domenica 21 luglio 2013

Antigone secondo Lacan

Antigone, la tragedia più commentata e interpretata di Sofocle. A partire da Aristotele, nella Poetica, passando per Hegel , Goethe e Simone Weil, per giungere sino a Lacan. 
In breve il racconto del dramma: due fratelli sono in guerra tra loro; uno è diventato re di Tebe; l'altro fratello, Polinice, è stato mandato in esilio, ma egli forma un esercito di mercenari e ritorna per conquistare la città. I due fratelli si uccidono in guerra, l'uno per mano dell'altro. Creonte, il loro zio, divenuto re della città, ordina che il defunto re legittimo venga seppellito con tutti gli onori, mentre Polinice sia lasciato in pasto agli avvoltoi e alle bestie selvatiche. Si tratta della legge scritta e della ragione che vi si associa. Antigone, la sorella dei due fratelli morti, disobbedisce allo zio re e dà sepoltura a Polinice.
 Hegel vi ha visto il conflitto tra due discorsi discordanti, quello della famiglia e quello dello stato, che andrebbero a sfociare verso una composizione. Ma è davvero questo l'obiettivo di Antigone? Soltanto quello di obbedire alla pietà familiare e non anche alla legge degli dei, la Diche, la legge non scritta? O niente di tutto questo? Creonte giustificava la sua decisione, affermando che egli obbediva alle leggi scritte della città e anche alla ragione. Ma quando il veggente Tiresia gli annunzia grandi mali, per aver egli ha condannato Antigone ad essere sepolta viva, Creonte si lascia prendere dal timore e ordina di tirare fuori Antigone dalla tomba. Senonchè Antigone si è tolta la vita, per evitare il supplizio di una morte lenta. Il figlio di Creonte, il promesso sposo ad Antigone, quando vede la futura sposa morta, si suicida anch'egli. E la moglie del re, la madre del futuro sposo di Antigone si suicida a sua volta, dopo che ha visto il figlio morto. Creonte ha commesso un errore di giudizio, ha voluto infliggere la "seconda morte" a Polinice, negandogli la sepoltura; per questo si è abbattuta su di lui l'ira degli dei. Eppure in Creonte vi si trovano sia il timore sia la pietà, come si è visto, dice Lacan. Cosa che non troviamo in Antigone : nè il timore nè la pietà. Ora seguiamo l'interpretazione di Lacan : c'è un termine ripetuto venti volte nel dramma di Antigone, il termine Ate, che indica il limite che la vita umana non può oltrepassare. Antigone intende proprio oltrepassare questo limite : ella sembra aver colto la condanna degli dei sul padre Edipo e sui suoi discendenti (come si vede in Edipo a Colono, l'altra grande tragedia di Sofocle). Lì, nella caverna dove era stata rinchiusa, Antigone vive lo scontro finale tra il desiderio della vita e la pulsione di morte. E' vero che ella obbedisce alla legge non scritta degli dei, ma non vede altra via d'uscita alla catastrofe, dal momento che solo la morte potrà operare quel ricongiungimento che la vita ha spezzato. Dunque Antigone non ha compiuto nè un'azione di timore nè un'azione di pietà; dentro la sua coscienza si è verificato lo scontro tra l'evento e la verità, ed ella è andata incontro alla pulsione di morte. Così Lacan, in L'etica della psicoanalisi. 
Un destino segnato è senza speranza di resurrezione. Forse non ci rendiamo conto della grande novità introdotta dal Cristianesimo! Ma proprio questa novità chiede che il significante venga messo in luce più ancora del significato : il simbolico deve mostrare il reale più dell'immaginario, e come se non con un vissuto altro?  il don

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