martedì 13 febbraio 2018

La trappola!

SIMONE WEIL riconosce che l'unico argomento contro "Dio Amore", o contro l'amore di Dio, è la sventura. E' l'altro termine, oltre a disgrazia, che traduce il
francese la malheur    (di genere femminile, a differenza di le bonheur, che è di
genere maschile - lo dico senza offesa per le donne e senza esaltare gli uomini -  come  scusante per i francesi c'è il termine la grandeur, che è di genere femminile).
Chi è lo sventurato o il disgraziato?      Colui che viene colpito dalla necessità e dalle circostanze, senza che ne abbia colpa. E' l'innocente, la vittima senza colpa.
Chi è colui o colei che cade nella trappola della sventura o della disgrazia e vi rimane dentro senza che trovi la forza per uscirne, perché non trova la spinta verso l'alto?  Colui che s'affida alla dialettica dell'odio!   Difatti la sventura o la disgrazia è la confutazione dell'amore!
C'è un'unica soluzione alla sventura o alla disgrazia, dice la Weil, ed è Gesù Cristo, crocifisso e abbandonato, lo sventurato per eccellenza, perché è davvero l'innocente, il senza colpa. Come ha potuto Il Padre dimenticarsi del Figlio?    Dove si può trovare l'amore del Padre nei riguardi del Figlio, mentre      lo abbandona alla sventura e alla disgrazia estrema?
L'abbandono estremo chiede un amore estremo: Dio divenuto sventurato e disgraziato in Gesù  non concede all'uomo nessun alibi per non amare. Ora ogni spirito libero può riconoscervi l'amore, che è infinitamente più del dovere! La grandezza più grande coincide con la sventura più grande.
Simone Weil era già cristiana; ciò che l'ha tenuta lontana dalla Chiesa e dal battesimo è stata la "purezza catara", ossia l'idea di una comunità dei perfetti, nella quale soprattutto la gerarchia non dovrebbe esagerare martellando sul dogma e sulla morale.
Ma perché Gesù diviene lo sventurato per eccellenza se non per una misericordia infinita?
                                  il don

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