venerdì 25 agosto 2023

Vincere la sfiducia suscitata dalla crisi

 La rivoluzione politica, economica, antropologica (femminismo e mondo giovani) hanno messo le chiese cristiane in una situazione che si potrebbe dire d'assedio. La tradizione storica è riuscita a salvare soltanto i punti forza di ogni chiesa, ma i punti deboli sono apparsi come qualcosa che il presente non può correggere. La chiesa protestante riesce a stare al passo col cambiamento culturale, per la libertà di ricerca teologica e pastorale. La chiesa cattolica mantiene una propria forza di fronte alla politica grazie alla diffusione mondiale: la diplomazia vaticana, grazie anche alle nunziature presenti in centinaia di paesi, può dire e fare qualcosa di non irrilevante. La chiesa ortodossa ha conservato una spiritualità-mistica che in tempi di invasione tecnologica mostra la forza della contemplazione per la persona e la comunità. La chiesa anglicana mostra il valore della mediazione cristiana tra lo spirituale e il politico, tra il moderno e la tradizione (che non viene abbandonata).

Quali sono i punti deboli che le chiese cristiane fanno fatica a superare? Per uscire dalla crisi, occorrerebbe superare una prima rottura creata dalle rivoluzioni moderne, ossia la rottura tra il linguaggio della tradizione e il linguaggio contemporaneo. Una seconda rottura da superare sarebbe quella del pensiero: il cielo è diventato un buco nero e la terra non è stata presa sul serio come il Cristo aveva fatto col suo annuncio di una terra nuova.  Una terza rottura  riguarda quello che la crisi ha messo in rilievo: la mancata unità tra ciò che si crede e ciò che si vive. 

Il linguaggio contemporaneo intende recuperare lo scarto dell'eresia rispetto all'ortodossia, e ricomporre o riconciliare (una parola kairòs della Lettera ai Romani, come ha fatto notare Karl Barth) la parola  divina del passato (che Dio non aveva avuto paura di unirla alla parola umana) con la parola  profetica che suscita un'energia nuova nel presente. Se io cattolico so ricevere parole nuove dal luteranesimo, dall'anglicanesimo, la comunicazione si arricchisce senza paura di ibridazione. Ancora: se ricevo parole che contengono esperienze dal buddismo, dall'Islam, dall'ebraismo, il linguaggio cristiano si arricchisce, cioè muove verso l'infinità  del Logos, che contiene tutte le parole umane e tutti i linguaggi.

Il pensiero contemporaneo ambisce ad essere plurale, abbandona il pensiero unico. La sfida che la diversità lancia al pensiero dell'identico è che ogni pensiero esca dalla propria sicurezza passata e compia lo sforzo di comprendere il nuovo. Il cristiano può fare discernimento spirituale sia sul linguaggio sia sul pensiero. Per esempio, io potrei dire che il termine uguaglianza (teorizzato dall'illuminismo dopo la rivoluzione francese) è un termine giacobino, non cristiano. Gesù non parla di uguaglianza universale; ciò che egli prospetta è la reciprocità ("amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi). Nasciamo diversi, non uguali. Come diceva Duns Scoto, la differentia individualis è il segno dell'amore personale di Dio per ognuno. Dio non ci ha fatti in serie, non ha fatto un'umanità clonata! La comunione alla quale si giunge tramite il dono reciproco, valorizza il soggetto umano (nessuno è considerato oggetto).

Lo sforzo di unificare ciò che si pensa e ciò che si vive,  è cominciare ad uscire dalla crisi schizofrenica nella quale hanno condotto i cristiani le rivoluzioni politiche, scientifiche, antropologiche (mondo femminile e giovanile). A livello politico, come hanno fatto notare alcuni storici attenti, la rivoluzione polacca è stata una rivoluzione cristiana dopo quella francese di due secoli prima che è stata una rivoluzione giacobina. La rivoluzione scientifica positivista, condivisa dalla maggioranza degli  scienziati,  ha visto aprirsi una crepa al suo interno. Carlo Rovelli parla di rapporto necessario tra filosofia e scienza. Pier Luigi Luisi dice che lo scienziato deve tenere presenti tre dimensioni: oltre quella scientifica, anche quella filosofica e spirituale. 

Il nuovo inizio nasce dalla crisi. Che tutte le chiese cristiane non siano più soltanto luoghi di preghiera, ma divengano  anche luoghi  di cultura e di arte, non sarebbe un male. Purchè non divengano luoghi di divertimento, di distrazione, di corruzione! La cultura e l'arte creano sempre più consapevolezza dell'umano e del divino. Che le donne e i giovani possano donare un linguaggio ed un pensiero più di dono che di potere e dominio sarebbe già un cominciare ad uscire dalla crisi. Che gli scienziati, gli atei, e tutti coloro che si dicono moderni non si ritengano più i depositari ultimi della conoscenza, sarebbe un abbandono del dogma laicista ed una apertura al mistero, che è l'opposto dell'evidente, non dell'assurdo. Può esistere il mistero, ma non l'assurdo, che contraddirebbe, se esistesse,  il principio di non contraddizione. Perchè alcuni scienziati e alcuni politici riscoprono oggi la necessità di tenere insieme scienza e spiritualità, politica e spiritualità ? Perchè hanno scoperto che non si vive soltanto di denaro, di benessere, di felicità; il dolore, la frustrazione, il fallimento spingono l'umanità dell'essere umano più nel profondo, verso lo sviluppo dello spirito. La ricerca ossessiva, sui social,  dello stupro di Palermo dice il pericolo della dimenticanza dello spirito e dell'involuzione (non dell'evoluzione) dell'esistenza umana verso l'animalesco (ma le scimmie non fanno, forse,stupro di gruppo) contemporaneo.

Abbandonare la sfiducia, rinforzare la fiducia, dopo aver guardato nella prospettiva storica e culturale la crisi e le cause che l'hanno suscitata, è ciò che ogni persona di buona volontà deve fare, sapendo anche che per questa impresa così impegnativa occorre mettersi insieme, scoprendo infine che le ragioni dell'altro possono incontrare  le ragioni dell'io.  Il conflitto non necessariamente deve rimanere conflitto, può divenire il luogo in cui si sceglie la fraternità.

                                            don Carmelo Guarini


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