giovedì 16 maggio 2013

giorno per giorno

Dalla biblioteca ho tirato fuori "appunti di una mamma", di Anna Maria Zanzucchi : un libro del 1980 e ne ho fatto una lettura spirituale, rimanendo sempre più sorpreso e meravigliato dell'inconfondibile legame tra umano e divino, tra la libertà ed il vangelo. 
Un confronto continuo, quotidiano, tra genitori e figli : un "imparare ad ascoltarsi, a conoscersi, a guardare a fondo nelle cose, a perdonare" (p. 46); una vita di famiglia, fatta di libertà e condivisione (vedere insieme il da farsi, ed un confrontarsi sul già fatto) di idee, di programmi, di esperienze. E' soprattutto lo scambio di esperienze che aiuta la crescita comune e assicura quel sentirsi uniti, che invece il giudizio rompe. Ma anche lo scambio di idee su un libro, su un fatto, invece di fermarsi allo scontro di vedute, può trasformarsi in arricchimento reciproco. Senza la paura di mettere in piazza la vita personale e di famiglia, anzi con il coraggio e la gioia di condividere persino con estranei la vita del vangelo, il racconto fa chiaramente percepire cosa sia il condividere la vita dell'altro e degli altri.
In effetti, quel che giorno per giorno inasprisce la solitudine di ognuno è il vivere per se stessi, mettere dei paletti per conservare degli attaccamenti alle cose, alle persone, all'io. Al contrario, l'unità nasce quando si è disposti, giorno per giorno, a condividere idee, programmi, esperienze. 
Il finale degli "appunti di una mamma", lo lascio dire ad Anna Maria Zanzucchi : "La giornata è finita. Sono già tutti a letto. (...)Se ci penso bene, quasi sempre in questo periodo, per una cosa o per l'altra, alla fine della giornata mi ritrovo con un dolore, con un'ansia, con un qualcosa che mi fa male dentro. E' la malattia di uno, è la difficoltà di un'altro, è una situazione intricata... Ma perchè -mi viene da chiedere- perchè sempre qualcosa che m'addolora? (...)  Capisco...che c'è una via d'uscita, sempre nuova, sempre da riscoprire. E' dire a Gesù con tutto il cuore: "Accetto questa sofferenza, questa cosa che non vorrei". La accetto e la unisco al suo dolore.".
C'è una grazia che può ribaltare quella che chiamiamo disgrazia : il saper ricominciare, il dimenticare per non lasciarsi dominare dalla disgrazia passata, il rimettere in gioco la relazione senza la paura che l'altro faccia ancora il gioco sporco. La morte dell'io è soltanto una sospensione del dono della vita, ma la vita la vince sulla morte ogni volta che l'io ricomincia a donare.  il don

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