domenica 1 novembre 2015

Segno e senso

Un segno sulla neve : può essere la traccia di una volpe, di un lupo...Il cacciatore o l'animalista sa dare il senso, ossia identificare a chi appartiene la traccia.

Introducendo il Memorial  di Pierre Favre, Certeau pone il segno nell'evento che passa, ed il senso nella "continuità della volontà di Dio che rimane". Scrive ancora Certeau che Favre utilizzava il Memorial non come un diario, ma come "strumento di lavoro", proprio per cogliere lo svolgimento della volontà di Dio nella propria vita e nella storia del tempo . Questa lucidità nel cogliere la volontà di Dio derivava da una preparazione trentennale nella pratica degli Esercizi : Ignazio riconosceva in Pierre Favre colui che meglio di tutti sapeva fare discernimento ed elezione, per aver vissuto dapprima i tre gradi di umiltà.




Il segno che sono vivo o morto può essere  il dono o il regalo. Ma il  senso  di essere vivo o morto lo trovo nel motivo che mi spinge a "perdere la vita" per ritrovarla.   Il segno appartiene    al mondo dell'apparenza, che   se staccato dal senso,     conduce all'ipocrisia.   Fare la volontà di Dio richiede più ricezione che iniziativa.
Caterina da Genova (Fieschi Adorno) diceva che attraverso la morte dell'amor proprio si può essere raggiunti dall'amor puro.
Chiara Lubich dirà che  "il meno perfetto in unità è preferibile al più perfetto in disunità" : è sempre attraverso la morte dell'io che Dio viene allo scoperto, ma si nasconde quando gli "io" sono troppo appariscenti.  il don

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