martedì 30 gennaio 2024

Autocensura : impedirsi la comunicazione!

Perchè impedirsi la comunicazione?        L'autocensura manca di fiducia nella comunicazione!

 E' vero che l'astrattismo, il razionalismo, ossia l'idolatria del pensiero umano ha condotto il mondo culturale  occidentale a ripetere quella yubris che il pensiero greco aveva individuato come la trasgressione più grave (oltrepassamento del limite o del confine). Filosofia cristiana e teologia scolastica non sono rimasti esenti da questo errore. Nel secolo scorso il padre Teilhard de Chardin aveva denunciato l'astrattismo e il verbalismo nel pensiero cristiano.

"L'io individuale deve smettere di dichiararsi centro di unificazione e di coscienza. E' proprio Dio, il Dio personale, il più profondo centro di coscienza e di unificazione". Così scriveva Thomas Merton, in una breve presentazione del filosofo Zen Kitaro Nishida, ed evidenziando la rivoluzione del buddismo:  " Nishida afferma chiaramente e definitivamente che la più profonda esigenza del cuore umano o l'esigenza religiosa è la ricerca di un Dio personale." In questo il buddismo Zen sarebbe molto vicino alla mistica cristiana e a San Giovanni della Croce, dottore mistico della Chiesa.

La coscienza, per il buddismo Zen, non è conoscenza ma "pura presenza". Daisez Taitaro Suzuki afferma che "lo Zen non insegna nulla; solo ci mette in condizione di svegliarci e di divenire coscienti". E' molto vicino a ciò che Wittgenstein ha affermato in Occidente: "Non pensare, guarda".  Merton fa notare che San Giovanni della Croce aveva proprio affermato nel 1500 che andava spostato il centro di coscienza dall'io individuale al Dio personale presente nella coscienza. Questa operazione, antinarcisista, ma  non demolitrrice della dignità umana, era un avvertimento ad un'epoca che intendeva fare esperienza dell'essere umano, togliendo a Dio la centralità del todo  e del nada. La fede, per Giovanni della Croce, è fare esperienza di Dio nella noche. " Noche oscura, mas que alborada  -  Oh noche que juntaste Amado  con amada - amada en lo Amado trasformada". La fede è cosa diversa dalla visione: il merito della fede, o meglio la conquista che la fede deve compiere è quella di credere nella parola dell'Amato, un credere senza vedere!

Perchè l'autocensura? Perchè impedirsi la comunicazione? Questo fenomeno, che sembra tutto italiano, in realtà riguarda un pò tutto l'occidente europeo, non è assente in quello americano, è evidente nella denuncia che ne fanno i Kikomori in Giappone (il più occidentalizzato paese asiatico). Fa notare Merton : "lo Zen usa il linguaggio contro il linguaggio per demolire quei preconcetti e distruggere la realtà fittizia nella nostra mente affinchè possiamo vedere direttamente." Ora, l'esperienza spirituale asiatica, compresa quella buddista, non è stata verbizzata, ossia non è stata toccata dal Logos (il discorso sapiente); perciò fa più leva sul silenzio, sul gesto che s'impone con la pura presenza. Invece, il pensiero occidentale deve riconoscere di aver profanato il Logos, di aver tolto di mezzo la relazione personale, per mettere al centro l'Io individuale. Giunto al termine del percorso, il pensiero occidentale sperimenta il "vuoto esistenziale", l'Io individuale frustrato, che non potendo più dire "chi sono?", tace, si autocensura, smette la conversazione e la ricerca.   OCCORRE RICONQUISTARE LA FIDUCIA NELLA CONVERSAZIONE e NELLA RELAZIONE!

                                              Don Carmelo Guarini




LA COMUNICAZIONE FRA ANTICO E MODERNO: il fattore umano per l’incontro f...

sabato 27 gennaio 2024

La miseria - La povertà

 La miseria è una sorte avversa, misteriosa!

La povertà è una scelta di vita, luminosa!

Quando c'è una profonda crisi di identità ( e non serve più neanche il principio di non contraddizione per uscirne), è inutile sia il ritorno all'etnia (come oggi avviene dappertutto sul globo terrestre) sia l'esasperazione dei conflitti (accendendo focolai di guerra ovunque).

Il percorso da compiere sarebbe quello non di teorizzare e di moltiplicare discorsi che non risolvono nulla, ma di coltivare relazioni d'amicizia e di perseguire la verità.

Cos'è la verità se non un incontro significativo? Cos'è l'amicizia se non una presenza che rompe l'isolamento? Verità e amicizia sono strettamente correlate! Occorre rimetterle insieme e tenerle strette, ancor più in un tempo di smarrimento e di confusione, di stanchezza ideale a causa delle continue frustrazioni. Ritrovare la compagnia che ridia senso al vivere personale e comunitario è riguadagnare il percorso verso la verità e verso l'amore autentico!

E' vero che la miseria è una sorte avversa, una sventura. Ma non è un destino immutabile; basta ritrovare la via dell'aiuto reciproco. Così si ritrova la cooperazione!

La povertà è una via luminosa, perchè è scelta liberamente e sviluppa la creatività e la cooperazione. In fondo, la concorrenza, che mette fuori gioco il compagno quasi fosse un nemico, fa leva sul proselitismo; tende a formare il gruppo chiuso, il partito che esclude l'insieme. Lo spirito di povertà genera la cooperazione, perchè ha superato invidia e gelosia verso coloro che hanno di più. La cooperazione fa leva sull'amicizia e sull'incontro. L'Io autentico è capace di relazioni non illusorie!

Torna, nel nostro tempo, la vocazione alla vita eremetica, sia quella radicalmente votata alla solitudine, sia quella relativa con il ritorno al piccolo cantro, all'ecovillaggio, ecc.  Non è fuga dal mondo e neppure disprezzo di esso; più semplicemente è una risposta ad una chiamata di vita più autentica. Nell'elezione si realizza la risposta umana alla vocazione divina.

Gesù Cristo ha fatto fare agli apostoli e  ai discepoli l'esperienza della verità e dell'amicizia. Ha detto: "Non vi chiamo più servi ma amici, perchè tutto ciò che il Padre mi ha donato l'ho fatto conoscere  a voi". Ha svelato il segreto della verità e dell'amicizia. Dunque, la verità non si può raggiungerla se non mettendo la propria vita in gioco nel dono.  Ogni volta che doni, ti ritrovi più vicino alla verità. La raggiungerai alla fine della vita, se non avrai smesso di donare!

                                                  don Carmelo Guarini

giovedì 25 gennaio 2024

Confusione e stanchezza. L'oltre!

 Negli ultimi tempi sono in tanti a parlare di decadenza, smarrimento, confusione, di fine  dell'occidente e del cristianesimo. Le descrizioni della situazione non sono proprio inventate: esiste una crisi profonda, che è divenuta sempre più appariscente.    La cosa grave, però, è che questa analisi sembra accompagnata da rassegnazione, da stanchezza: non si prospetta un oltre; non si propongono idee e azioni che diano vita ad un percorso di ricominciamento.

Thomas Merton in una lettera a Erich Fromm, il 18 marzo 1955, scriveva : "Siamo posti di fronte alle conseguenze di vari secoli di riflessione sempre più astratta, di una crescente illusorietà della nostra conoscenza dei valori. (...)  Abbiamo raggiunto una condizione tale da renderci incapaci di apprezzare il significato di vivere, saper pensare, prendere decisioni, amare. Abbiamo carcato tanto a lungo di trasformarci in macchine, che alla fine ci siamo riusciti. La logica conseguenza è la distruzione di ogni cosa."

Stanchezza e rassegnazione di fronte ad un destino irreversibile: il ritorno alla tragedia greca, già prospettata da Nietzche più di un secolo fa, nella modernità e contemporaneità si mescola al comico, perchè da una parte si è rotta la continuità della tradizione e quindi la colpa non è più attribuibile alla stirpe, dall'altra l'individuo è solo di fronte alla propria solitudine, come già aveva acutamente messo in luce Kierkegaard nell'Ottocento. 

A meno che non ci sia un sussulto della coscienza, che consapevole del divertissement che porta con sè il resentement verso la storia e lo spirito, si decida per il ressentissement (la convinzione profonda) che non s'arrende alla crisi e alla decadenza. Il vuoto esistenziale può essere superato ridando valore alla vita, e riaffermando il mondo della vita come primario  rispetto al mondo della scienza (anche quella tecnologica e finaziaria).  Victor Frankl, lo scienziato ebreo sopravvissuto al lager, diceva lo con chiarezza nel suo libro Homo patiens (pubblicato a Vienna nel 1950) : "Di fronte al pericolo di vita e alla minaccia della morte, nel lager, ciò che contava era di ricercare il significato della morte. Lì , il primato del filosofare, come autoconservazione spirituale (nel lager c'erano molti dibattiti filosofici) riceve la sia legittimazione non dal punto di vista intellettivo, ma da quello esistenziale." (pp. 112-113)

La vita, il vissuto, l'esistenza reclamano la giusta priorità anche nei riguardi di un astrattismo che ha invaso tutti i campi (da quello scientifico, a quello politico, non risparmiando neppure l'ambito religioso). Non a caso, Pio XII, nel 1955,  "raccomandava agli psichiatri cattolici di rileggere i libri sapienziali della Bibbia , in virtù della luce che essi gettano sulla psicologia dell'uomo." (citato nella lettera di Merton a Fromm).

DI LUCE ABBIAMO BISOGNO,  PER ILLUNINARE LE TENEBRE DALLE QUALI SIAMO AVVOLTI!

                                         don Carmelo Guarini

sabato 20 gennaio 2024

Affidarsi all'Evento

Affidarsi all'Imprevedibile! L'Evento cristiano è fin dall'inizio storico di Cristo un evento imprevedibile.  Evento dello Spirito nella storia: infatti lo Spirito Santo continua l'Evento Gesù Cristo. 

"L'Europa è il mondo del tramonto dei valori, del loro sradicamento, ma non solo: essa è Occidente in se stessa, e cioè è il tramonto della stessa energia che quei valori manifestava come un positum della propria volontà. L'Europa non appare, alla fine del suo itinerario, da terra a mare, da mare a cielo, come oltrepassamento dei valori, bensì come loro semplice dissacrazione, , e dunque dissacrazione-demitizzazione della stessa pretesa di oltrepassarli. L'Occidente dei valori coincide con il tramonto della volontà di oltrepassamento." (Massimo Cacciari, Geopolitica dell'Europa, 74)

La Wesenschau di M. Cacciari coglieva in quel saggio (1994) la Wirklichkeit (la realtà effettiva) del pensiero occidentale e della storia europea.       La LebensWelt che Husserl aveva opposto alla WissenschaftWelt  offriva non solo al pensiero  l'opportunità di un ricominciare con onestà un percorso profanato. Volgeva lo sguardo all'esistenza. Proprio quello che Kierkegaard aveva rimproverato a Hegel: "il professore assoluto aveva dimenticato l'esistere. La decisione assoluta, che è condizione irrevocabile della scelta, supera la fittizia dialettica della riconciliazione delle idee". Anche Jaspers si poneva all'interno di questo ricominciare, con la sua Grenzsituation (la situazione limite di fronte alla quale l'individuo deve scegliere e decidere, senza essere guidato dal sapere costrittivo della scienza). Ma anche in Heiddeger della Eigentlichkeit (l'autenticità della decisione) : tra velamento e svelamento, tornare alla storia,  in un'epoca sempre più tecnica, significa decidersi per l'autenticità, negli anni dell'indecisione o dell'inautenticità. Non ultimo Wittgenstein: "Non pensare, guarda." Dove il guarda non significa inerzia, ma : prendi la decisione.

La storia come si pone nei confronti del "mondo della vita" e "dell'accadere della verità"? Non si può fondare l'essere nè a partire dal tempo nè a partire dalla vita. La partenza dal fenomeno della vita e dal fenomeno del tempo è gnoseologica, implica la scelta del metodo induttivo, ma la fondazione del tempo e della vita è ancora da indagare e da trovare. Interessante quello che dice Gadamer su Heiddeger: "L'intimo intreccio di velamento e disvelamento gli appariva pertanto come il senso originario della verità  (...)  la verità si rivela come un accadere (Geschehen)" (Il movimento fenomenologico, 75).  Il passaggio dal concetto all'Evento  non è ancora compiuto, ma vede nel "concetto operativo" di Husserl un passo avanti,  e ancora nell' accadere della verità di Heiddeger un altro passo avanti.      Ora tocca alla teologia mistica e profetica cristiana (cattolicesimo e protestantesimo, cristianesimo occidentale e orientale) mostrare che l'Evento dello Spirito continua l'Evento Cristo, imprevedibile l'uno e l'altro, ma proprio per questo capace di riconnettere l'intelligenza alla vita e alla storia, senza dimenticare il fine più che la fine. Affidarsi all'Evento imprevedibile è andare aldillà della relazione euforica e disforica!

                                        don Carmelo Guarini


Corso e percorso

 L'insegnamento è una via dell'ascolto: colui che insegna tiene un corso.

L'esperienza è una via del gusto : colui che fa esperienza compie un percorso.

La riforma protestante è stata soprattutto un'etica. Infatti fa leva sulla coscienza. Lutero, col tema della coscienza, sottolinea una fede che è soprattutto etica. Su questa insisterà Kant: "tu devi"! E' anche profetica: propone il dovere, proprio nel momento in cui esso sta venendo meno.

La riforma cattolica è soprattutto una mistica, una poetica : è un canto in una situazione bloccata. San Giovanni della Croce inaugura un'estetica : hermosura (bellezza) è qualcosa che attrae. Il linguaggio poetico scatena, mette in movimento; è un invito a gustare, a contemplare! Mette in movimento le risorse interiori. In primo luogo suscita il desiderio di qualcuno che metta in moto un progetto. In secondo luogo, la fede nell'altro consente di trovare se stessi. In terzo lugo, la conversazione spirituale spinge lo sguardo verso l'interiorità. 

 Anselmo d'Aosta diceva: un evento più sfugge alla vista, più s'approssima al vero. Difatti, un evento più acquista celebrità, meno avrà gloria.  La celebrità è l'effimero del tempo che passa. La gloria rimane nascosta nel tempo,  viene dopo la morte: l'eterno ha durata.  La mistica è una scienza sperimentale, dirà Surin nel Grande Siècle della Francia. La mistica cattolica dona rilevanza alla profezia protestante-luterana: non sottovaluta la via dell'ascolto (la fede, nella sua crescita, richiede l'insegnamento);    aggiunge però qualcosa di cui non si può fare a meno, l'esperienza personale. 

Etica ed estetica: via dell'ascolto e via del gusto. Non sono due vie che si escludono a vicenda.  L'una non è alternativa all'altra. Piuttosto una via completa l'altra: ognuna dona ciò che manca all'altra. Etica ed estetica: l'esperienza del gustare non esclude la disciplina; l'ascolto del dovere non esclude di gustare una bellezza sempre più grande. 

Per non arrendersi al tramonto dell'occidente (e del cristianesimo), serve la Verhaltenheit (la resilienza o il resistere pensante), come diceva Massimo Cacciari in Geo-filosofia dell'Europa (1994). Io aggiungerei che serve anche la Verlassenheit ( il lasciar andare il tromonto, guardando all'alba): da oriente sorge sempre un nuovo giorno, un'alba nuova. L'attesa è fatta di ascolto e di esperienza. Parlare solo di tramonto può ingenerare depressione! Ci servono i corsi, per svegliare e nutrire l'intelligenza; ci servono i percorsi per non rimanere nell'astrattezza  e  non sorvolare sulla storia e sull'esperienza.

                                           don Carmelo Guarini

                                 

giovedì 18 gennaio 2024

IL DIALOGO, IL DONO, LA RECIPROCITA'

Geo-teologia : una rivoluzione permanente

 Il cristianesimo non è soprattutto tradizione. Senza dubbio non è restaurazione della Legge antica.     E' soprattutto una rivoluzione, è l'Evento imprevedibile Gesù Cristo,      che racchiude nella sua Persona una ousìa divina e una ousìa umana. Evento imprevedibile è stato per l'impero di Roma, per la cultura filosofica di Atene, per l'attesa messianica di Gerusalemme.

Perchè Roma e Gerualemme hanno processato Gesù Cristo? (Il doppio processo narrato dall'abate Ricciotti nella Vita di Gesù Cristo)! Perchè anche Atene ha scartato Gesù Cristo? Noto è il fallimentare kerigma di Paolo all'Aeropago di Atene! Che cosa rifiutavano Roma, Atene e Gerusalemme? Che cosa non attendevano? Che l'amore (Agàpe) prendesse il posto della Legge! Nella Lettera ai Romani, Paolo di Tarso ha messo ben in evidenza la novità del kerigma cristiano: l'amore sostituisce la legge. L'amore non è Eros o Philìa, ossia amore umano, è Agàpe, è amore divino, trinitario e kenotico .      I due misteri fondamentali della fede, doni liberi, non dogmi imposti, sono la novità che lo Spirito dona all'umanità. 

La scienza fa progredire nella scoperta e anche nella manipolazione della Natura (ha rifiutato l'idea di Creazione, per sposare l'idea di Evoluzione indefinita). La filosofia approfondisce il pensiero tra occidente e oriente (accanto all'Europa e all'America, ci sono l'India e la Cina). In Asia, il Giappone e la Corea del sud si sono occidentalizzati per libera scelta; le Filippine hanno intravisto nel cristianesimo cattolico una liberazione dal colonialismo politico, economico, persino naturalistico. L'Asia  è sì terranea, ma aperta sull'oceano Pacifico.  La verbizzazione dell'Asia passa attraverso il silenzio, il nirvana buddista, la pacificazione non violenta. Il Mahatma Gandhj aveva colto il Verbo più in profondità di Mao, che aveva copiato troppo dal marxismo e comunismo di Carl Marx. 

La teologia oggi deve ripensarsi ecumenica e universale: non basta più ciò che ha ricevuto dalla cultura greca; dall'Africa può ricevere lo spirito di comunità; dall'Asia una spiritualità del distacco più che dell'attaccamento che tende alla conquista. La sfida per la teologia cristiana e cattolica è dire con chiarezza la fine del colonialismo, della volontà di dominio, la fine del sistema di potere oppressivo. La rivoluzione permanente che la teologia cristiana deve portare avanti, seguendo le orme del suo fondatore Gesù Cristo (Paolo di Tarso è un discepolo di Gesù Cristo), è la libertà di vivere l'amore reciproco (la relazione agapica e kenotica) nella creatività dello Spirito Santo, che libera dall'oppressione della Legge e dall'incatenemanto del pensiero che si oppone al vivere della vita.

                                        don Carmelo Guarini


lunedì 15 gennaio 2024

Note sulla lectio magistralis del prof. Galimberti

 Non posso esimermi, il Logos mi sollecita, dall'evidenziare ciò che manca nella lectio magistralis del prof. Galimberti all'UniSalento: Das Ereignis, ossia l'Evento.  Infatti il concetto è finito, per la resposabilità (Max Weber indaghi!) irresponsabile degli illuministi, ai quali è mancato il coraggio di "salvare il fenomeno" (si  sono aggrappati tutti al cogito -Cartesio,  - all'io penso -Kant,  - al fantomatico Spirito - Hegel, all'economico- monista - Marx, ecc.).

Il prof. Galimberti mi consenta la critica : il cristianesimo non  è antropocentrismo, è cristocentrismo, nel quale convergono teocentrismo e antropocentrismo. Io non ho la pretesa di illuminare i giovani (non sono ciechi nati : se vedono solo tenebre . skotìa - non è perchè manchi la luce - phos, ma perchè c'è troppa confusione tra luce e tenebre). Il cristianesimo è un Evento, non è un concetto filosofico. E' un fenomeno che si dona. Non è un fenomeno-calcolo; è un fenomeno-dono. La vita che propone non è intimistica. Al contrario, il kerigma neotestamentario mostra la vita cristiana in tre dimensioni inseparabili: la marturìa (testimonianza), la diaconìa (il servizio dell'essere umano libero, non del doulos), la koinonìa che attinge all'Agàpe. Sin dalle origini il cristianesimo ha proposto la persona come relazione (yupostasis), considerando superato l'individualismo della maschera (pròsopon) già 20 secoli orsono. 

Max Weber e la maggior parte dei sociologi moderni non hanno considerato l'imprevedibile. E i filosofi moderni non hanno riflettuto sull'imprevedibile, ossia l'evento che rompe e ricompone la connessione dei fenomeni.           Se rileggiamo i Vangeli senza pregiudizi, appare evidente la connessione tra interiore ed esteriore, tra idea e azione.   Gesù Cristo mostra "azioni che parlano" : le sue parole sono sempre accompagnate dall'azione. "Il più inquietante di tutti gli ospiti", il nichilismo, non lo aveva già superato Colui che si era annientato (ekénosen in Fil. 1,5-7), mostrando la differenza tra perdita e guadagno ( ancora in Fil. 3,2-12)? Solo il dono gaudagna. Il calcolo economico-finanziario, politico, tecnoscientifico, e mediatico della sorveglianza, perde. Forse ancora non lo sa, ma deve saperlo che è destinato a perdere. 

Il prof. Cacciari, nel suo libro Geofilosofia dell'Europa (è del secolo scorso), nell'ultimo capitolo s'interrogava sulla patria assente. Oggi possiamo interrogarci sulla proliferazione delle guerre e sulla mancanza di azioni efficaci per la pace, sul perchè tanti imprenditori non investono sulla pace (mentre tanti sono gli imprenditori che si arricchiscono producendo armi e guerra). Il Vangelo di Gesù Cristo mette l'azione al servizio della pace. La guerra appartiene all'uomo preistorico. La comunità (koinonìa) lavora per la pace, senza lasciarsi sopraffare dalla stanchezza e dalla rassegnazione. 

don Carmelo Guarini

sabato 13 gennaio 2024

Oltre la crisi” - secondo appuntamento relazione cura di don Carmelo Gu...

Il tragico e il comico

 La nostra epoca ha trasformato il tragico in comico: la colpa è vista nella dimensione comica, non più nella dimensione tragica. Non è una novità in assoluto: già nell'antica Grecia ci aveva provato Aristofane, senza riuscire  peraltro se non a far ridere!

C'è una responsabilità della teologia e della catechesi cristiana in proposito? La controversia tra i teologi e tra i cristiani ha fatto perdere di vista quello che Gesù Cristo aveva detto il comandamento nuovo "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi".  Al posto della parresia  l'ipocrisia ha continuato a dominare anche nella comunità cristiana.

Responsabilità dei teologi: il primato dell'ascetica sulla mistica dava forza alla virtù pelagiana, mentre umiliava il primato della grazia. In secondo luogo, il perfezionismo è una forma di narcisismo : esalta l'Io e pone Dio in secondo piano.  Bertrand Russel, che non si riconosceva nella fede e nella comunità cristiana, poteva affermare: "E' in una profonda e istintiva unione con la corrente totale della vita che sta la maggiore di tutte le gioie". Naturalismo spinoziano! Esaltazione dell'istinto! Ma il dottore della morale, Alfonso Maria dei Liguori, aveva bonificato la palude della morale sia dal quietismo, sia dal molinismo, sia dal giansenismo.

Il padre Teilhard de Chardin, nell'opuscolo "Sulla felicità" (trattato De vita beata), indicava il percorso di una spiritualità cristiana: Incentrarsi (creatività) -  Decentrarsi (amore per l'altro è uscire da se stessi) - Supercentrarsi (adorazione di Uno più grande dell'universo). Cristo è il punto Omega dell'evoluzione. La felicità non può adagiarsi sul godimento, nè può volere la potenza e disprezzare l'impotenza. Un tale atteggiamento farebbe dell'annientamento del Figlio Gesù Cristo nell'incarnazione e nella morte di croce un fatto irrilevante, quando invece l'impotenza che Dio lì ha sposato, è proprio il segno della sovrabbondanza dell'Amore!

Il tragico del peccato  e della morte viene trasformato da Gesù Cristo non in un vivere comico, ma in una vita che si dona per amore. Questo attesta lo Spirito alle chiese: nel libro dell'Apocalisse si ritrova il primato dell'amore di Dio, che dona incessantemente e con sovrabbondanza.

don Carmelo Guarini



 


domenica 7 gennaio 2024

LA COMUNICAZIONE FRA ANTICO E MODERNO: il fattore umano per l’incontro f...

Il tragico antico e il tragico moderno

 Riflettendo sullo scritto di Kierkegaard "Il riflesso del tragico antico nel tragico moderno", si è conquistati da questa idea :  Il tragico è un guadagno; il comico è una perdita. 

Aristotele, nella Poetica, ha evidenziato che "l'azione nella tragedia greca è una cosa di mezzo tra l'agire e il patire". Perciò la colpa tragica non ricade tutta sull'individuo; gli dei, la famiglia, la patria hanno un ruolo nella colpa.

Kierkegaard sottolinea, nel suo scritto, che la nostra epoca assomiglia più alla commedia che alla tragedia, per il fatto che il peccato (la yubris) è considerato un elemento estetico, non ha più nulla di etico. L'individuo esaltato, che si  considera creazione di se stesso, si ritrova nella Modernità sempre più solo, esposto al dolore e alla disperazione (per aver mutato il senso di colpa in un fattore estetico), non è più tragico, è comico. Schopenhauer, in L'arte di essere felici, non riesce a dire altro che "la felicità è un sogno; il dolore è reale". Dice molto, ma non abbastanza: è approdato in Oriente, per vivere il distacco, ma non ha una risposta intorno alla tragedia nella quale è immerso il pensiero europeo.

 Kierkegaard propone all'individuo moderno di guadagnare il dolore, di investire su di esso, di divenire "homo patiens" (come dirà  nel Novecento Victor Frankl).  Una proposta cristiana è quella Kierkegardiana: la fecondità del dolore, la morte trasformata in resurrezione. Più attività che passività:  questa la differenza rispetto alla proposta di Schopenhauer. Hegel, dal canto suo, era troppo impegnato dal e nel paradigma del potere  per prendere sul serio il tragico, troppo impegnato a illudersi nel comico con l'esaltazione dello Stato considerato Dio. Nietzsche ha considerato Schopenhauer un maestro perchè educatore. Hegel è stato un cattivo maestro, perchè ha confidato  più nell'istituzione che nell'individuo, o meglio ancora, nella persona.

La novità assoluta del cristianesimo la si trova nel fatto che Gesù Cristo ha svelato l'inconsistenza del sistema di potere e ha mostrato un "Dio onnipotente per la sovrabbondanza dell'amore", non più onnipotente perchè si comporta come i potenti di questo mondo. Gesù Cristo aveva mostrato la corruzione radicale dell'istituzione che fa leva sul potere economico, politico e religioso. 

Il cristianesimo di oggi e di domani squadernerà tutta l'energia dell'amore, unificando storia, mistica e profezia. La relazione agapica e l'esperienza della kenosis costituiscono un investimento incalcolabile che confonde economia, politica, fondamentalismo religioso.

                                              don Carmelo Guarini

venerdì 5 gennaio 2024

Tra mito, leggenda e storia

 I tre Magi, più sapienti  che re, sono un simbolo del superamento delle etnie e della ricerca della nuova umanità contrassegnata da una cultura,  che non rinuncia all'identità,      ma trova nel cristianesimo un arricchimento della realtà di popolo e dell'esperienza della persona come relazione.

Le guerre sono lotte che intendono affermare le etnie, lotte tribali.     La pace è l'avventura della libertà universale, riconosciuta ad ogni popolo della terra. Il passaggio dall'etnia alla cultura non è la rinunzia all'identità, ma l'avventura dell' inclusione:  l'esperienza storica ed esistenziale  dell'altro arricchisce la propria esperienza. Dunque, più un guadagno che una perdita! 

Il cristianesimo si è affermato per aver incluso nella propria esperienza storica ed esistenziale la spiritualità di Gerusalemme, la cultura di Atene, la politica di Roma. Ha preso il meglio ("adorare Dio in spirito e verità"), non la degenerazione della spiritualità di Gerusalemme; ha preso il meglio della cultura greca (la libertà superiore alla legge della polis e al determinismo dell'Ananche), non il cinismo; ha preso il meglio della politica di Roma (il diritto romano), non l' imperialismo delle sue legioni.

I Magi sono sapienti che seguono una stella, una luce interiore ed esteriore,  nella loro ricerca; non sono scientisti narcisisti; non sono dei potenti sempre più avidi di potere. Si lasciano guidare dalla stella, che è natura, e vanno alla ricerca della sorgente della natura, che è creatura di Dio. I sapienti Magi non si lasciano suggestionare nè dal mito nè dalla storia. Come considerano la storia? In evoluzione, in sviluppo; non sono rassegnati alla decandenza, dovuta alle forze del male. Vogliono scoprire il futuro della storia e dell'umanità nuova!

I sapienti Magi hanno saputo discernere  e scegliere tra il Bambino re di pace e il re Erode sanguinario e assassino di bimbi innocenti. Hanno intravisto nella pace l'evoluzione e lo sviluppo dell'umanità!

I sapienti Magi possiamo considerarli i primi intellettuali che hanno aderito al cristianesimo: dinanzi al Bambino mostrano la stessa umiltà e povertà dei pastori, anche se i loro doni materiali (oro, incenso e mirra) sono più preziosi. Il Bambino considera già gli uni e gli altri (i pastori e i sapienti Magi), senza preferenze e senza scarti,  più grandi del precursore Giovanni Battista: infatti sono i primi aderenti al "regno dei cieli".

                                                don Carmelo Guarini