domenica 31 dicembre 2017

Avanti 2018

"Ma perché  ci auguriamo un anno nuovo, se poi non vogliamo cambiare?".
Ho trovato questa domanda su Facebook davvero pertinente per un inizio d'anno.
Il cambiamento (la domanda e la risposta ad esso inerente)  è davvero essenziale
per progettare presente e futuro. Anzitutto avere la consapevolezza di ciò che è cambiato, perché il mondo cambia anche quando  ci dispiace o ci lascia di mummia.
E se cambia la storia del mondo, soprattutto quella esteriore (ossia quella sociale,
scientifica, ambientale ...), si finirebbe estranei o stranieri smarriti se l'interiore non si collegasse con l'esterno.
Cos'è il cambiamento? Non costringere l'altro nello schema conformista del mio Io, passato e presente.
Cambiamento è accoglienza del diverso, prontezza a lasciare ciò che non funziona più, far vivere il nuovo che rinnova.
Se crediamo al Vangelo, e se vogliamo viverlo sine glossa, come Francesco d'Assisi,
allora il presente ed il futuro ci appariranno meglio del passato, non per un credo nell'
evoluzionismo o nel progresso illuminista, ma per quella parola di Gesù: "ogni perdita è un guadagno".  Giovanni Battista lo aveva spiegato con quelle poche parole: "Bisogna che Egli cresca e io diminuisca"!  E' un'esperienza straordinaria quella che
vede l'amor puro crescere e l'amor proprio diminuire. E' questo il cambiamento più profondo. I missionari, medici, soldati, religiosi ... lo sanno bene: aver lasciato casa, famiglia, patria,  per una causa più grande, è esperienza unica di umanità universale,
di uomo-mondo.  Liberarsi dal familismo, dal clientelismo, dal meridionalismo, da tutto ciò che impedisce l'incontro: questo è cambiamento!    Buon 2018.    il don

sabato 23 dicembre 2017

NATALE

NATALE : una vita nuova per tutti. Parola di Dio!
Invece del chiasso, il silenzio!
Invece della pretesa, la preghiera!
Invece dell'avidità, il dono!
Invece del possesso, la condivisione!
Invece della vendetta, il perdono!
Invece della perdita, il guadagno!
Invece della violenza, la mitezza!
Invece della gloria e del vanto, l'umiltà che guarisce!
Invece del presepe di cartapesta, le relazioni (un presepe vivente!).
Con la liturgia ambrosiana della settimana santa (ma il mistero
è uno: Natale - Pasqua - Pentecoste!), vorrei pregare così:
"Anche se ho fatto tardi, non chiudere la Tua porta : sono venuto a bussare.
A chi ti cerca nel pianto, apri Signore pietoso, accoglimi al Tuo convito,
donami il pane del Regno!"

lunedì 18 dicembre 2017

Progetto e squadra 2

"Cerco giovani e futuro per elaborare insieme un progetto.
Vorrei vedere una squadra in azione: ma, è un'opera ardua, dal
momento che la comunità è da tempo disgregata.
Quel racconto di "occhio di lince" in La gaia scienza : "Cerco Dio!
Cerco Dio!" suscita ancora il riso beffardo, oppure quella domanda
 è semplicemente ignorata da una moltitudine?
Sarei tentato di rispondere, come l'uomo folle alla domanda "Dove
se n'è andato Dio? - ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo:
voi e io".  Ma non vorrei suscitare ulteriori sensi di colpa!
Vorrei essere Gesù per porre quella domanda e la relativa risposta nella
pietas, nel dono e nel perdono dell'amore!
Ma sono soltanto un peccatore: e non c'è tristezza più grande di quella
del peccato; e non c'è inferno più tormentato del sentirsi nell'abisso, invece
che su una vetta.
Eppure riesco a dire con Paolo, persecutore di Cristo e della Chiesa: "dimentico
del passato, mi protendo verso la meta".  E riesco ad ascoltare, nonostante tutto,
la voce dello Spirito che mi dice: basta col giudizio severo  e accusatorio; offri
quel poco d'amore che hai e ascolta la domanda d'amore  all'intorno!
NATALE non è passato; è soprattutto presente e futuro.
Chi potrebbe capirlo meglio di un giovane, di una comunità di giovani, di una
moltitudine di giovani?
Progetto e squadra: vogliamo parlarne? Dove e quando non importa!   Appassionatamente,  mi sta a cuore!
     il don

venerdì 15 dicembre 2017

Progetto e squadra

        Natale - Pasqua - Pentecoste : il progetto e la squadra sono  nel cominciamento e nel compimento.
NATALE :  nasce l'uomo nuovo. Il  progetto è creare l'umanità nuova. Ma non c'è solo il progetto. C'è anche la squadra: a Natale ci sono un padre e una madre che fanno squadra intorno all'uomo nuovo!
PASQUA : muore e risorge l'uomo nuovo. Il progetto si sviluppa: ci sono abbandoni e rinnegamenti, insieme a tradimenti , ma il progetto non implode , ed il gioco di squadra continua. Chi ha sbagliato prende coscienza dei suoi errori e cerca di riparare ricominciando.
PENTECOSTE:  il protagonista è ancora Dio. Lo Spirito Santo, che è il dono reciproco del  Padre al Figlio, e del Figlio al Padre, lancia il progetto del popolo nuovo;  organizza la squadra, all'inizio (Natale) formata soltanto da Giuseppe e Maria, a Pasqua soltanto da un gruppo di donne e di apostoli e discepoli pentiti, a Pentecoste è un piccolo popolo, e  in esso ci sono già apostoli, martiri, diaconi, sposati e celibi ( la purezza di cuore caratterizza entrambi), la vita comune è la Parola nel cuore e nella vita, l'amore reciproco vissuto non ideologizzato.
La novità più grande che in ogni Natale si può contemplare e di fronte alla quale commuoversi, è l'uomo nuovo che nasce per progetto divino, e la squadra che ne assicura lo sviluppo.
 Senza un progetto e senza una squadra non si può realizzare niente che duri: Dio insegna e testimonia!     il don

sabato 18 novembre 2017

INVITO

Invito a due serate di cultura, evitando di annoiarsi!

1) Sabato 25 novembre dalle ore 19 alle ore 21 :
parliamo, nella chiesa dell'Immacolata, di persona
e comunità, di come   "Formarsi in comunità".
Dialogo tra il prof. Colazzo, il dott. Prisco, don Carmelo
Guarini.

2) Domenica 26 dalle ore 19 alle ore 21 : Carlos Stellini
legge alcuni brani sul tema "Formarsi in comunità"; seguirà
un confronto - dibattito tra i presenti.

La Fondazione Biblioteca Ecclesiale Mesagne è lieta di donare
ai presenti il libro "Il gioco - la crisi - la svolta", scritto da don
Carmelo Guarini, giocando con tanti testi per trovare percorsi
d'incontro tra persona e comunità, e di svolta alla crisi.

Si ringrazia l'ISBEM per l'opportunità di collaborazione a favore
 di tutta la  comunità locale.         il don

martedì 7 novembre 2017

Il lavoro

Ancora sulla settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi in Sardegna  a fine ottobre.
Il Docufilm di Andrea Salvadore "Il lavoro che vogliamo" ha messo ben in evidenza  dignità e qualità del lavoro, ossia il primato delle relazioni rispetto al "cretinismo economico" imperante. Il che significa che anche l'economia entra in una dinamica innovativa: le persone che fanno impresa e creano lavoro, iniziando dalla qualità delle relazioni, valorizzano il territorio e le persone che vi vivono, a cominciare dagli operai.
Il Nord è più avanti del Sud nella creazione di imprese e nell'apprendistato dei giovani al lavoro, giovani che nel mentre studiano, fanno apprendistato in un'impresa.
Il Docufilm "Il lavoro che vogliamo" è in rete : lo si può trovare su YouTube, si può
farne motivo di discussione, di confronto, di progettazione ...
Torniamo a incontrarci, a pensare e progettare insieme, a costruire futuro non sull'
effimero dell'usa e getta ma sulle relazioni durature!   
il don

domenica 5 novembre 2017

La svolta

La settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a fine ottobre in Sardegna, ha rappresentato davvero una svolta. Almeno due sono le novità rilevanti. In primo luogo,
il protagonismo dei laici. Il clero ha fatto da sfondo, come dev'essere la guida paterna (non paternalistica): preghiera, silenzio, servizio non spettacolarizzato; in altri termini,
mostrando la fecondità della vita interiore e spirituale. In secondo luogo, i laici hanno
mostrato di saper vivere evangelicamente le realtà del mondo:       il lavoro come passione più che come fatica,           la cooperazione ed il rilancio delle cooperative, l'accompagnamento delle nuove generazioni verso l'apprendistato e il lavoro, le spinte
innovative verso un nuovo modo di insegnare nelle scuole.
Sono stati bravi il      card. Bassetti (presidente della CEI) ed il    vescovo Santoro (coordinatore del comitato scientifico) a promuovere il    protagonismo di laici  competenti e formati al servizio del popolo.
La gioia è di tutti quando si può ammirare una Chiesa che dà gloria al Vangelo di Gesù
e mette all'ultimo posto il proprio interesse e la propria immagine.   il don

giovedì 2 novembre 2017

la sorpresa

Non si rimane sorpresi quando tutto va nel verso desiderato?
E la morte non è più sentita come dominatrice del destino!
Ma come mai s'è accesa dentro una certezza  di vita e di
resurrezione, che sussurra nel più intimo: nulla è perduto
di ciò che ti è stato tolto?
Puoi esser certo: è tutto guadagnato quel che hai donato!
Incredibile risposta alla paura che s'è fatta avidità e desiderio
di possesso, perdendo così la libertà di donare!
L'unico modo per ritrovare il proprio Sé è il dono e il perdono!
Proprio il perdono dice il dono performativo: disarma il carnefice
e fa della vittima uno che vive in pienezza e non si sente perdente!
La sorpresa invece del gioco d'azzardo: per vincere è meglio puntare sul
Noi piuttosto che sull'Io.
il don

venerdì 13 ottobre 2017

Gioco di squadra!

Per raggiungere un obiettivo o un risultato non c'è metodo migliore del gioco di squadra.
Ma questo gioco dev'essere sincero, trasparente, composto di tante competenze, che ognuno mette a disposizione della squadra.      Il tornaconto individualistico deve rimanere fuori, se non si vuole che tutto rimanga bloccato.  Ognuno deve esser pronto a perdere qualcosa, perché il guadagno possa essere ottimizzato e ognuno possa guadagnare senza che sia a scapito di altri.
Accettare la sfida della perdita grave  e del massimo guadagno è un'operazione al di là della matematica : chiede di rimettere in gioco la propria vita guardando al bene dell'altro, per non rimanere prigionieri del proprio misero tornaconto.
La sfida, di questi tempi, è un ideale dimenticato: era un compito dei padri, al quale hanno rinunciato per accontentarsi di un più misero "mammo", ossia di "un padre maternizzato", presente - accogliente e capace di cura sì nei confronti dei propri figli, ma non più in grado di trasmettere loro l'ideale della sfida     ( = mostrare una vetta da raggiungere) e la lotta richiesta per superare la sfida. Le mamme hanno svuotato la funzione paterna più importante, costringendo psicologicamente i loro uomini a diventare "evaporati, evanescenti", meschine imitazioni della figura femminile.  Non è ora di  fare una verifica e cambiare rotta?   il don

lunedì 9 ottobre 2017

La crisi

La crisi è il risultato dello spreco, non della sobrietà. Tant'è vero che i poveri, per la solidarietà, sono riusciti a superarla meglio dei ricchi, i quali non sono mai contenti di quello che hanno ed è per la loro avidità che le crisi non finiscono mai!
La sobrietà, questa bellissima virtù, che consente di vivere le  relazioni senza inutili conflitti, e fa scoprire la gioia di donare. La povertà più grande è la solitudine, il non sentirsi amati e riconosciuti nella propria persona!
La sobrietà è la virtù di coloro che  credono nella comunità      e combattono l'avidità e lo spreco  anzitutto in se stessi.
Il vangelo ha insegnato ai cristiani a diffidare di se stessi, ad affidarsi al dono divino (lo Spirito Santo è il dono più grande). E la chiesa non deve pensare a fare affari: tutto può perdere; è fondamentale che non perda il Vangelo ed il servizio al popolo.      E' questo che gli chiede Gesù, suo Maestro e Signore!
La crisi si supera meglio  con la sobrietà e la lotta allo spreco, con il vivere insieme  piuttosto che da soli e da single.
La crisi è un'opportunità e un dono di Dio per scoprire che  la vanità del denaro e degli onori di questo mondo valgono   meno  del volersi bene e del vivere in sobrietà.  il don

sabato 7 ottobre 2017

Correzione

"Caratteristica della vera moralità è il desiderio di correzione. Il termine si ricollega a una parola latina che indica il camminare reggendosi insieme". (Luigi Giussani, L'avvenimento cristiano, ed. Rizzoli, Milano 1993, p. 76).
Colui che fa con frequenza l'esame di coscienza  è capace di autocorrezione. Questa è più facile da accettare rispetto alla correzione che viene dall'altro, la quale implica  l'accettazione di una umiliazione. L'altro che mette a nudo una mia mancanza, in qualche modo mi umilia, mi costringe ad ammettere un limite, un peccato, umilia
il mio narcisismo.
A meno che la correzione non sia praticata reciprocamente, in un cammino di vita comunitaria: allora non ci sarebbe più umiliazione, ma emulazione reciproca nel ricominciare a tendere con più intensità e impegno verso il compimento dell'ideale.
Matteo 18,15 intende proprio questo quando dice: "Se tuo fratello pecca, correggilo".
Non si parla del fratello di sangue; il riferimento è al fratello cristiano. Quest'ultimo
legame è molto più intenso, molto più libero, molto più ideale del legame di sangue.
La coscienza morale si affina attraverso la correzione. La pratica della correzione fa rivivere la comunità, la quale si spegne quando ognuno difende il proprio narcisismo.
                 il don

venerdì 6 ottobre 2017

L'evento

La parola ebraica e biblica "ruah" dice spirito e vento. Il profeta Elia incontra Dio nel vento leggero (come si legge nella Bibbia : nel ciclo di Elia).
Che cos'è l'evento se non un incontro imprevisto e imprevedibile, che sorprende ?
Allora, nella sorpresa dell'evento, il tempo ha un protagonismo oppure è soltanto
un ricevitore passivo?
Agostino, nelle Confessioni, prova a dire qualcosa sul dinamismo del tempo: il presente del passato è la memoria; il presente del presente è l'attenzione; il presente del futuro è l'attesa. L'evento, dunque, è un incontro che avviene nel presente, ma intrattiene una relazione col passato attraverso la memoria, ed una prefigurazione del futuro attraverso l'attesa. Questa visione è essenzialmente cristiana: in essa si trova la riconciliazione col passato (né i tragici greci, né Platone e Aristotele avrebbero potuto mai teorizzare una tale visione), la sua redenzione e la sua salvezza; si trova anche la speranza del futuro, che non sarà né disperato né utopico, perché il passato è stato salvato; si trova l'attenzione alla Presenza, nel presente.
Diceva Tertulliano, un teologo del secondo secolo, che il vescovo Cipriano di Cartagine, ricordava essere stato suo maestro di catechetica e di catechesi : "Caro cardo salutis", ossia "Il cardine della salvezza è la carne di Cristo", non uno spirito senza carne, né un vento uragano tempestoso. Di fronte a tale "notizia buona", ossia il matrimonio dello spirito con la carne, sia i tragici greci sia i grandi filosofi (Socrate, Platone, Aristotele) avrebbero rivolto uno sguardo di commiserazione e per disprezzo  non avrebbero detto neppure una parola di commento.   il don

giovedì 28 settembre 2017

L'educazione cristiana

"Il rischio educativo": una  lezione di Luigi Giussani risalente a decenni orsono, che è possibile ascoltare su YouTube, mette al centro un impegno trascurato nel tempo del benessere, cioè quando si è soltanto occupati a fare soldi e a consumare, sapendo ma non pensando che col denaro non tutti i problemi si possono risolvere; anzi quelli più decisivi rimangono insoluti. L'impegno di  trasmettere il passato, la radice della propria cultura storica e religiosa.
Nel tempo dell'indifferenza e dell'apostasia, l'impegno educativo, ossia della trasmissione della fede e degli ideali, rimane quanto mai necessario e urgente  per non lasciare la nuova generazione scoperta di fronte al mondo. Gli educatori sono i depositari della tradizione: avendo ricevuto il passato, con passione dovranno trasmetterlo, perché sia ricreato in ordine al futuro, con metodo. Ipotesi di lavoro e verifica: questi due momenti del metodo, Luigi Giussani metteva al centro del "rischio educativo".
Rischio: non solo perché è possibile che l'educatore fallisca. Rischio, perché l'educatore deve mettere in gioco la propria vita di credente. Appassionare ad una fede, ad un ideale, ad uno stile di vita si può, soltanto se la vita trasmette la vita (come diceva Romano Guardini), e non tanto se si dicono  parole e pensieri!     il don

lunedì 25 settembre 2017

La competenza

Importanza e competenza esprimono due atteggiamenti diversi.
L'importanza pensa di poter comprare tutto col denaro: il lavoro, il potere politico,
l'immagine, persino la felicità.
La competenza si gioca tutto sui meriti, sulla formazione, sullo studio, sulla ricerca;
ma deve stare attenta a non incappare nel rigorismo giansenista e nella virtù pelagiana;
in altri termini, deve riuscire a decentrarsi per vincere la tentazione narcisista.
La competenza deve sostenere, ai nostri giorni, un duro combattimento contro l'importanza che fa leva sul "cretinismo economico" (come afferma Diego Fusaro, seguendo Antonio Gramsci).
Pierre Bourdieu, nella raccolta di saggi "Contro-fuochi", afferma che "oggi la precarietà è  dappertutto". Ma, se la precarietà fa parte di una strategia politica messa
in campo dall'economia delle multinazionali, essa non può essere accettata con rassegnazione. Occorre assumerla per trasformarla! Come?  Con la competenza, più che con l'importanza!  Ossia ricominciando a dare valore a un ideale, a una fede, ad una causa grande, ad un fondamento che non sia effimero.
Una fede lotta contro ogni forma di scetticismo, di relativismo, di qualunquismo
libertino; sa tenere insieme la libertà e il dono, l'io e l'altro, il ricevere e il dare.
C'è più bisogno di competenza che d'importanza!   il don

giovedì 21 settembre 2017

Il cuore

Chi intende conquistare il cuore dell'altro, deve riconoscere il suo nome ed il suo volto, ossia lasciare all'altro la libertà di essere se stesso o se stessa, rinunziando all'idea ossessiva di cambiarlo secondo i propri gusti e le proprie preferenze.
Il volto è unico e inconfondibile  ( i sosia sono pochissimi), come unico è il nome; così,  il cuore di ognuno|a  vuole rimanere libero, non determinato da alcunché o da chicchessia.  Il cuore si lega liberamente ad un altro cuorequando il cuore parla al cuore; le chiacchiere parlano soltanto alle orecchie.
I cuori restano lontani tra loro, forse si allontanano sempre più, quando ognuno fa  parlare l'Io che vuol dominare, l'Io che vuol possedere, l'Io che vuole cambiare l'altro invece di accettarlo e lasciarlo essere così com'è.
Allora non cambieremo mai? Resteremo sempre con gli stessi difetti e le stesse deficienze? La correzione diviene possibile quando due cuori hanno stretto  un legame di libertà e di gratuità (distacco dall'amor proprio) e hanno compiuto  un patto di aiuto reciproco nel dare il meglio di sé, migliorandosi e migliorando l'altro.   Nessuno rinunzierebbe al più per un meno, a meno che non sia un fesso!     il don

lunedì 11 settembre 2017

Chiesa - Mondo

L'ordine dei domenicani non ha rinunciato alla beatificazione di fra Gerolamo
Savonarola. E ha fatto bene!
La Congregazione dei santi della Santa Sede non dovrebbe sentirsi per niente imbarazzata ad affrontare un caso così delicato: un frate bruciato vivo, complice
la Santa Sede, per via di un papa Medici, Leone X, allora pontefice regnante!
Se fra Gerolamo ha predicato il Vangelo, seguendo la testimonianza di Pietro e
degli apostoli : "non possiamo tacere",  e ancora :  "dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini", non si è scontrato con la Santa Sede per un tornaconto personale, ma
per rendere giustizia e verità al VangeloSe ha inteso correggere il mondo, lo ha fatto
mettendo in pratica quella parola di Ezechiele e di Gesù Cristo: correggi, richiama il
tuo fratello, perché si converta e viva.
L'ora della verità purifica, elimina l'io esteriore - illusorio, che vive della doppia vita, una vita d'apparenza e di ipocrita menzogna; e fa vivere l'io interiore, quello autentico.
La Santa Sede non dovrebbe avere spavento ad ammettere di aver sbagliato e di aver seguito, in quella circostanza,   la crudeltà del mondo piuttosto che la misericordia di Nostro Signore.
Se il mondo è entrato all'interno della Chiesa, Nostro Signore può fare giustizia,
perché "ha vinto il mondo" rimanendo sulla propria croce sino alla morte.   il don

venerdì 8 settembre 2017

"Io ho vinto il mondo".

Non io, Gesù Cristo ha vinto il mondo. Ma, laddove vince l'Unico Maestro,
vince anche il discepolo. Purchè il discepolo non si faccia mai maestro!
 Stando alle parole del Maestro       "Farete cose più grandi delle mie.
Sarete me", il discepolo non smette di credere che l'impossibile potrà divenire possibile, non per merito suo, ma per l'azione dello Spirito santo.
Il rischio affrontato per amore, non per temerarietà o per voglia di scherzare, può
incontrare la sorpresa della divina avventura.
Il torpore dei cristiani, il loro quieto vivere di santini, statuine e oggetti sacri ...,
il loro ridurre la religione a folklore, manifestazione esteriore che accontenta
l'occhio e soddisfa l'io narcisista ... non può vincere il mondo, anzi lo asseconda
e lo fa proliferare ...
La mediocrità è incubatrice degli scandali: non solo gli scandali  dei preti pedofili, e
 dei   preti che hanno avuto figli illegittimi con donne libertine, ma anche gli scandali
di chi persegue il dio denaro; e non si cura di evangelizzare e testimoniare Il Vangelo di Gesù Cristo. Non sono le devozioni, le processioni, le feste di folklore a fare i cristiani.  Il cristiano che lotta contro il mondo e vince è colui che brucia di passione
per il Vangelo del suo Signore. Gioacchino da Fiore aveva ragione a dire, otto secoli orsono: è tempo di Spirito Santo; questo "Dio sconosciuto", ha detto Von Balthasar, nel secolo scorso.   Lo Spirito comunica il segreto della vittoria!    il don

sabato 2 settembre 2017

Il fallimento

Il fallimento è un dramma, è una crisi, che crea  smarrimento (egarément); ma può
divenire anche un'opportunità per ricominciare alla grande,        con un di più di consapevolezza e di passione per un ideale che non era stato messo abbastanza a fuoco.
Il fallimento passato non si può  cancellarlo: c'è stato e resta;         l'errore fatto va semplicemente accettato, e che sia avvenuto per colpa propria o di un altro, non cambia molto le cose. 
La cosa decisiva è imparare dal proprio errore: non ci si ripete incessantemente, se si ricomincia su basi nuove. L'enracinement, ossia il radicarsi di nuovo, dice che è determinante ricominciare, ma su nuove radici. L'Io è una radice fragile: per quanto impegno possa mettere, l'Io  rimane sempre vittima dell'illusione narcisista. Il Noi è una radice più profonda: si gioca il progetto sulle relazioni, sui legami che tengono insieme la comunità. Un nuovo fallimento diviene più improbabile, quando una comunità lo sostiene con convinzione e maggiore consapevolezza.
Il fallimento, una volta elaborato,  mostra l'inconsistenza dell'io falso o illusorio, ma rinforza l'io autentico, fa emergere l'io interiore, quello che non avrà più paura di altri fallimenti o  di altre crisi, quello che non andrà più incontro allo smarrimento, neppure quello più tragico della morte, perché intanto ha fatto esercizi di distacco.    il don

lunedì 28 agosto 2017

Il dono reciproco

Soltanto il cristiano vive il dono reciproco, che è dono dello Spirito Santo
ed esperienza della "vita trinitaria". Potrebbe viverlo anche un contemplativo
non cristiano, ma sarebbe ugualmente dono dello Spirito di Dio.
Il mondano conosce soltanto il regalo reciproco :  ma questo manca di libertà e di gratuità, di verità e di amore autentico. Il mondano è succube dell'ipocrisia, dell'omertà, della menzogna dell'io; si nutre di esteriorità e di illusioni sulla
propria immagine e sull'immagine del mondo; se il nemico è in difficoltà, quello è
il momento buono per vendicarsi e distruggerlo; se riesce ad ottenere un risultato, quello è il momento per far trionfare l'invidia e di vantarsi del proprio successo.
Il dono reciproco è aiuto reciproco. La Trinità è il modello: il Padre rispetta l'identità del Figlio, che è la Parola; il Figlio rispetta l'identità del Padre, che è il Silenzio. C'è un obbedire reciproco del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre.
E' un'obbedienza che supera le regole : è un andare dell'Uno verso l'Altro; ed è lo Spirito che fa la spola tra l'Uno e l'Altro, e non lascia nessuno solo. Così la comunità si ritrova Unità.
L'amore reciproco è il comandamento nuovo di Gesù Cristo; è il canto nuovo, è la vita nuova. E' un comandamento - dono : se lo vivi, ti ritrovi nel Dio Uno e Trino.  il don

sabato 26 agosto 2017

Il dono

Cosa fa colui che segue il mondo?
Mangia, si diverte, e per soddisfare queste due sole cose, arraffa  soldi, e chiede sempre   invece di dare. Anzi, colui che segue il mondo non sa cosa sia il dono; fa soltanto  dei regali a se stesso e alla gente; è un egocentrico.
La Chiesa, se vuole dare testimonianza del dono ( che è lo Spirito Santo), non deve mai chiedere denaro per se stessa, per la propria sicurezza; deve dare sempre. Magari può
chiedere per i poveri, ma non c'è bisogno che il denaro passi per le sue mani; potrebbe
anche dire: puoi dare direttamente al povero!
Può dare liberamente e gratuitamente ( senza interesse e calcolo di ritorno) soltanto
colui che ha una relazione profonda con Gesù Cristo:   per sua grazia (=dono) riesce a
donare, non per proprio merito.
Colui che dona per il dono che gli fa lo Spirito Santo, non si pente mai di aver donato;
cosa che  invece succede al mondano, il quale se non riceve gratitudine per ciò che ha donato, impreca o rimane amareggiato.
La Chiesa deve guardarsi da un pericolo, in questo tempo: essere la cortigiana del mondo.  Una chiesa mondanizzata non è più "lievito" e non tornerà ad essere di nuovo
protagonista della storia, come lo è stata per tanti secoli, prima di divenire antagonista della storia.    Col dono si ricomincia a fare storia!    il don

martedì 22 agosto 2017

La scelta

La scelta in francese si dice la choix, ed è femminile, come in italiano.
Lo stesso per la decisione, in francese la décision.
Tuttavia, scelta e decisione non sono sinonimi, sia in italiano, sia in francese.
Invece, per la svolta c'è un cambio di genere : in italiano è femminile; in francese è
maschile, e si dice le virage.
Si può fare una scelta senza prima aver fatto ermeneutica ( = interpretazione) e
senza aver dato un giudizio?
Nessuna scelta è autenticamente mia, se non sono di grado di assumere il rischio,
cioè di rimettere in gioco la mia vita. Attaccarsi alle sicurezze (o economiche, o politiche, o parentali, o di gruppo, o di clan, o di chiesa, ...) significa privarsi del futuro, quasi consegnarsi alla morte, invece di aprirsi alle sorprese della vita.
Persino  la  morte si può scegliere : fare della morte un'esperienza della vita.
Nella liturgia funebre cristiana, c'è una buona notizia : vita mutatur, non tollitur.
Meglio donare la morte (Donner la mort, di Derrida) piuttosto che uccidere (=tuer).
           il don

giovedì 17 agosto 2017

La sfida

La visione antropologica odierna è appiattita  sulla tecnologia e sugli affari.
In più si nota un  aumento di aggressività, di violenza; insomma c'è  un ritorno di barbarie, che si spiega soltanto col fatto che l'educazione civica e le relazioni umane sono state trascurate.  Di tutto ciò di cui non ci si prende cura, si finisce per essere dominati;  e la libertà viene limitata dalle oppressioni e dai determinismi che la nostra stessa pigrizia spirituale ha favorito.
Il sistema immunitario comunitario è fortemente indebolito; e le  cellule cancerogene,
geneticamente modificate, finiscono per avere la meglio, facendo crescere la massa tumorale. Eppure le cellule sane potrebbero accerchiare e distruggere le cellule cancerogene, proprio rinforzando il sistema immunitario.
La sfida riguarda il risveglio della comunità: tornare a pensare insieme, ad agire insieme, a progettare insieme. La formazione delle coscienze potrebbe rinforzare il sistema immunitario della comunità.

Accettare la sfida : in primo luogo, individuare il nemico; in secondo luogo, mettere a punto una strategia di contrasto; in terzo luogo, scendere in campo con almeno un alleato. Da soli si è destinati alla resa!  Il nemico non diverrà schiavo; verrà educato alla libertà e alla responsabilità.      il don


lunedì 14 agosto 2017

Lo spirito

Se c'è una parola dimenticata a ferragosto, questa è spirito.
Non manca il divertimento, il buon cibo, ogni scacciapensieri;
c'è anche chi parla dell'anima ma alla maniera New Age come
trionfo del super-io.
C'è, poi, la festa dell'ASSUNTA, per i cattolici, ma la Vergine Madre
è confinata in cielo; sembra che manchi la fede nella grazia di cambiamento
che potrebbe ottenerci. E manca anche la preghiera,  che non dovrebbe mai 
 rassegnarsi  a chiedere sino a quando non ottiene.
Quello che domina è il nostro super-io, i desideri tiranni che con tutte le forze
vogliamo si realizzino. Ma la grandezza della Madre di Cristo non è forse la
sua umiltà ed il suo fare la volontà di Dio che sconvolge i progetti umani e
chiede di credere alla voce dello Spirito Santo?
Se guardi troppo intorno e all'esterno, perdi speranza per il presente e il futuro.
Lo spirito non si sviluppa e non cresce, se non vivi dentro; l'io autentico, quello interiore, cammina contro-corrente e s'affida al giudizio di Dio.
Quale augurio migliore per la vita di ognuno se non quello di far vivere dentro
lo spirito  e di donarlo in ogni occasione con parresia ?
              il don

sabato 12 agosto 2017

Il porto

Si può immaginare una barca o una nave che viaggino senza metà,     che non
aspirino ad attraccare, dopo tanto faticare e penare, in un porto?
Gettare l'ancora in un porto è diverso che gettarla in pieno oceano, e rimanere lì circondati soltanto dall'acqua al di sotto e dal cielo al di sopra.
Un viaggio ha sempre una meta : andare e poi tornare a casa!
Il porto è la meta del viaggio: un approdo provvisorio magari, per poi ripartire, ma sempre con un punto fermo sulla terra,  per non finire vittime delle sirene, delle tempeste devastatrici e del mito moderno, il viaggiare senza meta.
Per i naviganti notturni, smarrita la bussola e smarriti anche  i segnali tecnologici,
rimane ancora la "stella polare",  che se ne sta lì fissa tra le altre stelle, per guidare al prossimo o all'ultimo porto.      Alleati per amore : il porto e la stella polare!
Per amore di chi se non dei naviganti smarriti, anelanti come tutti a dare sfogo a quel grido finale: Terra - Terra!
 La stella polare se ne sta lì, nel disegno del cielo,  sapendo di essere utile guida   per coloro che anelano a gettare l'ancora in porto!
                                                                                   Amore e passione  della  stella polare    e    del  porto.     il don

domenica 30 luglio 2017

A Corigliano

Ieri sera a Corigliano d'Otranto, che è vicino a Castrignano dei Greci
(siamo quindi in piena Magna Grecia),
nella cornice del bellissimo Castello del 1300,
un incontro al quale ho partecipato,
sul tema "tra utopia e realtà",
organizzato dal centro culturale "Socrate".
Non s'è ancora perso il desiderio di incontrarsi,
di fare conversazione su tutto ciò che riguarda l'esistenza,
di tornare a pensare.
Non si rinuncia  a fare cultura, ed è un buon segno!
Ci s'incontra non per coltivare narcisismo,
ma per affrontare insieme i problemi che ci riguardano,
per uscire dalla mediocrità nella quale siamo stati incatenati.
Uscire da un incontro, pensando "Magari ci ritorno",
per incontrare altri adulti e giovani in cerca di verità e di bellezza,
dice che l'evento riesce quando ognuno dà il meglio di sé.
Grazie al dottore Prisco.    don Carmelo

venerdì 28 luglio 2017

Telemaco !

Il mito parla solo per quel momento, non per l'eternità.
Cosa dice Edipo, dopo aver ucciso il padre?
"Nessun problema è risolto. Ma è per colpa del destino
o per la mia inconsapevolezza che ho provocato una
morte inutile?".
Telemaco prende il posto di Edipo, al dire di Recalcati,
giocando ancora col mito.
Cosa dice Telemaco? "Andrò alla ricerca (in greco antico,
zetesis ha il significato di coraggio intellettuale) di mio padre.
Tornerò da mio padre, per ricevere da lui l'eredità più grande,
quella libertà di figlio di cui "i Proci" mi hanno derubato.
Giustamente Recalcati dice: il mito di Edipo è finito; inizia ora
il mito di Telemaco.
Ci saranno tanti figli coraggiosi che "si metteranno in viaggio"
per la scoperta del padre?
Ci saranno tanti padri che non si lasceranno incantare dalle  "sirene"
e approderanno alle rive di una nuova città per dar vita alla pax augustea
 come il  pius Aeneas? 
il don

lunedì 24 luglio 2017

INSIEME !

Incredibilmente INSIEME !
Al posto dei concetti (è finita l'epoca del razionalismo!) ,
per costruire relazioni e comunità,
lasciamo spazio agli eventi.
Molti eventi ci sorprenderanno, ma in crescita.
Gli eventi su cui dobbiamo lavorare,
 non permettendo a nessuna dittatura o ideologia di distruggerli,
sono : la libertà, il pensiero, il sentimento forte.

L'evento ha sostituito il concetto.
Ma attenzione :
non è tanto il fare insieme che realizza l'evento,
quanto piuttosto il "vivere insieme";
l'esperienza interiore fa vivere l'Io vero,
l'esperienza esteriore invece quello falso e illusorio.
il don

venerdì 14 luglio 2017

La forza del diamante

Forse la cosa più bella del diamante è la sua trasparenza.
Certo, la durezza risulta soprattutto utile, quindi ha a che fare
soprattutto con la tecne, con l'utilizzo tecnologico.
Ma di Bellezza si vive, come di Bruttezza si può morire!
Sapere di essere visti, sapere di essere sotto lo sguardo
d'amore, avere la percezione di far  parte della Bellezza,
dona uno slancio unico per tutto quello che si può fare e dire,
per tutto ciò che è conoscenza ed esperienza di virtù.
 Se potessi interrogare il diamante, gli chiederei come ha fatto
ad acquistare quella durezza che lo rende così forte.
La trasparenza non si può ridurla alla dimensione estetica;
ad essa  va  unita la dimensione etica e spirituale.
Il valore economico ed estetico del diamante sta nella sintesi
della sua composizione: trasparenza  e durezza, bellezza  e utilità.
Non è questa composizione che lo rende così prezioso?   il don

martedì 27 giugno 2017

Sogno di un diamante!

Quale può essere il sogno di un diamante?
Quello di essere "trasparente e duro".
Nel discorso a Barbiana, dedicato a don Lorenzo Milani, papa Francesco ha ripreso l'immagine sulla quale don Benzi, il padre spirituale di don Lorenzo, aveva focalizzato
il disegno di un "amore assoluto", che aveva intravisto nel giovane di famiglia ebrea
che si era presentato a lui per "salvare la sua anima" e che          in pochi mesi "si inghozzò di Vangelo"  ... e sino a che punto?
Al punto da apparire subito come "un diamante duro e trasparente, con la chiara consapevolezza e volontà di ferirsi e di ferire".
Barbiana non diverrà mai un santuario; rimarrà sempre un luogo cristiano, un crocevia
tra il Vangelo ed il mondo, luogo d'incontro della trasparenza civile e della trasparenza sacra. Lì si potrà continuare a respirare l'aria di "Lettera a una professoressa" e di "Lettera ai giudici" (sull'obiezione di coscienza). Lì il testo "Esperienze pastorali" continuerà, al di là di ogni retorica o strumentalizzazione di parte, a mostrare la fatica del discepolo divenuto apostolo, che non rinnega le ferite e le piaghe del suo Signore,
ma di esse fa il suo vanto, la sua gloria e la forza per combattere e non arrendersi al mondo.    il don

martedì 20 giugno 2017

CIVICA 2

La parola comunica e insegna quando è accompagnata e preceduta dal vissuto di una testimonianza.   Una parola senza l'apporto dei fatti risulta contraddittoria e ipocrita.
Sabato sera ho vissuto un'esperienza di collaborazione con le forze dell'ordine (Polizia di stato) a proposito di educazione civica ai ragazzi. Un nuovo gruppo di ragazzi  era venuto quella sera nella piazzetta dove abito, dapprima cantando una filastrocca " o paghi la tangente o parti", poi buttando contro la porta due pezzi di un alberello che si trova lì accanto alla chiesa. Ho chiamato la volante della Polizia di stato non per  danneggiare i ragazzi, ma per dare loro una lezione di educazione civica. I poliziotti sono venuti e si sono messi in ascolto dei ragazzi, anche per coinvolgere i genitori, casomai avessero dimenticato la grandezza e la passione di educare.
Alla fine, stando accanto alla macchina della polizia e tutt'intorno i ragazzi che si sono fatti silenziosi e attenti, ho fatto una catechesi di un minuto soltanto. Queste le parole:
"Ragazzi, nella vita occorre lottare per la libertà, la giustizia e la verità. Fuggire è da vigliacchi! E dobbiamo sapere che le forze dell'ordine (polizia, carabinieri,   ..) sono amici del popolo; il nemico è la mafia, la quale  crea schiavitù ed esige la tangente."
Il poliziotto dice: "adesso andate a casa e buona notte!" Una testimonianza di collaborazione nel fare educazione civica, molto più efficace di un Convegno!   il don

sabato 10 giugno 2017

PRATICA !

La pratica scarseggia. A cominciare dal parlare : quando non c'è chiarezza, sincerità, tutto si complica; il dialogo lo si assassina.
Anche nel comportamento : se manca trasparenza, coerenza, se si dice e non si fa, si muore nello smarrimento (egarément).
Non basta dire : ma come parla bene papa Francesco! E poi quasi nessuno  prende su di sé la fatica di mettere in pratica quel discorso.
Non basta dire : ma come è vero il Vangelo! E poi non si compie nessuno sforzo per metterlo in pratica. Ancora, non basta dire : come è grande il cristianesimo! E poi gli preferisco il denaro, la comodità, la parola violenta e denigratoria, la scorciatoia e la via più facile.
Ancora, non basta dire : Abbiamo tanti eroi, ammazzati da terrorismo e dalla mafia!
Abbiamo tanti santi e tanti martiri (cristiani e non)!
"Sfortunata quella terra che ha bisogno di eroi", diceva B. Brecht.   Aggiungerei : veramente ancora disumana quella terra che ha bisogno di martiri cristiani! Si vede che l'umanità è ancora nella barbarie,      e nulla ha imparato  della "pietas" e della "pax"!    Non c'è nessuno che ancora insegni e testimoni pratica d'amore?     il don

martedì 6 giugno 2017

Civica !

Educazione civica : iniziare i lavori, accompagnarne il percorso, cercare di portarlo a termine.
Le forze dell'ordine e la magistratura non sono nemici del popolo. In Francia li si considerava nemici del popolo sino a pochi anni fa;     ma  quando è scoppiato il terrorismo,   il popolo ha potuto costatare che la gendarmeria difendeva la sicurezza dei cittadini.          In Israele, i bambini già alle scuole elementari vengono educati a considerare  esercito e forze dell'ordine come amici del popolo, in quanto lo difendono dal terrorismo.  Anche in Italia abbiamo iniziato ad apprezzare il lavoro delle forze dell'ordine, quando abbiamo visto magistrati e poliziotti ammazzati dalle mafie.
Tuttavia, nei nostri paeselli e nelle nostre città manca ancora un'educazione civica che
crei una vera amicizia tra i cittadini e le forze dell'ordine, e abbatta il muro dell'omertà.
             L'educazione civica insegna a individuare i  nemici reali del popolo,        non  quelli che la    narrazione mafiosa e qualunquista indica come tali.
Eccoci al lavoro : rendere consapevoli e accompagnare la formazione alla legalità, al rispetto dell'esistenza di ogni persona, creando  alleanze per rompere la connivenza mafiosa e l'omertà.     il  don

sabato 3 giugno 2017

PENTECOSTE !

La veglia di Pentecoste   è  ridotta   ad una parata spettacolare se manca spirito di preghiera e missione!
E quale azione cattolica potrebbe esserci, se mancasse la vita di carità?   
L'apostolo Paolo l'ha delineata nell'Inno alla carità : "La carità è benigna; è paziente la carità; non si vanta, non si gonfia; non fa conto del male ricevuto  e non lo dice; tutto crede, tutto spera, tutto sopporta ...".
Dunque, non si tratta di fare una bella conferenza :  se   non si vive la Parola di Dio,  tutto finisce in chiacchiera e vanità!
Non si tratta neppure di fare         una spettacolare veglia  di preghiera, trascurando il raccoglimento interiore, la carità esteriore e    la missione che non deve escludere nessuno.

Ascoltare lo Spirito Santo, non lo spirito mondano!        Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù e carismatico del discernimento,   dice negli Esercizi spirituali : ascoltare lo spirito buono, non lo spirito cattivo!
Se è mancato spirito di preghiera, carità e missione, abbiamo perso un'altra occasione di fare azione cattolica!         il don


lunedì 29 maggio 2017

SERVIZIO

Un amico, cultore di poesia e di tradizione popolare, mi ha inviato questo detto antico :
                                                    "Prima cu cumandi,
                                                      mpàriti a serviri".
In questo detto c'è tutto     il Vangelo di Gesù Cristo  e     l'esperienza di vita di una moltitudine di santi, non solo di quelli canonizzati, ma di tantissimi cristiani, rimasti nascosti ai più, ma non agli occhi  di Dio e dei cultori attenti al mondo interiore.
Se il folklore può danneggiare il cristianesimo, in quanto lo riduce ad apparenza ed esteriorità, la vita interiore del passato ne mostra invece la fecondità e la bellezza della luce che risplende nelle tenebre.
La visione non coincide con l'immagine, anzi rimanda all'invisibile, come la parola non coincide col detto, ma rinvia al non-detto, che rimane il di più del già detto.
Il servizio è ciò che di più grande il Vangelo ci abbia insegnato : vederlo vissuto nella
vita di tanti, ci dice che non resta utopia.    Il brutto del comando è che ci rende più distanti tra noi;     il bello del servizio è che ci rende più vicini!
Il servizio recupera la fraternità :  più Abele che Caino;     recupera anche il nemico :  nessuno tocchi Caino!    
Coloro che servono davvero non cercano di apparire e neppure di ricavare un tornaconto, perciò restano i nostri più grandi maestri di vita, tanto più se nascosti.   
                             il don

venerdì 26 maggio 2017

DIALOGO ?

Per dialogare     non occorre essere vicini,         per potersi vedere bene in volto e
per far partecipare cuore e intelletto ?
Come interpretare questa scena ?  Un auditorium : i posti a sedere vuoti fin oltre il centro, e soltanto gli ultimi posti a sedere occupati!
Disinteresse no, altrimenti non sarebbero venuti ad ascoltare!
Diffidenza sì, altrimenti si sarebbero seduti più avanti, più vicini, per dialogare!
Attività impegnativa il dialogo, sia nel metodo, sia nello stile, sia nei contenuti!
C'è domanda di autenticità, di verità, di giustizia, dopo che abbiamo visto tanto di
menzogna, di corruzione, di ipocrisia!  Il dialogo non può sfuggire al desiderio di
fare chiarezza, di coinvolgimento, ...
Il folklore accontenta, per un po', l'occhio e l'orecchio, la curiosità e "la gratificazione istantanea"; ma, se poi, ci lascia tutti nella "precarietà strutturale", non diviene motivo
di delusione e di diffidente risentimento ?
Se il dialogo non riesce a creare       comunicazione profonda, confronto sincero, progettazione interattiva, cambiamento interiore ed esteriore, ha mancato il bersaglio!
       il don




venerdì 19 maggio 2017

Azione

Azione, non rassegnazione!
Prendendo spunto dall'editoriale del numero        4\2017  di Limes,   la rivista di
geopolitica  : un'Italia senza identità, perché spaccata in due, il Nord colonia volontaria dell'affarismo germanico,   il Sud colonia delle mafie.
Il Mezzogiorno d'Italia continua a perdere colpi, invece di svilupparsi economicamente, socialmente e culturalmente.   Anche     la religiosità sembra bloccata sul "cristianesimo folkloristico"  -  devozionale.     Ma il Vangelo chiede, a coloro che si fanno discepoli di Gesù Cristo,  di essere avanguardia del "mondo futuro", non retroguardia di un nostalgico passato.
Più visione a lungo termine ( non "gratificazione istantanea":  questa se la possono permettere i crapuloni benestanti, ma non chi è afflitto da disoccupazione e depressione economica) e più assunzione di rischio (invece di campare di rendita).
L'evento di un incontro autentico può scatenare un cambiamento : una reazione a catena. Un evento imprevedibile, come quello vissuto da Paolo di Tarso, sulla via di Damasco :  "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?"   ...   "Chi sei, Signore?" .....  "Io sono Gesù, che tu perseguiti".    Un evento che ha scatenato una reazione a catena, sciogliendo le catene di tanti gentili,  prigionieri della rassegnazione e del passato senza avventura.        il don

lunedì 15 maggio 2017

Educare!

Torniamo a educare!
Il dialogo è soltanto il metodo della comunicazione; ma non sostituisce gli obiettivi
dell'educazione.
La ripresa dell'educazione civica, dell'educazione sociale e morale, fondamento dell'
educazione politica, appare urgentissima, trascurata da molto tempo, lasciata al caso e
all'improvvisazione. Anche l'educazione cristiana, la catechesi per intenderci, mostra
di essere irrilevante, non all'altezza dei problemi del tempo.
Una comunicazione nuova ed un nuovo patto tra coloro che si occupano dei ragazzi e dei giovani, ossia la famiglia, la scuola, la parrocchia, devono essere rimessi al centro
del progetto educativo, coinvolgendo ragazzi e giovani, per non far discendere tutto dall'alto. Sembra che soltanto coloro che si occupano del tempo libero riescano ad attrarre ragazzi e giovani : discoteche, bar aperti anche di notte, video-giochi, ecc.
Tanti dicono di voler dialogare, ma spesso si fa soltanto letteratura, intrattenimento,
non educazione ai valori del vivere insieme. Educazione alla legalità, al rispetto della persona e ai valori della comunità, non sono neanche prese in considerazione. Il cretinismo economico è l'unica preoccupazione che unisce adulti e giovani - ragazzi.
Genitori, insegnanti, parroci e catechisti devono rendersi conto che non possiamo lasciare alle forze dell'ordine e alla coercizione la soluzione del bullismo, della violenza verbale e fisica che cresce nei ragazzi.   L'indifferenza degli adulti è una forma sorda e nascosta di violenza, perché si sottrae omertosamente alla fatica di testimoniare.


Per tornare a educare non possiamo rinchiuderci in gruppi autoreferenziali, che possiamo anche denominare CULTURALI", ma che incidono nelle relazioni soltanto quando tutti i soggetti sono presenti, consapevoli, impegnati ad affrontare obiettivi comuni.      il don

lunedì 8 maggio 2017

Il combattimento

Il vincitore che dicesse : "guai ai vinti", preparerebbe la propria eventuale disfatta, dato che da vincitore avrebbe  dichiarato guerra ai vinti, i quali nel frattempo  si stanno riorganizzando  per la rivincita.
Chi è stato colpito da una disfatta, combattendo per la libertà, la giustizia, la verità e la pietà, può alla fine vincere.
"Il combattimento spirituale" del teatino Lorenzo Scupoli (nato ad Otranto, 50 anni dopo il martirio degli ottocento cristiani idruntini uccisi dal sultanato islamico, e subito dopo essere stato ordinato sacerdote, accusato misteriosamente di omicidio, sospeso a divinis e poi riabilitato prima della morte) è un trattato mistico che ha fatto scuola nell'Europa del '500 e del '600 (tradotto in Francia, in Gran Bretagna e in Germania ...).
Lorenzo Scupoli aveva ricevuto da Dio il disegno di vivere soltanto  una      "notte oscura sacerdotale"       e darne testimonianza in quel piccolo trattato, avendo più lettori di quanti ne abbiano avuti Boccaccio, Goldoni et cetera ?
Ci sono perle e diamanti in questo piccolo trattato, adatto per questo nostro tempo ammorbato dalla "peste dell'empietà" ( e loimòs tes amartias), un tempo nel quale dominano l'avidità e il divertimento, la "gratificazione istantanea"(Z. Bauman) e la "precarietà strutturale" (P. Bourdieu).  La testimonianza di Lorenzo Scupoli invita alla meditazione e alla pratica dell'amor puro, per vincere l'amor proprio.    il don

martedì 2 maggio 2017

La viltà

La viltà degli italiani : salire sul carro del vincitore         (che sia un dittatore o un democratico non ci si  preoccupa di accertarlo) e vituperare lo sconfitto fino a farlo crepare!
Lo diceva Antonio Gramsci, parlando della propria esperienza di recluso o carcerato:
ci sono due modi di uccidere un uomo. Il primo è quello tradizionale: "que l'on designe franchement par le verbe tuer". Il secondo "celle qui reste sous-entendue d'habitude derriere cet euphemisme délicat: "rendre la vie impossible".
Due strumenti forti possono combattere la viltà: la conoscenza e la coscienza. Ambedue però necessitano di coraggio e di tanto lavoro di intelligenza e di etica (se non piace più la parola morale). A conti fatti, il cretinismo economico e l'edonismo narcisista dilaganti, divenuti servi della viltà, non è possibile vincerli senza coscienza e conoscenza.
Al momento però ignoranza e arroganza  la fanno da padrone,  a tutto campo.
Cosa possiamo dire di più? Viva i vili?
il  don

lunedì 1 maggio 2017

Piazza e biblioteca

Facebook  è la piazza  -   Google è la biblioteca.
E' possibile far passare un po' della cultura di Google (la cultura del pensare, dell'agire e dell'amare  che si trova nella biblioteca) su Facebook (dove   i messaggi sono spesso banali,    approssimativi, ondeggianti tra depressione  da tempo libero e delirio da  esaltazione narcisista ) ?
YouTube ha iniziato a farlo e il risultato, al momento, è positivo, dal momento che rimette in comunicazione la piazza e la biblioteca.
L'informatica e la tecnologia (comprese le biotecnologie e le nanotecnologie) non sostituiscono la buona educazione, il rispetto per ogni persona, i valori vissuti e da trasmettere; anzi, possono creare l'illusione di poter creare tanti "saputelli"!
Dunque, torniamo a educare (rieducarci per rieducare), perché il bullismo avanza e con esso la barbarie nelle relazioni umane: per non avere più gregari, ma persone responsabili che liberamente  giudicano e decidono, occorre più conoscenza e più coscienza: non sono due valori di altri tempi, anzi sono utilissimi e urgentissimi per umanizzare lavoro informatico e digitalizzato. Con le macchine è facile relazionarsi. Ma la vera sfida è la relazione tra persone!   il don

mercoledì 12 aprile 2017


                        Concerto di PASQUA    2017

             Nella chiesa dell’Immacolata  alle   ore 19

                                    Programma

Presentazione     :                                        prof.  Alessandro Distante

G. Verdi :                                                       La Vergine degli Angeli
                                                                        (da “La forza del destino”)
W. A. Mozart :                                             Lacrimosa
                                                                        (dal Requiem K 626)
A. Zabel :                                                       Marguérite douleureuse au Rouet
                                                                        (per arpa sola)
G. B. Pergolesi :                                            Cujus animam gementem
                                                                        (dallo “Stabat mater”)
B. Britten   :                                                   Suite for harp
                                                                        primo e secondo movimento 
W. A. Mozart :                                             Alleluja
                                                                        (da “Exsultate, jubilate” K 165)

Arpa : CIACCIA ANNALISA
Soprano : LEOCI PAOLA

Lettura di brani sull’evento
in Certeau:  Giampiera Dimonte

Commento alla lettura : don Carmelo Guarini

 Regia   di  Giancarlos  Stellini

lunedì 10 aprile 2017

Il martirio

Tanti martiri cristiani, uccisi in Egitto, in Iraq, in Africa, in Siria, e in tante altre parti del mondo, in odio alla fede cristiana.
Nel Medioevo, un santo martire come Thomas Beckett, ucciso per la fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, attirava  alla cattedrale di Canterbury folle di pellegrini che
da tutta Europa venivano a pregare sulla sua tomba.
Oggi l'Europa, stordita dal benessere e senza più slancio per grandi ideali, dimentica
di far parte di un orbe universale, del quale potrebbe ancora continuare ad essere avanguardia di sviluppo umano e spirituale. Crisi, stanchezza, oblio dello spirito : l'oggi è rassegnazione! Ma, in ogni tempo, lo spirito dà slancio al rinnovamento culturale ; oggi, le conversioni al Vangelo sono divenute sempre più rare.
Le nostre chiese d'Europa vuote, mentre gli islamici continuano a costruire moschee e a riempirle di fedeli, che giungono spesso al fanatismo estremo della violenza e dell'odio per gli ebrei e i cristiani.
François Marie Arouet (Voltaire) aveva detto basta alle guerre di religione tra cristiani (tra cattolici e protestanti). Ma la tolleranza non basta! Oggi occorre non solo dire basta alla guerra tra religioni, e anche alla guerra tra confessioni dell'Islam (sciiti e sunniti);  occorre tornare a riempire i centri di spiritualità, di persone che ritrovino la passione per gli  "esercizi dello spirito", palestre per la preghiera e per la pratica del Vangelo.  Pellegrini virtuali, attraverso il web, nei luoghi dei nuovi martiri : la loro testimonianza estrema, sino alla morte, renda più forte la nostra testimonianza!  il don

lunedì 3 aprile 2017

Il volo

Un sogno, qualsiasi sogno, non può realizzarsi senza il volo.
Lasciare le sicurezze, quelle che ci fanno sentire coi piedi per terra,
per lasciarsi portare sulle ali del vento e dello spirito: questo è il volo!
Il termine ebraico e biblico  ruah indica sia il vento sia lo spirito.
Un sogno che s'affida al calcolo, all'obiettivo da raggiungere, all'interesse
immediato,  produrrà un algoritmo, ma rimarrà lontano dal cuore.
E se il cuore viene estromesso dal sogno, se non si ascolterà più il suo
battito (sistole e diastole), la ragione calcolante prenderà il posto di
comando e di potere.
Per passare dall'Io al Noi occorre prendere un volo, il volo che s'affida
al vento e allo spirito. La morte e la vita fanno allora un tutt'uno : si passa
 dall'una  all'altra, dall'attivo al passivo, e dal passivo all'attivo, come in tutte
 le parole  che in francese finiscono per ance (mouvance - differance - ... così Derrida).
"Oh eterna verità - e vera carità - e cara eternità", lasciava scritto Agostino nelle
sue Confessioni. In base a quale esperienza, aveva scoperto quel mirabile circolo
ermeneutico tra verità, carità, eternità?  Il volo, passivo e attivo,  certamente. 
  il don





martedì 28 marzo 2017

AMORE !

La cultura greca pre-cristiana conosce soltanto due tipologie di amore:
Eros è l'amore erotico; Philia è l'amore amicale, quello tra amici.    Non
conosce l'amore agapico ; questo amore è creazione  del cristianesimo.
Nella Prima lettera di Giovanni leggiamo :    Dio è Agape;   intendendo dire
che Dio è relazione tra Padre e Figlio, e che il loro dono reciproco è   Spirito
Santo. Facendo parte della tradizione giovannea sia la prima lettera di Giovanni
sia il quarto vangelo (quello di Giovanni), potremmo chiederci cosa significhi che
il Logos (la Parola) si è fatto carne. Poiché il Logos non è più la Parola o il Discorso
greco precristiano. Il Logos cristiano, dunque, non può essere altro se non l'Agape, ossia l'Amore, che si è fatto Uomo. Dall' incarnazione di Dio Figlio, dunque, non c'è
più opposizione tra teocentrismo e antropocentrismo : i modernisti avrebbero dovuto saperlo! Nel Cristocentrismo, teocentrismo e antropocentrismo non sono più opposti,
ma sono la stessa unità. Dio si fa uomo, perché l'uomo sia divinizzato : dicevano
i Padri greci. Scompare dall'orizzonte cristiano ogni forma di violenza, di bullismo, ..
La pietas prende il posto dell'empietà (il peccato è amartia).  Il rispetto per la vita, quella propria e quella dell'altro, è esercizio della pietas umano-cristiana.   il don

venerdì 24 marzo 2017

ODIO ?

C'è un clima di odio incredibile, in giro.
 I politici, i giornalisti, i superbulli e
superzombi lo alimentano quotidianamente.
 Respiriamo questo clima: in televisione
sempre zuffe, insulti, accuse, .. e non se ne
può più!
Ci mancano esempi e testimonianze di coerenza,
di aiuto sincero, di autenticità.
Stamattina sono venute in chiesa due classi di
scuola elementare, insieme con le loro insegnanti:
ho parlato pochi minuti e mi hanno ringraziato per
la lezione di vita; ma ho parlato della testimonianza
di un padre mesagnese che per anni lottò per togliere
la figlia dal giro della droga e vinse, insieme a sua figlia.
Un grande padre, che meriterebbe una targa-ricordo per
il suo spirito di sacrificio e la fiducia nell'amore che vince
ogni difficoltà. 
L'amore è l'alternativa all'odio : la vince il più forte!   il don

lunedì 20 marzo 2017

PRATICA !

Pratica più che teoria.
La festa del padre (meglio dire padre che papà o babbo) mi ha riportato alla memoria
un'esperienza vissuta da giovane, ossia più di trent'anni orsono. Ho conosciuto
allora, nella mia parrocchia, un padre di famiglia, credente e praticante, che lottava
da  diversi anni per far uscire la figlia dal giro della droga. Una volta mi confidò
 della lotta che stava conducendo, delle difficoltà che incontrava. Rimase colpito
quando gli dissi che l'amore vince ogni prova difficile. E infatti quel padre riuscì a
vincere,  e sua figlia a vincere con lui!
HILLMAN, in una conversazione con S. Ronchey, ha detto : "Penso che una parte di ciò che fa anima sia la pratica.   (...)   E' una pratica nel senso in cui lo è la meditazione buddhista, o sgranare il rosario per un cattolico, oppure fare i lavori domestici ogni mattina  ...   La pratica fa parte del fare anima!".  (in Il piacere di pensare).
Davvero fare pratica è fare anima! Ancor più: per fare spirito (pneuma) occorre fare pratica.     il don

domenica 19 marzo 2017

AUTENTICITA'

Autenticità è sinonimo di trasparenza.
L'omertà è scuola di mafia e anche d'ignoranza.
Arroganza e ignoranza si sono moltiplicate:
la formazione delle coscienze è al palo.
L'attenzione alle relazioni è urgenza prioritaria
per i nostri giorni.
Dedicarvi tempo ed energie è gran guadagno :
si scopre che non si è soli a perseguire
ideali e vita nuova.
Ripetere schemi del passato è proprio del
cretinismo economico; inventarsi gli incontri
e l'interazione dialogica è aprire il futuro.
I nonni non mollino, forse i padri e le madri
ricominceranno ad essere educatori appassionati
dei propri figli e anche di quelli altrui!
il don



sabato 11 marzo 2017

Niente flirt!

Niente  flirt e niente adulterio.
Satana  forse è rimasto male per non essere riuscito nell'intento: far nascere un flirt
e indurre all'adulterio.          Nessun vanto da parte nostra : la grazia l'ha sconfitto, insieme al riconoscimento umano della fragilità. L'umiltà può sconfiggere una presunta potenza! Lo può ancora la preghiera notturna!
Derrida inizia la raccolta di saggi "Margini di filosofia" con un termine  "Tympaniser" che potrebbe creare sconquasso psicologico nelle mani del Demonio, ma meditato nella preghiera potrebbe trasformare in luce spirituale un'operazione delle tenebre.
Derrida fa notare che il termine "tympaniser" può significare  sia "mettere in ridicolo", sia "rompere i timpani". Preso nel primo significato, può far crescere in umiltà. Preso nel secondo, può divenire un ottimo strumento di difesa e di attacco per far risaltare "la luce nelle tenebre" ("fos en te scotia").
Nessun flirt con la morte! Nell'altro saggio "Donare la morte", Derrida pone  la differenza tra tuer (uccidere) e donner la mort (donare la propria morte); dice che soltanto nel secondo caso si esce vittoriosi dalla morte.
In ogni caso, si tratta sempre della sconvolgente testimonianza della "morte di Dio": è sconfitta l'idea di potere; il servizio sarà la gioia di ogni vita in terra.   il don

Il progetto

Ogni progetto, soprattutto se è progetto di vita, non può essere né improvvisato né raffazzonato. Un progetto dev'essere ben elaborato e articolato, perché possa essere condiviso.
La sapienza è un dono del progetto divino, perciò non cade sotto il dominio umano; ma non dispensa dalla fatica della scienza, quella che si costruisce con il pensiero umano e la fatica dello studio e del lavoro.
L'elaborazione e l'articolazione del progetto fanno leva sulle relazioni autentiche, leali, senza ipocrisia, trasparenti.   Soltanto così il progetto potrà essere condiviso : se ognuno è coinvolto come attore principale. Nella condivisione non ci sono attori secondari : tutti protagonisti!
Il trattato di Basilio di Cesarea sullo "Spirito Santo" è ritenuto attuale e pregnante, per l'oggi, dal filosofo Massimo Cacciari e dal teologo Piero Coda. Perché ?
Provo a dire la mia. Molti cristiani in Europa sono rimasti all'Antico Testamento (quindi più ebrei che cristiani - più monoteisti che trinitari). La conversione al cristianesimo non significa altro se non accettare di vivere la relazione come nella Trinità e la croce del mistero pasquale del Dio-Figlio. La catechesi dovrà confessare di aver fallito, cioè di essere stata irrilevante rispetto alla vita cristiana in Europa, se non è riuscita a far vivere relazioni trinitarie e "notti luminose più dell'alba".  il don


lunedì 6 marzo 2017

La donna

Scriveva il poeta Carlo Emilio Gadda: " quelle meravigliose donne lombarde che il
proprio vigor di cervello manifestano in pragma".  E Giuseppe De Luca applicava
quella massima a Madre Francesca Saverio Cabrini, la quale "ardentemente e velocemente" seppe creare      strutture educative e sanitarie      per gli emigrati
nell'America della seconda metà dell'Ottocento.
Ma le donne pugliesi non sono da meno, se per secoli hanno promosso con intelligenza
l'unità della famiglia, che è molto più di un'azienda. La loro azione nella vita politica (da non prendere alla leggera, perché nasconde i pericoli di una giungla) potrebbe ora
portare un buon vento di trasparenza, di passione per l'onestà e la comunità; ma dovrebbero approntare una scuola di politica, portandovi dentro il meglio delle esperienze già collaudate nella società civile. Di buon senso pratico c'è bisogno, e chi meglio delle nostre donne potrà darcene testimonianza?
Ha scritto ancora De Luca: "Quella donna (Madre Cabrini) si mise rapidamente all'opera. Non stette a baloccarsi in propositi, programmi, esitazioni, discorsi; al solito, andò al pratico, venne al concreto. Bisognava dare all'emigrato il sentimento di non essere né disconosciuto né abbandonato"  (La Madre di chi cerca lavoro, in L'Osservatore Romano,  15 dicembre 1950,  p. 3).    il don