giovedì 23 giugno 2016

L'isola

L'isola sceglie se stessa e abbandona il continente, non solo il vecchio, ma anche il nuovo. Dunque l'isola è sempre più isolata.
Scenari di geopolitica che si aprono:
La Scozia potrebbe indire un referendum per la propria indipendenza dal regno unito e l'adesione alla UE. In tal caso, si creerebbero due regni nell'isola, non più uno. Il motto della corona inglese : God, the continental question, afferma che in Inghilterra ci sono due dei, uno è Dio, l'altro la Regina. E Oxford rabbrividisce : non è solo la teologia liberale ad essere sbagliata,        c'è anche un errore storico ed un altro errore antropologico.
La UE dovrà prendere atto che i nazionalismi hanno prevalso sulla politica di un'Europa unita, e che la Germania ha fatto più il proprio interesse che quello dell'Unione. Adesso la UE dovrà pensare a difendere l'Unione, non solo monetaria e finanziaria, ma soprattutto antropologica e giuridica. A Strasburgo si decidano a legiferare per far avanzare insieme la teoria e la pratica  di un'Europa unita!
Basta con l'euforia dell'adolescenza e della giovinezza!    La maturità si distingue per la riflessione e le scelte ponderate : è sempre la passione degli ideali interiorizzati a spingere la prassi nella direzione migliore. In America gli ideali appassionano ancora, nonostante l'attenzione sia rivolta costantemente alla prassi: il nuovo continente mostra di avere più giovinezza dell'antico. Ma il vecchio continente non dovrebbe dimenticare  le conquiste e i fallimenti della propria storia millenaria : il diritto, la storia, il pensiero rimangono i suoi punti forza, ossia Bologna (l'alma mater) - Oxford - Parigi.
       il don

lunedì 20 giugno 2016

Onestà!

Onestà è femminile! E' donna : tre sono i sindaci-donna, a Torino, a Roma, a Brindisi.
Vorrei coniugare onestà con trasparenza e prevenzione: anche questi  sostantivi sono femminili. Al sostantivo, però, vorrei sostituire il verbo: onestare, trasparire, prevenire. Non me ne voglia l'Accademia della Crusca, per le licenze poetiche!
Un sincero augurio alle donne-sindaco, con un consiglio disinteressato : circondatevi di uomini onesti, trasparenti e dotti. I Comuni e le Città non stanno messi meglio degli organi nazionali, ma forse hanno più possibilità di verificare con attenzione l'onestà dei gli amministratori locali.
 Il fatto è che l'onestà non riscuote molto consenso; anzi è ritenuta una stupidità dalla maggioranza della popolazione.       In questa palude di ignoranza morale ci hanno condotto l'avidità di denaro e la corruzione, che hanno trovato nelle mafie un alleato per i loro loschi affari. Ma l'onestà è ancora un valore per molte persone, perciò non perdiamo la speranza!
Primo: onestare.        Per onestare occorrerebbe un altro Movimento politico: lo denominerei Movimento Una Terra. Così rottamiamo definitivamente i partiti e iniziamo una nuova storia in Italia! Per la chiesa, onestare sarebbe sinonimo di "riformare", evangelizzare, camminare terra terra.
Secondo: trasparire! Bilanci pubblici trasparenti: controlli, verifiche serie. Su questo dovrebbero convergere politici e magistrati. E quando le leggi sono superate, si deve dire al parlamento: lavorate  e fate nuove leggi.
Terzo: prevenire. Qui si può verificare quanto famiglia, scuola, chiesa hanno lavorato per educare, formare, comunicare, testimoniare, ascoltare, progettare insieme. Prevenire significa assegnare valore alla cultura, alla crescita personale. E' ora di finirla con il declassamento della cultura : tutto è diventato cultura ( l'evento canoro, quello gastronomico, ...). Per carità,  quanto a mangiare ci stanno tutti, quanto al canto potrei farlo anch'io che uso toni metallici         ( ma una sinfonia l'ascolto con passione e la comprendo).     Imparare a leggere, a scrivere, a conversare (che non è chiacchiera)...
Chiedo scusa per il "visionare", ma non mi piace il verbo "accontentare". Preferisco  il verbo "valorizzare"!  il don

sabato 18 giugno 2016

Il sindacato

E' molto meglio il sindacato del gioco d'azzardo: se quest'ultimo distrugge persone e famiglie, guadagnandoci quasi 90 miliardi di euro l'anno, il sindacato invece ha sempre difeso i diritti dei lavoratori e la qualità della vita sul posto di lavoro, e dovrebbe continuare a farlo anche nel nostro tempo sempre più povero di ideali e ricco sempre più di arrivisti e opportunisti.
Il parlamento ed il governo non dovrebbero incoraggiare sindacati e corpi intermedi, piuttosto che lasciar fare agli opportunisti del gioco d'azzardo?  La cultura riscuote poco ascolto e poca considerazione nel bel paese, che s'accontenta delle chiacchiere più che del saper fare e del saper dire la verità. Lo studio ed il lavoro sono sempre più svalutati; quel che conta sembra essere, sempre più,    il potere del denaro e dell'immagine che può esibire colui che spende. Un pragmatismo, vuoto di valori, ha intossicato le nuove generazioni, orfane di educatori e di testimoni di ideali.
Anche alla chiesa servirebbe più sindacato. Una chiesa che ha tradito l'Ideale del Vangelo, quando s'è accontentata  di fare della catechesi un teatrino piuttosto che formare cristiani con la spina dorsale diritta. I cosiddetti "bizzochi  di sacrestia", chiacchieroni e pupazzi, senza  spina dorsale, senza adeguata preparazione culturale.
Lo diceva san Giovanni Paolo II : la fede dev'essere profondamente pensata e pienamente vissuta, perché i cristiani possano evangelizzare.
Quest'Europa,  ormai periferia del mondo, proprio quando esibisce il "maledetto benessere",  ha bisogno di nuova evangelizzazione: i sindacalisti più attenti lo hanno compreso da tempo.   Molti preti e anche vescovi non se ne sono ancora resi conto e\o fanno finta di niente.          Ma la catechesi, quella che nasce dal Vangelo vissuto e testimoniato, ha riformato e rinnovato la chiesa in ogni tempo; potrà farlo anche nel
nostro tempo,   se gerarchia ed istituzione non metteranno a tacere il Vangelo,  limitandosi  a "fare cassa".   il don

venerdì 17 giugno 2016

Il sogno e la non violenza!

Il celebre discorso di Martin Luther King, nel 1963, "Ho un sogno", ha fatto strada. Nel 1964, il pastore nero è insignito del premio Nobel; ma subito ha diviso i 54 mila dollari del premio tra associazioni statunitensi per la non violenza. I cittadini degli Stati Uniti non dovrebbero dimenticarlo, specialmente coloro che vorrebbero tutti gli americani sceriffi, con la pistola in tasca ed il fucile in casa!
Ha scritto la moglie del pastore, Coretta Scott King: "I neri hanno trovato nell'azione diretta non violenta un metodo di militanza che evitava l'uso della violenza ma inscenava un confronto che elettrizzava ed educava l'intera nazione... Senza odio e senza piegarsi, la domanda di libertà emerse con forza e dignità".
Il sogno di Gandhi fu l'indipendenza dell'India, e la non violenza fu il metodo che utilizzò per realizzarlo. Ha scritto Thomas Merton, in un studio dedicato a Gandhi, nel 1964 : "Gandhi comprese che il popolo dell'India si stava risvegliando in lui. (...) Era la coscienza spirituale di un popolo che si risvegliava nello spirito di un individuo".
Prosegue Merton:  "La violenza è essenzialmente muta, e può nascere solo quando vengono meno il pensiero e la comunicazione razionale. (...)  A chi voleva distoglierlo dal sacrificarsi per il popolo, Gandhi replicò: "Col passare degli anni la voce di Dio si è fatta sempre più udibile. Egli non mi ha mai abbandonato, nemmeno nelle ore più buie.   Spesso mi ha salvato da me stesso e non mi ha mai lasciato neanche un'ombra d'indipendenza.  Quanto più profonda è stata la mia resa a Lui, tanto più grande è stata la mia gioia".
Gandhi volle liberare gli indiani non solo dal colonialismo inglese, ma anche da se stessi, ossia da quell'induismo che intendeva conservare l'ingiustizia della struttura della caste (che non devono comunicare tra loro, rimanendo rigidamente distinte). Dice infine Merton : "La più alta forma di libertà spirituale, secondo Gandhi, va cercata nella forza del cuore capace di liberare insieme l'oppresso e l'oppressore".     il don

giovedì 16 giugno 2016

Periferie

Dalle periferie nasce il futuro, creativo. Non per niente,  Renzo Piano va a Parigi, insieme ad un'equipe di giovani architetti, per ristrutturare alcuni spazi nelle periferie.
Ciò che l'urbanistica avverte  necessario per ridare  creatività alla periferia, la nuova
evangelizzazione ridà slancio all'inculturazione del Vangelo proprio a partire dalle periferie.
Così Andrea Riccardi ha raccontato, nel suo libretto su le Periferie :
"Prima di divenire arcivescovo di Milano, Martini era a Roma uno dei commentatori del Vangelo in queste comunità di borgata con Sant'Egidio...
Egli stesso raccontava:
...all'inizio degli anni Settanta camminavo un pomeriggio per le strade di Trastevere,
riflettevo su una certa lacerazione allora esistente, nell'immediato dopo Concilio, tra coloro che puntavano sull'impegno per i poveri, per la trasformazione della società, e coloro che invece puntavano tutto sulla spiritualità, sulla preghiera. E mi dicevo: deve pur esistere una conciliazione pratica, un modo di unire concretamente nella vita il senso del primato di Dio, del primato della Parola e della preghiera, e una urgenza pratica, esigente ed efficiente di amore per i poveri, di vicinanza alla gente, alle persone più abbandonate... Fu allora, continua Martini parlando di Sant'Egidio, che cominciai a cogliere, ad apprezzare questa sintesi vissuta di primato di Dio, della preghiera, dell'ascolto della Parola: prendere sul serio la Parola di Dio e insieme dedicarsi in maniera efficace, concreta, ai poveri..." (pp.100-101).
Una mia esperienza personale, in periferia : "Una sera mi fermo a parlare con un gruppo di giovani e adolescenti. Due di loro mi fanno una domanda : "Cosa ne pensi delle unioni gay?".
Risposta secca: "Che faranno? Se la metteranno nculo tutta la vita?". Senza odio omofobico e senza disprezzo per i gay. Ma uno di quei due ragazzi l'ho visto, qualche settimana dopo, con il gruppo, e ho sperato che trovi una ragazzina carina, perché anche lui è carino. Se i gay diventassero maggioranza, chi farà  figli, e chi li educherà alla completezza, alla dimensione maschile e femminile, in e iang (come dicono i cinesi) ?  Si riparte dalle periferie, ma senza accettare luoghi comuni e conformismo di massa!    il don

mercoledì 15 giugno 2016

Ancora sull'Europa

Ancora sull'Europa, per rispondere a Giuseppe.
Scusa se scrivo sul blog ( e non sul diario), ma questo è per me "strumento di lavoro"!
Forse non sono stato abbastanza chiaro, o forse tu non hai compreso il senso
di un discorso, in verità, troppo sintetico.
Io non ho parlato di eurocentrismo; anzi penso che l'Europa sia ormai (e per una Grazia di Dio) periferia. Non ha neppure il monopolio della finanza (altra Grazia di Dio). E' periferia in tutti i sensi:  e    potrebbe persino lasciarsi soffiare la cultura, che poi è il destino e la vocazione dell'Europa. E' il suo disegno!
Ma voglio dirla tutta, e sino in fondo; e senza lasciarmi suggestionare da quello che Merleau-Ponty chiamava "il pensiero di sorvolo".  Mentre le guerre islamiche dilagano nel mondo (si tratta infatti di guerre tra musulmani, guerre che la prima potenza del mondo non riesce a padroneggiare; anche perché la Federazione Russa ha le sue zone d'influenza su paesi musulmani...). La grande incognita è la Cina : se diverrà la prima potenza mondiale (cioè sotto l'aspetto militare, non solo sotto l'aspetto economico e tecnologico; ma ne è ancora lontana, sotto tutti gli aspetti), potrebbe usare quel mix micidiale che adesso utilizza al suo interno, cioè dittatura politica e capitalismo economico,         avendo preso il peggio dell'economia capitalistica dall'Occidente,
e anche il peggio della politica, continuando ad essere dittatura.   Tutto sommato, è meglio una governance anglosassone e americana, pur con i suoi limiti ed errori, che l'incognita cinese!
 Tanto per dire qualcosa di geopolitica!
Adesso voglio dire qualcosa sulla cultura.       Molti europei sono nella più grande confusione. Il termine greco diacrisis significa discernimento, ossia venir fuori dalla crisi. In Europa si lotta per le unioni gay, e non si crede più nei corpi intermedi (sindacati, associazioni culturali, accademie); si abbandonano i giovani nelle discoteche (cioè nel non-pensare a niente) e non li si appassiona alla ricerca, al lavoro, all'umanesimo...; qualche nazione, in Europa, gioca ancora a fare colonialismo, invece di lavorare all'Unione Europea; a Strasburgo, i deputati europei sono appendice dei loro stati nazionali, ma ancora non hanno fatto nulla per produrre una legislazione europea; la Chiesa, che ha abbandonato i poveri, è stata a sua volta abbandonata dai poveri (ho trovato interessante quel libretto di Andrea Riccardi sulle Periferie, perché mostra che il Vangelo, in ogni tempo, rifà nuova la Chiesa, se questa rimane fedele al Vangelo).
Ma molti vescovi e preti (mi permetto di parlare chiaro, senza pretendere di essere il Papa, però cosciente che lo Spirito Santo può parlare attraverso chiunque) credono ancora che in Europa ci sia la cristianità (quella medievale, per intenderci; ma nella modernità -ossia dal Cinquecento in poi- non c'è più) e non prendono sul serio la nuova evangelizzazione ed il rinnovamento della catechesi. Per guarire una malattia, occorre prima fare una diagnosi accurata. Un sintomo non rivela la malattia : per esempio, la febbre è un sintomo, ma è presente in tante malattie; per sapere qual è la malattia, non basta sapere che c'è la febbre. Dal Cinquecento, ci sono tante chiese, ci sono anche tante verità. Ma se tu leggi bene il Vangelo, vedi che il suo fondatore ha parlato di una  Chiesa Una, e di una Verità (non di tante); ma questo scandalizza tanti europei (perché non pensano, manca loro la passione per la ricerca e la verità). Sai cos'era la Zetesis (la ricerca) per Socrate? Coraggio intellettuale! Dove lo trovi il coraggio intellettuale in un mondo di pupazzi? Lo dico non per disprezzo o per giudizio, ma per amore della verità:      quando si spende pochissimo tempo e pochissimo denaro per crescere culturalmente, cosa ci si può aspettare per il futuro? Ci sono ancora italiani ed europei che manifestano amore per la verità,  quando si avventurano nel mondo, in ambienti ostili, rimettendoci la vita; sono i nostri Cristoforo Colombo, i nostri Magellano, ... io li amo e li ammiro, più di quanto ammiri me stesso.     Poi ci sono cose belle anche in patria: un movimento che riesce a dire: Onestà , dà grande speranza; ma non basta PER SAPER GOVERNARE. 
Vuoi sapere come sogno l'Europa? Una grande amicizia con la Federazione Russa; molta serietà e severità col mondo islamico (facendogli capire che la non-violenza è la grande parola del Vangelo e del cristianesimo, parola purtroppo tradita dalle guerre tra regni cristiani e poi tra confessioni cristiane - cattolici contro protestanti...; mentre nel Corano e nello stesso Maometto rimane l'ambiguità della "guerra santa").
L'Europa è periferia del mondo, ma molti emigranti vengono dall'Africa e dal Medio Oriente a cercare il futuro in Europa... Non ti sembra un segno da discernere?  il don

domenica 12 giugno 2016

Incalzato, rispondo.

Incalzato, rispondo. Sull'Europa, a Giuseppe.
La vocazione dell'Europa è la cultura, ma per farla nuova, occorre
la sapienza. Non è facile! Diceva Maritain che la storia dell'Europa è complessa;
e le soluzioni non possono essere che complesse.
Io sono teilhardiano, non schopenhauriano. Mettere insieme vecchio e nuovo,
cristiani e musulmani, scienza e lavoro, l'Europa potrà farlo meglio
di qualsiasi altro continente. Un segno? Più pace che guerre.
Diritti e doveri. Azione, ma anche : torniamo a pensare!
Quando si lavora per la pace, si mettono in campo sinergie che
producono effetti incredibili. Fondamentale è non tornare a litigare,
ossia tante patrie che interagiscono. All'Europa occorrono sia
la Grecia sia l'Inghilterra. Chi lavora per dividere e non per riunire, fa il gioco
sporco dei secoli passati. Grazie. don Carmelo

sabato 11 giugno 2016

Desiderio e godimento

Non una contrapposizione manichea tra desiderio e godimento, come dice Massimo Recalcati, riprendendo l'ermeneutica lacaniana del testo freudiano, ma un innalzamento del godimento al livello del desiderio.
Questo contributo psicoanalitico (l'opera di Freud "Al di là del principio del piacere" ha smascherato la pulsione di morte che si nasconde in un godimento narcisistico ed edonistico) può servire molto alla morale cattolica (che si è spesso rinchiusa in un atteggiamento repressivo, e spesso anche ipocrita : ti faccio peccare, così ti puoi confessare). Ma in questa maniera non si orienta la crescita del desiderio di santificazione, che anzi regredisce e rischia di essere vanificata. La spiritualità cristiana chiede ora l'uscita da un individualismo che ha rinchiuso il soggetto in una interiorità contrapposta all'esteriorità. Ciò che la relazione cristiana evidenzia, nella parresia che viene dall'ascolto dello Spirito Santo, è che io non debbo mai usarti per un mio desiderio di godimento o di vanità (diceva Evagrio Pontico che la mia vanità è una manipolazione dell'altro, molto più sottile e pericolosa, e perciò più grave, del peccato della carne. Se volessimo trovarne una conferma, potremmo rileggere Luca 7,36 - 8,3:
la donna che ha commesso il peccato della carne, è perdonata; Simone il fariseo non riesce a riconoscere il suo peccato di vanità, tanto che Gesù deve  farglielo riconoscere, mostrandogli gli atteggiamenti che indicano  le mancanze d'amore).
Molto da imparare abbiamo noi moralisti dalla psicoanalisi (per la quale, dice Recalcati, Freud dovrebbe ricevere il Nobel per la medicina) : essa ci fa capire sino a che punto, la morale che pratichiamo, favorisce la "pulsione di morte" oppure orienta a "dare la vita".   il don

Amicizia

Trattati sull'amicizia ce ne sono stati tanti: da quello di Cicerone a quello di Matteo Ricci. Ma gli amici veri sono pochi: Cicerone ne aveva fatto esperienza coi romani, e Matteo Ricci coi cinesi. Non per questo bisogna restringere la cerchia delle amicizie; anzi, è meglio aprirla in continuazione, per riuscire a fare esperienza della lealtà, dell'aiuto disinteressato, della confidenza e condivisione della propria vita. Nell'amicizia non c'è esperienza più profonda, quella che lega fortemente ma lasciando ognuno libero, della rinascita o della vittoria sulla morte. In questa vita nel tempo si può fare esperienza della vittoria sulla morte, ossia della rinascita dopo un fallimento, del ricominciare una vita nuova dopo che quella di prima è stata risucchiata dalla morte.
Si può dire: amicizia, solo quando si è pronti a donare la propria vita, perdendola. Ma "donare non è mai invano", diceva Paul Valery. C'è sempre il ritorno di un dono; e questo ritorno avviene proprio quando il dono è stato disinteressato.
Donare è aprire il cuore, aprire la mente, aprire le mani!
Non basta "provare per credere"; è fondamentale verificare il tutto nel proprio mondo interiore : esso svela il senso della riuscita o dell'insuccesso nel mondo esteriore.   il don

lunedì 6 giugno 2016

Politica

Gli ultimi due Post erano sui Poveri e sulla sinistra politica (italiana ed europea), che, a mio modo di vedere, ha perso quello slancio ideale  presente in Antonio Gramsci.
Partito comunista e partito socialista (e non và dimenticato che sono nati in Europa) si sono "smarriti nell'economia", hanno perso la "visione ideale" (il verbo greco idein indica appunto il "vedere ideale"), sono caduti nella trappola di tangentopoli prima, poi nella corruzione. Mi sono rallegrato nel vedere un giovane filosofo emergente, Diego Fusaro, interessarsi a Gramsci; tanto mi ha colpito questo interesse che sono andato a comprare il suo libro.
Se due vecchi, come Eugenio Scalfari e Marco Pannella (e sono anziani che sognano), si sono dichiarati vicinissimi alla visione e ai gesti di papa Francesco, mi sembra che non possiamo "lasciarci rubare la speranza" di un futuro migliore sulla nostra    "piccola Terra".    Ma quelli che mi preoccupano sono i giovani: se sono indifferenti, è perché la generazione adulta li ha traditi, negando loro ideali e testimonianza. Nel suo libro, Fusaro ha riportato un brano di una lettera di Antonio Gramsci al figlio Delio, dove il filosofo sardo (oggi pensatore internazionale) diceva : "so che ti piace la storia". Gesù, la storia non l'ha tradita, anzi ha detto coi fatti che Dio si fa uomo e muore per amore della storia umana.       Non sarà facile, per la politica e per la chiesa, riconquistare la "visione ideale". Gesù aveva ammonito : "Quanto è difficile che un ricco entri nel regno"! Dio e il fratello vengono prima dell'amore per il  denaro. Papa Francesco lo ricorda alla chiesa e alla politica!
 Io penso che la cultura, oggi,  abbia un grandissimo lavoro da fare: rendere di nuovo la politica incontro tra persone che sanno relazionarsi,     ponendo in secondo piano tecnologia e finanza.  La formazione della persona alla comunità deve venire prima ancora della formazione alla professione!
 il don

sabato 4 giugno 2016

Il giusto

Ciò che Gesù disse di Natanaele "Ecco un israelita in cui non c'è falsità"; noi potremmo dire di Antonio Gramsci "Ecco un proletario ed un povero in cui non c'è ingiustizia". Aver egli assegnato un ruolo fondamentale alla cultura e alla politica, piuttosto che guardare soltanto all'economia, è certamente una cartina di tornasole.
Antonio Gramsci ha lasciato scritto nei Quaderni del carcere :"Distruggere è molto difficile, tanto difficile appunto quanto creare. Poiché non si tratta di distruggere cose materiali, si tratta di distruggere "rapporti" invisibili, impalpabili, anche se si nascondono nelle cose materiali".
Giustamente Diego Fusaro, nel suo "Antonio Gramsci", ha notato che Gramsci prendeva le distanze dalle posizioni di determinismo economico della Seconda Internazionale.
Io direi che Gramsci credeva che il comunismo è un umanismo ( non "terrore"). Proprio come il Marx dei "Manoscritti economico-filosofici del 1844", quando vedeva l'economia ancora in chiave antropologica; e come la vedrà ancora non più nella visione deterministica del Capitale,    ma nello sviluppo della prassi storica nei        "Grundrisse der critik der politischen oeconomie".
Giustamente Gramsci è ritenuto oggi pensatore internazionale, riconoscimento che finalmente viene anche dato ad Antonio Rosmini. Il made in Italy culturale nel mondo
non è da buttar via nel dimenticatoio! Sia il comunista, sia il cristiano hanno considerato la cultura un fatto fondamentale della crescita personale e comunitaria.
  il don

I poveri

I poveri hanno tradito se stessi, si sono venduti al dio denaro. Dopo la borghesia, anche il proletariato s' è lasciato incantare e incatenare dal denaro, divenendo arrogante e prepotente (come di solito fanno i miserabili arricchiti).
Se dapprima la chiesa aveva abbandonato i poveri;  i poveri, a loro volta, hanno abbandonato la chiesa. Un doppio abbandono ha creato più solitudine, ha dismesso la solidarietà, ma più ancora l'amore e la cultura. Infatti Vangelo e cultura sono merce preziosa che non si può comprare col denaro. Dio  ha buttato  la sua vita dentro la storia, quando s'è fatto uomo.      Colui che vuole Vangelo e cultura, deve buttarci dentro la propria vita, deve giocarsela con dignità,       restituendo ad Dio fatto uomo il dono ricevuto.
Solo il Vangelo e la cultura possono impedire ai poveri di venire a patti col denaro e col potere (ciò che più vale nella vita, non si può comprare col denaro), resistendo alla corruzione, alla "dea tangente", al miraggio dell'immagine e del potere. 
Il dono preserva la dignità, mentre la tangente rende l'essere umano merce di scambio.
Colui che vive il Vangelo, pur essendo vittima, ha ancora la dignità per offrire il dono del perdono al proprio nemico,  mentre al persecutore non rimane altro se non l'arroganza e la prepotenza del proprio agire violento. Il dono, se diviene reciproco, risolve la situazione bloccata tra la vittima ed il persecutore.
Misericordia è Verità  -  Verità è Misericordia!         il don

venerdì 3 giugno 2016

Giovani

Un tasso di disoccupazione così alto, tra i giovani! Un così alto consumo di droga, di alcool, di violenza... Disagio e malessere...!
Cari adulti, non avete saputo investire per i giovani : né in lavoro ed economia, né prima ancora nella comunicazione e nella testimonianza dei valori!
 Per me è cosa certa : una generazione adulta, edonista, narcisista, egoista, priva di valori e di passione per il futuro, appiattita sul proprio presente, chiusa nel proprio piccolo mondo, non è capace di aprire la mente, il cuore, le mani. 
Infatti, di questo si tratta : non tanto di chiudere infine, ma di aprire la mente, il cuore, le mani; di investire in fiducia, di offrire futuro, perché ogni giovane possa giocarsi almeno un'opportunità nella propria vita.
Mi fa rabbia tutta questa chiusura di mente, di cuore, di mani: troppi gli  avidi, pronti solo a chiedere, poco  pronti a dare!
Se anche le nuove generazioni fossero come quelle di prima: ripiegate su se stesse, piene soltanto di sé senza spazio per l'altro, sarebbe proprio la fine!
Aprire, aprire, ancora aprire, il cuore, la mente, le mani!
Ora è SULLA CULTURA DELL'INCONTRO che ci giochiamo il futuro, per tornare magari alla cultura del dare e della donazione.
Miserabili arricchiti, che hanno fatto del denaro un palcoscenico per esibire la propria immagine, un mondo di carta afflosciato sulle apparenze, senza respiro nelle relazioni, senza sincerità, senza trasparenza, senza amore vero...! Anche a me, come a Umberto Galimberti, fa tenerezza quella ragazza con la passione per l'arpa, che l'ha salvata dalla palude di questo "mondo di pupazzi"!     il don

mercoledì 1 giugno 2016

Occhio di lince

Occhio di lince è Friedrich Nietzsche, il profeta laico che ha volato così alto (per il fuoco interiore e lo sguardo in profondità)   da perdere la possibilità di atterrare e camminare "terra terra".  

                                       La terza delle "Considerazioni inattuali",      dedicata da Nietzsche a "Schopenhauer come educatore" (1874), pone quest'affermazione come incipit : "L'uomo che non vuole appartenere alla massa non deve far altro che cessare di essere accomodante verso se stesso" (p. 4).
Su tre aspetti si sofferma l'analisi di "occhio di lince" : educazione - crisi del cristianesimo - idolatria dello Stato.
Anzitutto : l'educazione. Scrive : "Siamo arrivati al punto che le nostre scuole ed i nostri maestri prescindono semplicemente da un'educazione morale o si contentano di formalismi..." (p. 11). Schopenhauer è preso come modello di educazione, per la sua esistenza : "Io stimo tanto più un filosofo quanto più egli è in grado di dare un esempio. (...)  Ma l'esempio deve esser dato con la vita visibile (...) : con l'aspetto, l'atteggiamento, il vestito, il cibo, i costumi ..." (p. 17). I pericoli nel percorso intrapreso da Schopenhauer :      "Questo fu il primo pericolo alla cui ombra Schopenhauer crebbe: l'isolamento. Il secondo si chiama: disperare della verità."( p.22).  "Il terzo e più caratteristico pericolo nel quale egli visse : la limitatezza della volontà morale che lo riempie       di desiderio (divenire santo o genio) e di malinconia" (p.25).
Secondo aspetto : idolatria dello Stato. Hegel e i neo-hegeliani hanno posto lo Stato come "scopo supremo dell'umanità".  Questa sconcertante affermazione di Nietzsche : "Mai il mondo è stato più mondo, mai è stato più povero di amore e di bontà. I ceti colti non sono più fari o asili in mezzo a tutta questa inquietudine di secolarizzazione..." (p.35).
Terzo aspetto : crisi del cristianesimo. Michel de Certeau, un secolo più tardi, parlerà di "Christianisme éclaté" (Cristianesimo in frantumi), quando  i frammenti si possono vedere in più punti. Ma torniamo a Nietzsche : "Si pensi solo a che cosa è diventato un po' alla volta il cristianesimo sotto l'egoismo dello Stato. Il cristianesimo è certamente una delle manifestazioni più pure di quell'impulso alla cultura e, proprio, sempre alla rinnovata generazione del santo..." (p.60).      E una citazione del mistico  Meister  Eckhart : "l'animale più veloce che vi porta alla perfezione è il dolore" (p.41), attraverso la quale si  deplora ciò che il cristianesimo ha perso di più prezioso della sua cultura.
Niente male, occhio di lince. Ci dispiace soltanto quel disprezzo  per la storia e lo spirito, che il fondatore del cristianesimo non ha mai avuto, perché non ha mai perso né l'amore né la bontà, e perché  attraverso di esse la storia può farsi nuova e lo spirito rivivere. Una storia tragica, la tua, occhio di lince, ma, né epica, né lirica. Una storia, come quella di Schopenhauer. Kierkegaard si è salvato dall'hegelismo per la fede nel cristianesimo e la comprensione verso i limiti della cristianità.  La crescita nella pace e nella luce sono doni dello Spirito!  il don