il desiderio di un lavoro che affatica ma non stressa, che guarda al bene dell'altro e non solo al proprio tornaconto, che edifica e non cerca solo un guadagno per poter sopravvivere!
Se il laico e il prete tornassero a parlarsi (non addosso) ascoltandosi, non come " don Camillo e  Peppone", ognuno potrebbe imparare qualcosa dall'altro. E per il nostro tempo, nel quale ognuno ha la pretesa di sapere tutto e di non avere più bisogno di imparare altro, non sarebbe  poco, anzi sarebbe il modo per suscitare il desiderio dell'incontro, per una cultura dell'incontro. Questo sarebbe il rischio della novità. Un rischio da correre, con grande desiderio. "Il re Nabuccodonosor non lasciò Daniele nella fossa dei leoni, dopo aver visto che il desiderio di Daniele era stato più forte della fame dei leoni".  Questo è il rischio della novità : fare esperienze dello spirito e raccontarle.  il don

il rischio dell'ascolto

La fatica più grande non è l'ascolto dell'altro, ma l'ascolto della propria coscienza. Obbedire alla voce della propria coscienza è andare sino in fondo al proprio destino, non al proprio successo o alla propria riuscita. E tuttavia la coscienza non comanda mai di uccidere l'altro, nè di uccidere Gesù, nè di uccidere l'ebreo o il musulmano. Al contrario, la coscienza dice: ama il tuo vicino, rispetta colui che ti è prossimo. Risulta subito evidente che non si ascolta la coscienza, quando il cristiano uccide Gesù , quando un ebreo uccide l'altro ebreo, ed il musulmano il musulmano. L'evidenza della disobbedienza alla propria coscienza : quando l'amico uccide l'amico, ed il vicino il vicino. Perchè si potrebbe anche trovare una ragione sufficiente al fatto che il nemico uccida il nemico (ogni nemico sente di poter uccidere di diritto il proprio nemico : lo pensava il diritto egiziano, il diritto romano, il diritto babilonese...). E non ci rendiamo conto invece di quanto il vangelo cristiano sia penetrato nella cultura del mondo, chiedendo il rispetto ed il perdono verso il nemico. Già nella rivelazione dell'Antico Testamento, Dio aveva chiesto di rispettare la vita di Caino, l'assassino : il fatto di lasciarlo in vita, non diminuiva, anzi rendeva ancor più grave l'espiazione della colpa. Proprio di fronte alla colpa dell'altro si rende manifesto il rischio dell'ascolto della coscienza : mentre la nostra colpa tendiamo con più facilità a giustificarla, quella dell'altro tendiamo a giudicarla con severità. 
Il rischio di ascoltare la coscienza può condurmi ad entrare in conflitto con un'opinione pubblica o con una maggioranza omologata, conformista nel linguaggio e nei comportamenti. Ma non posso mettere a tacere la coscienza per paura di essere messo al bando, ostracizzato, canzonato, ridicolizzato. Se obbedisco  alla mia coscienza, posso continuare a vivere libero, posso ancora perseguire un ideale non d'interesse o di comodo, posso perseguire un progetto di vita che solo la mia coscienza conosce nei suoi aspetti inconsci e più misteriosi. E' lo schematismo, il copiare gli uni dagli altri, che uccide la coscienza, proprio come il cristiano che uccide Gesù.  
Mi hanno ucciso Gesù e non si sono resi conto del peccato che hanno commesso!   il don