venerdì 26 febbraio 2016

FEDELTA'

Dal testo "Testimonianza" di Jean Vanier prendo due poesie e un pensiero.
            Un incontro
                                   è una cosa strana
                                                  e meravigliosa
presenza
una persona per l'altra
presente
l'uno per l'altro
       la vita che scorre
       da uno all'altro
                  ----------------------------------------------------------
l'amore è il più grande di tutti i rischi
                il dono di me stesso
ma devo affrontare questo rischio
saltare nelle fresche
                   vorticose
acque correnti dell'
AMORE PER LA FEDELTA'

                --------------------------------------------------------------
Il pensiero è sulla scoperta della tenerezza e sulla fedeltà all'amore:
"Vivendo con persone ferite scopriamo le nostre ferite" (p. 15).
Anche la paura di diventare vulnerabile nella competizione, si può vincere
con la fedeltà all'amore.    il don

sabato 20 febbraio 2016

Incontro

Il testo che ci aiuta ad attivar l'incontro è " Il narratore "  di Walter Benjamin.
L'incontro, un vero incontro, è il dono più grande per una vita. Accade raramente,
quasi per caso, l'incontro con una persona libera e sincera, che non tradisce. Narrare un incontro così, è un'impresa! Tanto più che "l'arte di narrare s'avvia al tramonto": diceva
Walter Benjamin, 50 anni or sono. E senza attardarsi a dimostrarlo, aggiungeva: "è come se fossimo privati della capacità di scambiare esperienze". Poi un'affermazione folgorante, che è più di una spiegazione: "L'arte di narrare volge al tramonto, perché viene meno il lato epico della verità, la saggezza".
L'informazione ha tentato di sostituire il logos ed il mythos, ma l'enorme quantità di notizie rende ancor più ardua l'impresa.
Il narrare diviene un mestiere difficile , non solo perché c'è una diffusa depressione e recessione, ma anche per il chiacchiericcio ed il pettegolezzo diffuso. Il giudizio uccide la relazione; soltanto la fiducia incondizionata tiene vivo l'incontro.
Il narratore può farlo quando rimane un artigiano che mantiene vivo l'ethos di un popolo, ossia l'esperienza della storia, della vita e della morte, della memoria.       Il difficile è cambiare il reale, ma è l'unica cosa vera; il virtuale ci prova, ma raramente ci riesce, perché non si tratta di tecnica ma di stile di vita.       il don

giovedì 18 febbraio 2016

Dialogo

Il dialogo è fatto più d'esperienza che di parole, nel senso che richiede le fatiche di Sisifo, dal momento che ci si ritrova spesso a vedere azzerato il lavoro compiuto. Ma non bisogna darsi per vinti. Si tratta proprio di mettere in campo la fatica più grande : ossia quella di saper ricominciare sempre.
Un'esperienza dell'altro ieri: nei due anni passati avevo fatto tre presentazioni di libri ad un gruppo di adulti, presso una biblioteca ecclesiastica. Pensavo che la cosa fosse finita lì. Invece, due giorni fa, ricevo un invito a collaborare ancora, dando il mio apporto ad un ulteriore sviluppo delle relazioni, prima ancora della programmazione.
Un'altra esperienza, questa risale al mese scorso. Partecipo per due giorni alla settimana teologica della mia diocesi, nonostante fossi ancora in convalescenza per un intervento chirurgico subito poco tempo prima. La cosa più interessante sono stati gli incontri ed i saluti con tanti preti: ho potuto notare che l'amicizia e le relazioni buone vengono prima dei contenuti, che pure possono aiutarci a comunicare, ma soltanto dopo che ci siamo messi nella condizione dell'incontro e del dialogo. Se il giudizio, il pettegolezzo, la chiacchiera prevalgono, allora la relazione viene uccisa, e l'incontro diviene impossibile.
Chiedo scusa per questo racconto personale; spero che serva a personalizzare di più la relazione con i lettori del blog. Dal prossimo Post ritorno a presentare testi e temi riguardanti la relazione tra storia - psicologia - mistica.  il don

sabato 13 febbraio 2016

Preghiera 2.

Come amare in modo nuovo?
Sono convinto che la preghiera sia la chiave per un amore sempre nuovo!
C'è la preghiera fatta di giorno; e c'è anche quella fatta di notte, che non è la stessa.
L'esperienza del profeta Daniele, poi dei Certosini, infine dai pellegrini, mostra la visione (ossia lo sguardo profondo dentro la realtà) è un frutto della preghiera notturna.
San Giovanni delle Croce, poi, ha dedicato un Cantico alla preghiera notturna :
"Oh noche amable, mas que alborada...".
Perché la "notte è luminosa più dell'alba", addirittura?
Perché è stata visitata dallo Sposo. Lo Spirito l'ha illuminata e infiammata; ha bruciato le scorie, la zavorra che le impediva l'ascesa (anabasis) e la discesa (katabasis); le ha donato la piena adesione alla volontà di Dio (che non coincide con la propria). Ora l'anima-psiche ha trovato la guarigione, e lo spirito umano è sazio di rimanere unito allo Spirito di Dio. Non rimane altro se non amare ogni prossimo con l'amore stesso di Dio, che è sempre nuovo, mai lo stesso.  
L'esperienza di questi ultimi giorni è proprio questa: per vincere l'attivismo, il saper-fare e basta, ritorno all'essenziale, mi rimetto in Dio, ricomincio a volere il bene dell'Altro e degli altri. E' il "vivere contro-corrente"!    il don






















domenica 7 febbraio 2016

Preghiera

La preghiera non può essere ridotta ad alcuni momenti, fossero anche alcune ore, dedicate a Dio. Ne risulterebbe un'ulteriore frammentazione della vita.
Lo scopo della preghiera è unificare l'esistenza, dare unità alla persona : così Dio la vuole. Tutto deve diventare preghiera, ossia realizzazione della volontà di Dio.
Come? Nei santi troviamo la risposta concreta : Padre Dio e Madre Teresa portavano nella preghiera il loro "dare la vita", e dalla preghiera si portavano via la grazia che Dio accordava loro di continuare a "dare la vita".
Se non si è capaci di ringraziare Dio per un nostro fallimento ("abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla", diceva Pietro a Gesù), non si può riconoscere l'azione di Dio che lavora al posto nostro (dopo aver riempito la barca di pesci, per aver creduto alla Parola, Pietro dice ancora a Gesù: "allontanati da me, che sono un peccatore").
E Gesù per chi era venuto? Per i giusti che non avevano bisogno di conversione, o per i peccatori, i più infelici della terra?
E perché era venuto Gesù : per insegnare un'altra dottrina o per "dare la vita"?
Nella preghiera si riceve il dono di "dare la vita": ed è proprio questo che unifica la vita e la giornata.   il don

mercoledì 3 febbraio 2016

Fiducia

Fiducia, non sospetto : questo era l'invito che lo "straniero" rivolgeva ai due discepoli che da Gerusalemme andavano ad Emmaus.
Se ci si ferma a guardare alla corruzione dilagante in Italia e in Europa, si rischia di rimanere paralizzati non solo nell'azione ma prima di tutto nel desiderio.
La rinascita, il "nascere dall'alto e dallo Spirito" è la condizione per non lasciarsi sopraffare dal sospetto e non perdere la fiducia che tutto può essere ancora ricostruito su nuove basi di giustizia, di rispetto per la comunità, di relazioni autentiche.
Se mancasse il coraggio, infondere coraggio. Se mancasse la consapevolezza dell'impegno, destare e risvegliare le coscienze. Se ci fosse la tentazione di fermarsi alle chiacchiere, promuovere cultura vera e non fermarsi al carnevale. Se la "dea tangente" è divenuta comportamento abituale, rimanere fedeli e fiduciosi nella forza trasformante del proprio lavoro, a costo di rimetterci la faccia e passare per stupidi.
                                                   Infondere fiducia nelle relazioni si può;  e la persona, ogni persona umana, venga considerata più importante di un utile, di un interesse, di un guadagno materiale.   il don

martedì 2 febbraio 2016

La Vita.

La vita passa attraverso la morte: l'amor puro, per poter vivere, chiede la morte dell'amor proprio. Così testimoniava, nel Cinquecento, Caterina Fieschi Adorno, la santa di Genova. Ma già sant'Agostino aveva cantato l'amore di Dio, che può vivere soltanto sulla morte dell'io, ossia dell'amore di sé (vedi Le Confessioni).
La morte fa parte dell'esperienza e della dinamica della vita: la morte,    entrando nel mondo, misteriosamente, per opera del maligno e del male, come negazione della vita, da Gesù è trasformata in storia di riconciliazione con la vita. Non è rimasta storia di morte; ha preparato la risurrezione della vita.
Questa lotta tra vita e morte, tra amor puro e amor proprio non è soltanto dei giusti o dei vicini a Dio, è anche dei peccatori e dei lontani da Dio. E non sono i lontani da Dio i più poveri della vita?        E nessuno si appassionerà a dare loro la Vita?
"La vita si comunica con la vita" : comunicare la vita, questo è l'aggiornamento attraverso cui si edifica la relazione e si cambia l'immagine che ci si è fatta dell'altro. Non ha niente a che fare con le "chiacchiere di carnevale"! Nel nostro morire a noi stessi, ai nostri progetti anche ecclesiastici,  lo Spirito Santo sta preparando, dentro e fuori la Chiesa, una ricchissima primavera di vocazioni  a radicale disposizione del Vangelo.  Non si deve lasciare nessuno fuori della vita e dell'amor puro: perciò occorre amore di madre, che sempre scusa e mai giudica o condanna,  diceva Chiara Lubich.   il don