sabato 2 settembre 2017

Il fallimento

Il fallimento è un dramma, è una crisi, che crea  smarrimento (egarément); ma può
divenire anche un'opportunità per ricominciare alla grande,        con un di più di consapevolezza e di passione per un ideale che non era stato messo abbastanza a fuoco.
Il fallimento passato non si può  cancellarlo: c'è stato e resta;         l'errore fatto va semplicemente accettato, e che sia avvenuto per colpa propria o di un altro, non cambia molto le cose. 
La cosa decisiva è imparare dal proprio errore: non ci si ripete incessantemente, se si ricomincia su basi nuove. L'enracinement, ossia il radicarsi di nuovo, dice che è determinante ricominciare, ma su nuove radici. L'Io è una radice fragile: per quanto impegno possa mettere, l'Io  rimane sempre vittima dell'illusione narcisista. Il Noi è una radice più profonda: si gioca il progetto sulle relazioni, sui legami che tengono insieme la comunità. Un nuovo fallimento diviene più improbabile, quando una comunità lo sostiene con convinzione e maggiore consapevolezza.
Il fallimento, una volta elaborato,  mostra l'inconsistenza dell'io falso o illusorio, ma rinforza l'io autentico, fa emergere l'io interiore, quello che non avrà più paura di altri fallimenti o  di altre crisi, quello che non andrà più incontro allo smarrimento, neppure quello più tragico della morte, perché intanto ha fatto esercizi di distacco.    il don

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