sabato 5 luglio 2014

l'incontro anzitutto

L'incontro con un testo non è meno impegnativo di un incontro diretto tra persona e persona. H.G. Gadamer ha parlato di "fusione di orizzonti" tra l'autore ed il lettore, proprio per la migliore comprensione del testo. 
Ogni incontro deve superare il limite del tempo, la distanza delle diverse prospettive, la colpa dell'accusa e del disprezzo. A questo proposito Koselleck ha parlato dello stretto legame tra "spazio d'esperienza e orizzonte d'attesa" : "il presente del passato", per dirla con Agostino, deve aprirsi al "presente del futuro" ossia all'attesa (vedi Confessioni, Libro XI, 20.26 ). Il presente del passato, che è la memoria, sente gravare su di sè la colpa : questo gravame lo sente principalmente la vittima, ma lo sente anche il persecutore.  E la vittima può diventare persecutore se si lascia guidare dal Super-Io, che, come ha detto Freud,  è appunto il persecutore dell'Io.    Come liberasi da questo fardello?         Con il perdono, dice P. Ricoeur in Ricordare, dimenticare, perdonare : il perdono è difficile, non è facile. Esso chiede alla vittima una perdita (cioè la rinuncia, a ciò che le è stato tolto, in termini di rancore e di risentimento); al persecutore chiede di perdere la sua posizione di potere nel dettar legge ancora alla vittima.  Non si tratta allora tanto di dimenticare : Nietzsche aveva messo ben in evidenza non solo l'utilità ma anche il danno dell'oblio per la vita : dimenticare le tracce dell'errore e della colpa potrebbe significare smarrire del tutto il cammino.  Con Freud diremmo che il lutto della perdita chiede di essere elaborato e curato. Ma è proprio questa elaborazione che spinge la perdita verso il perdono. Ed è guarigione! Il confronto non basta. Si perviene all'incontro solo quando si perde il proprio narcisismo, quando ci si mette nei panni dell'altro, quando si rinunzia ad averla vinta ad ogni costo. Il perdono, tra l'altro, porta alla riscoperta autentica del dono!
il don

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