lunedì 14 marzo 2016

Il regno 3.

E.M. Cioran è un rumeno trasferitosi a Parigi ancora ventenne. Da un suo testo giovanile, titolato "LACRIME e SANTI" (ed. ADELPHI, Milano 1990), farò alcune citazioni, dalle quali si può cogliere quello che Sanda Stolojan ha detto "l'esilio metafisico" di Cioran, che non esclude la passione per i mistici e la musica.
"Un filosofo sfugge alla mediocrità solo grazie allo scetticismo o alla mistica - le due forme della disperazione di fronte alla conoscenza. La mistica è un'evasione dalla conoscenza, lo scetticismo una conoscenza priva di speranza. Due modi per dire che il mondo non è la soluzione". (p. 33)
Non per niente il cristianesimo ha sempre parlato di un "altro mondo", che sarebbe  la soluzione per tutto ciò che in questo mondo è interrogativo e dolore senza risposta.
"La mistica è un'irruzione dell'assoluto nella storia. Come la musica, essa è l'aureola di ogni cultura, la sua giustificazione ultima". (p. 46). Ma proprio nel preludio del testo si trova questa affermazione : "Non la conoscenza ci avvicina ai santi, bensì il destarsi delle lacrime che dormono nel più profondo di noi" (p. 13).
Per credere nell'altro mondo, occorre fare l'esperienza che il "progresso" in questo mondo è bacato, menzognero, ossia non mantiene la promessa della felicità e della vita immortale. L'esperienza è più della conoscenza, anzi è il suo punto più alto; ma la modernità perviene a questo traguardo proprio al suo tramonto. Quando sta nascendo, la modernità si aspetta ancora tutto dalla conoscenza; in verità molto ha ricevuto da essa, insieme a dolori, fallimenti e lacrime. Questa è l'ora della mistica : l'esperienza che  essa propone, supera ogni scetticismo.  A Pilato, il governatore romano che lo interrogava sul regno, Gesù Cristo rispondeva :"Il mio regno non è di questo mondo". il don

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