giovedì 25 maggio 2023

L'investimento

 Affari e cultura : sembra che vada molto meglio a Hong Kong che a Pechino! Ciò che fa la differenza è l'arte come evento culturale, che umanizza il mondo degli affari digitali, compresa l'intelligenza artificiale.

La svolta antropologica contemporanea, che evidenzia il desiderio di realizzazione personale (più che individuale), è sfidata dal tenere in piedi e uniti interesse e bisogni. 

Come coniugare interesse e bisogni? Una prima attenzione : la creazione illimitata di bisogni artificiali può ottenere l'effetto contrario a quello desiderato; ossia, un bisogno individuale non può essere staccato dagli altri bisogni relazionali, sia naturali che culturali. Un'attenzione va data anche all'interesse: ossia un'idea non può contenere soltanto un interesse; dev'essere verificata nella vita se produce una crescita non settoriale della persona, e ancora se crea relazioni qualitativamente rilevanti. 

La vita interiore richiede una cura di anni perchè la persona non si blocchi di fronte ad una difficoltà: lo sforzo, la vitalità, la tensione sono gli strumenti iniziali per giungere ad uno sforzo senza sforzo, ad una vitalità che coniughi attaccamento e distacco, e infine una tensione che metta in rilievo non solo l'azione ma anche l'accoglienza dell'altro.

Colui che investe su Dio non rimanda il risultato ad un aldilà dopo la morte (Galimberti direbbe che il cristianesimo si troverebbe così di fronte ad un cielo vuoto), ma fa dello spirito e della vita spirituale un investimento di crescita. Il futuro dell'evoluzione umana sarebbe ora la crescita dello spirito, che potrebbe rendere più umana la svolta tecnologica dell'intelligenza artificiale. L'investimento sarebbe più vicino al gioco, che richiede sforzo, vitalità e tensione, che non al divertimento, che distrae e devitalizza nel momento in cui svia dalla crescita spirituale.

                                   don Carmelo Guarini

giovedì 18 maggio 2023

La cattiva coscienza

 Parlando della teologia del profondo, A.J. Heschel scrive: "Uno dei doni più preziosi che l'umanità ha ricevuto dalla Bibbia è la cattiva coscienza. (...) Chi potrà mai essere soddisfatto delle proprie azioni ? Non c'è voce più autentica del rimprovero mosso dal profeta a chi si compiace di se stesso, del suo appello alla penitenza:  "Sto dinanzi a te come un vaso pieno di vergogna.". "

La storia della chiesa è stata insegnata esercitando la cattiva coscienza, non la coscienza cristiana, che dovrebbe rifarsi a Cristo, cuore del mondo (Das Herz der Welt). Nella manualistica si trovava una giustificazione delle guerre, la condanna delle eresie ma troppa indulgenza verso la  ricchezza e l'esercizio oppressivo del potere, un atteggiamento ipocrita verso la carne e il sesso. In realtà, l'incarnazione non vuol dire esaltazione della carne, ma redenzione della carne attraverso una crescita dello spirito. Questo metodo d'insegnamento della storia della chiesa lo si è potuto riscontrare anche nella catechesi parrocchiale. Il metodo che la storia della chiesa dovrebbe seguire, il suo punto di partenza è la coscienza di fede derivante dal Vangelo.

Come si può vivere la religione in una società libera? Si chiede Heschel. E cosa si può fare perchè una cattiva coscienza divenga buona coscienza?  Scrive il teologo ebreo: "La religione contemporanea chiede poco all'uomo. E' pronta a offrire conforto; non ha il coraggio di provocare. E' disposta a fornire edificazione; non ha l'ardire di spezzare gli idoli, di mandare in frantumi la dura insensibilità. Il guaio è che la religione è diventata istituzione, dogma, rituale. Non è più evento. La sua accettazione non comporta nè rischio nè tensione.".

La coscienza cristiana vive dell'evento Cristo: non può riferirsi ad altro se non a quello che Gesù Cristo ha pensato, ha detto, ha fatto.Quello che la coscienza cristiana propone al cristiano è di pensare, parlare, agire tenendo sempre presente la parola di Cristo. La cultura potrebbe essere rinnovata soltanto da una coscienza che genera eventi dietro la spinta dello Spirito, e non si fermi all'istituzione, al dogma , al rito!

martedì 16 maggio 2023

La forza dell'astensionismo

 Gli astensionisti dicono: abbiamo votato; siamo saliti sull'Aventino, e questo è il nostro voto. Che voto è questo? Non è un voto politico, è un voto mistico. Non è un voto confuciano; è un voto buddhista.

Confucio è stato un politico, principalmente. Buddha è stato un mistico. Quale la differenza? Il mistico è sempre contro la guerra: esercita il distacco dalle cose e da se stesso, vive la compassione; non potrebbe mai approvare la guerra. Il politico confuciano è opportunista: guarda anzitutto alla convenienza, all'utilità, e se la guerra gli sembra portare un utile, non tarda ad approvarla e a scatenarla.

Cosa dicono gli astensionisti? Non scendiamo dall'Aventino, se non cambiate politica! Dicono ancora (e questa è una variante sul tema dominante): noi giovani facciamo delle tende vicino all'Università; avete mancato di sviluppare l'edilizia scolastica; poi ci costringete ad emigrare in altre nazioni per trovare un lavoro dignitosamente retribuito. Voi politici non avete lavorato per tutti i cittadini, per i bisogni di tutti; avete favorito i più ricchi; come i loro discorsi, anche i vostri sono stati un BLA BLA BLA!

Facciamo parlare i fatti, quelli messi in atto da Buddha (più silenziosi, rispettosi e significativi), ma anche quelli di Confucio (fin tanto che sono inclusivi, concilianti, non-violenti). E voi, signori del potere, del dominio e del benessere, chiaritevi le idee, cominciando a considerare che il nostro astensionismo è un voto, una bocciatura della politica. Noi abbiamo scoperto che l'Aventino può essere il colle di Roma non solo il più mistico, ma anche il più politico. Siamo accanto ai sindacati. Anzi diciamo ai sindacati: riguadagnate la centralità dei corpi intermedi, e non abbandonate i più bisognosi e i più poveri!

                                         Don Carmelo Guarini

domenica 14 maggio 2023

Un'immensa-infinita speranza

 Una speranza che attraversi lo spazio e il tempo, e non imploda nella disperazione, è un percorso dello spirito!

Nel Faust di Goethe si trovano queste disperate parole: "Grigia è ogni teoria, ed eternamente verde è l'albero della vita." 

Niente di più falso, o meglio si potrebbe dire: così pensa colui che non crede che "la teoria è conoscenza creativa, ossia contemplazione del mistero." Una logica che riesca a tenere insieme lo spirito e la vita, esprime una conoscenza che ascolta la coscienza. Il potere del finito non può essere contro l'aspirazione all'infinito, ossia contro l'affermazione del puro dono. La coscienza ha il primato sulla conoscenza. A chi obbedisce la coscienza? Non all'io, non al dominio dei midia, dell'economia, della politica, dell'immagine, del successo, ....  La coscienza obbedisce alla relazione.       Mentre la conoscenza trova tanti modi per sfuggire alla relazione (infatti, ciò che le viene comunicato, pur infrangendo la libertà, la giustizia e la verità, può essere accolto come una schiavitù inevitabile), la coscienza non si rassegna e non rinuncia mai a perdere libertà, giustizia e verità. Se lo facesse, perderebbe se stessa e indurrebbe la persona a  perdere la propria libertà e dignità.

Il percorso dello sprito è un viaggio di un'immensa-infinita speranza, è una vita che non muore!

venerdì 12 maggio 2023

Epidemia di solitudine?

 La solitudine non coincide con l'isolamento. 

L'assedio può essere un modo per creare  isolamento.   Può essere fisico o sociale: possono venir meno il cibo, l'acqua, infine anche l'aria e il respiro. Nell'isolamento è difficile trovare una via d'uscita; soltanto un imprevedibile può salvare dall'isolamento. Due anni di covid-virale e un anno di guerra nel cuore dell'Europa hanno fanno emergere quelle che Recalcati chiama nuove melanconie. Tra queste, non la solitudine ma l'isolamento è emerso come fenomeno nevrotico, anzi come malattia noogena (come direbbe Victor Frankl).

Se l'isolamento fa emergere il vuoto esistenziale, la solitudine è in grado di curarlo attraverso il silenzio e la meditazione. La scoperta del silenzio: se i rumori distraggono e rimuovono la riflessione sul senso della vita, il silenzio riconduce alla meditazione e alla relazione autentica con se stessi e con gli altri.

Cosa consentono di sviluppare silenzio e meditazione, nella solitudine? Non solo attenzione, concentrazione, ascolto del cuore e dell'intelligenza, ma soprattutto il mistero della vita.      La meditazione chiarisce le idee. La vita è mistero, non è l'assurdo. L'intelligenza riesce a distinguere meglio tra lo spirito del tempo (l'immagine, la propaganda, ...) ed il tempo dello spirito ( il mistero del tempo lo si trova nel fatto che è neghentropico, non entropico). Il mistero è un'idea limite, come l'assurdo. Ma, mentre dell'assurdo non si può ammettere l'esistenza, perchè nega la speranza della vita e dello spirito, rendendo anche la storia un desiderio inutile; il mistero, invece apre la speranza di un inizio sempre nuovo. Ciò che l'assurdo non potrebbe portare a soluzione, perchè afferma l'entropia della vita, il mistero apre il percorso neghentropico. 

Silenzio e solitudine conducono dentro il mistero della vita : dicono che si può lottare per risolvere il conflitto tra verità e ragione, tra ideale e reale, tra violenza (sempre in crescendo ai nostri giorni) e la non-violenza. Si può capire che le donne siano diventate più arroganti: sono in ascesa nella famiglia e nella società. Ma capire non significa giustificare. Se le donne ripetono la violenza già praticata dagli uomini, retrocedono in realtà, non crescono! Si può capire anche che i giovani si sentano penalizzati da una società del successo e del benessere ( i consumi e l'usa e getta, il degrado ambientale e sociale che ricevono in eredità), ma non giustifica il fatto che anch'essi scelgono non il sacrificio ma il godimento, le ralazioni ipocrite invece delle relazioni autentiche.

Il mistero non decreta nella morte  la fine della vita, ma ne prospetta l'espansione nella dimensione dello spirito : la meditazione (nella solitudine e nel silenzio) fa emergere un'esperienza dell'irriducibile, cioè il fatto che mentre la materia corporea si dissolve (la cura inflazionata del corpo ha creato un'illusione di eterna giovinezza), sta preparando un accrescimento energetico. 

Se si sviluppasse davvero un'epidemia di solitudine, potremmo sperare in una crescita della coscienza, che sarebbe in grado di contrastare un uso inflazionato della conoscenza!

                                                     don Carmelo Guarini

domenica 7 maggio 2023

Una lettura sinottica

 La logica della sovrabbondanza (quella che Gesù Cristo afferma nelle parabole e nei detti riportati nei vangeli) sostituisce la logica dell'equivalenza (presente nell'idea di giustizia che il Primo testamento intendeva affermare). Questa la differenza che Ricoeur vede affermata nell'ebraismo e nel cristianesimo. La logica dell'equivalenza è contenuta sinteticamente nel detto "occhio per occhio, dente per dente". La logica della sovrabbondanza, mentre riafferma l'idea di giustizia, sostituisce il dono e la generosità al calcolo delle proporzioni. 

 A. J. Heschel, quando parla della preghiera, afferma che essa si esprime magnificamente nel canto di lode: anche in questo caso si tratta del fatto che, per rispondere adeguatamente alla sovrabbondanza divina, non si può non lodare con la musica, con la quale il canto esprime la sovrabbondanza. Con quali strumenti si potrebbe esprimere una preghiera di sovrabbondanza  in canto e musica? Non con le trombe e con i tamburi, ma con i violini. E' noto che, tra gli strumenti musicali, quello che canta di più e meglio è il violino!

Una lettura sinottica di P. Ricoeur e di A. J. Heschel suggerisce un accostamento interessante tra la preghiera come disciplina (Heschel) e la logica della sovrabbondanza presente nelle parabole raccontate da Gesù Cristo (Ricoeur). La preghiera in canto e musica non annulla la disciplina, ma la conduce nel suo punto più alto, esprimendo la sovrabbondanza del cuore. D'altro canto, la logica della sovrabbondanza  presentata da Gesù Cristo non annulla l'idea di giustizia, ma la conduce nel punto più alto, cioè nel punto in cui la giustizia diviene puro dono, generosità senza pretesa di ricambio o di ritorno.

                                            don Carmelo Guarini