mercoledì 4 settembre 2013

il rischio della novità

Immaginiamo un laico ed un prete che vogliano fare un mondo nuovo, un'umanità nuova. Ed ognuno pensa di avere la ricetta, tanto da dire all'altro ciò che dovrebbe fare. Il laico dice al prete : tu dovresti soltanto confessare. Quale sarebbe la risposta di un prete non sprovveduto? Ma in che mondo vivi? E' dallo psicoanalista che vanno i depressi, gli angosciati, i malati. Vuoi prenderti gioco di me, dicendo che sono rimasto senza clienti? Tuttavia, il prete non avrebbe ancora risposto alla domanda del laico. Il prete che risponde davvero, direbbe : questo è ancora un tempo di annuncio del vangelo, ed io intendo raccontare esperienze di vangelo vissuto ( non solo mie, ma anche di altri); non fare prediche, e neppure dare consigli morali. Vorrei suscitare il desiderio della parola, di una parola senza menzogna, di quella parola che guarisce ogni malattia.
Il prete dice al laico : tu dovresti tornare a pregare , mentre lavori soltanto. Quale sarebbe la risposta del laico smaliziato? Ma vuoi scherzare! Abbiamo impiegato secoli per capire che il lavoro è preghiera (anzitutto perchè Dio quando crea, lavora, e mentre lavora, prega), e adesso dovremo tornare ad una preghiera-culto?
Tuttavia, il laico non avrebbe ancora risposto alla domanda del prete. Per rispondere davvero alla domanda del prete, il laico dice : il lavoro è una benedizione di Dio (non una sua maledizione); i non-credenti considerano il lavoro come uno strumento di realizzazione umana. Questo è proprio il tempo nel quale i credenti possono mostrare che credono al lavoro come ad un dono da fare agli altri esseri umani e alla natura ( se la natura mostra spesso il suo aspetto distruttivo, noi umani mostriamo alla natura che sappiamo ricostruire anche sulle rovine da essa create come terremoti, alluvioni, ...).  Il laico direbbe : io vorrei suscitare il desiderio di un lavoro che affatica ma non stressa, che guarda al bene dell'altro e non solo al proprio tornaconto, che edifica e non cerca solo un guadagno per poter sopravvivere!
Se il laico e il prete tornassero a parlarsi (non addosso) ascoltandosi, non come " don Camillo e  Peppone", ognuno potrebbe imparare qualcosa dall'altro. E per il nostro tempo, nel quale ognuno ha la pretesa di sapere tutto e di non avere più bisogno di imparare altro, non sarebbe  poco, anzi sarebbe il modo per suscitare il desiderio dell'incontro, per una cultura dell'incontro. Questo sarebbe il rischio della novità. Un rischio da correre, con grande desiderio. "Il re Nabuccodonosor non lasciò Daniele nella fossa dei leoni, dopo aver visto che il desiderio di Daniele era stato più forte della fame dei leoni".  Questo è il rischio della novità : fare esperienze dello spirito e raccontarle.  il don

Nessun commento:

Posta un commento