mercoledì 27 marzo 2024

L'abbandono del venerdì santo

 L'evento dominante che Gesù Signore ha voluto lasciare del giovedì santo è "l'amore reciproco": "Non vi chiamo servi, ma amici."

L'evento dominante del venerdì santo è l'abbandono in croce.  La pace vera con Dio e con tutti gli esseri umani è portare la croce, la propria e quella di altri che non ce la fanno a sopportarla.

In due strofe padre David Maria Turoldo accostava la figura del profeta Geremia a Gesù Signore, egli stesso Dio, abbandonato da Dio e dagli esseri umani.

                                   "Tu, Geremia, il profeta più solo,

                                     sei dell'autentica Chiesa la voce :

                                      annuncio come nessuno di Cristo,

                                      di quanti oggi puoi esser figura?"

Ma la testimonianza di Gesù Signore non è folklore, non è spettacolo, non è esibizionismo.  La sua testimonianza è coinvolgimento nel patire e compatire. Soltanto da questa comunione può nascere la comunità.

                                    "Lottare soli, per sempre, da soli;

                                       lottare ancora, e ieri e domani :

                                       questo peccato che tutti avvelena,

                                        e il male immenso che irrompe e dilaga."

Il peccato che dilaga è la guerra : per avidità, per dominare e opprimere.   La grazia sarebbe il rispetto della libertà di ogni essere umano e di ogni popolo : lasciare ad ognuno lo slancio creativo, quello che crea armonia, fraternità, aiuto reciproco. Dare un senso al soffrire, edificando l'Homo patiens nel post-moderno: proprio questo avvicina l'esperienza del giovedì santo  e del venerdì santo. L'abbandono e l'amore reciproco : il dono testamentario di Gesù Signore, vero Dio e vero uomo. 

                                                       don Carmelo Guarini


lunedì 25 marzo 2024

L'amore reciproco

 Il comandamento nuovo è l'amore reciproco.  Molti battezzati non lo sanno (ignoranza non scusabile), ma è ciò che Gesù ha lasciato come testamento ai discepoli : non si può sperimentare la comunione e  la comunità  se non si vive l'amore reciproco.

David Maria Turoldo  diceva in poesia come si giunge all'amore reciproco, partendo dalla Parola che si fa servizio al prossimo.

                             LA PAROLA CHE LIBERA

                                                               Omaggio a Papa Giovanni

"Non v'è assemblea che tu benedica

ove qualcuno escluda qualcuno,

e se non apre le braccia sul mondo

come le braccia di Cristo dal monte".

"Piuttosto come Francesco chiediamo

che "sine glossa" sia legge ai fedeli:

perchè i poveri attendono ancora

che sia la Chiesa a credere, almeno."

Meno retorica nelle parole, meno astrattismo intellettualistico, meno confusione nei ragionamenti, meno folklore nelle cerimonie.  Più sostanza in ciò che si dice di credere, più fiducia nella parola di Gesù Cristo piuttosto che nel dio-denaro, più qualità nell'istruzione cristiana. Basta con la confusione: conservatori e progressisti sono categorie politiche. Gesù Signore ha parlato di amore reciproco.  Non si giustifica la propria mediocrità nascondendosi dietro un politichese becero. Il Concilio ha ricordato il primato della Parola a tutti i fedeli, anche ai vescovi.  La collegialità episcopale non è un fatto giuridico, è aderire al comando del Signore Gesù!

                                             don Carmelo Guarini



sabato 23 marzo 2024

Fraternità e paternità

 Parlare di fraternità senza il riconoscimento della paternità può rivelarsi un gioco di prestigio, una ludopatia.  

Il racconto biblico rivela che il comportamento nasce da una decisione del cuore.

  Il delitto di Caino nei confronti di Abele è emblematico: ciò che precede il delitto è la ribellione al comando di Dio. Se Caino avesse rispettato il comandamento "Amerai il Signore Dio tuo" (che è il primo e il  più grande comandamento), avrebbe praticato anche l'altro, ossia "non uccidere".  In Caino la gelosia che provoca il delitto viene dopo la decisione di Caino di non ascoltare la voce di Dio e di fare affidamento su una voce distorta della propria coscienza.

E' ancora la paternità a salvare la fraternità.  Quando Dio comanda "nessuno tocchi Caino", ossia proibisce la vendetta ed avoca a sè il diritto di giudicare, offre a Caino la possibilità di riparare il male compiuto, ossia  l'assassinio del fratello. Adesso Caino può riparare il male compiuto riconoscendo che il comportamento di Abele è stato più corretto del suo.  Caino dovrà ammettere di fronte a tutti che si è lasciato guidare dalla gelosia e dall'avidità. Dio gli offre l'opportunità di un cambiamento reale, ma occorre che Caino paghi un prezzo per gli sbagli commessi.

Fraternità e paternità sono due realtà strettamente intrecciate.

Occorre saper vedere e capire quello che accade:  i delitti e la violenza aumentano non a caso; se manca l'obbedienza al comando divino, allora aumentano le guerre, i delitti.  Il sangue sparso del fratello grida sino a Dio al punto da  farsi udire dagli altri fratelli.   Quel sangue sparso dice che non ci si riconosce più fratelli. Anzi, appare con chiarezza che il fratello è divenuto il nemico. Se Dio non intervenisse per dire il suo amore verso tutti i suoi figli, i fratelli rimarrebbero nemici e non potrebbero più riconoscersi come fratelli.

Un'etica universale non ha fondamento. La morale si fonda sul comandamento divino.

L'imperativo categorico di Kant si è dimostrato illusorio: nessuno è disposto a rinunciare alla propria idea. Vi rinuncia soltanto colui che obbedisce non ad un'idea ma ad una realtà più grande, l'amore di Dio nel quale si trova strettamente unito l'amore di ogni persona umana. La fede è molto più della ragione, non è qualcosa di meno!

                                              don Carmelo Guarini

lunedì 18 marzo 2024

Il rischio

 Chi ha il potere, o meglio, colui che pensa  il potere al di sopra di tutto, non serve. Vuol dire che serve il potere, ma non serve nè se stesso, nè gli altri, nè Dio!

Colui che rischia, si mette in cammino e non rimane fermo sulle sicurezze. Mettersi in un cammino di comunione ( WEGGEMEINSCHAFT), diceva il vescovo teologo Klaus Hemmerle, significa puntare sull'incommensurabile della persona e della relazione.

Questa poesia di Thomas Merton parla di fame (quaresima) ,  guerra  e prigionia  ....................

                              Quaresima in un anno di guerra

Uno di voi è maggiore, fatto di corda e pelle di gatto,


Non pensa mai che i suoi occhi possano prender vita

per infilare la cruna della fame in un bicchiere d'acqua.


Uno di voi è il Pupazzo di cartone

e non lancerà la sua voce di sentinella,

a spirale, su per gli oscuri meandri del vento

ove si perde l'urlo del prigioniero.

.....................................................................................

Così, nella sera dei loro innocenti delitti,

il Pupazzo e il Maggiore, spiando le stelle in attesa di un segno,

vedono l'orizzonte da nord a sud spartirsi come una corda.


L'artista è una sentinella : grida al popolo addormentato che l'alba è vicina; grida al popolo di non farsi gregario del dittatore sanguinario; grida al popolo che non può esserci comunità vera e relazione autentica se non c'è libertà!  L'artista rischia la vita per un amore più grande di una vita banale!

La fame, la prigionia, la guerra dicono che il distacco da ciò che non è essenziale ridona la vita, la vita in un cammino di comunione.

                                            don Carmelo Guarini


giovedì 14 marzo 2024

La fiducia nell'evento relazionale

La fiducia apre alla relazione.

 La relazione supera sia l'isolamento sia l'identificazione. Filosofia e teologia non s'identificano nè possono rimanere isolate l'una dall'altra. Lo stesso discorso vale per politica e mistica. La fiducia è un'apertura del confine, luogo di transito     e            non muro che impedisce comunicazione e  interazione.

Perchè il filosofo non può chiudersi alla teologia? Perchè il teologo non può non interessarsi di filosofia? Perchè il politico non può totalizzare la sua posizione e opprimere la mistica? Perchè il mistico, pur considerandosi irrilevante, non può disinteressarsi della politica?

La fiducia richiama all'autenticità, non alla funzionalità. Identificarsi nel ruolo significa perdere la relazione umana autentica.

La vita umana, per poter  interrogare e rispondere, non può ignorare la fiducia. Quale carattere assume la fiducia di fronte alla domanda o alla chiamata? L'autenticità  (Eigentlichkeit) della fiducia non si può farla coincidere con l'utilizzabilità (Zuhandenheit) che se ne può ricavare. Il confine deve poter garantire al confinante la diversità, nel modo che la presunzione  dell'identico non divenga potenza che distrugge il diverso.

La fiducia s'accompagna a tre virtù : la pazienza, la cura, il coraggio.

Lo sviluppo di un'idea o di un'azione cammina insieme al soggetto che la promuove. La fiducia non può fare a meno di tre virtù che le impediscono di scadere nello scetticismo, nel relativismo, nell'universalismo. Queste tre virtù sono: la pazienza, la cura, il coraggio.  La pazienza fa entrare il soggetto della fiducia in un tempo che è attesa, e non costringe lo sguardo alla velocità per ottenere subito un risultato. La cura, che si nutre della riconoscenza, non tralascia di continuare a donare, pur con modalità sempre diverse. Il coraggio diventa risposta alla chiamata di rischiare  il nuovo, abbandonando la situazione di sicurezza.

La fiducia promuove la libertà e la creatività.

Superare la dipendenza ( Die Angewiesenheit)  per  andare oltre la dicotomia.   Il neokantismo avrebbe potuto scoprire che la dicotomia creata da Kant tra autonomia ed eteronomia si sarebbe potuto evitarla se il mondo della scienza non lo si fosse posto come padrone del mondo della vita. La libertà e la creatività dell'amore obbediscono non alla legge del "tu devi", ma all'attrattiva dell'io "liberato dall'amore". Il neohegelismo avrebbe potuto comprendere perchè Hegel aveva scelto la politica a danno della mistica, se avesse guardato con più attenzione alla relazione servo- padrone. Il reciproco riconoscimento tra padrone e servo non avverrà mai per via politica, ma sempre per via spirituale. La politica potrà raccogliere il risultato della paziente azione della mistica.  I teologi  dogmatici cattolici , nel tempo della crisi modernista, avrebbero potuto evitare la polarizzazione dello scontro: invece di  contrapporre  l'ascetica alla mistica e di continuare l'opera dell'Inquistore, avrebbero potuto lasciare alla mistica  uno spazio vitale ed un tempo dello spirito. 

La fiducia umana risponde alla chiamata dello Spirito Santo, che toglie la noia e la paura di osare.

                                                         don Carmelo Guarini

 

mercoledì 13 marzo 2024

Il calcolo e il dono

 La filosofia non può sottrarsi all'interrogazione. Non può soltanto interrogare (Denken), deve anche lasciarsi interrogare. Non basta il discorso (Logos) se non c'è l'ascolto. 

Una prima domanda che la filosofia deve ascoltare riguarda il cogito. L'Io penso sta dentro una relazione : DAS EREIGNIS (l'evento) non è un fenomeno solitario dell'Io, è piuttosto un domandare (Denken) e un rispondere (Antworten).

La filosofia ricomincia sempre dalla decisione vitale ( Beschlies im Leben ) : il punto di ripartenza è il calcolo o il dono ?   Ripartire implica  scegliere.   Ma la verifica sulla scelta giusta dice se la trasformazione è rimasta un desiderio o ha prodotto una realizzazione.

Il calcolo ( Rechnung ).   Il paradigma del calcolo può essere ipotizzato, teorizzato e verificato. E' necessario vedere se ha mantenuto la promessa del guadagno rispetto all'aposteriori storico (nei confronti della storia) e rispetto all'aposteriori esistenziale della persona (l'unificazione di interiore ed esteriore). Se calcolare ( Rechnen) è soltanto contare, allora bisognerebbe spiegare non solo a Smith ma anche a Marx perchè il punto di partenza dell'economia nel calcolo di un interesse di parte, non  sia riuscito a risolvere il conflitto tra  chi sfrutta e chi è sfruttato.

Il dono ( Gibt ). Il paradigma del dono  nutre un interesse per il calcolo, ma inizia a mettere in chiaro il motivo utilitaristico del calcolo, quel motivo che non consente di risolvere il conflitto d'interesse tra oppressore e oppresso. Il dono intende condurre il calcolo al massimo della misura ossia all'incommensurabile. Il  calcolo trova la sua pienezza proprio nell'incommensurabile! 

Se la filosofia sceglie il paradigma del dono, deve potere indicare come superare non solo il conflitto d'interesse, ma anche la difficoltà della diversità, cioè deve assicurare la libertà del donatore e del donatario nel dispiegarsi dell'evento ( Das Ereignis ).             A questo fine non serve tanto una teorizzazione dell'uguaglianza, quanto una teoria-pratica della reciprocità.

A questo punto si può ipotizzare l'interrelazione reciproca ( Liegt  im Zwischen ) tra filosofia e teologia, come aveva proposto il vescovo teologo Klaus Hemmerle alla fine del secolo scorso. Cosa implica questa relazione? Un'uscita da una presunzione di autonomia che s'identifica con l'autosufficienza. D'accordo: la filosofia rimane una scienza autonoma, lo stesso anche la teologia. Ma autonomia non significa far saltare la relazione e il dialogo. Piuttosto è richiesto un dono reciproco ( LibesGabe ), senza dimenticare che il guadagno paradossale del calcolo sta proprio nel suo pervenire all'incommesurabile,        e che la perdita paradossale del dono sta proprio nel guadagno dell'incommensurabile!

La filosofia non può rimanere un  vedere e guardare ( idein ), deve spingersi sino al contemplare ( theorein ) .  Il paradigma del dono consente alla filosofia di inglobare l'Altro, mentre il paradigma del calcolo  finisce con l'escluderlo. Lo scarto ( il resto del calcolo ) dice che si è verificato un conflitto, e che il vincitore ha messo fuori gioco il vinto. Nel paradigma del dono ognuno vince, passando però attraverso la perdita del calcolo.     L'interesse finale, ossia l'incommensurabile, è il punto in cui s'incontrano il calcolo e il dono.

                                                       don Carmelo Guarini


martedì 12 marzo 2024

L'incontro

 E' possibile l'incontro tra lo spirito del tempo (ZeitGeist) ed il tempo dello spirito (Zeit der Geist)?

 Lo spirito del tempo è mortifero, distruttivo, entropico. Il tempo dello spirito è apertura alla speranza, ad una vita nuova o risorta.

Lo spirito del tempo è quello di sempre: uno spirito di morte, che desidera la guerra e la distruzione, idolatra il dominio  e il denaro, e si lascia corrompere dalla menzogna.

Lo spirito ed il tempo, l'istante d'eternità lo lascio dire al poeta Mario Luzi, nella lirica Primizie del deserto:

                                            Quì è il dominio che dobbiamo saccheggiare,

                                             l'abbondanza da mietere, nè il tempo 

                                             sollecita e la brama non è più.

                                               ..........................................

                                             Requie dai morti per i vivi, requie

                                              di vivi e morti in una fiamma. Attizzala :

                                             La morte è quì, la morte si propaga,

                                             tende tra i monti il suo vibrio di ragna,

                                             presto l'occhio non serve più, rimane 

                                             la conoscenza per ardore o il buio.

La pietà o la compassione è il tempo sempre nuovo dello spirito che non si rassegna alla distruzione e alla morte. Lo spirito accende un'evoluzione neghentropica: sotto forma d' irrilevanza, pone di nuovo la domanda : la bellezza, la giustizia, la pietà sono inutili per lo sviluppo dell'umano? Cosa rimarrebbe se esse scomparissero? Nel Nuovo Testamento c'è una parola che dice ardimento: phronema!

                                             don Carmelo Guarini



giovedì 7 marzo 2024

Cos'è l'evento?

 "L'evento si comprende rivivendolo.", diceva il teologo Carlo Molari.

Ma vogliamo saperne di più: come nasce un evento?

E' un fenomeno che si dona: è un incontro tra donatore e donatario. Suscita un interesse o un desiderio, che è il motore della ricerca. L'evento è un nuovo inizio che apre  un percorso.

Il cristianesimo nasce come evento, che porta  una rivoluzione, ma che si aggancia ad una tradizione. Con Malraux si potrebbe anche essere daccordo nell'affermare che  : "La rivoluzione svolge oggi il ruolo che ebbe la vita eterna nel Medioevo.", ma senza dimenticare ciò che afferma l'evoluzione, ossia che non si ricomincia mai da zero, che c'è sempre un passato che aggancia il presente, e ancora ci sarà un futuro che prende le mosse dal presente.

L'interesse o il desiderio come motore della ricerca spinge verso un Ideale che sia allo stesso tempo la Verità e l'Amore. Il cristianesimo appare come un fenomeno rivoluzionario  imprevisto, ma che  era stato preparato da una tradizione storica e profetica.  E non va dimenticato che un calcolo irrazionale o assurdo ha ostacolato questo ideale rivoluzionario,      riconducendo ripetutamente la storia verso il conflitto, la guerra, il disordine.

Karl Marx ha avuto torto, alla prova dei fatti, a ritenere la rivoluzione come un fatto economico e politico che trasforma la storia. L'evoluzione umana non mostra forse uno sviluppo della natura verso la cultura, un avanzare delle relazioni verso lo spirito? Certo, il relativismo si mostra deluso verso la verità e l'amore, ed il nichilismo proclama lo scetticismo assoluto. Ma occorre chiedersi: perchè questa sfiducia verso l'intelligenza umana?    Il fattore umano non tiene il passo col progresso scientifico e tecnologico? L'intelligenza umana è un pensiero che fa avanzare lo spirito e fa emergere dalla crisi una creatività d'azione. 

Occorre interrogare di nuovo la libertà individuale e la comunità, senza accettare i dogmi espressi da Sartre, ossia: 1) l'uomo non ha alcuna natura; 2) è soltanto libertà assoluta e contingente; 3) questa libertà senza significato è un inferno per l'essere umano (infatti afferma: "l'inferno sono gli altri"). Se Sartre avesse interrogato J. Duns Scoto, avrebbe saputo discernere tra la libertà assoluta di Dio che coincide con la relazione agapico-trinitaria,        e la libertà umana che è contingente ma allo stesso tempo non può ignorare la relazione.

L'evento è un fenomeno-dono tra donatore e donatario: è incontro, relazione. La crisi attuale della libertà, del significato, del calcolo è una crisi della relazione, un mancato incontro.

                                         don Carmelo Guarini



sabato 2 marzo 2024

Il viaggio e lo spettacolo

 Homo viator et  spectator!

Cos'è un'umanità che viaggia senza camminare? E cosa può sviluppare un'umanità che predilige uno spettacolo che trionfa sullo spirito?

Attenzione alla storia. La disciplina delle legioni romane non era più la disciplina del diritto romano, creato dal senato che legiferava. Le legioni viaggiavano per tenere un impero schiavo di un dominio, e impedivano ai popoli di camminare.  Oggi il tiranno si rimpicciolisce in burattino virtuale dello spettacolo globalizzato. Tutto è fermo, anzi si ritorna alla clava: trionfa la violenza. Vediamo  vampiri assetati di sangue!

Qual'è il confine tra il reale e l'immaginario? Lo spettacolo che trionfa sullo spirito vanifica libertà e creatività interiore, mentre esalta l'apparire. Affrontare l'altro nella sua diversità non è più un desiderio, ci si dà alla fuga. Si fugge dall'amore, considerato sacra follia. Thanatos sembra esercitare più attrazione, o suggestione, di Eros. C'è un desiderio di morte che pervade il contemporaneo, perchè non si comprende più,  e neppure si vuole raggiungere il significato della vita. 

Cos'è quest'uomo del viaggio e dello spettacolo? E' andato perduto il tatto e il contatto della relazione. Il viaggio non è più il camminare: mentre si viaggia, si sta fermi.      Esperienza cadaverica:  nulla si muove. Il viaggio somiglia ad una fuga: si fugge l'amore!

Essere umano : spettatore, non è più  attore  e protagonista.  Lo spettacolo ha ucciso la forza dell'immaginazione e della creativà. La società dello spettacolo si dibatte tra la noia ed il vuoto: oppressa da pazzia e desiderio di morte.  Confusione estrema, dopo che si è rotto il confine tra il reale e l'immaginario. Manca il viaggio interiore: gustare ogni cosa dal di dentro, reinventare la vita con la fede-fiducia nell'altro. L'attore non recita più, soltanto sghignazza.

Ricominciare a viaggiare: ricevere e donare. Il dono amichevole è uno scambio di doni , aiutarsi l'uno con l'altro. Il viaggio interiore:   si ricomincia dalla coscienza, molto più grande dell'intelligenza artificiale. Perchè l'essere umano è più di una macchina. La sfida, nell'epoca dello spettacolo,  sarà mostrare, con grande realismo, che i mezzi poveri sono quelli che creano un cambiamento autentico, anzitutto nelle relazioni. Perchè la comunità sia sempre più autentica, gli Io dovranno combattere lo spettacolo dellipocrisia e della menzogna. In un'epoca nella quale trionfano potere, denaro e immagine esteriore, c'è bisogno di eroi e di santi,  che sacrificando la loro vita, ci ricordino valori perduti: la verità, la libertà, il dono della vita!

                                                   don Carmelo Guarini




venerdì 1 marzo 2024

Contro la guerra

Sarebbe già qualcosa schierarsi contro la guerra.   Una cosa in più, lavorare per la pace!

Indignarsi per la distruzione che crea la guerra. 

Thomas Merton esprimeva l'orrore in una poesia intitolata La città bombardata:

                                 Ora nessuno si fermi

                                  nel bosco lunare

                                  luogo di sangue.

                                  Nessuno indugi quì,

                                   neanche in sogno, 

                                  nella foresta lunare di questo fondo marino. 

E in un'altra poesia esprimeva, tra angoscia e speranza, tra la visione distruttiva e il desiderio di ricostruzione, proprio nel titolo,  l'ossimoro   POESIA: 1939

                                   Le candide silenti stelle

                                   guidano il loro cerchio rotante,

                                   si sporgono dall'alta aria

                                   per ascoltare del mondo dei cigni il canto.

                                   

                                  Ma il lungo coltello è confitto,

                                    O amata,  muta terra

                                    la gola si stringe, la voce s'affievolisce,

                                    il sangue non si rinnova,


                                   Mentre la notte ci divora i giorni,

                                    la morte ci spegne gli occhi,

                                    le città inaridiscono e ardono come fiammelle,

                                    ma nessuna voce profetizza.


La rassegnazione di fronte alla guerra e alla morte dice la resa di Eros a Thanatos: rassegnati e impotenti a desiderare la resurrezione ed una vita nuova, che non sia più schiava di piacere, potere e denaro! Perchè tanto disprezzo e dimenticanza dello spirito?

                                        don Carmelo Guarini