lunedì 29 maggio 2017

SERVIZIO

Un amico, cultore di poesia e di tradizione popolare, mi ha inviato questo detto antico :
                                                    "Prima cu cumandi,
                                                      mpàriti a serviri".
In questo detto c'è tutto     il Vangelo di Gesù Cristo  e     l'esperienza di vita di una moltitudine di santi, non solo di quelli canonizzati, ma di tantissimi cristiani, rimasti nascosti ai più, ma non agli occhi  di Dio e dei cultori attenti al mondo interiore.
Se il folklore può danneggiare il cristianesimo, in quanto lo riduce ad apparenza ed esteriorità, la vita interiore del passato ne mostra invece la fecondità e la bellezza della luce che risplende nelle tenebre.
La visione non coincide con l'immagine, anzi rimanda all'invisibile, come la parola non coincide col detto, ma rinvia al non-detto, che rimane il di più del già detto.
Il servizio è ciò che di più grande il Vangelo ci abbia insegnato : vederlo vissuto nella
vita di tanti, ci dice che non resta utopia.    Il brutto del comando è che ci rende più distanti tra noi;     il bello del servizio è che ci rende più vicini!
Il servizio recupera la fraternità :  più Abele che Caino;     recupera anche il nemico :  nessuno tocchi Caino!    
Coloro che servono davvero non cercano di apparire e neppure di ricavare un tornaconto, perciò restano i nostri più grandi maestri di vita, tanto più se nascosti.   
                             il don

venerdì 26 maggio 2017

DIALOGO ?

Per dialogare     non occorre essere vicini,         per potersi vedere bene in volto e
per far partecipare cuore e intelletto ?
Come interpretare questa scena ?  Un auditorium : i posti a sedere vuoti fin oltre il centro, e soltanto gli ultimi posti a sedere occupati!
Disinteresse no, altrimenti non sarebbero venuti ad ascoltare!
Diffidenza sì, altrimenti si sarebbero seduti più avanti, più vicini, per dialogare!
Attività impegnativa il dialogo, sia nel metodo, sia nello stile, sia nei contenuti!
C'è domanda di autenticità, di verità, di giustizia, dopo che abbiamo visto tanto di
menzogna, di corruzione, di ipocrisia!  Il dialogo non può sfuggire al desiderio di
fare chiarezza, di coinvolgimento, ...
Il folklore accontenta, per un po', l'occhio e l'orecchio, la curiosità e "la gratificazione istantanea"; ma, se poi, ci lascia tutti nella "precarietà strutturale", non diviene motivo
di delusione e di diffidente risentimento ?
Se il dialogo non riesce a creare       comunicazione profonda, confronto sincero, progettazione interattiva, cambiamento interiore ed esteriore, ha mancato il bersaglio!
       il don




venerdì 19 maggio 2017

Azione

Azione, non rassegnazione!
Prendendo spunto dall'editoriale del numero        4\2017  di Limes,   la rivista di
geopolitica  : un'Italia senza identità, perché spaccata in due, il Nord colonia volontaria dell'affarismo germanico,   il Sud colonia delle mafie.
Il Mezzogiorno d'Italia continua a perdere colpi, invece di svilupparsi economicamente, socialmente e culturalmente.   Anche     la religiosità sembra bloccata sul "cristianesimo folkloristico"  -  devozionale.     Ma il Vangelo chiede, a coloro che si fanno discepoli di Gesù Cristo,  di essere avanguardia del "mondo futuro", non retroguardia di un nostalgico passato.
Più visione a lungo termine ( non "gratificazione istantanea":  questa se la possono permettere i crapuloni benestanti, ma non chi è afflitto da disoccupazione e depressione economica) e più assunzione di rischio (invece di campare di rendita).
L'evento di un incontro autentico può scatenare un cambiamento : una reazione a catena. Un evento imprevedibile, come quello vissuto da Paolo di Tarso, sulla via di Damasco :  "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?"   ...   "Chi sei, Signore?" .....  "Io sono Gesù, che tu perseguiti".    Un evento che ha scatenato una reazione a catena, sciogliendo le catene di tanti gentili,  prigionieri della rassegnazione e del passato senza avventura.        il don

lunedì 15 maggio 2017

Educare!

Torniamo a educare!
Il dialogo è soltanto il metodo della comunicazione; ma non sostituisce gli obiettivi
dell'educazione.
La ripresa dell'educazione civica, dell'educazione sociale e morale, fondamento dell'
educazione politica, appare urgentissima, trascurata da molto tempo, lasciata al caso e
all'improvvisazione. Anche l'educazione cristiana, la catechesi per intenderci, mostra
di essere irrilevante, non all'altezza dei problemi del tempo.
Una comunicazione nuova ed un nuovo patto tra coloro che si occupano dei ragazzi e dei giovani, ossia la famiglia, la scuola, la parrocchia, devono essere rimessi al centro
del progetto educativo, coinvolgendo ragazzi e giovani, per non far discendere tutto dall'alto. Sembra che soltanto coloro che si occupano del tempo libero riescano ad attrarre ragazzi e giovani : discoteche, bar aperti anche di notte, video-giochi, ecc.
Tanti dicono di voler dialogare, ma spesso si fa soltanto letteratura, intrattenimento,
non educazione ai valori del vivere insieme. Educazione alla legalità, al rispetto della persona e ai valori della comunità, non sono neanche prese in considerazione. Il cretinismo economico è l'unica preoccupazione che unisce adulti e giovani - ragazzi.
Genitori, insegnanti, parroci e catechisti devono rendersi conto che non possiamo lasciare alle forze dell'ordine e alla coercizione la soluzione del bullismo, della violenza verbale e fisica che cresce nei ragazzi.   L'indifferenza degli adulti è una forma sorda e nascosta di violenza, perché si sottrae omertosamente alla fatica di testimoniare.


Per tornare a educare non possiamo rinchiuderci in gruppi autoreferenziali, che possiamo anche denominare CULTURALI", ma che incidono nelle relazioni soltanto quando tutti i soggetti sono presenti, consapevoli, impegnati ad affrontare obiettivi comuni.      il don

lunedì 8 maggio 2017

Il combattimento

Il vincitore che dicesse : "guai ai vinti", preparerebbe la propria eventuale disfatta, dato che da vincitore avrebbe  dichiarato guerra ai vinti, i quali nel frattempo  si stanno riorganizzando  per la rivincita.
Chi è stato colpito da una disfatta, combattendo per la libertà, la giustizia, la verità e la pietà, può alla fine vincere.
"Il combattimento spirituale" del teatino Lorenzo Scupoli (nato ad Otranto, 50 anni dopo il martirio degli ottocento cristiani idruntini uccisi dal sultanato islamico, e subito dopo essere stato ordinato sacerdote, accusato misteriosamente di omicidio, sospeso a divinis e poi riabilitato prima della morte) è un trattato mistico che ha fatto scuola nell'Europa del '500 e del '600 (tradotto in Francia, in Gran Bretagna e in Germania ...).
Lorenzo Scupoli aveva ricevuto da Dio il disegno di vivere soltanto  una      "notte oscura sacerdotale"       e darne testimonianza in quel piccolo trattato, avendo più lettori di quanti ne abbiano avuti Boccaccio, Goldoni et cetera ?
Ci sono perle e diamanti in questo piccolo trattato, adatto per questo nostro tempo ammorbato dalla "peste dell'empietà" ( e loimòs tes amartias), un tempo nel quale dominano l'avidità e il divertimento, la "gratificazione istantanea"(Z. Bauman) e la "precarietà strutturale" (P. Bourdieu).  La testimonianza di Lorenzo Scupoli invita alla meditazione e alla pratica dell'amor puro, per vincere l'amor proprio.    il don

martedì 2 maggio 2017

La viltà

La viltà degli italiani : salire sul carro del vincitore         (che sia un dittatore o un democratico non ci si  preoccupa di accertarlo) e vituperare lo sconfitto fino a farlo crepare!
Lo diceva Antonio Gramsci, parlando della propria esperienza di recluso o carcerato:
ci sono due modi di uccidere un uomo. Il primo è quello tradizionale: "que l'on designe franchement par le verbe tuer". Il secondo "celle qui reste sous-entendue d'habitude derriere cet euphemisme délicat: "rendre la vie impossible".
Due strumenti forti possono combattere la viltà: la conoscenza e la coscienza. Ambedue però necessitano di coraggio e di tanto lavoro di intelligenza e di etica (se non piace più la parola morale). A conti fatti, il cretinismo economico e l'edonismo narcisista dilaganti, divenuti servi della viltà, non è possibile vincerli senza coscienza e conoscenza.
Al momento però ignoranza e arroganza  la fanno da padrone,  a tutto campo.
Cosa possiamo dire di più? Viva i vili?
il  don

lunedì 1 maggio 2017

Piazza e biblioteca

Facebook  è la piazza  -   Google è la biblioteca.
E' possibile far passare un po' della cultura di Google (la cultura del pensare, dell'agire e dell'amare  che si trova nella biblioteca) su Facebook (dove   i messaggi sono spesso banali,    approssimativi, ondeggianti tra depressione  da tempo libero e delirio da  esaltazione narcisista ) ?
YouTube ha iniziato a farlo e il risultato, al momento, è positivo, dal momento che rimette in comunicazione la piazza e la biblioteca.
L'informatica e la tecnologia (comprese le biotecnologie e le nanotecnologie) non sostituiscono la buona educazione, il rispetto per ogni persona, i valori vissuti e da trasmettere; anzi, possono creare l'illusione di poter creare tanti "saputelli"!
Dunque, torniamo a educare (rieducarci per rieducare), perché il bullismo avanza e con esso la barbarie nelle relazioni umane: per non avere più gregari, ma persone responsabili che liberamente  giudicano e decidono, occorre più conoscenza e più coscienza: non sono due valori di altri tempi, anzi sono utilissimi e urgentissimi per umanizzare lavoro informatico e digitalizzato. Con le macchine è facile relazionarsi. Ma la vera sfida è la relazione tra persone!   il don