mercoledì 13 marzo 2024

Il calcolo e il dono

 La filosofia non può sottrarsi all'interrogazione. Non può soltanto interrogare (Denken), deve anche lasciarsi interrogare. Non basta il discorso (Logos) se non c'è l'ascolto. 

Una prima domanda che la filosofia deve ascoltare riguarda il cogito. L'Io penso sta dentro una relazione : DAS EREIGNIS (l'evento) non è un fenomeno solitario dell'Io, è piuttosto un domandare (Denken) e un rispondere (Antworten).

La filosofia ricomincia sempre dalla decisione vitale ( Beschlies im Leben ) : il punto di ripartenza è il calcolo o il dono ?   Ripartire implica  scegliere.   Ma la verifica sulla scelta giusta dice se la trasformazione è rimasta un desiderio o ha prodotto una realizzazione.

Il calcolo ( Rechnung ).   Il paradigma del calcolo può essere ipotizzato, teorizzato e verificato. E' necessario vedere se ha mantenuto la promessa del guadagno rispetto all'aposteriori storico (nei confronti della storia) e rispetto all'aposteriori esistenziale della persona (l'unificazione di interiore ed esteriore). Se calcolare ( Rechnen) è soltanto contare, allora bisognerebbe spiegare non solo a Smith ma anche a Marx perchè il punto di partenza dell'economia nel calcolo di un interesse di parte, non  sia riuscito a risolvere il conflitto tra  chi sfrutta e chi è sfruttato.

Il dono ( Gibt ). Il paradigma del dono  nutre un interesse per il calcolo, ma inizia a mettere in chiaro il motivo utilitaristico del calcolo, quel motivo che non consente di risolvere il conflitto d'interesse tra oppressore e oppresso. Il dono intende condurre il calcolo al massimo della misura ossia all'incommensurabile. Il  calcolo trova la sua pienezza proprio nell'incommensurabile! 

Se la filosofia sceglie il paradigma del dono, deve potere indicare come superare non solo il conflitto d'interesse, ma anche la difficoltà della diversità, cioè deve assicurare la libertà del donatore e del donatario nel dispiegarsi dell'evento ( Das Ereignis ).             A questo fine non serve tanto una teorizzazione dell'uguaglianza, quanto una teoria-pratica della reciprocità.

A questo punto si può ipotizzare l'interrelazione reciproca ( Liegt  im Zwischen ) tra filosofia e teologia, come aveva proposto il vescovo teologo Klaus Hemmerle alla fine del secolo scorso. Cosa implica questa relazione? Un'uscita da una presunzione di autonomia che s'identifica con l'autosufficienza. D'accordo: la filosofia rimane una scienza autonoma, lo stesso anche la teologia. Ma autonomia non significa far saltare la relazione e il dialogo. Piuttosto è richiesto un dono reciproco ( LibesGabe ), senza dimenticare che il guadagno paradossale del calcolo sta proprio nel suo pervenire all'incommesurabile,        e che la perdita paradossale del dono sta proprio nel guadagno dell'incommensurabile!

La filosofia non può rimanere un  vedere e guardare ( idein ), deve spingersi sino al contemplare ( theorein ) .  Il paradigma del dono consente alla filosofia di inglobare l'Altro, mentre il paradigma del calcolo  finisce con l'escluderlo. Lo scarto ( il resto del calcolo ) dice che si è verificato un conflitto, e che il vincitore ha messo fuori gioco il vinto. Nel paradigma del dono ognuno vince, passando però attraverso la perdita del calcolo.     L'interesse finale, ossia l'incommensurabile, è il punto in cui s'incontrano il calcolo e il dono.

                                                       don Carmelo Guarini


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