mercoledì 21 marzo 2018

QUALITA'

La qualità viene sempre più squalificata a vantaggio della quantità.
Sarà il male (forse incurabile) di questo secolo!
La propaganda commerciale fa affari inducendo le persone a comprare
a più non posso.
E' chiaro che anche la democrazia è sotto attacco: la propaganda mediatica
tende a influenzare la scelta libera, dopo aver captato i gusti psicologici
dei potenziali elettori.
Ora siamo al bivio: o la formazione al giudizio critico e personale prevale sui
comportamenti di massa (solo così potremmo salvare la qualità della vita),
oppure l'informazione (l'infinita quantità di informazioni) finirà col distruggere
del tutto sia la vita interiore della persona  che la vita sociale della comunità.
Occorre scegliere tra conformismo e creatività,
                             tra immagine esteriore e coscienza interiore,
                             tra le comodità che offre il potere e il duro lavoro dei senza potere,
                             tra i compromessi per restare a galla e la coerenza che spinge alla lotta,
                            
                             tra relazioni superficiali e relazioni profonde e durature,
                             tra un Io che vuol sempre emergere ed una comunità da riedificare,
                             tra i mezzi ricchi e i mezzi poveri,
                             tra il tornaconto ad ogni costo e il paradigma del dono,
                             tra un cristianesimo folkloristico ed un altro che mostri il vissuto del Vangelo,  infine.
Che torni la  "resistenza storica" in politica!
Che torni la testimonianza cristiana nella Chiesa!


Che la qualità la vinca sulla quantità!    il don

venerdì 9 marzo 2018

LEALTA' 2

Georges Bernanos scriveva in  I grandi cimiteri sotto la luna  (1937) :
"Hitler, Stalin e Mussolini hanno perfettamente capito che solo la dittatura avrebbe stroncato l'avarizia delle classi borghesi, avarizia rimasta d'altronde senza oggetto,
perché questa sciagurate classi ,  aggrappandosi a privilegi  svuotati di ogni midollo
nutritivo, rischiano di crepare di fame sopra un osso tanto sostanzioso quanto una palla d'avorio. Non è l'uso della forza che mi sembra condannabile, ma la sua mistica;  la religione della forza messa al servizio dello stato totalitario, della dittatura della Salute Pubblica, considerata non come un mezzo ma come un fine" (p.73). 
E alla p. 81, in maniera ancora più esplicita: "Scrivo perciò a chiare note che il terrore
avrebbe da tempo esaurito la propria violenza se la complicità più o meno confessata, o anche cosciente, dei preti e dei fedeli non fosse infine riuscita a dargli un carattere religioso".
Il cattolico Bernanos     si trova in piena sintonia con      l'ortodosso Dostoevskji nell'affermare che l'istituzione religiosa cristiana, se si allontana dal Vangelo e
non compie le scelte in base alla volontà del Dio di Gesù Cristo, finisce col divenire causa di violenza ( "la mistica della violenza"), come una qualunque istituzione umana.
La conformità al Vangelo di Gesù Cristo,   la sua sequela richiedono        lealtà e trasparenza non solo verso Dio ma anche verso il popolo di Dio.     Al  suo popolo
Dio ha voluto insegnare, proprio attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, il valore "non negoziabile della libertà". Paolo di Tarso, che fece il grande passo dai "precetti vissuti come doveri della legge" alla fede vissuta come atto d'amore, non avrebbe mai  giustificato nessuna dittatura; non perché si considerava fondatore del cristianesimo, ma perché aveva riconosciuto in Gesù Cristo il fondatore e l'artefice  della Nuova Alleanza.  Nessun uomo avrebbe potuto avere questa autorità. Soltanto Dio, che aveva stipulato l'Antica Alleanza, avrebbe potuto stabilirne una Nuova.   Questa rimane,  dal momento che  Dio non ne ha creato una terza!        il don

mercoledì 7 marzo 2018

La donna

Auguri alle donne, ma nella verità.   
  E' urgente superare la visione romantica,
perché la parità di genere giunga finalmente in porto,
 e conduca ad un oltre, ad una vera interazione.
Per uscire dalla confusione di genere, occorre mettere a fuoco lo specifico femminile e
lo specifico maschile.
 Per capire la confusione di genere che s'è creata,               utilizziamo due
                  figure: la cura e la sfida.
La donna ha costretto l'uomo ad assumere in maniera prevalente la figura della cura, e nella trasmissione della figura paterna ai figli ha proposto un padre dimezzato. L'uomo s'è lasciato troppo coinvolgere nell'assumere la figura femminile della cura,   rinunziando allo specifico maschile, ossia la sfida.  ORA, assumere un tratto della cura dentro la figura della sfida  avrebbe rappresentato per il maschile un arricchimento, una crescita; rinunziare alla sfida, ha significato far saltare la figura paterna nella famiglia e nella società. I figli sono stati le vittime, coloro che ne hanno più sofferto: una generazione senza padre!
 E le donne forse non sono ancora divenute consapevoli di aver mischiato una loro giusta rivendicazione di protagonismo femminile con la svalutazione della figura
paterna.  Il risultato del quale dovrebbero rendersi consapevoli uomini e donne: una diffusa mediocrità, che toglie slancio ad ogni ideale, ad ogni passione che comporti
sacrificio, una rinuncia a sfidare l'ordine stabilito qualora esso si presentasse ingiusto
e menzognero.  Se l'istituzione è in crisi, va riformata radicalmente.    Lasciar perdere e
farsi gli affari propri, cioè cedere al narcisismo e al privatismo, significa rinunziare alla sfida di un nuovo umanesimo. In questo, tanti uomini e tante donne hanno seguito il disfattismo del prof.    Umberto Galimberti,   il quale dichiara finita ogni pretesa di umanesimo.  Noi, invece, pensiamo che il cristianesimo senta ancora viva la responsabilità di ridare all'occidente europeo la passione per Dio e per l'uomo, perché è
proprio per aver messo da parte Dio che l'uomo europeo ha corso e corre ancora il rischio di perdere se stesso.  
L'uomo riconosca nella donna il valore della cura; e la donna riconosca nell'uomo il valore della sfida: così si potrà superare il trauma del non-riconoscimento e del riconoscimento. Occorre rimettere insieme l'intelligenza e i sentimenti!  il don

martedì 6 marzo 2018

LEALTA' ?!

Nella seconda parte del romanzo   I fratelli Karamazov di Dostoevskij,
 c'è un capitolo intitolato  Il grande inquisitore.
Vengono messe sotto accusa tre forme strumentali, che sarebbero in grado di neutralizzare la libertà:  il miracolo, il mistero, l'autorità.
Tre forme che si sottrarrebbero alla verifica e all'ipotesi di lavoro, strumenti moderni (verifica e ipotesi di lavoro)del metodo scientifico e analitico.
Se occorre scegliere tra il dubbio e la fede, scartando il miracolo, il mistero e l'autorità per venir fuori dall'esclavage, perché non idonei a salvare del tutto la libertà, cosa o chi potrebbe dare garanzia della fede?
C'è una risposta che Tolstoy, il pacificatore senza fede, non avrebbe mai condiviso,
 ma che Dostoevskij invece delinea con chiarezza: non un valore astratto o una teoria
senza concretezza, ma una persona   di fede,  e che chiede la fede,  perché ha vissuto di fede, il Cristo.
Il  grande inquisitore c'è l'ha proprio con Cristo, perché è quel Crocifisso-Risorto che attira dietro di sé tante persone attratte  non dall'anarchia della libertà ma dal suo esporsi al tragico.
Ma chi è il grande inquisitore?  Sembra che sia la chiesa cattolica, e anche quella protestante. Neppure la chiesa ortodossa russa si salva: Ivan,  al fratello che vive in
un monastero della santa Russia ed è guidato da un santo monaco, dice che la servitù della gleba non è stata tenuta lontana dalla libertà soltanto dallo zar e dalla nobiltà, ma anche dalla chiesa che ha dato la sua benedizione. Quale fraternità potrebbe esserci tra la ricca nobiltà e la servitù della gleba,     se manca la libertà che è la condizione della fraternità (più che dell'uguaglianza - categoria illuminista, non cristiana. Caino e Abele non erano uguali, ma erano fratelli) ?
Cristo è leale perché è l'uomo davvero libero e non toglie a nessuno la libertà; anzi Egli tiene insieme la verità e la libertà:  "la verità vi farà liberi".
La chiesa deve sempre porsi alla sequela di Cristo! E' il messaggio che Dostoevskij intende dare.
       il don