mercoledì 30 marzo 2016

La corruzione

Un percorso, quello della corruzione, che porta all'entropia sociale e alla morte della persona, non di certo alla Resurrezione. La corruzione si è talmente radicata nel tessuto sociale  che persino un'associazione anti-rackett può essere nient'altro una copertura di facciata.
E' mancata la formazione delle coscienze!  Tuttavia...
Parafrasando un'espressione di Antonio Gransci, sposata da un giovane filosofo emergente, Diego Fusaro, ossia "odio gli indifferenti", che mi permetterei di correggere in "odio l'indifferenza" ma "amo gli indifferenti" (perché desidero che non perdano la speranza di appassionarsi ad un ideale ardente); direi "odio la corruzione", ma "amo i corrotti", nella speranza che essi passino dall'avidità dell'avere alla generosità del dare.
E' fondamentale individuare il nemico da combattere : la corruzione è certamente un nemico del corpo sociale e della persona, ma la persona corrotta dev'essere riconquistata alla comunità e alla storia. La corruzione è proprio l'anti-Pasqua, perché lavora per l'entropia, non per la Resurrezione . Ma, se per la corruzione occorre avere l'odio necessario per assicurarne la morte, per i corrotti occorre tanta misericordia in maniera tale che anche per loro ci sia Resurrezione. Buona Pasqua anche a loro!
E a noi l'augurio di non perdere la fiducia nella persona e nella comunità : che la buona coscienza non ceda alla corruzione, ma riesca a conquistare i corrotti.  il don

venerdì 25 marzo 2016

Resurrezione

Pasqua è Resurrezione!
Ma prima si deve morire, per poter risorgere.
C'è una pagina bellissima del Memorial del beato Pierre Favre. Scrive ciò che la voce
 risponde ad una sua domanda, o meglio alla sua tentazione di aggirare la croce: " Tu,
e tu vorresti scendere dalla croce prima di morire? Ma Cristo è morto sulla sua croce!".
E appena una pagina dopo, in quello che non è tanto un diario quanto uno "strumento di lavoro", Favre scrive dell'illusione di lasciarsi suggestionare, guardando l'albero, dalle foglie, dai fiori, dai frutti, dal tronco, e trascurare invece la radice, che è proprio la croce.
Per vivere la Pasqua, non si può scendere dalla croce; anzi, occorre rimanere fermi nella radice dell'albero, che è la croce. Posso far vivere in me "il Risorto", proprio scegliendo di rimanere sulla croce: e sarebbe questa la gioia più grande!
 Poiché, mai e poi mai, riuscirei da solo a risorgere e rimanere risorto, a Lui posso chiedere: "Non voglio più io vivere in me stesso, ma voglio che tu viva in me. E non ti chiedo altro se non di poter vivere il tuo comandamento, l'amore reciproco, quel precetto dell'amore che sconvolge ogni programma umano. Non sarò disertore e non fuggirò lontano dalla mia croce. Anzi, abbraccerò quegli altri esseri umani che Tu hai fatto partecipi del tuo abbandono. Dirò, insieme a loro: nelle tue mani, ossia nella tua volontà, Padre,  rimetto il mio spirito, e Tu donami lo Spirito Santo, lo Spirito tuo e del tuo Figlio!".
                                         Buona Pasqua a tutti!    il don

lunedì 14 marzo 2016

Il regno 3.

E.M. Cioran è un rumeno trasferitosi a Parigi ancora ventenne. Da un suo testo giovanile, titolato "LACRIME e SANTI" (ed. ADELPHI, Milano 1990), farò alcune citazioni, dalle quali si può cogliere quello che Sanda Stolojan ha detto "l'esilio metafisico" di Cioran, che non esclude la passione per i mistici e la musica.
"Un filosofo sfugge alla mediocrità solo grazie allo scetticismo o alla mistica - le due forme della disperazione di fronte alla conoscenza. La mistica è un'evasione dalla conoscenza, lo scetticismo una conoscenza priva di speranza. Due modi per dire che il mondo non è la soluzione". (p. 33)
Non per niente il cristianesimo ha sempre parlato di un "altro mondo", che sarebbe  la soluzione per tutto ciò che in questo mondo è interrogativo e dolore senza risposta.
"La mistica è un'irruzione dell'assoluto nella storia. Come la musica, essa è l'aureola di ogni cultura, la sua giustificazione ultima". (p. 46). Ma proprio nel preludio del testo si trova questa affermazione : "Non la conoscenza ci avvicina ai santi, bensì il destarsi delle lacrime che dormono nel più profondo di noi" (p. 13).
Per credere nell'altro mondo, occorre fare l'esperienza che il "progresso" in questo mondo è bacato, menzognero, ossia non mantiene la promessa della felicità e della vita immortale. L'esperienza è più della conoscenza, anzi è il suo punto più alto; ma la modernità perviene a questo traguardo proprio al suo tramonto. Quando sta nascendo, la modernità si aspetta ancora tutto dalla conoscenza; in verità molto ha ricevuto da essa, insieme a dolori, fallimenti e lacrime. Questa è l'ora della mistica : l'esperienza che  essa propone, supera ogni scetticismo.  A Pilato, il governatore romano che lo interrogava sul regno, Gesù Cristo rispondeva :"Il mio regno non è di questo mondo". il don

mercoledì 9 marzo 2016

Il regno 2.

La concorrenza funziona, ossia ottiene un buon risultato, se non esclude la solidarietà.
Chi accusa i francesi di essere dei "commedianti", dovrebbe ricordare che ciò che gli stessi francesi dicono  di se stessi, ossia "nous faison du bon theatre", è orientato a considerare la finzione come  prova d'aggancio alla realtà.
Chi accusa i rumeni di essere dei rassegnati, non dovrebbe dimenticare che la mistica
orientale del distacco gioca una parte importante nell'impedire che l'attaccamento crei
nevrosi o paranoia.
Chi accusa gli italiani di "cambio di passo", dovrebbe ricordare che la "disinvoltura", con la quale Francesco d'Assisi passa dalla ricchezza alla povertà, assomiglia molto
al "fiuto dell'affare" che Zaccheo intravvide nell'incontro con Gesù a Gerico: i beni relazionali possono diventare un affare più grande dell'accumulo di ricchezza.
Chi si butta nella concorrenza deve ricordarsi che bisogna "fare i conti con la propria
storia e la propria geografia": per esempio, l'Italia, più che con la Cina, potrebbe sviluppare uno sviluppo di solidarietà con il Vietnam, che,  pur essendo più piccolo dell'impero di centro, non è mai stato sconfitto, politicamente e militarmente, né dalla Francia, né dagli Stati Uniti, né dalla Cina; e non lo sarà economicamente, vista la grande apertura della gioventù vietnamita.
Si regna con coraggio, se si butta il cuore nell'azione.     Si regna con intelligenza, se dalla propria storia e geografia si è imparato che "il bene relazionale" è la ricchezza più grande.  il don

sabato 5 marzo 2016

Il regno

Il passaggio al regno avviene "attraverso il fuoco" : così Pavel N. Evdokìmov, in L'amore folle di Dio.
Niente di meglio, per approfondirne il senso, che queste due poesie di Clemente Rebora.
La prima:
Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo:
spasima l'anima in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.
La seconda:
Spera il mare alla sponda onda dietro onda:
Ma giunta, ognuna s'infrange, e sprofonda.
Così l'umana speranza s'illude,
E a delusione giunge infine crude.
Il monte spera mentre ascende al cielo:
E primo è al sole, nel vento e nel gelo.
Tal la speranza in Cristo fa sicuri
Per la croce alla gloria i cuori puri.
Un versetto di un antico inno della Chiesa cantava:
Regnat a ligno Deus. La rilevanza e l'efficacia  della croce sta nella resurrezione!
Il regno è Suo, non tuo; ma Egli te ne fa partecipe, perché elargitore di doni, non possessore di beni caduchi.   il don

martedì 1 marzo 2016

FELICITA'

Qual è la felicità più grande? Ora, non esiterei a dire: "vivere morto".
Vivere morti a se stessi, per vivere l'Altro e gli altri!
Due testi in poesia ne aprono la porta.
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Il primo è il finale dell'Inno alla Materia di Pierre Teilhard de Chardin :
- Portami su, oh Materia, attraverso lo sforzo, la separazione e la morte,
- portami dove sarà finalmente possibile abbracciare castamente l'Universo.
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Il secondo testo è il finale della poesia di Thomas Merton, intitolata Ode al secolo
presente :      
- Ma se amate le ricchezze e le falsità,
  imparate a coniarvi d'auro coraggio
  nell'immagine del sovrano di ogni Misericordia,
  volgete la vostra brama in umiltà e perdono,
  fuggite i vostri deserti di centrifugo desio:
  e poi andate, in cerchi pacifici, fino alle profondità della vita
  e nascondetevi al vostro ardente demone di mezzodì
  là dove sgorga limpida acqua di roccia e muore in circoli.
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In questi due testi, la spiritualità e la mistica hanno riconquistato il cuore e lo spazio
che la morale aveva  sottratto agli osservanti delle regole. Dio vuole la felicità dei suoi figli, non il loro rimanere tristi nel dolore e nella morte, sopraffatti da una legge che non guarisce il cuore e lo spirito. La felicità più grande è l'unità della persona, ossia il dono di un'armonia tra corpo, psiche e spirito. Questa unità la si raggiunge
prima e meglio, uscendo fuori di sé e vivendo l'Altro e gli altri, come diceva Chiara Lubich, facendo la volontà di Dio e non la propria volontà, amando il prossimo e non se stessi. I cristiani sono diversi l'uno dall'altro, ma sono uno, grazie allo stesso amore
che circola nella loro vita, come fosse lo stesso sangue.   il  don