mercoledì 27 dicembre 2023

L'EVENTO E LA RELAZIONE

Chi è il maestro? Chi è il testimone?

 Addio ai maestri! Non ci sono più maestri, dopo che il conflitto delle interpretazioni    ( P. Ricoeur)   ha smascherato il narcisismo o almeno il limite individualistico di ogni presunto maestro.

Dopo aver conosciuto e sperimentato la fine dei maestri (del sospetto o di sventura), ci ritroviamo di fronte alla proposta dell'unico maestro, Gesù Cristo. Unico, perchè ha donato la sua vita, dalla nascita alla morte, non tenendo niente per sè, ma offrendo tutto a Dio Padre e a tutti gli uomini. Maestro, perchè la sua vita, le sue parole e le sue azioni sono "fatti che parlano".

Chi può farci intendere che "uno solo è il vostro maestro, il Cristo"? Lo Spirito Santo è colui che può farci comprendere e vivere il Cristo, Via, Verità e Vita.  Non solo Verità (non può affermarsi come un potere del sapere) senza amore; non solo Vita senza la testimonianza al Padre; non solo Via senza la meta della vita eterna. Lo Spirito, questo Dio sconosciuto ( come diceva Von Balthasar), rimette in comunicazione e in comunione il maestro e il testimone, che non è meno del maestro se  desidera essere il suo testimone.

La relazione trinitaria è  un mistero inesplorato se rimane  nozione astratta, ma diviene penetrazione nel mistero dell'amore nel momento in cui riceve il dono di vivere l'amore reciproco, facendo  della croce e dell'abbandono un investimento e scartando il ripiegamento narcisista. L'EVENTO DELLA RELAZIONE tra MAESTRO e TESTIMONE è il retroterra culturale che può ridare significato al linguaggio e alla comunicazione.           

                                  don Carmelo Guarini

sabato 23 dicembre 2023

Scienza e Spirito

La fiducia e il coraggio

 Una relazione autentica chiede una personalità in crescita, ossia che riesca a integrare la dimensione psicologica e quella spirituale. Un esempio : il narcisista è un manipolatore della relazione; l'invidioso non sa rispettare le scelte altrui.

La fiducia in se stessi è sempre collegata alla fiducia nell'altro: il bene che si vuole per se stessi non può essere disgiunto dal bene per l'altro. Una verifica può essere questa: quando si fa male ad un'altra persona, quel male ritorna su se stessi; si chiama effetto boomerang.

Il coraggio non è soltanto una dimostrazione a se stessi di aver vinto la paura; l'effetto sociale che produce è di creare una crepa nel muro dell'omertà. Naturalmente il muro dell'omertà non crolla subito (sarebbe una magia!); occorrerà continuare a picconare, perchè il muro dell'omertà crolli!

La psicologia integra lo sviluppo spirituale. La psiche e lo spirito sono in relazione tra loro e con la dimensione del corpo. Se s'ignorano, impediscono lo sviluppo della personalità e della relazione. La psicologia della Gestalt, la psicologia centrata sulla persona, la logoterapia, e altre ancora, completano ciò che ha detto Freud sulla volontà di piacere e ciò che ha detto Adler sulla volontà di potenza. La volontà di significato fa da cerniera tra la spiche e lo spirito; consente di vincere un male grave del nostro tempo, ossia il disprezzo dello spirito.

Se si rileggono i Vangeli senza pregiudizio, senza rancori o risentimenti, si può scoprire una novità nella via - vita e verità di Gesù Cristo: i fatti parlano! Fiducia e coraggio non vengono dall'Io, sono un dono dell'altro!

                                          don Carmelo Guarini


lunedì 18 dicembre 2023

I CENTRI CULTURALI CATTOLICI E LE PARROCCHIE

Relazione, non repressione

 La novità del cristianesimo deve ancora affermarsi in tutte le chiese (cattolica, ortodossa, anglicana, luterana, calvinista...). La novità è proprio la relazione, quello che Gesù Cristo ha indicato come   " il comandamento nuovo", ossia "amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi".  Relazionarsi vuol dire non opprimere e non reprimere: lasciare all'altro la libertà di essere se stesso, come anch'io desidero essere me stesso.

Sviluppare le due dimensioni trascurate ai nostri giorni: la dimensione psichica e la dimensione spirituale. Non basta soddisfare i bisogni del corpo. Ci sono desideri dell'anima che attendono di essere realizzati; e ci sono ideali dello spirito che possono dare alla vita un significato pieno, proprio quando il dolore, la frustrazione, l'abbandono si fanno insistenti.

La psicoanalisi di Freud ha iniziato col mettere in evidenza la volontà di piacere contro una morale repressiva di ogni sentimento positivo. La psicologia individuale di Adler ha mostrato come necessaria la volontà di potenza contro un io troppo denigrato e quasi annullato. Ancora Nel Novecento nascono tante forme di psicologia umanista. La psicologia della Gestalt sottolinea la consapevolezza e la responsabilità. La psicologia di C. Rogers reagisce al comportamentismo di Watson e Skinner (alla cui base trova una filosofia tecnologica) centrando la psicoterapia sulla persona e sui gruppi d'incontro (un metodo per far venir fuori la singolarità di ogni persona. Altre forme di psicologia: cognitiva, transazionale  ........ Tutte cercano di curare le malattie dell'anima!

Victor Frankl  ( e altri della sua scuola) ha sottolineato, come integrazione alle psicologie esistenti, la volontà di significato per curare le malattie dello spirito, che si distinguono dalle malattie dell'anima, in quanto vanno a curare le malattie dello spirito (frustrazzione e vuoto esistenziale, mancanza di vita interiore, difficoltà nelle relazioni ...).

Il cristianesimo ha la possibilità di utilizzare tutte le espressioni di psicologia umanistica per dare allo spirito la possibilità di sviluppare una spiritualità più in dialogo col mondo e col tempo presente, non tanto per omologarsi al mondo del tempo presente, quanto per offrire ad esso ciò che più gli manca per una evoluzione che sia al tempo stesso psicologica e spirituale. La relazione autentica, a differenza di quella illusoria, smaschera il narcisista manipolatore e promuove la relazione che consente ad ognuno la realizzazione del Sé.

                                              don Carmelo Guarini


venerdì 15 dicembre 2023

LA BIBLIOTECA ECCLESIALE

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur

 Nel senato di Roma non sempre si lavorava per legiferare e produrre quel diritto che è rimasto ai posteri come la cosa più importante, molto più preziosa delle legioni.

Nel senato di Roma a volte ci si distraeva e si perdeva tempo in chiacchiere!

Di Atene ci è rimasta la cultura; di Alessandro Magno, alunno di Aristotele, è rimasta la filosofia della strategia, ma non le conquiste da lui compiute. Di Roma ci è pervenuto il diritto romano; delle legioni soltanto l'idea di imperialismo.

                                                         Prepariamo la pace, per evitare le guerre!

don carmelo Guarini

giovedì 14 dicembre 2023

Cultura dell'incontro. Storia

 L'individuo emerge nel corso della storia: dall'etnia, dalla tribù, da un regno, da una nazione. L'individuo non è ancora persona; è il tentativo di uscire da una indistinzione che prevale nel gruppo comunitario antico. Gli individui, che nell'antichità escono dall'indistinzione, non sembrano uguali agli altri, anche se magari vorrebbero rendere i membri dell'etnia o della tribù uguali a se stessi. L'uguaglianza è un'astrazione, perchè si nasce diversi.

Il cristianesimo ha introdotto l'idea e la pratica della persona. L'individuo, e di conseguenza  l'esasperazione dell'individualismo, conduce inevitabilmente allo scontro. La persona si caratterizza per la relazione. Il cristianesimo promuove una cultura dell'incontro: e non parla di un'uguaglianza astratta; all'idea di uguaglianza sostituisce la pratica e l'idea di reciprocità. La cultura dell'incontro s'afferma grazia alla reciprocità, un amore che va e ritorna. L'idea di uguaglianza, affermatasi con la rivoluzione francese (giacobina) e con l'illuminismo in Europa, ha favorito la crescita dell'individuo e dell'individualismo della borghesia. L'idea e la pratica della persona favorisce l'incontro nella reciprocità: non c'è più schiavo o libero, uomo o donna, cittadino o straniero... Si rompono i bastioni, i muri di divisione. Ora l'incontro è possibile!

Nella storia moderna e contemporanea si trova ancora l'esigenza di far emergere l'individuo dalla massa. Nell'antichità, l'individuo non emergeva perchè la comunità era considerata una realtà primaria alla quale l'individuo doveva sottostare. Nella modernità, la massa sommerge l'individuo: un regime autoritario lo costringe all'omologazione; un sistema economico e commerciale fondato sui consumi rende l'individuo un prodotto tra altri prodotti. IL CRISTIANESIMO difende ancora l'idea e la pratica della persona, la sua libertà, la sua dignità, la reciprocità nella relazione.

Una cultura dell'incontro apporta più civiltà di una cultura dello scontro e della guerra. Sparta, città militarista, che aveva coltivato l'arte della guerra, scomparve dalla storia. Atene dal fallimento del militarismo, seppe trarre l'idea di sviluppare cultura: affermò la civiltà contro la barbarie. A tutti gli Stati che oggi si militarizzano andrebbe ripetuta la lezione antica e nuova : il futuro è della civiltà, non della barbarie!

                                              don Carmelo Guarini

domenica 3 dicembre 2023

Attenzione alle correnti|

 Attenzione alle correnti di psicologia (comportamentismo, psicoanalisi, psicologia analitica, ecc.) : potresti prendere una polmonite acuta|

Invece di incorrere nelle correnti, sii te stesso\a, e sii relazione all'altro. Così eviterai di rimpicciolire l'Io e Dio. Infatti, Dio e Io sono in relazione. Se perdi Dio, perdi nche l'Io. Ma è anche vero il contrario: se perdi l'Io, perdi anche Dio. La persona è relazione. L'individuo ha senso in quanto differentia individualis, per dirla con Duns Scoto. Ma nessun individuo è un'isola! Il cristianesimo lo ha affermato sempre nel primo mistero : unità e trinità di Dio, relazione tra persone.

E' ora di passare dalla controversia alla costruzione comune delle idee, uscendo dall'individualismo e adottando un dialogo che sia non un pensiero in  contrapposizione ad un altro pensiero, ma l'altro che si aggiunge all'uno.

Due parallele non s'incontrano, neppure si scontrano; semplicemente s'ignorano. D'altronde, neanche prendere una scorciatoia, uscendo da una parallela per raggiungere l'altra parallela, servirebbe. PER INCONTRARSI, SI DEVE USCIRE ENTRAMBI DALLE DUE PARALLELE ED ENTRARE IN UNA VIA NUOVA|  Non c'è altra soluzione.

                                              don Carmelo Guarini

sabato 18 novembre 2023

La politica complice della malavita?

 "In Italia, ogni mese un comune è sciolto per mafia": giornalisti onesti e coraggiosi fanno conoscere la verità su come vanno le cose in Italia.

Italiani infingardi, tornate a lottare per la giustizia e la verità. Non dimenticate la testimonianza coraggiosa dei vostri nonni, i quali lottarono contro la dittatura e la sperequazione economica. Non rassegnatevi, quando vedete che le istituzioni politiche seguono opportunismo e malaffare, invece di testimoniare legalità, attaccamento alla legge, rispetto di ogni persona umana.

Italiani, riprendete coraggio e fiducia nella legge. E quando i parlamentari non riescono a legiferare come dovrebbero, interrogatevi su come li avete votati: avete fatto un patto di opportunismo? Populisti voi e populisti loro! Voi accontentate loro, e loro accontentano voi. E quando la magistratura fa più politica che osservanza delle leggi e tutela delle persone, denunciate, dimostrando la vostra fede nel diritto.  Volete sacrificare i valori della dignità, della giustizia, della verità ad un misero materialismo? 

Si può perdere materialmente, ma si guadagna spiritualmente! Più cultura, più arte, più libertà, più dignità.   APPROFONDIRE, non restare in superficie. La formazione tecnica serve in tutti i campi, anche nella politica, ma non basta. Occorre la formazione morale: saper dire con coraggio la verità! Chi ruba, è ladro. Chi fa il bullo o usa la violenza, va perseguito penalmente.        OMERTA' - IPOCRISIA  -  MENZOGNA  non sono virtù; perciò vanno combattute.

                                     don Carmelo Guarini

sabato 4 novembre 2023

Politica e spiritualità

 Il patriarcato di Mosca ha mancato di fare a Putin (il nuovo zar della Russia) una domanda essenziale per l'identità del popolo russo: chi è oggi l'antiCristo, ammesso che il popolo russo voglia seguire il Cristo? Non è una domanda fuori del tempo e della storia! Gioacchino da Fiore ricordava ai papi del suo tempo, cioè Lucio III, Clemente III, Celestino III, Urbano III, che l'antiCristo non era l'imperatore del Sacro romano Impero, ma il sultano!

Oggi il sultano è invisibile! Non è il presidente della Turchia (anche se è stato denominato tale dai giornalisti). Chi potrebbe essere? Il re della Arabia saudita? Il presidente dell'Iran? Il sultano rimane invisibile, ma è l'antiCristo.  Cristo è storicamente un ebreo: esiste una continuità tra la storia di Israele e la storia del Cristianesimo. Maometto è un arabo, che in questo tempo manca di ripetere ai suoi seguaci : "Nel nome di Dio clemente e misericordioso". D'altronde, Gesù Cristo non manca di ripetere al suo popolo secondo la carne, il popolo eletto (che Dio continua a considerarlo chiamato ed eletto), Israele: "colui che di spada ferisce, di spada perisce", metti da parte l'arma da guerra e l'odio verso Caino, non disprezzare il sangue di Abele che grida a me dal suolo della terra, impara la pace e la convivenza fraterna!

La politica ha bisogno della spiritualità perchè possa passare dalle armi alla diplomazia. Fu la spiritualità che permise al Mahatma Gandhj di rendere l'India indipendente dal colonialismo inglese; fu la non-violenza a vincere sulla violenza. Il Mahatma Gandhj fu più cristiano dei cristiani; ma l'Inghilterra si mostrò altrettanto intelligente quando prese atto che era tempo di restituire a quella colonia la piena libertà. La spiritualità si allea sempre con la ragione per ridonare alla politica il senso del vivere e del convivere umano sulla terra. Papa Montini considerava la diplomazia come alternativa alla guerra: Promuovere una pratica ed una teoria della diplomazia era per Papa Paolo VI la testimonianza che il cristianesimo poteva offrire all'umanità. "Una chiesa esperta in umanità", appunto!

                                        don Carmelo Guarini


mercoledì 20 settembre 2023

Da una figura ad un'altra

 La figura del capro espiatorio è prevalente nella teologia del Primo Testamento e dell'antica alleanza: il sacrificio di un animale placa la giustizia divina per la colpa commessa; ma il capro espiatorio è anche quella città o quel popolo sul quale cade il comando divino dello sterminio da parte del popolo eletto, Israele.

Gesù Cristo, e tutto il Nuovo Testamento lo attesta, supera la figura del capro espiatorio; la figura del servo soffferente che Egli assume, mostra una diversa immagine di Dio, non più quella dell'onnipotente, ma quella del servo sofferente che riscatta l'essere umano impotente. 

Dal punto di vista filosofico chi è il capro espiatorio? Paul Ricoeur rispondeva: "Colui sul quale tutti si accordano per escluderlo, al fine di preservare l'unità del gruppo. Nel cristianesimo, il gruppo è fondato da una vittima (sulla scia del Servo sofferente) che è stata esclusa dagli altri, ma che proprio accettando di essere esclusa ha denunciato e messo a nudo il sistema del capro espiatorio."

Il cristiano che parte o riparte dalla straordinaria esperienza di "Gesù Cristo, che ha scardinato  tutto il sistema sacrificale dell'antico rito", divenendo Egli stesso vittima e sacerdote, si ritrova non in uno sterile vittimismo ma in un investimento dello spirito, che consente di essere più liberi e creativi.

Se la filosofia e la teologia riprendono il dialogo, ponendo ognuna domande nuove, quelle che rispondono ai bisogni dei tempi, allora non rimangono discipline per pochi iniziati, ma ridivengono una sorta di conversazione comune tra gli umani. Questi divagano e si distraggono col chiacchiericcio ed il pettegolume fin tanto che non fanno esperienza del potere dell'intelligenza e del coraggio che viene fuori quando si prende posizione. 

                                                don Carmelo Guarini

lunedì 18 settembre 2023

La questione vitale e il nodo

 Aristotele, il filosofo ateniese metoicòs (Platone aveva la cittadinanza per nascita, Aristotele se la conquistò con la  cultura), diceva che il nodo può essere sciolto se si capisce come è stato fatto. Ossia,  i diversi nodi ( nodo   scorsoio, o da  marinaio, o borromeo ) non possono essere sciolti  tutti allo stesso modo! Ogni nodo va sciolto nel modo suo proprio.

La questione vitale è risolvere il problema. Se il mito del progresso inarrestabile (questa era la predicazione dell'illuminismo, perciò considerava l'educazione la chiave per l'affermazione di questo mito) aveva creato un'illusione smentita poi  dalla realtà nei fatti, un altro mito più pericoloso oggi tenta di affermarsi, ossia il declino inevitabile della civiltà occidentale, più pericoloso perchè crea un clima depressivo. 

Mettere a fuoco la questione vitale, per sciogliere il nodo, significa riuscire a vedere il punto debole dello spirito del tempo ed il punto forza del tempo dello spirito. Se l'umanità intende divenire più spirito e meno scimmia, deve scoprire il luogo d'incontro.

Dov'è il luogo d'incontro tra un'utopia da mobilitare ed un realismo da custodire? Cosa comporta il fatto che il luogo d'incontro è stato spostato dal reale al virtuale? Non si può predicare un ideale se non facendo i conti con la realtà. Il che non significa che occorra accettare come inevitale il paradigma del calcolo e come utopico il paradigma del dono. Occorre individuare il punto debole del virtuale: l'immagine e la finzione che conducono ad un aumento di violenza verbale e fisica, ad un'alterazione della relazione per l'inflazione dei conflitti. Non basta! Occorre scoprire creativamente il punto forza dello spirito per superare la diffusa predicazione del tramonto della civiltà occidentale (Il tramonto dell'occidente di Spengler, L'uomo senza qualità di Musil). Non basta la diagnosi, occorre la terapia. Nietzsche non poteva darla, perchè gli mancava la speranza dello spirito ed il senso cristiano della storia). 

Se il cristianesimo ricomincia a far dialogare la filosofia e la teologia, può rimettere in moto la ricerca sul tempo, sulla storia, sullo spirito. Al tempo ciclico e al tempo lineare può aggiungere il tempo a spirale. Alla storia che si è nutrita della tradizione può aggiungere la storia che riflette sulla rivoluzione e ne anima il movimento. Allo spirito del tempo ( lo ZeitGeist) può far scoprire il tempo dello spirito. Due questioni vitali si agitano ancora nel nostro tempo: una è quella femminista, l'altra è quella giovanile. Dare la parola alla donna e ai giovani cosa vuol dire? Il fatto è muto sino a quando non diviene evento; ciò che consente questo passaggio è l'investimento che si fa nel logos, nel dialogo (che è il movimento del logos). Se crescono violenza fisica, verbale, economica; se la civiltà è depressa, vuol dire che non si è investito abbastanza nello spirito e nel dono. Un esempio della cattiva politica italiana: il superbonus è stato un latrocinio di 100 miliardi alla comunità italiana; il calcolo ha prevalso sul dono. Non basta la partecipazione alla vita pubblica, come auspicava Aristotele nel trattato sulla Politica; la partecipazione è incentivata se si aggiunge il senso della comunione e della donazione. La parola chiave Koinonia promuove il senso civico (così Aristotele), ma se non è animata dall'agàpe, illude e poi delude per il prevalere dittatoriale dell'immagine e della finzione.

Il nodo della questione vitale umana, la sua evoluzione, non potrebbe scioglierla neppure una scimmia robotica, una macchina con una conoscenza di algoritmi. Il cristianesimo aveva iniziato una grande sintesi tra la conoscenza e l'amore. Da questa sintesi nessun essere umano dovrebbe essere escluso.

                                       don Carmelo Guarini



lunedì 28 agosto 2023

Elezione - Fiducia - Novità

 Cosa vuol dire rispondere ad una chiamata? Se sono chiamato, vuol dire che sono eletto. L'elezione è una chiamata a reinventarsi la vita. Ora devo capire il nuovo orientamento da dare alla vita, e devo mantenere una relazione che è iniziata con la chiamata e deve proseguire con una conversazione tra chi dona e chi riceve. 

La prima novità che si coglie in una chiamata-elezione: l'ascolto attento di una parola chiede un silenzio; l'ascolto sino in fondo non lo si coglie nel rumore e nel chiasso;  al limite si coglie soltanto il negativo del rumore che toglie la libertà e la creatività.

La seconda novità è acquisire una fiducia nuova nella relazione, per comprendere la parola che mi viene rivolta. Il linguaggio è fondamentale per la comprensione. Il linguaggio che non dice nulla è quello di un passato superato o anche quello di un futuro che non sa affrontare i conflitti del presente. Il linguaggio sradicato non comunica niente, oppure comunica soltanto un pensiero di sorvolo.

Pensiero e linguaggio devono saper cogliere, nella comunicazione,  l'interno della persona e le circostanze  esterne che aiutano o impediscono il realizzarsi di un progetto. Il nuovo non rifiuta l'antico, ma lo elabora e lo interpreta, ne coglie il senso nel divenire della storia. Il nuovo riesce a cogliere la continuità dell'esistenza umana nel cambiamento d'epoca.

La fiducia nella relazione fa cogliere il nuovo che nasce proprio dentro una crisi, dentro una gestazione che non ripete il passato come se  fosse un clone. Il nuovo perciò non ripete gli errori del passato, nè s'inventa il futuro a partire dal nulla. Il nuovo non rimuove il passato, rifiutandolo, come aveva fatto Nietzsche nella Seconda considerazione inattuale, ossia storia e spirito sono da buttar via, da dimenticare perchè sono stati di danno e di nessuna utilità. La fiducia nella relazione con la storia presente ripristina la fiducia nella storia passata. Così, la fiducia nella relazione con lo spirito ripristina il senso di continuità-discontinuità tra il passato e il presente. 

La novità rimette in gioco il presente del passato e prepara l'attesa di un futuro neghentropico, perchè lo spirito e la storia lavorano per uno sviluppo non apocalittico, distruttivo, di annientamento.

                                                   don Carmelo Guarini


venerdì 25 agosto 2023

Vincere la sfiducia suscitata dalla crisi

 La rivoluzione politica, economica, antropologica (femminismo e mondo giovani) hanno messo le chiese cristiane in una situazione che si potrebbe dire d'assedio. La tradizione storica è riuscita a salvare soltanto i punti forza di ogni chiesa, ma i punti deboli sono apparsi come qualcosa che il presente non può correggere. La chiesa protestante riesce a stare al passo col cambiamento culturale, per la libertà di ricerca teologica e pastorale. La chiesa cattolica mantiene una propria forza di fronte alla politica grazie alla diffusione mondiale: la diplomazia vaticana, grazie anche alle nunziature presenti in centinaia di paesi, può dire e fare qualcosa di non irrilevante. La chiesa ortodossa ha conservato una spiritualità-mistica che in tempi di invasione tecnologica mostra la forza della contemplazione per la persona e la comunità. La chiesa anglicana mostra il valore della mediazione cristiana tra lo spirituale e il politico, tra il moderno e la tradizione (che non viene abbandonata).

Quali sono i punti deboli che le chiese cristiane fanno fatica a superare? Per uscire dalla crisi, occorrerebbe superare una prima rottura creata dalle rivoluzioni moderne, ossia la rottura tra il linguaggio della tradizione e il linguaggio contemporaneo. Una seconda rottura da superare sarebbe quella del pensiero: il cielo è diventato un buco nero e la terra non è stata presa sul serio come il Cristo aveva fatto col suo annuncio di una terra nuova.  Una terza rottura  riguarda quello che la crisi ha messo in rilievo: la mancata unità tra ciò che si crede e ciò che si vive. 

Il linguaggio contemporaneo intende recuperare lo scarto dell'eresia rispetto all'ortodossia, e ricomporre o riconciliare (una parola kairòs della Lettera ai Romani, come ha fatto notare Karl Barth) la parola  divina del passato (che Dio non aveva avuto paura di unirla alla parola umana) con la parola  profetica che suscita un'energia nuova nel presente. Se io cattolico so ricevere parole nuove dal luteranesimo, dall'anglicanesimo, la comunicazione si arricchisce senza paura di ibridazione. Ancora: se ricevo parole che contengono esperienze dal buddismo, dall'Islam, dall'ebraismo, il linguaggio cristiano si arricchisce, cioè muove verso l'infinità  del Logos, che contiene tutte le parole umane e tutti i linguaggi.

Il pensiero contemporaneo ambisce ad essere plurale, abbandona il pensiero unico. La sfida che la diversità lancia al pensiero dell'identico è che ogni pensiero esca dalla propria sicurezza passata e compia lo sforzo di comprendere il nuovo. Il cristiano può fare discernimento spirituale sia sul linguaggio sia sul pensiero. Per esempio, io potrei dire che il termine uguaglianza (teorizzato dall'illuminismo dopo la rivoluzione francese) è un termine giacobino, non cristiano. Gesù non parla di uguaglianza universale; ciò che egli prospetta è la reciprocità ("amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi). Nasciamo diversi, non uguali. Come diceva Duns Scoto, la differentia individualis è il segno dell'amore personale di Dio per ognuno. Dio non ci ha fatti in serie, non ha fatto un'umanità clonata! La comunione alla quale si giunge tramite il dono reciproco, valorizza il soggetto umano (nessuno è considerato oggetto).

Lo sforzo di unificare ciò che si pensa e ciò che si vive,  è cominciare ad uscire dalla crisi schizofrenica nella quale hanno condotto i cristiani le rivoluzioni politiche, scientifiche, antropologiche (mondo femminile e giovanile). A livello politico, come hanno fatto notare alcuni storici attenti, la rivoluzione polacca è stata una rivoluzione cristiana dopo quella francese di due secoli prima che è stata una rivoluzione giacobina. La rivoluzione scientifica positivista, condivisa dalla maggioranza degli  scienziati,  ha visto aprirsi una crepa al suo interno. Carlo Rovelli parla di rapporto necessario tra filosofia e scienza. Pier Luigi Luisi dice che lo scienziato deve tenere presenti tre dimensioni: oltre quella scientifica, anche quella filosofica e spirituale. 

Il nuovo inizio nasce dalla crisi. Che tutte le chiese cristiane non siano più soltanto luoghi di preghiera, ma divengano  anche luoghi  di cultura e di arte, non sarebbe un male. Purchè non divengano luoghi di divertimento, di distrazione, di corruzione! La cultura e l'arte creano sempre più consapevolezza dell'umano e del divino. Che le donne e i giovani possano donare un linguaggio ed un pensiero più di dono che di potere e dominio sarebbe già un cominciare ad uscire dalla crisi. Che gli scienziati, gli atei, e tutti coloro che si dicono moderni non si ritengano più i depositari ultimi della conoscenza, sarebbe un abbandono del dogma laicista ed una apertura al mistero, che è l'opposto dell'evidente, non dell'assurdo. Può esistere il mistero, ma non l'assurdo, che contraddirebbe, se esistesse,  il principio di non contraddizione. Perchè alcuni scienziati e alcuni politici riscoprono oggi la necessità di tenere insieme scienza e spiritualità, politica e spiritualità ? Perchè hanno scoperto che non si vive soltanto di denaro, di benessere, di felicità; il dolore, la frustrazione, il fallimento spingono l'umanità dell'essere umano più nel profondo, verso lo sviluppo dello spirito. La ricerca ossessiva, sui social,  dello stupro di Palermo dice il pericolo della dimenticanza dello spirito e dell'involuzione (non dell'evoluzione) dell'esistenza umana verso l'animalesco (ma le scimmie non fanno, forse,stupro di gruppo) contemporaneo.

Abbandonare la sfiducia, rinforzare la fiducia, dopo aver guardato nella prospettiva storica e culturale la crisi e le cause che l'hanno suscitata, è ciò che ogni persona di buona volontà deve fare, sapendo anche che per questa impresa così impegnativa occorre mettersi insieme, scoprendo infine che le ragioni dell'altro possono incontrare  le ragioni dell'io.  Il conflitto non necessariamente deve rimanere conflitto, può divenire il luogo in cui si sceglie la fraternità.

                                            don Carmelo Guarini


mercoledì 23 agosto 2023

La coscienza dell'Altro svela la coscienza dell'Io

 Husserl diceva che la "coscienza trascendentale è intersoggettiva". Merleau-Ponty aggiungerà (in parte modificando) che il di dentro e il di fuori (le dehors e le dedans) sono  uniti e si rovesciano l'uno nell'altro. Ciò appare chiaro nella pittura, nella scultura, nella psicoanalisi e nella filosofia (quella che non si fa più).   Nella musica (la più astratta delle arti) poi, si avverte immediatamente se c'è un compiacimento di rimanere nella crisi          (il piacere del vittimismo, sia pure surrogato della soddisfazione narcisista)          o se c'è invece un desiderio di uscire dalla crisi compiendo un investimento nella relazione che l'Io intrattiene con l'Altro.

Alla fine della sua vita Merleau-Ponty affermava che la cultura è avvento. Allora cos'è l'evento umano? Se non coincide immediatamente con la Natura, se già all'origine è un fenomeno culturale, allora la storicità primordiale dell'uomo è nascita alla morte? La contingenza umana è un CALCOLATORE che si consegna alla morte? E' "un essere per la morte" (Sein zum Tode), come diceva Heiddeger? 

Ma i primi uomini sapiens praticavano la sepoltura, a differenza delle scimmie che non si preoccupano di seppelire un cadavere. I primi uomini sapiens avevano innato il linguaggio. Le scimmie non riescono ad imparare il linguaggio umano e a replicarne il pensiero. Perchè vivere se la fine della vita (la morte) diviene il fine della vita? La morte che sconfigge la vita è una partita persa! Ancora : perchè esiste il linguaggio se non per sviluppare la relazione? Che significa anche un dialogo della Parola col Silenzio!

Lavorare senza fretta, saper aspettare. Il fare, lo sapevano già i Greci, non è solo quello del prattein (il fare tecnologico), c'è anche il fare del poiein (il fare dell'intelletto e dello spirito). L'essere umano è sempre soggetto di conoscenza, non può mai essere ridotto ad oggetto. Soggetto di conoscenza e soggetto della storia, l'essere umano aspira a vincere la propria contingenza. Per questo Merleu-Ponty diceva qualcosa che Sartre non risuciva ad accettare, cioè che "l'uomo non è l'assoluto". Sartre affermava con certezza che una volta assodato che l'assoluto non è più Dio, bisogna dire senza dubbio che l'assoluto è l'uomo. Come avrebbe potuto accettare Merleau-Ponty, da buon fenomenologo, che l'assoluto è contingente? L'assoluto è necessario: Merleau-Ponty non lo aveva ancora raggiunto; ci lavorava per raggiungerlo, quando la morte lo colse prematuramente. Il contingente, invece, è relativo, non assoluto. Il contingente ha bisogno dell'assoluto. Anche se l'uomo contemporaneo preferisce dire che il necessario ha bisogno del contingente, che Dio ha bisogno dell'uomo, e non vicevarsa. 

Il fatto è che l'uomo contemporaneo non è rimasto sapiens, si è evoluto in homo faber. Il lavoro sembra conferire all'essere umano la propria specificità . Ma che ne è della differentia individualis (teorizzata da Duns Scoto, e che gli scotisti hanno mutato in ecceitas)? Agli illumisti bastava la mutazione della sopravvivenza individuale in sopravvivenza della specie. Oggi che anche la sopravvivenza della specie è in serio pericolo (come avverte giustamente Carlo Rovelli),  torniamo ad interrogarci sull'identità dell'essere umano, che non può essere svelata se non dall'Altro. L'Io non può pensarsi da se stesso: c'è un Altro che lo pensa. Il cogito di Cartesio è stato corretto da Baader in cogitor. Prima di pensare, sono pensato! Non solo. L'altra grande novità del cristianesimo : non posso amare se non sono amato. Colui che mi ama, mi dona le coordinate dell'amore. L'Io non può crearsi la coscienza da se stesso. E' la coscienza dell'Altro che svela all'Io la propria coscienza.

                                               don Carmelo Guarini


lunedì 21 agosto 2023

Le forze che ci guidano (= ci governano)

 Quali sono le forze che oggi ci governano? Ne abbiamo consapevolezza? Abbiamo scelto la guida in libertà o la subiamo? Verità e libertà riusciamo a tenerle in relazione?

Le forze che ci governano: il narcisismo, la cultura della cancellazione (propaganda dominante), il relativismo.

L'evoluzione dell'individualismo, in età moderna, ha raggiunto il culmine nel narcisismo. Ogni individuo ritiene di essere possessore della verità. Ma di cosa si tratta? Della verità della statistica: io penso come pensa la massa. Questa opinione della verità ha paura della libertà: troppo gravoso e laborioso decidere criticamente. Meglio lasciare ad altri di decidere; io seguo la corrente! Non distinguo più nell'Io penso (come faceva Kant) tra Io puro ed Io empirico. Difendo solo la soddisfazione narcisista del mio io: non m'interessa nè il confronto nè l'incontro con l'altro.

Seconda forza che ci governa: la cultura della cancellazione, che inizia negli anni Settanta del secolo scorso e riprende vigore oggi specialmente sui social (Belardinelli). Perchè il dibattito pubblico si trasforma in guerra civile? Perchè si tende a cancellare la verità dell'altro e ad affermare soltanto la propria identità? C'è ancora un'affermazione del narcisismo! Michel De Certeau, nel secolo scorso, scriveva che "l'affermazione dell'identità è una malattia da cui tutti siamo affetti". Diceva ancora che la "comunione si costruisce sul riconoscimento dell'altro", ossia sul non essere dell'io.

Terza forza che subiamo (non avendola scelta consapevolmente): Il relativismo. Papa Ratzinger aveva parlato di dittatura del relativismo. Cosa intendeva dire? Che non si fa più ricerca (untersukung) intorno alla persona, alla verità, alla libertà, alla comunità. La comunione non cancella la persona-individua, al contrario la valorizza. E' nel riconoscimento della diversità che la comunione si struttura, e la persona emerge creativamente (non come il numero di una serie).

Cosa hanno in comune queste tre forze che ci governano? Il fatto deve rimanere muto: deve affermare la morte dell'altro. Non deve diventare evento. Perchè l'evento è sempre affermazione della vita: è sempre abitato dall'idea di un nuovo inizio che nasce da una morte. Nella crisi c'è un evento di cambiamento che intende venire alla luce: quello che potrebbe sembrare una perdita sta già prefigurando un guadagno! Una sfida viene rivolta a tutti:  riconoscere la diversità senza stancarsi di tendere alla comunione nella comunità. 

Non cancellare l'idea e la persona del diverso, ma saper cogliere la verità parziale o specifica che porta in sè il diverso. Un esempio: perchè, nei primi due decenni del Novecento, modernisti e anti-modernisti si combattevano sino a volere gli uni la morte degli altri e viceversa?  Non si dovrebbe identificare il papa Pio X con l'anti-modernista. Vi sembrerà strano, ma proprio riflettendo sul catechismo  di Pio X, mi sono ricreduto sul suo anti-modernismo. Il suo catechismo inizia così.  I due principali misteri della fede cristiana sono : Unità e trinità di Dio; Incarnazione, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Pio X è incredibilmente moderno, perchè non parla di dogma, ma di mistero. Il dogma è percepito come una verità imposta dalla Chiesa; il mistero è colto come un dono dello Spirito Santo alla chiesa e all'umanità! I modernisti dell'Ottocento e del Novecento non sospettavano neppure che il metodo storico critico sarebbe diventato una prova in più per la verità della fede, non una sua confutazione. Ci vuole coraggio non solo per credere, ma anche per cercare nella scienza le ragioni del credere.

Un secondo esempio. Nella Politica, Aristotele parla della koinonìa come coerenza civica, ossia partecipazione alla vita pubblica. Nel Nuovo Testamento, la parola koinonìa, senza respingere il senso aristotelico, dà un altro significato al termine, ossia la comunità (koinonìa) si struttura sulla relazione trinitaria (agàpe). L'amicizia richiesta per fare comunità non è più soltanto la philìa aristotelica, ma l'agàpe cristiana. Perchè cancellare Aristotele ed il Nuovo Testamento dalla ricerca e dallo studio? Bob Dylan e Fabrizio de André credo che non lo avrebbero mai fatto. Occorre dirlo ai seguaci della musica rep, pop, ecc.

                                    don Carmelo Guarini


venerdì 18 agosto 2023

La morte di Dio è la morte dell'Io

 F. Nietzsche l'aveva capito molto bene: se Dio muore, anche l'Io muore insieme con Lui. Per questo il filologo-filosofo ("occhio di lince") s'invento la volontà di potenza, per evitare all'uomo post-moderno la depressione ontologica che accompagna il sentirsi solo sulla terra. 

F. Nietzsche, però, non aveva fatto l'esperienza della solitudine distinta e diversa rispetto all'esperienza dell'isolamento. Chi è isolato socialmente, culturalmente, si sente come assediato da un mondo o da una massa di individui che la pensano e si comportano diversamente da lui. Chi sperimenta l'isolamento, si sente davvero solo.

Non così per colui che fa esperienza di solitudine: Dio e Io sono in relazione; il solitario sente ancora vivo il proprio Io, perchè considera la relazione con Dio come una presenza. Per colui che fa esperienza di solitudine, Dio e Io sono in una relazione vitale; la vita dello spirito non è un desiderio astratto. Cosa scopre di diverso colui che vive la dimensione dello spirito? La meditazione lo porta a relativizzare quello che la massa degli individui considera un assoluto: i soldi sono indispensabili per realizzare un progetto; il successo è essenziale per avere un seguito; l'immagine pubblica dev'essere sempre quella del vincitore (i perdenti sono scarto della società). 

Colui che non ha fatto ancora i conti con la morte, non sa niente della vita, ossia non sa cosa si porta via della vita quando sopraggiunge la morte, e non sa neppure quello che lascia sul pianeta Terra relativamente all'evoluzione dell'umanità. Se ha creduto e fatto sue le ragioni e gli atti della guerra, non lascia la pace sulla Terra, e non porta con sè la pace oltre la morte. L'io illusorio conosce la seconda morte: ha fatto male i calcoli, perchè ha centrato la sua vita ed il suo operare sul calcolo. L'io autentico ha scoperto che soltanto nel dono si trova la relazione: non manipolare l'altro per non essere poi manipolati; non fare del prossimo un pubblico ludibrio, perchè si rimarrà a propria volta vittima dell'arroganza e della prepotenza altrui. 

Chi ha creduto di poter salvare l'Io uccidendo Dio ha compiuto un grave errore, ossia si è privato della possibilità della relazione e del dono. Se nell'evoluzione dell'umanità fossero mancati coloro che hanno promosso dono e relazione, l'entropia avrebbe già distrutto l'idea stessa di evoluzione. E' stato Abele a salvare l'evoluzione dell'umanità. Caino non avrebbe lasciato sopravvivere neppure Darwin.

                                                don Carmelo Guarini

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mercoledì 9 agosto 2023

Paura del confronto e dell'incontro?

 Perchè si fugge l'ìncontro tra generazioni, sia da parte degli adulti sia da parte dei giovani?

Perchè si preferisce mantenere la distanza, preferendo l'indifferenza alla comunicazione?

Perchè non si vuole ascoltare l'altro e raccontare di sè? 

Perchè dell'altro si cerca soltanto di conoscere i punti deboli per poterlo usare per un proprio tornaconto?

L'uomo contemporaneo è un adolescente che indossa lo "scafandro ermetico", un robot tecnologico senza emozioni e sentimenti, che si lascia prendere ora dall'aggressività ora dall'indifferenza, ignorando la relazione del Sè con l'altro.

Quale romanzo potrebbe descrivere al meglio lo "scafandro ermetico", del quale si riveste l'adolescente contemporaneo, se non Lo Straniero (L'etrangèr) di A. Camus? Dinanzi al cadavere della madre morta, Meursault (il protagonista) si scopre indifferente, morto dentro (senza emozioni e sentimenti) egli stesso, senza domande, senza desiderio d'incontro e di dialogo, racchiuso nel disprezzo di se stesso e della propria esistenza!

La relazione, nel nostro tempo, non è un fenomeno naturale, è piuttosto una chiamata al confronto e all'incontro: richiede una decisione dell'Io ed una riscoperta di Dio. Perchè laddove Dio è morto, anche l'Io è morto. E non si da resurrezione dell'Io se non dove c'è risurrezione di Dio. Perchè Io e Dio sono una relazione irriducibile, sempre da riscoprire, non può essere data per scontata. La novità del cristianesimo, che ancora dobbiamo comprendere, è questa presenza della trascendenza di Dio nell'immanenza, e di consenguenza la necessaria tensione dell'immanenza dell'uomo verso la trascndenza. Se Dio è disceso nella finitudine, ora l'uomo può salire verso l'infinito. L'evoluzione non è tornare alla scimmia, ma tendere verso la realizzazione dello spirito.

                                 don Carmelo Guarini

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lunedì 7 agosto 2023

La relazione scioglie il nodo di un conflitto

 Ciò che Aristotele dice nel trattato sulla Politica, 1276b, riguardo alla coerenza civica e alla partecipazione alla vita della città, dev'essere integrato con quanto afferma nell'Etica, ossia l'uomo in quanto centro decisionale. In effetti nell'Etica Aristotele introduce un termine nuovo che ribalta il destino immutabile (l'Anànche) affermato dalla tragedia (Eschilo, Sofocle, Euripide): questa parola nuova, al centro dell'Etica è proairesis (decisione). L'uomo è un centro decisionale. La libertà (eleutherìa) è la condizione necessaria perchè ci sia la decisione. Nasce però un nuovo problema, un conflitto di interessi: il mio interesse si scontra con l'interesse dell'altro. 

Il cristianesimo introduce una novità rispetto all'etica aristotelica, perchè il giusto mezzo (la phronesis) proposto da Aristotele non scioglie il nodo del conflitto tra due decisioni che si oppongono. Cosa propone il cristianesimo? Introducendo l'idea di diaconia (servizio libero, non da schiavo) lega la decisione non all'affermazione incondizionata del proprio interesse, ma spinge a cercare l'interesse comune, che realizza in maniera più piena l'interesse dell'io e l'interesse dell'altro. 

Il nodo di ogni conflitto si scioglie, quando si cerca la povertà piuttosto che la ricchezza, il rispetto piuttosto che l'umiliazione dell'altro, l'ascolto attento piuttosto il gridare rumoroso, il donare piuttosto che il calcolare, la pace piuttosto che la guerra, la condivisione piuttosto che l'esasperazione delle differenze tra chi ha tanto e chi non ha niente.

La relazione  scioglie i conflitti creati dall'io egoista e narcisista. Aggiungi virtù e verità, e avrai un ottimo aperitivo, che ti permetterà un pranzo, anzi un'agàpe in grado di soddisfare la fame più ghiotta o più golosa!

                                                 don Carmelo Guarini      

martedì 25 luglio 2023

Interiorità ed esteriorità

 Gli opposti si possono conciliare: di essi si può dire et et,  piuttosto che aut aut; il che significherebbe non  porre l'alternativa tra interiore ed esteriore, quanto invece cercare la loro unità nella persona umana (problema antropologico), nell'universo (problema cosmologico), in Dio (problema teologico).

Come ha fatto notare Wittgenstein, l'opposizione la si può riconosere (dal momento che gli opposti esistono,  come polo nord e polo sud); la contraddizione non può esistere, perchè corrisponderebbe all'assurdo (che è la contraddizione del mistero, non il suo opposto). L'opposto del mistero è l'evidente. 

Ma l'evidente cosa manifesta dell'evento in quanto fenomeno-dono? Non un esteriore soltanto, ma anche  un interiore che gli dona senso e manifesta il significato del suo esistere!

Nel frammento 298 dei Pensieri, Pascal s'interroga sul come la giustizia e la forza possano stare insieme. Scrive: La giustizia senza la forza è impotente; la forza senza la giustizia è tirannica. La giustizia senza forza è contraddetta, perchè ci sono sempre dei cattivi; la forza senza giustizia è accusata. Occorre mettere insieme la giustizia e la forza; e per ciò fare che quel che è giusto sia forte, o che quel che è forte sia giusto. La giustizia è soggetta a disputa, la forza è riconoscibilissima e senza disputa."

Che gli opposti non solo non si escludano, ma che manifestino addirittura una complementarietà, lo dice un'espereinza umana, intellettuale e spirituale,  riguardo al dolore e alla gioia. Infatti, la gioia senza dolore diviene euforica, disforica e poi infine banale. Il dolore senza la gioia suscita un comportamento duro, egocentrico, addirittura autistico.   Il dolore unito alla gioia non solo dona la pace interiore, ma suscita anche relazioni umane più autentiche. L'esteriore senza interiorità diviene folklore, spettacolo, esibizionismo narcisista. L'interiore senza l'esteriore si priva dei mezzi per creare relazione, comunione e comunità!

                                        don Carmelo Guarini


venerdì 21 luglio 2023

FARE FRONDA

 Fare fronda per conciliare gli opposti. 

Miseria e grandezza dell'uomo si possono concliare, diceva Pascal.  Come ?   Nel Pensiero 556 afferma: "La religione cristiana insegna dunque insieme agli uomini queste due verità: che c'è un Dio di cui gli uomini sono capaci, e che c'è una corruzione nella natura che li rende indegni di Lui. Importa agli uomini di conoscere l'uno e l'altro di questi punti. Ed è ugualmente pericoloso per l'uomo di conoscere Dio senza conoscere la sua misericordia, e conoscere la propria miseria senza conoscere il Redentore."

Nel seicento, grand siècle della Francia, si sta affermando, anche se ancora in forma elitaria,  un certo ateismo. Pascal ribadisce due atteggiamenti della fede che allontanano l'ateismo: Il primo è credere alla misericordia di Dio manifestatasi in Gesù  Cristo, il secondo l'esistenza del peccato che ha richiesto l'incarnazione di Dio in Gesù Cristo.

Voi non ci credereste, ma la conciliazione degli opposti (miseria e grandezza dell'uomo) per Pascal rende possibile il superamento della controversia tra i gesuiti che difendevano la libertà e i giansenisti di Port- Royal che insistevano sulla fede. Ma non è finita : l'allenza degli opposti permetterebbe di tenere insieme la difesa della fede da parte di Lutero e di Calvino e la salvezza mediante le opere buone ribadita dal Concilio di Trento!

Fare fronda, sembrava dire Pascal, serve oggi e servirà ancora di più fra tre o quattro secoli, per non omologarsi all'ateismo dominante. Un ecumesimo ante litteram quello di Pascal: tenere insieme gli opposti (ossia: et et) piuttosto che metterli in contrapposizione (ossia: aut aut) è proprio del cattolicesimo, ma potrebbe  esserlo anche dell'ortodossia, dell'anglicanesimo, del luteranesimo e del calvinismo. Ogni chiesa (anche quella cattolica)  si avvicinerebbe all'altra, se vivesse con più fede e con più amore la relazione con Gesù Cristo e la pratica del suo Vangelo.

Come mette insieme Pascal lo spirituale e il politico? Non seguendo le opinioni gallicane di Bossuet e dell'Assemblea del clero di Francia, ma riaffermando la fede cattolica nella sede apostolica di Roma e la fede nella parola del Vangelo "date a Dio quel che è di Dio, e a Cesare quel che è di Cesare", ossia tenendo distinti lo spirituale e il politico, non facendoli coincidere!

                  don  Carmelo Guarini 

sabato 15 luglio 2023

Vero e falso

 Tra la filosofia come comprensione e la filosofia come rivoluzione Karl Marx aveva fatto la sua scelta, quando aveva affermato che "sinora la filosofia ha interpretato il mondo; ora si tratta piuttosto di trasformarlo".  E come si potrebbe trasformarlo, senza prima averlo compreso?   Aveva ragione Augusto Del Noce a parlare di Marx come di "un acuto sociologo e di un debole antropologo". La riprova di ciò la si trova in un giudizio di Nicolaj Berdiaeff, in uno scritto "Le fonti e lo spirito del comunismo russo", citato da Augusto del Noce nel libro Il problema dell'ateismo p. 229: "Le dispute filosofiche della Russia sovietica SI PRESENTANO IN UN MODO PARTICOLARE: la distinzione del vero e del falso sembra meno urgente che la distinzione tra l'ortodossia e l'eresia."

Un'indicazione orientativa sbagliata a Marx l'aveva data Hegel quando aveva affermato "il reale è razionale ; il razionale è reale", annullando in questa maniera la tensione filosofica tra il reale e l'ideale. Infatti è in questa tensione che si trova sempre nella storia della filosofia la fecondità del pensare. Tra l'altro, Hegel dicendo che "la contraddizione è l'anima della realtà" e non piuttosto che "l'opposizione è l'anima della realtà", creando una finta dialettica tra tesi e antitesi (che si risolve in una irreale sintesi), sarebbe incorso in un errore di logica, che Romano Guardini ha così corretto. L'opposizione (Gegensatz) esiste: polo nord e polo sud esistono emtrambi; anche vita e morte sono in opposizione, ma non in contraddizione (infati la morte offre alla vita la possibilità di una differita). La contrraddizione invece, come ha affermato Wittgenstein, non può esistere in quanto s'identifica con l'assurdo. Ciò che ancora non conosciamo non è assurdo, ma mistero, ossia esiste ancora la possibilità che venga conosciuto.

Ha avuto ragione Berdiaeff a dire che la distinzione tra il vero e il falso subentra alla distinzione tra ortodossia ed eresia, anche perchè l'ortodossia viene richiamata all'ordine dall'ortoprassi, quando  avesse confinato la verità nell'astrazione tenendola lontana dalla vita o dal vissuto. 

Accanto alla distinzione tra vero e falso occorrerebbe aggiungere un'altra distinzione (riguardante il vissuto) tra autentico e illusorio.

                                                        don Carmelo Guarini

giovedì 13 luglio 2023

Coscienza e libertà

 La relazione trinitaria del Dio di Gesù Cristo non è soltanto un modello comunicativo; è anzitutto e soprattutto un modello perfomativo e trasformativo. Il che significa che nell'esperienza antropologica della relazione autentica non sono escluse nè la coscienza nè la libertà; anzi, queste due forme di interiorità dell'essere umano non vengono lasciate in un limbo autistico, ma piuttosto sono orientate ad esprimersi nell'esteriorità, ossia sono finalizzate alla relazione.

L'evoluzione umana della coscienza e della libertà dall'homo sapiens all'homo faber (ossia dall'uomo che pensa all'uomo che lavora) oggi non potrebbe fare resistenza ad un ulteriore avanzamento, ossia al passaggio verso l'homo patiens. Come giustificare questo ulteriore passaggio? Non è un capriccio, e neppure un tentativo anacronistico e ingiustificato di creare un nuovo mito. L'homo patiens è la risposta terapeutica ad una malattia psichica mortale (che non è di oggi, ma risale a quasi un secolo), ossia il vuoto esistenziale (come lo chiamava 80 anni orsono lo psichiatra viennese Victor Frankl), il non senso della vita quando l'essre umano si trova di fronte ad una frustrazione che non può essere superata nè materialmente (facendo ricorso alle energie fisiche del corpo) nè psichicamente (ricorrendo alle energie psichiche dell'anima). Come può essere superata la frustrazione di fronte al vuoto esistenziale? Con la vita dello spirito, che fa ricorso alla libertà e alla coscienza ( spese non soggettivisticamente o narcisisticamente ) nella ricerca di un'esoerienza autentica di verità e di amore.

La storia  spirituale dell'umanità   ( a  meno che non si voglia negarla, per affermare una storia materialista destinata all'entropia,  anzi programmata come mortifera) non spinge l'evoluzione soltanto verso la ricerca della verità, ma ancor più pienamente verso l'unificazione di corpo, psiche e spirito.  L'intelligenza che ascolta lo spirito riesce a valutare che la pace è preferibile alla guerra (= inutile strage), che lo sforzo di unificazione è preferibile al conflitto. A cosa servirebbero coscienza e libertà se spingessero verso la morte piuttosto che verso la vita?

Se la psiche riesce soltanto a suscitare desideri ( l'eros non può fare altro), è lo spirito a proporre alla libertà e alla coscienza gli ideali da realizzare!

                                                             don Carmelo Guarini

martedì 11 luglio 2023

La donna, il carisma, lo spirito

 Jacques Lacan aveva presentato come una triplice costellazione (pleiade) : la donna, l'amore, l'anima. Io direi che ai nostri giorni il cambiamento potrebbe essere realizzato più dalle  donne che dagli  uomini, a condizione che l'amore venga vissuto creativamente come un carisma, e che lo spirito mostri il di più dell'anima, cioè più ideali che desideri! Dell'anima, infatti, sono i desideri; dello spirito, invece, gli ideali. L'anima è ancora vita umana; spirito è vita divina!

Un esempio per comprendere la distinzione tra anima e spirito. Nel medioevo e ancora in età moderna c'era un modo di dire che manifestava il senso di pudore presente nelle donne e nei confessori. Quando una donna, in confessione, diceva "ho mangiato molto prezzemolo", il confessore capiva che la donna aveva abortito,  perchè rimasta incinta di una gravidanza non desiderata. Il senso di pudore era sia nelle donne sia nei confessori. Il peccato non veniva negato, ma affidato alla misericordia di Dio e al pudore del giudizio umano!

Un altro esempio: la rigorosa distinzione tra foro interno e foro esterno manifestava ancora in età moderna non tanto un atteggiamento ipocrita quanto un senso di rispetto (di non umiliazione) nei riguardi del peccatore. Immaginiamo quanta vergogna abbia suscitato nella donna colta in adulterio la condanna dei dottori della legge e dei membri del Sinedrio. Gesù cerca di rimediare a quella umiliazione, che avrebbe potuto trasformarsi nella donna in disperazione, facendo comprendere ai dottori della legge e membri del Sinedrio, quanto l'amore di Dio ed il suo perdono agiscano con discrezione, quanto la distinzione tra foro interno e foro esterno sia un'espressione dello spirito. Il foro esterno riguarda una relazione giuridica; il foro interno valorizza la relazione interiore, nella quale la coscienza della persona rimane il santuario inviolabile della presenza divina.

Nel Novecento abbiamo potuto cogliere lo spirito e il carisma in donne come Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich, Magdeleine di Gesù, Edith Stein, Raissa Umanschoff Maritain,   ...................    Il loro carisma emanava da una vita nello Spirito Santo!

                                           don Carmelo Guarini

                           

venerdì 30 giugno 2023

Invito ad un evento

                                                                      INVITO


                                La Biblioteca Ecclesiale  e l ' ISBEM  propongono un evento 


           Sabato 8 luglio alle ore 19,30  presso l'ex convento dei Cappuccini, in via Reali di Bulgaria, 

presentazione del libro  L'evento -


L'autore, don Carmelo Guarini dialogherà col dott. Walter Romano, già docente presso la SSPL  Università del Salento, e con quanti vorranno intervenire sull'argomento  relazione e cultura dell'incontro.  Il dott. Francesco Scalera sarà il moderatore.


A chi vorrà approfondire l'argomento sarà offerto in dono il libro  L'evento - la sfida - il Noi

L'evento verrà registrato ed il video verrà messo in rete, per offrire l'opportunità d'incontro anche a

coloro che non hanno potuto partecipare dal vivo.


     

sabato 24 giugno 2023

Propaganda e opinione pubblica

 "Prova questo prodotto...  Prova quest'altro...." : il bombardamento della propaganda crea un'opinione pubblica soggetta ai  consumi. La persona non è più soggetto libero, in grado di fare scelte in base al proprio ideale. La persona stessa è ridotta a oggetto.  Questo è l'esito della propaganda : l'uomo oggetto, non più soggtto; non più artefice del proprio destino!

Si può cambiare o bisogna rassegnarsi al potere della propaganda e del "capitalismo della sorveglianza"? Bisogna rassegnarsi a coloro che vogliono manipolare l'opinione pubblica?

Il buddismo zen chiama satòri il risveglio spirituale. Il cristianesimo dice il cambiamento (ossia la conversione) con due parole greche (risalenti a duemila anni orsono) : metanoia ed epistophè. La  meditazione e l'intelligenza critica possono restituire alla persona la libertà di pensare e di agire, e la creatività per non ripetere ossessivamente il già detto e il già fatto.

All'ossessione della propaganda occorre rispondere rivalutando l'intelligenza umana e la sua capacità di miglirare la propria vita ed il mondo. Allo spirito, reso impotente dalla propaganda della potenza dell'istinto ( ciò che Freud ha iniziato, forse non lo avrebbe concluso con un sesso divenuto non solo anarchico, ma infine consumo incontrollato) e dalla potenza della volontà (forse Adler e Nietzsche non avrebbero confuso tra la necessaria autostima e il miserabile narcisismo).

Galimberti ha detto che il cristianesimo è "la religione dal cielo vuoto". Infatti l'incarnazione porta il cielo sulla terra: ora Dio-Figlio è entrato dentro la storia dell'umanità, ma lasciando la libertà di aderire al suo disegno e di seguire lo Spirito nel rifacimento della natura umana e della persona. 

                                      don Carmelo Guarini


 

domenica 18 giugno 2023

Ecclesiologia e politica

 "Il primato dello spirituale" è ciò che un cristiano, e a maggior ragione un vescovo, deve affermare di fronte alla politica e alla scienza. Non a caso Jacques Maritain difendeva il papa Pio XI   che aveva condannato l'Action française e Maurras per la professione di ateismo e la simpatia soltanto strumentale che avevano verso i cattolici (cioè erano interessati solo ai voti), ma non nutrivano nessun interesse per la causa del Vangelo e per la vita cristiana.

Qunado alcuni vescovi italiani, decenni orsono, hanno salutato Silvio Berlusconi "uomo della provvidenza" (metto di proposito la p minuscola) per la sua discesa in campo nella vita politica, non hanno valutato bene o non hanno fatto un serio discernimento sul progetto politico capitalista; la conseguenza è stata uno scadimento della partecipazione democratica, un arretramento dell'economia etica e solidale (disoccupazione aumentata e salari dimunuiti). Quei vescovi avevano dimenticato o non avevano mai meditato sulla relazione tra chiesa e politica come era stata vissuta da Atanasio di Alessandria, da Gregorio di Nazianzo e Giovanni Crisostomo, patriarchi a Costantinopoli. Atanasio si era opposto a Costantino, che aveva preso le parti di Ario. Lo stesso avevano fatto Gregorio di Nazianzo e Crisostomo, con la loro opposizione all'imperatore.  In occidente, Ambrogio di Milano e Martino di Tours avevano condannato pubblicamente l'imperatore per le scelte ingiuste e offensive della legge da lui compiute. Ma,  diversi secoli dopo, troviamo in Inglilterra due primati e arcivescovi di Carterbury che si oppongono al re;  Anselmo d'Aosta e Thomas Beckett vanno in esilio per non divenire ostaggio del re, e Beckett verrà ucciso nella sua cattedrale una volta tornato a Canterbury.

La relazione tra la politica e l'ecclesiologia dev'essere molto chiara dal punto di vista dottrinale e morale, per non finire succubi e adulatori della mondanità, alla quale sono esposti in egual misura sia i politici sia i cristiani, non esclusi gli ecclesiastici. 

Il primo dovere dei cristiani, e anzitutto dei vescovi e dei presbiteri che sono responsabili dell'educazione alla fede e alla vita dei cristiani, è insegnare il primato dello spirituale, l'aderenza stretta al Vangelo di Gesù Cristo, che ha detto "Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio."   Che i politici facciano politica che la chiesa testimoni al di sopra di tutto il Vangelo; così diverrà non solo credibile e rilevante, ma attirerà a Gesù Cristo quella folla di popolo che Ambrogio e Martino seppero conquistare anche con la loro opposizione alla politica ingiusta e offensiva verso la legge e l'umanità.

                                don Carmelo Guarini

domenica 11 giugno 2023

La propaganda e la scelta libera

 Quanta parte gioca la propaganda nella rivendicazione delle unioni gay? Il diritto alle coppie omosessuali va certamente riconosciuto;  ma altrettanto va espresso  riguardo all'unione uomo-donna e al matrimonio. I social propagandano le unioni omosessuali a tamburo battente, al punto da creare una vera ossessione specialmente negli adolescenti, sia maschi che femmine. 

La scelta libera deve confrontarsi con la verità, che in questi tempi di menzogna è sottostimata e sottovalutata: Anzi, la maggior parte degli individui farebbe la domanda di Pilato: Cos'è la verità?  Colui o colei che medita, riflette, ricerca, sa che il nodo  della libertà si scioglie nella relazione. Esiste una relazione autentica ed un'altra illusoria. La relazione con se stessi è autentica quando tiene insieme la dimensione intellettuale e spirituale. Chi non s'accorge di obbedire alla potenza dell'istinto o alla volontà di potenza, non ha fatto approfondimento intellettuale, altrimenti avrebbe scoperto quanto Freud e Adler e Nietzsche abbiano saputo mostrare lo spirito del tempo (lo Zeitgeist) e quanto abbiano ignorato il tempo dello spirito.

Tanti individui che esaltano le unioni omosessuali non si rendono conto di quanto siano schiavi, intellettualmente e spiritualmente dello spirito del tempo. Infatti l'esaltazione dello spirito del tempo lo si ritrova proprio in questa propaganda a tamburo battente: potenza dell'istinto, volontà di potenza, impotenza dello spirito.

E' assolutamente necessario che venga testimoniata la potenza dello spirito: cristiani, ebrei, islamici, buddisti, pensatori di buona volontà devono mostrare che la libertà interiore è radice delle libertà esteriori. Scoprire e coltivare l'interiorità è ricerca della pienezza della vita e della libertà. 

La propaganda schiavizza!

mercoledì 7 giugno 2023

Il cristianesimo e il nazionalismo in Europa

 Il movimento ecumenico e il movimento biblico, nella prima metà del Novecento, hanno preparato il Concilio Vaticano II, che si è tenuto nella seconda metà dello stesso secolo.   

Così Nicolaj Berdiaev, nella sua Autobiografia spirituale, testimonia l'ecumenismo: "Al tempo dei nostri incontri interconfessionali (siamo negli anni trenta del Novecento), nella mentalità e nel pensiero cristiano occidentale cominciarono a prevalere più che altro le tendenze conservatrici. E dappertutto si avvertiva una sorta di fascino dell'autorità e della tradizione. Le tendenze più conservatrici presenti in ambito cattolico e protestante erano però ben diverse dalle tendenze conservatrici presenti in ambito ortodosso. Tuti i cattolici e i protestanti occidentali avevano un profondo rispetto per il pensiero e la cultura, non avevano la benchè minima traccia di quell'oscurantismo così caratteristico, invece, di molti ortodossi russi."  (p. 294)

Berdiaev, un russo appartenente alla nobiltà e all'intellighenzia della Russia, fa un'analisi spassionata, per amore della verità e nella più grande libertà, non solo della situazione religiosa cristiana in Europa e in Russia, ma anche di ciò che riguarda l'orientamento politico. Scrive nell'Autobiografia: "Mi ha stupito, turbato e indignato il nazionalismo che regna un pò dappertutto in Europa, la tendenza di tutte le nazioni ad auto-esaltarsi e attribuirsi un valore assoluto. Ho sentito degli ungheresi e degli estoni parlare della grande ed esclusiva missione dell'Ungheria e dell'Estonia...   (...)  La nazione ha sostituito Dio." (p.300)

L'Europa ha una storia antica: la tradizione rappresenta per essa una radice profonda, ma il conservatorismo può bloccare il rinnovamento e la creatività. Sia il cattolicesimo, sia l'anglicanesimo hanno indicato l'oltre del nazionalismo, quell'oltre che non toglie nulla all'amore per la propria patria, ma spinge ad amare la patria altrui come la propria. Il cristianesimo in Europa ha ancora un compito fondementale da svolgere: unire le diversità. Valorizzando il molteplice, occorre non dimenticare lo slancio verso l'unità!

                                                        don Carmelo Guarini

martedì 6 giugno 2023

Lo sviluppo dello spirito

 L'evoluzione (è un'ipotesi, non è ancora teoria perchè mancano le prove ) si lega ad una visione determinista (manca il soggetto).

Lo sviluppo dello spirito si lega all'idea di libertà (che richiede il superamento dell'atteggiamento anarchico). La rivista Esprit venne fondata in Francia nel 1932 da un gruppo di intellettuali tra cui spiccava E. Mounier. Lo scopo era quello di superare il materialismo individualista moderno.

Nell'Autobiografia spirituale, scritta anni dopo, Nicolaj Berdiaev parlando degli anni in cui Mounier si rivoltava contro l'indivialismo e il materialismo, scriveva: " Mi trovo in uno stato di assoluta presa di distanza rispetto alla mia epoca. Canto la libertà, mentre la mia epoca la odia; non amo lo Stato e ho una tendenza anarchico-religiosa, mentre la mia epoca divinizza lo Stato, sono un personalista convinto mentre la mia epoca è collettivista. (...)  amo il pensiero filosofico mentre la mia epoca gli è indifferente."  ( N. Berdiaev, Autobiografia spirituale, p. 290) 

Lo sviluppo dell'intelligenza critica è sviluppo dello spirito e tende al superamento dell'anarchismo individualista e collettivista da un lato, e dall'altro intende superare l'atteggiamento gregario nei confronti dello Stato e di qualsiasi istituzione. Lo spirito non spinge verso la ribellione alle istituzione, nè verso la diserzione nei riguardi della problematica presente nel mondo. Lo spirito sa cogliere quello che c'è di stabile e di essenziale nella tradizione, e nello stesso tempo è aperto al nuovo. Lo spirito indica la scelta più giusta tra la guerra e la pace, tra la verità e la menzogna, tra il calcolo opportunista e il dono disinteressato, tra la fede e lo scetticismo.

Lo spirito aiuta a cogliere in maniera nuova quello che lo spirito dell'epoca ha peduto: la fiducia nell'altro, che alimanta la fiducia in se stessi. Fa vedere la differenza tra auto-stima e narcisismo!

L'evoluzione darwiniana marcia all'indietro: vuole ricondurre l'essere umano alla scimmia.

Lo sviluppo dello spirito guarda in avanti e al futuro: intende realizzare un progetto neghentropico!

                                                     don Carmelo Guarini

giovedì 25 maggio 2023

L'investimento

 Affari e cultura : sembra che vada molto meglio a Hong Kong che a Pechino! Ciò che fa la differenza è l'arte come evento culturale, che umanizza il mondo degli affari digitali, compresa l'intelligenza artificiale.

La svolta antropologica contemporanea, che evidenzia il desiderio di realizzazione personale (più che individuale), è sfidata dal tenere in piedi e uniti interesse e bisogni. 

Come coniugare interesse e bisogni? Una prima attenzione : la creazione illimitata di bisogni artificiali può ottenere l'effetto contrario a quello desiderato; ossia, un bisogno individuale non può essere staccato dagli altri bisogni relazionali, sia naturali che culturali. Un'attenzione va data anche all'interesse: ossia un'idea non può contenere soltanto un interesse; dev'essere verificata nella vita se produce una crescita non settoriale della persona, e ancora se crea relazioni qualitativamente rilevanti. 

La vita interiore richiede una cura di anni perchè la persona non si blocchi di fronte ad una difficoltà: lo sforzo, la vitalità, la tensione sono gli strumenti iniziali per giungere ad uno sforzo senza sforzo, ad una vitalità che coniughi attaccamento e distacco, e infine una tensione che metta in rilievo non solo l'azione ma anche l'accoglienza dell'altro.

Colui che investe su Dio non rimanda il risultato ad un aldilà dopo la morte (Galimberti direbbe che il cristianesimo si troverebbe così di fronte ad un cielo vuoto), ma fa dello spirito e della vita spirituale un investimento di crescita. Il futuro dell'evoluzione umana sarebbe ora la crescita dello spirito, che potrebbe rendere più umana la svolta tecnologica dell'intelligenza artificiale. L'investimento sarebbe più vicino al gioco, che richiede sforzo, vitalità e tensione, che non al divertimento, che distrae e devitalizza nel momento in cui svia dalla crescita spirituale.

                                   don Carmelo Guarini

giovedì 18 maggio 2023

La cattiva coscienza

 Parlando della teologia del profondo, A.J. Heschel scrive: "Uno dei doni più preziosi che l'umanità ha ricevuto dalla Bibbia è la cattiva coscienza. (...) Chi potrà mai essere soddisfatto delle proprie azioni ? Non c'è voce più autentica del rimprovero mosso dal profeta a chi si compiace di se stesso, del suo appello alla penitenza:  "Sto dinanzi a te come un vaso pieno di vergogna.". "

La storia della chiesa è stata insegnata esercitando la cattiva coscienza, non la coscienza cristiana, che dovrebbe rifarsi a Cristo, cuore del mondo (Das Herz der Welt). Nella manualistica si trovava una giustificazione delle guerre, la condanna delle eresie ma troppa indulgenza verso la  ricchezza e l'esercizio oppressivo del potere, un atteggiamento ipocrita verso la carne e il sesso. In realtà, l'incarnazione non vuol dire esaltazione della carne, ma redenzione della carne attraverso una crescita dello spirito. Questo metodo d'insegnamento della storia della chiesa lo si è potuto riscontrare anche nella catechesi parrocchiale. Il metodo che la storia della chiesa dovrebbe seguire, il suo punto di partenza è la coscienza di fede derivante dal Vangelo.

Come si può vivere la religione in una società libera? Si chiede Heschel. E cosa si può fare perchè una cattiva coscienza divenga buona coscienza?  Scrive il teologo ebreo: "La religione contemporanea chiede poco all'uomo. E' pronta a offrire conforto; non ha il coraggio di provocare. E' disposta a fornire edificazione; non ha l'ardire di spezzare gli idoli, di mandare in frantumi la dura insensibilità. Il guaio è che la religione è diventata istituzione, dogma, rituale. Non è più evento. La sua accettazione non comporta nè rischio nè tensione.".

La coscienza cristiana vive dell'evento Cristo: non può riferirsi ad altro se non a quello che Gesù Cristo ha pensato, ha detto, ha fatto.Quello che la coscienza cristiana propone al cristiano è di pensare, parlare, agire tenendo sempre presente la parola di Cristo. La cultura potrebbe essere rinnovata soltanto da una coscienza che genera eventi dietro la spinta dello Spirito, e non si fermi all'istituzione, al dogma , al rito!

martedì 16 maggio 2023

La forza dell'astensionismo

 Gli astensionisti dicono: abbiamo votato; siamo saliti sull'Aventino, e questo è il nostro voto. Che voto è questo? Non è un voto politico, è un voto mistico. Non è un voto confuciano; è un voto buddhista.

Confucio è stato un politico, principalmente. Buddha è stato un mistico. Quale la differenza? Il mistico è sempre contro la guerra: esercita il distacco dalle cose e da se stesso, vive la compassione; non potrebbe mai approvare la guerra. Il politico confuciano è opportunista: guarda anzitutto alla convenienza, all'utilità, e se la guerra gli sembra portare un utile, non tarda ad approvarla e a scatenarla.

Cosa dicono gli astensionisti? Non scendiamo dall'Aventino, se non cambiate politica! Dicono ancora (e questa è una variante sul tema dominante): noi giovani facciamo delle tende vicino all'Università; avete mancato di sviluppare l'edilizia scolastica; poi ci costringete ad emigrare in altre nazioni per trovare un lavoro dignitosamente retribuito. Voi politici non avete lavorato per tutti i cittadini, per i bisogni di tutti; avete favorito i più ricchi; come i loro discorsi, anche i vostri sono stati un BLA BLA BLA!

Facciamo parlare i fatti, quelli messi in atto da Buddha (più silenziosi, rispettosi e significativi), ma anche quelli di Confucio (fin tanto che sono inclusivi, concilianti, non-violenti). E voi, signori del potere, del dominio e del benessere, chiaritevi le idee, cominciando a considerare che il nostro astensionismo è un voto, una bocciatura della politica. Noi abbiamo scoperto che l'Aventino può essere il colle di Roma non solo il più mistico, ma anche il più politico. Siamo accanto ai sindacati. Anzi diciamo ai sindacati: riguadagnate la centralità dei corpi intermedi, e non abbandonate i più bisognosi e i più poveri!

                                         Don Carmelo Guarini

domenica 14 maggio 2023

Un'immensa-infinita speranza

 Una speranza che attraversi lo spazio e il tempo, e non imploda nella disperazione, è un percorso dello spirito!

Nel Faust di Goethe si trovano queste disperate parole: "Grigia è ogni teoria, ed eternamente verde è l'albero della vita." 

Niente di più falso, o meglio si potrebbe dire: così pensa colui che non crede che "la teoria è conoscenza creativa, ossia contemplazione del mistero." Una logica che riesca a tenere insieme lo spirito e la vita, esprime una conoscenza che ascolta la coscienza. Il potere del finito non può essere contro l'aspirazione all'infinito, ossia contro l'affermazione del puro dono. La coscienza ha il primato sulla conoscenza. A chi obbedisce la coscienza? Non all'io, non al dominio dei midia, dell'economia, della politica, dell'immagine, del successo, ....  La coscienza obbedisce alla relazione.       Mentre la conoscenza trova tanti modi per sfuggire alla relazione (infatti, ciò che le viene comunicato, pur infrangendo la libertà, la giustizia e la verità, può essere accolto come una schiavitù inevitabile), la coscienza non si rassegna e non rinuncia mai a perdere libertà, giustizia e verità. Se lo facesse, perderebbe se stessa e indurrebbe la persona a  perdere la propria libertà e dignità.

Il percorso dello sprito è un viaggio di un'immensa-infinita speranza, è una vita che non muore!

venerdì 12 maggio 2023

Epidemia di solitudine?

 La solitudine non coincide con l'isolamento. 

L'assedio può essere un modo per creare  isolamento.   Può essere fisico o sociale: possono venir meno il cibo, l'acqua, infine anche l'aria e il respiro. Nell'isolamento è difficile trovare una via d'uscita; soltanto un imprevedibile può salvare dall'isolamento. Due anni di covid-virale e un anno di guerra nel cuore dell'Europa hanno fanno emergere quelle che Recalcati chiama nuove melanconie. Tra queste, non la solitudine ma l'isolamento è emerso come fenomeno nevrotico, anzi come malattia noogena (come direbbe Victor Frankl).

Se l'isolamento fa emergere il vuoto esistenziale, la solitudine è in grado di curarlo attraverso il silenzio e la meditazione. La scoperta del silenzio: se i rumori distraggono e rimuovono la riflessione sul senso della vita, il silenzio riconduce alla meditazione e alla relazione autentica con se stessi e con gli altri.

Cosa consentono di sviluppare silenzio e meditazione, nella solitudine? Non solo attenzione, concentrazione, ascolto del cuore e dell'intelligenza, ma soprattutto il mistero della vita.      La meditazione chiarisce le idee. La vita è mistero, non è l'assurdo. L'intelligenza riesce a distinguere meglio tra lo spirito del tempo (l'immagine, la propaganda, ...) ed il tempo dello spirito ( il mistero del tempo lo si trova nel fatto che è neghentropico, non entropico). Il mistero è un'idea limite, come l'assurdo. Ma, mentre dell'assurdo non si può ammettere l'esistenza, perchè nega la speranza della vita e dello spirito, rendendo anche la storia un desiderio inutile; il mistero, invece apre la speranza di un inizio sempre nuovo. Ciò che l'assurdo non potrebbe portare a soluzione, perchè afferma l'entropia della vita, il mistero apre il percorso neghentropico. 

Silenzio e solitudine conducono dentro il mistero della vita : dicono che si può lottare per risolvere il conflitto tra verità e ragione, tra ideale e reale, tra violenza (sempre in crescendo ai nostri giorni) e la non-violenza. Si può capire che le donne siano diventate più arroganti: sono in ascesa nella famiglia e nella società. Ma capire non significa giustificare. Se le donne ripetono la violenza già praticata dagli uomini, retrocedono in realtà, non crescono! Si può capire anche che i giovani si sentano penalizzati da una società del successo e del benessere ( i consumi e l'usa e getta, il degrado ambientale e sociale che ricevono in eredità), ma non giustifica il fatto che anch'essi scelgono non il sacrificio ma il godimento, le ralazioni ipocrite invece delle relazioni autentiche.

Il mistero non decreta nella morte  la fine della vita, ma ne prospetta l'espansione nella dimensione dello spirito : la meditazione (nella solitudine e nel silenzio) fa emergere un'esperienza dell'irriducibile, cioè il fatto che mentre la materia corporea si dissolve (la cura inflazionata del corpo ha creato un'illusione di eterna giovinezza), sta preparando un accrescimento energetico. 

Se si sviluppasse davvero un'epidemia di solitudine, potremmo sperare in una crescita della coscienza, che sarebbe in grado di contrastare un uso inflazionato della conoscenza!

                                                     don Carmelo Guarini

domenica 7 maggio 2023

Una lettura sinottica

 La logica della sovrabbondanza (quella che Gesù Cristo afferma nelle parabole e nei detti riportati nei vangeli) sostituisce la logica dell'equivalenza (presente nell'idea di giustizia che il Primo testamento intendeva affermare). Questa la differenza che Ricoeur vede affermata nell'ebraismo e nel cristianesimo. La logica dell'equivalenza è contenuta sinteticamente nel detto "occhio per occhio, dente per dente". La logica della sovrabbondanza, mentre riafferma l'idea di giustizia, sostituisce il dono e la generosità al calcolo delle proporzioni. 

 A. J. Heschel, quando parla della preghiera, afferma che essa si esprime magnificamente nel canto di lode: anche in questo caso si tratta del fatto che, per rispondere adeguatamente alla sovrabbondanza divina, non si può non lodare con la musica, con la quale il canto esprime la sovrabbondanza. Con quali strumenti si potrebbe esprimere una preghiera di sovrabbondanza  in canto e musica? Non con le trombe e con i tamburi, ma con i violini. E' noto che, tra gli strumenti musicali, quello che canta di più e meglio è il violino!

Una lettura sinottica di P. Ricoeur e di A. J. Heschel suggerisce un accostamento interessante tra la preghiera come disciplina (Heschel) e la logica della sovrabbondanza presente nelle parabole raccontate da Gesù Cristo (Ricoeur). La preghiera in canto e musica non annulla la disciplina, ma la conduce nel suo punto più alto, esprimendo la sovrabbondanza del cuore. D'altro canto, la logica della sovrabbondanza  presentata da Gesù Cristo non annulla l'idea di giustizia, ma la conduce nel punto più alto, cioè nel punto in cui la giustizia diviene puro dono, generosità senza pretesa di ricambio o di ritorno.

                                            don Carmelo Guarini

domenica 30 aprile 2023

Nella teoria dei giochi ................

 Cosa c'è nella teoria dei giochi , che il prof. Odifreddi indica come l'ultimo approdo della fisica ? Più di dieci premi Nobel si sono mossi in questa direzione, dice lui!

Cosa manca? C'è troppo calcolo e poco dono, nella teoria dei giochi! Vediamo un pò il contributo fornito dai maestri del sospetto, Marx, Freud, Darwin, Nietzsche, alla chiarificazione del rapporto tra gioco e interesse. Marx ha rovesciato l'economia positivista, ma nel prospettare un'altra economia più giusta, ha escluso dal gioco la variabile della libertà; ha parlato troppo dell'economia sociale e troppo poco della persona. Freud ha smitizzato il positivismo della neurologia, e introducendo nel gioco la variabile della psiche, ha ripreso a costruire l'edificio dell'umanesimo con il piano terra; rimane ancora da costruire il piano superiore. Darwin ha giocato un brutto tiro all'idea di creazione, sostituendola con l'idea di evoluzione, ma il suo gioco sporco è stato il non aver preso sul serio la nascita del linguaggio (per Chomskj è innato; difatti le scimmie antropomorfe non imparano il linguaggio umano dall'esterno, ossia nenche quando sono intereattive con gli uomini) e la nascita del pensiero (che esiste negli animali ma non nella modalità dell'homo faber, dell'homo sapiens e dell'homo patiens). Infine Nietzsche ha fatto il gioco più sporco, quasi riassumendo e sintetizzando ciò che avevano prospettato gli altri maestri del sospetto: la civiltà occidentale muore insieme al cristianesimo; la potenza dell'istinto rende impotente lo spirito, ma anche la storia. Per il filosofo del nichilismo soltanto l'istinto conta, non lo sviluppo.

Il gioco è fatto! I giochi sono chiusi? Niente affatto! Il calcolo non riesce a dire nulla sull'aspirazione all'incommensurabile! E poi: la fisica vorrebbe avere il monopolio della conoscenza. E cosa ci guadagna l'umanità a perdere la metafisica, la spiritualità (sia buddista, sia islamica, sia cristiana)? Ogni perdita dovrebbe contemplare un guadagno! Se la perdita arreca un danno ulteriore, non è credibile, non è rilevante ai fini dello sviluppo, non è condivisibile da coloro che desiderano la pace e l'armonia più che il conflitto!

Nella teoria dei giochi, prof. Odifreddi, vince colui che crede di più e ama di più! I giochi non sono fatti e non sono chiusi; si sono appena aperti!

                                       don Carmelo Guarini

giovedì 27 aprile 2023

Oltre la crisi” - secondo appuntamento relazione cura di don Carmelo Gu...

Il viaggio

 Ulisse viaggia per divenire un eroe della conoscenza? Aveva come meta di ritornare in patria? Tutto quello che ha imparato durante il viaggio, gli è servito per riappropriarsi delle relazioni perdute, sia familiari, sia della patria. L'identità per lui non era più una malattia, la conoscenza dello straniero (o del diverso) e l'aver compreso come trattarlo, aveva aperto la relazione con l'altro.

Enea, il pius Aeneas, creato da Virgilio per offrire un nuovo mito alla nascita di Roma (il primo mito, fondato su una guerra fratricida, ossia il primo re è colui che ha ucciso il fratello) in età augustea, per dare lustro alla pax augustea,  anche lui è un viaggiatore come Ulisse, ma con la differenza che Enea fonda una nuova città e  una nuova patria. 

Ulisse, il viaggiatore eroe della conoscenza, riafferma il suo potere sulla famiglia e sulla propria patria. Enea, il viaggiatore che intende fondare una nuova città e dar vita ad una nuova patria, sulla pietas intende fondare la città che dovrebbe amare la pace.

I miti sono funzionali ai nuovi bisogni e lanciano una sfida ai miti antichi. Se qualcosa rimane in piedi, è segno che porta in sè un pegno di immortalità. Un idolo di pietra o di legno può essere distrutto. Un viaggio, che sia soltanto uno spostarsi fisicamente, anche quando ci si sposta velocemente, non è detto che approdi ad una meta, se non ha in animo di giungere ad una meta.

Il viaggio interiore è quello che non può mai prescindere dalla meta, ma è il più difficile,  perchè la meta non è così materiale come quella richiesta a colui che viaggia per lavoro o per turismo. Il viaggio interiore è un viaggio dello spirito: deve saper mettere insieme lo spirito del tempo (lo ZeitGeist) con il tempo dello spirito (lo Zeit der Geist). Nello spirito del tempo trovi la storia dell'umanità (che può avere nostalgia della scimmia, al punto da considerarla proprio progenitore, e da proiettarla nel futuro per realizzare una scimmia algoritmica); nel tempo dello spirito si considera il viaggio interiore come un'apertura alla libertà e alla creatività.

C. Darwin, io lo metterei tra i maestri del sospetto, ossia insieme a Marx, Freud e Nietzsche, non ha considerato il viaggio interiore dell'umanità; nell'autobiografia ha fatto un'autocritica parziale, dicendo di aver perso il senso estetico, ma sulla perdita del senso spirituale o mistico non ha saputo dire niente.

A. J. Heschel così scriveva nella seconda metà del secolo scorso: "Nel campo della religione prevale l'analfabetismo, sia intellettuale che spirituale, l'ignoranza oltre che l'idolatria, l'adorazione di falsi valori."  E aggiungeva, a proposito della mancata o fallita educazione religiosa della gioventù :"I giovani non hanno bisogno di tranquillanti religiosi, della religione come diversivo, della religione come intrattenimento, ma di audacia spirituale, di succo intellettuale, di sfida." ( Idoli nei tampli, in Il canto della libertà).

Infine un'idea luminosa su come far sì che il viaggio interiore divenga un approdo alle scelte di vita: "Il banco di prova per l'insegnante è la sua capacità di far sì che un'idea accada. L'insegnamento è comunicazione di eventi." (Heschel, Il canto della libertà)  Il viaggio interiore dell'insegnante deve saper incontrare il viaggio esteriore dello studente, perchè questo possa trovare o scoprire il viaggio interiore come un molto più di quello esteriore!

                                           don Carmelo Guarini


lunedì 24 aprile 2023

Il sacrificio che rigenera

Metto insieme e accanto due testi molto brevi, il primo di un teologo, il secondo di uno psicoterapeuta (o meglio di un logoterapeuta), per evidenziare un fenomeno oggi spesso ignorato, ossia che il sacrificio è un atteggiamento in grado di rigenerare ogni esistenza dopo qualsiasi esperienza di fallimento.

Tommaso d'Aquino, nella Secunda Secundae, a2 scrive: "Quanto più strettamente l'uomo unisce a Dio la propria anima, o quella altrui, tanto più accetto è il suo sacrificio."

Victor Frankl, in Homo patiens, assegna al sacrificio un sovrasignificato: "Il sacrificio può dare significato anche alla morte, mentre l'istinto di conservazione - in quanto tale - non è im grado di dare significato alla vita."

Il sacrificio è un'azione sacra. Perciò viene ritenuto una cosa d'altri tempi, nell'epoca scientifico-tecnologica e consumistica. Anche la spiritualità corre il rischio di divenire prodotto commerciale. La società consumistica e tecnologica ha creato questa mentalità diffusa: l'essere umano è un oggetto tra gli altri, per questo può essere usato, utilizzato, consumato e infine buttato via come uno scarto.

Colui o colei che inizia a fare esperienza di meditazione, la prima cosa che scopre o riscopre è la dignità della vita umana, quella propria e quella altrui. Non c'è nulla che possa essere scambiato con l'essere umano, nè denaro, nè piacere, nè potenza. La dignità umana la si conquista quando si riesce a trovare il significato che riveste il sacrificio. Si apprezza soltanto quello che è frutto di sacrificio. Ma non tutto è sacrrificio. La fatica che si è impiegata per fare denaro, o per avere successo, o per godere delle cose e delle persone, non si può dire un vero sacrificio; quella fatica è una sorta di soddisfazione narcisista, di godimento egoistico, perchè quasi sempre non apporta nessun beneficio agli altri esseri umani. 

Il sacrificio che dona significato alla vita e alla morte è quello che opera l'autotrascendenza e che si rende presente nella relazione immanente: ossia dona ciò che ha superato, ciò da cui si è distaccato!

                                                     don Carmelo Guarini


sabato 22 aprile 2023

Scienza e sapienza

 Albert Einstein aveva ben capito la relazione necessaria tra scienza e sapienza, quando diceva: "La scienza senza la religione è paralizzata. La religione senza la scienza è cieca."  Per tradurlo in concreto, si potrebbe dire così: ogni persona umana riceve due doni, uno è l'intelligenza (per svilupparla, occorre studiare), l'altro dono è il cuore (perchè non divenga di pietra, occorre imparare ad amare).

Viviamo in un'epoca di confusione riguardo all'identità, ma per affermarla si cade in un'altra malattia più pericolosa della confusione, ossia la negazione dell'altro fino al punto da volerne la distruzione e la morte. L'unificazione della persona (la sua identità) inizia non sottovalutando nè sopravvalutando ognuna delle tre dimensioni di cui è composta. Intanto, occorre cominciare a riconoscere che si è costituiti da tra dimensioni: il corpo, la psiche, lo spirito. La psicologia e la psicoanalisi ci hanno fatto capire che la psiche è qualcosa di diverso rispetto a ciò che i pensatori greci chiamavano anima. E i pensatori mistici cristiani ci hanno mostrato che lo spirito è una dimensione superiore dell'anima (la psiche).       Lo spirito è sovrarazionale: occorre la fede - fiducia per scoprire (non per inventare, nel senso che è un dono, non un'immaginazione creativa) il sovrasignificato racchiuso in tutto ciò che si sperimenta come mistero. Se sopravvaluto il corpo, rischio di rimanere vittima della nevrosi, della psicosi, della paranoia, della melanconia; posso avere un corpo perfetto e ben curato, manco però di intelletto, di relazioni d'amore. Se sviluppo in maniera esclusiva la psiche, posso ritrovarmi nella confessione di Freud: "non ho senso della mistica, e non ho orecchio per la musica". Se sviluppo unilaterarmente lo spirito, posso ritrovarmi nella situazione squilibrata del perfezionista (ossessionato dalla perfezione, ma incapace d'amare) che materializza lo spirito (Evagrio Pontico diceva che il peccato dello spirito è più grave del peccato della carne, ossia della lussuria, dell'uso sconsiderato del sesso; il peccato della carne  è meno grave di ciò che lo provoca e ne è la causa scatenante, ossia la superbia (orgoglio e vanagloria). 

Per mettere insieme, per unificare corpo, psiche e spirito, occorre tutta una vita. L'identità la si comincia a sperimentare, quando si mettono a frutto sia la scienza sia la sapienza. Sono due doni da far fruttificare la scienza e la sapienza!  La scienza apre la mente (bisogna diffidare di coloro che vogliono sempre chiudere, invece di aprire): le nuove scoperte non ci distanziano soltanto dalle scimmie antropomorfe, ma anche dalle scimmie algoritmiche. La sapienza è una conquista dello spirito.  Nessuna intelligenza artificiale potrà far vivere lo spirito in comunione col corpo e con la psiche se non lo spirito sovrarazionale che la persona umana riceve quando lo cerca. Invece di proclamare l'assurdo dell'esistenza e del mondo, come hanno fatto l'esistenzialismo ateo e il nichilismo, si dovrebbe fare più esperienza del mistero. Ci sarebbe allora più arte, più vita, più amore, più dono, più relazione spirituale e materiale. Tutto, sempre, nella libertà!

                                                             don Carmelo Guarini