sabato 30 luglio 2016

Il libro

Il libro conquista il nemico, non vincendo ma convincendo!
Ed è proprio così che supera  la prova del fuoco, dell'acqua, del tempo
e dei contenuti, che sono sempre nuovi e mai gli stessi, grazie al feeling
tra l'autore ed il lettore. Quando l'autore ha scritto non per se stesso ( per
un motivo narcisistico), ma per i lettori che desiderano capire la storia e
l'umanità del proprio tempo, affida il libro ad una bottiglia di vetro e la lancia
in mare, e può darsi che l'acqua, il tempo, le cose scritte facciano alleanza affinché
il papiro non vada perduto.
All'autore non importa il successo, come al lettore importa trovarvi un valore (che sia
anche bellezza).
Per l'uno e per l'altro, è l'incontro che dischiude la conoscenza. Nel mercato delle
idee, come nella fiera delle religioni, la profondità del messaggio viene colta con
chiarezza dal lettore o dall'ascoltatore quando chi ha parlato ha dato trasparenza alla testimonianza.
Tornare alla storia e all'umanità, e  non essere costretti, per farsi capire, ad usare parole volgari, luoghi comuni, modi di dire e di sentire logori e consunti.
Se la passione è tenuta alla larga, perché troppo coinvolgente in un progetto come in una relazione, si può ripartire da più lontano, dal gioco. Ricominciare da quel : "una sola cosa è in gioco: ciò che m'interessa", e poi giungere finalmente a quel : "la cosa decisiva, nel gioco, è il dono", come diceva Klaus Hemmerle in "Preludio alla teologia". Dio vuol giocare!          E noi torniamo a noi stessi e agli altri, giocando.
Quale lettura più seria?   il don

sabato 23 luglio 2016

Il dono dei libri

Il dono in concreto.
 In questo Post parlerò del dono dell'Altro, che è l'altra faccia del dono di sé. L'uno e l'altro sono un "donare la vita", ma mentre nel dono di sé si mostra soprattutto il dare, nel dono dell'Altro ciò che viene mostrato è soprattutto il ricevere!
E lo farò a partire da un evento concreto (perché di evento di tratta, più che di un fatto): due sacerdoti amici hanno donato una parte consistente della propria biblioteca privata (centinaia di libri) alla Biblioteca Ecclesiale.
Il dono in concreto cosa mostra?
Non tanto un oggetto materiale. Anche! Mostra soprattutto un'amicizia, un aiuto reciproco, un condividere il lavoro di approfondimento intellettuale e spirituale, un esercizio di stile sinodale addirittura.
Il dono in concreto cosa dona?
Un pezzo di storia, un'esistenza costruita insieme. Il che non dice solo la gioia della  vicinanza, ma anche la sofferenza  della distanza. E non parla solo di conquiste e di soddisfazioni comuni, ma anche di fallimenti e sconfitte personali, le quali sono però le vittorie di Dio.
La lettura di un libro non è mai un ritrarsi in solitudine; al contrario, alimenta le sorgenti del dialogo e della vita nella comunità. Certo, c'è libro e libro : quello che ripete come un manuale il già detto, e quello che fa intravvedere il non detto, affinchè la verità e la vita possano essere dette nella novità, non nella ripetizione.
E' arrivato il momento di superare quella moda, che è stata degli ultimi decenni: la presentazione del libro (come in altri tempi fu di moda la conferenza; e in altri tempi ancora il congresso). Un libro si legge, non lo si presenta. Semmai dopo averlo letto, lo si può discutere, per accorciare le distanze nella relazione. Tra i libri donati, ne ho trovati alcuni rari (non dico quali, per evitare che li rubino), che conserveranno la loro attualità in un domani lontano. Buona lettura e buona discussione! E non sarebbe un incontro profondo e interessante?  il don

mercoledì 20 luglio 2016

W l'ignoranza!

L'ignoranza crea molti mali: lo attestano, pur da prospettive diverse, sia la psicologia sia la spiritualità.
Prendiamo il caso dello psicotico: il suo vero problema è trovarsi diviso, nella relazione con l'altro, tra narcisismo e antinarcisismo (bassa stima di sé). Lo psicotico
rimane letteralmente paralizzato, quando, nella relazione, uno dei due atteggiamenti prevale sull'altro; mentre dovrebbero, paradossalmente, rimanere in equilibrio.
Il caso della personalità bordeline rivela una mancanza di valutazione tra l'interno e l'esterno. Bordeline significa mancanza di confine. Il bordeline non conosce il proprio interno, ma sopravvaluta la conoscenza esteriore che ha degli altri. In realtà non è che conosca gli altri; semplicemente è teleguidato dalle voci che sente, dai giudizi altrui. Per cui, non solo sbaglia valutazione sugli altri, ma questa sopravvalutazione esterna lo conduce a scelte sbagliate riguardo al proprio mondo interiore.
Il paranoico, invece, manca di concretezza; a lui servirebbe  una persona che non solo gli presenti l'ideale, ma anche che gli mostri la concretizzazione di esso.
Nella spiritualità, si può tastare l'io profondo, quando si riesce a distinguere tra l'errore ed il peccato. Il santo soffre più per il peccato commesso che non per l'errore. Il peccatore, invece, soffre più per l'errore che non per il peccato. La differenza non è da poco. La psicologia lo spiega: si soffre, anzi a volte si cade in depressione, per un errore, cioè per essersi lasciati ingannare dalle circostanze o dalle persone; quì gioca chiaramente un moto narcisistico, ossia non si accetta di essersi lasciati imbrogliare.
Nel peccato, invece, c'è il riconoscimento di aver davvero sbagliato: c'è dolore per il male compiuto liberamente, ma si riesce a conservare la dignità pur nella vergogna. C'è nel DNA dell'essere umano l'amore alla libertà e alla verità; ma senza l'amore dell'Altro  e all'Altro, non diviene né libero né vero!
L'ignoranza ci rende pupazzi, ma non ci fa né liberi, né veri!  il don

martedì 12 luglio 2016

Festival del libro

Non è per fare propaganda, ma per comunicare un'esperienza positiva, che dico qualcosa sul festival "Il libro possibile", tenutosi dal 6 al 9 luglio a Polignano a mare.
Intanto la cornice : il centro storico che ha ospitato la manifestazione è  ben tenuto ed è  stato restaurato con attenzione ai dettagli.
Per quattro sere, ogni mezz'ora, si sono succeduti coloro che presentavano libri, nelle piazze del centro storico, due più grandi e tre più piccole. Presenze di pubblico e partecipazione : la cultura torna di moda, quando c'è una buona organizzazione; soprattutto colpisce il fatto che si torna ad utilizzare il tempo libero in maniera intelligente, dedicando tempo al "voler capire", ad approfondire, a trovare gli strumenti adatti di pensiero per offrire il proprio contributo alla crescita civile, intellettuale e sentimentale della comunità.
Giunto alla XV edizione,      Il libro possibile ,     con la proposta che fa di lettura, approfondimento e discussione, è un invito ad un miglior utilizzo del tempo libero.
In fondo, la proposta culturale non dev'essere per forza noiosa e bacchettona; può diventare, invece, qualcosa che stuzzica la curiosità, spinge verso fonti energetiche in grado di far crescere la personalità e le relazioni.
Quando ci si ritrova al bivio, bisogna scegliere dove andare : l'orientamento ognuno lo trova da sé, ma non devono mancare le opportunità per decidere e interagire.
il don

lunedì 11 luglio 2016

Ancòra!

Il vincitore si gode il trofeo della vittoria. Lo sconfitto non ha perso il desiderio  della relazione.
Il primo finisce nell'entropia. Il secondo è in attesa del nuovo che non finisce.
Chi punta sul successo materiale, incassa tutto quello che dovrà lasciare. Colui che si gioca la vita sui "beni relazionali", raccoglie il tutto che non si deteriora.
Il destino umano è la verità : ogni uomo e ogni donna lo porta scritto nel cuore e nell'intelletto. Alla coscienza non si può mentire, neppure quando è stato fatto in massa un lavaggio di cervello.
Si può accettare ogni sconfitta,  senza arrendersi ai presunti vincitori!
Aspetta che la verità faccia il suo percorso.      Nel frattempo, mettiti a fare e a dire qualcosa di buono.         E lasciali dire chiacchiere e sciocchezze :  saranno queste e quelle a giudicarli, infine! 
il don

domenica 10 luglio 2016

La sconfitta

La vittoria tutti la amano: lo si vede dall'euforia con la quale la si accoglie.
E finisce col portare all'esaltazione, la vittoria!
La sconfitta la si accoglie malamente, non facendo attenzione al messaggio che porta.
Violenza, aggressività, bullismo e populismo sono cresciuti proprio grazie alla disattenzione nel cogliere le sconfitte. Le quali possono dare una svolta alla vita se ci si prende cura della vita interiore e intellettuale. Il cuore e la mente non sono organi biologici soltanto; sono guida per i sentimenti e le idee.
Siamo ormai abituati a classificare le persone tra perdenti e vincitori. Per carità, nessuna invidia per coloro che accumulano trofei di vittoria, anche perché essa
s'accompagna non di rado alla superficialità, all'omologazione, all'accodarsi dietro un "unico padrone", all'ipocrisia, alla mancanza d'incontro autentico, all'incapacità di donare davvero, al perseguimento di un interesse, al narcisismo, ...
Ma chi sono davvero i vincitori? I carrieristi, gli arrampicatori, gli opportunisti, i mai sazi di soldi e di medaglie, di coppe e di applausi. Provate a conoscerli : sono sempre all'attacco, con tutti i mezzi, e non s'accorgono neppure del male che dicono e che fanno... Vi vogliono sempre dalla loro parte, ma non sono mai dalla vostra se non con l'inganno.
Un perdente ha bisogno di molto tempo per elaborare le sconfitte e per donare luce. Lasciamogli tempo e respiro per ritrovare la vita, dopo tanta morte!

venerdì 8 luglio 2016

Personalità

La lettura di due testi potrebbe aiutare a comprendere  la costruzione della personalità ed il suo relazionarsi nella comunità.
Il primo libro è : "Uno psicologo nei lager", il racconto autobiografico di Viktor Frankl, uno psichiatra e psicoanalista di Vienna, discepolo di Freud e della psicoanalisi, rinchiuso nei lager nazisti, perché ebreo. La scoperta dell'interiorità (l'amore per una persona o una causa) nel lager ha portato Viktor Frankl a ritenere che il "vuoto esistenziale" (malattia  della psiche, ancora oggi) possa essere superato non tanto dal fare (spesso alienante) quanto da un vivere per amore. Scrive: "Non ha senso solo la vita attiva, nella quale l'uomo ha la possibilità di realizzare dei valori in modo creativo...  la vita conserva il suo senso proprio nel modo in cui l'uomo si atteggia di fronte alla limitazione del suo essere." (p. 116) E ancora : "Dal modo in cui un uomo accetta il suo ineluttabile destino ..., dal modo in cui un uomo prende su di sé la sofferenza come la "sua croce", sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita, anche nei momenti più difficili" (p.117). Il vuoto esistenziale può essere superato dallo sviluppo di una ricca vita interiore.
Il secondo libro è : "I gruppi d'incontro" dello psicologo americano Carl Rogers. In questo testo si può cogliere la risposta a due mali del nostro tempo : il primo è la "disumanizzazione crescente della nostra cultura, nella quale non conta la persona"; il secondo male è che abbiamo raggiunto un benessere che ci consente o di sprecare il tempo libero a disposizione oppure di prestare attenzione ai bisogni psicologici (emozioni e sentimenti) (p. 17). Nel gruppo può realizzarsi il cambiamento che ogni persona desidera, cioè  migliorare i propri sentimenti per avere migliori relazioni con gli altri. Scrive Rogers : "quando riesco ad accettare (nel gruppo) il fatto di avere molte deficienze e molte colpe, di fare molti errori, di essere ignorante quando dovrei sapere le cose, di avere dei pregiudizi quando dovrei essere di spirito aperto, ... allora imparo molto di più, anche dalle critiche e dall'ostilità, e mi sento più disteso e più vicino a tutti" (p. 114). Vivere la comunità comporta approfondire le relazioni, in modo da non escludere nessuno dal proprio orizzonte di vita.    Il don

sabato 2 luglio 2016

La gloria

Non avevo mai pensato che gloria e spirito potessero essere considerati sinonimi. Eppure, leggendo la XV Omelia di Gregorio di Nissa sul Cantico dei Cantici, si trova, nel finale, l'identificazione tra doxa e pneuma.
Cito:  "Lo Spirito Santo viene chiamato gloria; chi conosce il vangelo non rifiuterà questa interpretazione, basta che ricordi le parole del Signore: "La gloria che tu hai data a me, io l'ho data a loro".  Veramente ha dato ai discepoli questa gloria colui che disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo". Il Signore che si rivestì della natura umana ricevette questa gloria che aveva da sempre prima che il mondo fosse e dopo che questa natura venne glorificata mediante la presenza dello Spirito, consegna lo Spirito della gloria ad ogni uomo che gli è familiare, cominciando dai discepoli.".
La gloria di cui parla nostro Signore non è la gloria mondana; anzi, quest'ultima fa la guerra alla vera gloria. Lo Spirito Santo (soltanto) può garantire quale sia la vera gloria! Questo "Dio sconosciuto", inviato dal Padre e dal Figlio, in quanto è il loro legame d'amore (Agape), a noi, non può rimanere inattivo se non quando il nostro attivismo (il fare, il dire, il pensare, il vivere...) impedisce la sua azione. Per Lui, la nostra catechesi dovrebbe diventare mistagogia. Per Lui, il legame tra i presbiteri dovrebbe diventare fraternità e comunione. Per Lui, potremmo divenire capaci di cercare il vangelo e la sua gloria piuttosto che la nostra. Per Lui, non dovremmo mai accontentarci dei riti e delle devozioni, perché lo Spirito ci rimanda sempre alle parole del Padre e del Figlio, e alle loro azioni.
Lo Spirito Santo non è autoreferenziale, perché non cerca la propria gloria, ma quella del Padre e del Figlio, e dei suoi discepoli. Quale potrebbe essere la nostra risposta alla sua proposta di gloria? "Gloria a Te, Spirito Santo!".     il don

venerdì 1 luglio 2016

Algoritmo e|o dono

L'algoritmo è il calcolo.                    Il dono è la risoluzione del gioco.
Il verbo del greco antico "upakouo" si può tradurre con "obbedisco" (e non è male!),
ma può anche significare "rispondo", e più ancora "ascolto sino in fondo". Questo
cosa ha a che fare con il calcolo? Ascoltare sino in fondo richiede più distacco (direbbe Lacan: detachement e|o pérte) che attaccamento, ma proprio perciò vince!
Poi, in correlazione, c'è il dono, che "apre e chiude" il gioco. Il termine greco "oikonomia" (oikia è la casa; nomos è la legge), indica l'aspetto risolutivo del gioco, non tanto nella finanza o nella moneta (l'aspetto monetario e finanziario drogano l'economia, la inquinano, ma non la salvano), quanto nei "beni relazionali", che  rappresentano la "legge della casa e|o dell'abitare".
Il dono "chiude e apre" il gioco, ma non lo droga, non lo inquina. Ciò che il dono chiede all'algoritmo è il ritorno, ossia la reciprocità, la quale soltanto può salvare la relazione libera: infatti, quando non c'è risposta al dono, la relazione tra chi ha donato e chi ha ricevuto il dono lascia in campo la schiavitù; ossia la servitù che ha eliminato la libertà. Per rimanere liberi, occorre donare e ricevere: così si supera il rapporto servo-padrone!
Chi ha donato di più, deve attendere di ricevere, prima di continuare a dare. Chi ha ricevuto più del dovuto, o per caso, ha ridonato male, deve riparare il male fatto. E qui entra in campo un altro fattore fondamentale: la coscienza. Non si educa più la coscienza, perché il "maledetto benessere" ha messo al disopra di tutto il denaro, che può comprare tutto e che è divenuto il "nuovo dio". Educare le coscienze, formare alla relazione autentica non riesce più neppure al catechismo parrocchiale. Infatti, dal catechismo escono cristiani o pupazzi? Un teatrino delle marionette e delle chiacchiere abbiamo fatto del catechismo e della parrocchia!   il don