venerdì 18 agosto 2023

La morte di Dio è la morte dell'Io

 F. Nietzsche l'aveva capito molto bene: se Dio muore, anche l'Io muore insieme con Lui. Per questo il filologo-filosofo ("occhio di lince") s'invento la volontà di potenza, per evitare all'uomo post-moderno la depressione ontologica che accompagna il sentirsi solo sulla terra. 

F. Nietzsche, però, non aveva fatto l'esperienza della solitudine distinta e diversa rispetto all'esperienza dell'isolamento. Chi è isolato socialmente, culturalmente, si sente come assediato da un mondo o da una massa di individui che la pensano e si comportano diversamente da lui. Chi sperimenta l'isolamento, si sente davvero solo.

Non così per colui che fa esperienza di solitudine: Dio e Io sono in relazione; il solitario sente ancora vivo il proprio Io, perchè considera la relazione con Dio come una presenza. Per colui che fa esperienza di solitudine, Dio e Io sono in una relazione vitale; la vita dello spirito non è un desiderio astratto. Cosa scopre di diverso colui che vive la dimensione dello spirito? La meditazione lo porta a relativizzare quello che la massa degli individui considera un assoluto: i soldi sono indispensabili per realizzare un progetto; il successo è essenziale per avere un seguito; l'immagine pubblica dev'essere sempre quella del vincitore (i perdenti sono scarto della società). 

Colui che non ha fatto ancora i conti con la morte, non sa niente della vita, ossia non sa cosa si porta via della vita quando sopraggiunge la morte, e non sa neppure quello che lascia sul pianeta Terra relativamente all'evoluzione dell'umanità. Se ha creduto e fatto sue le ragioni e gli atti della guerra, non lascia la pace sulla Terra, e non porta con sè la pace oltre la morte. L'io illusorio conosce la seconda morte: ha fatto male i calcoli, perchè ha centrato la sua vita ed il suo operare sul calcolo. L'io autentico ha scoperto che soltanto nel dono si trova la relazione: non manipolare l'altro per non essere poi manipolati; non fare del prossimo un pubblico ludibrio, perchè si rimarrà a propria volta vittima dell'arroganza e della prepotenza altrui. 

Chi ha creduto di poter salvare l'Io uccidendo Dio ha compiuto un grave errore, ossia si è privato della possibilità della relazione e del dono. Se nell'evoluzione dell'umanità fossero mancati coloro che hanno promosso dono e relazione, l'entropia avrebbe già distrutto l'idea stessa di evoluzione. E' stato Abele a salvare l'evoluzione dell'umanità. Caino non avrebbe lasciato sopravvivere neppure Darwin.

                                                don Carmelo Guarini

si 

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