lunedì 10 agosto 2015

Cultura e fraternità

Se "la cultura cristiana è nel buio di una prova profonda", come affermava G.M. Zanghi, in un opuscolo del 2007, dal titolo Notte della cultura europea, la teologia, ma non solo essa, ha la sua parte di responsabilità.
Zanghi così coglieva la relazione tra teologia e cultura europea, dopo aver mostrato i risultati del nichilismo :
"La teologia è emarginata ed estenuata. Chiusa troppo spesso in circoli di esperti, fatica a farsi presente, fatica a ritrovare un autentico discorso di fede, che è sempre sintesi di umano e divino, è il Cristo vivente.
E la cultura cristiana, senza teologia, si secolarizza, nella difficoltà a trovare la sua anima, la sua forma, che è il mistero della Theanthropia, dell'Incarnazione.  Per difendersi, è tentata di arroccarsi su posizioni chiuse, più archeologia che creazione - memoria, ma senza l'impeto della Speranza. Oppure si apre, ma in una partecipazione che, priva della forza purificatrice e illuminante della Carità, si lascia penetrare dal negativo della cultura "laica" dominante senza riuscire a superarlo cristianamente" (in Notte della cultura europea, p. 48).
In ogni tempo il cristianesimo da dove ricomincia? Insieme : da Dio e dall'uomo; dal Dio Uno e trinità di persone, e dall'Incarnazione del Dio fatto uomo che dona lo Spirito Santo. Se nella chiesa si ricomincia a vivere la carità, non può certo mancare il dono dello Spirito. Se puntiamo troppo sul nostro protagonismo di uomini, finiamo col parlare più d'impegno che di dono, più di volontariato che di fraternità (l'agape è lo specifico cristiano), più di idee che di vita vissuta, più di storia che d'eternità.  il don

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