sabato 10 novembre 2012

relazioni autentiche contro il consumismo

Sul consumismo occorre intendersi: non si tratta di bloccare l'economia, rinunziando a ciò che serve per vivere (cibo, vestiario, ...); si tratta invece di superare la pressione culturale del tempo che vorrebbe ridurre le relazioni tra le persone a collezioni di cose. Le persone, appunto, non sono cose: sulle persone non si può esercitare il dominio come si farebbe con le cose. Nelle relazioni con le persone occorre esercitare la mitezza (che è l'opposto della violenza), la pazienza (che è l'opposto della fretta), l'umiltà (che è l'opposto dell'orgoglio), il servizio che è l'opposto del dominio. Coltivare le relazioni non si può se non s'impara ogni giorno a rispettare il lavoro dell'altro, i desideri, la personalità e la diversità dell'altro. Coltivare l'incontro richiede la disposizione a perdere tempo ed  energie nell'ascolto dell'altro per poterne riconoscere il valore irrepetibile. Più che fare collezioni d'oggetti, fossero pure tecnologici, bisognerebbe imparare a coltivare relazioni. L'amicizia dura fintanto che durano la fiducia e la lealtà, e nella libertà ci si ritrova a poter parlare di tutto e a comprendersi invece di lasciare libero sfogo al pregiudizio e alla critica disfattista. Il Vangelo racconta di Gesù che fa notare ai discepoli la differenza tra i ricchi che gettano molte monete nel tesoro del tempio e la povera vedova che getta pochi spiccioli ma era tutto quanto possedeva (Marco 12,38-44) per vivere. Le relazioni autentiche, sia quelle con Dio sia quelle con gli uomini, non si giocano mai sulle apparenze (il giudizio paralizza la crescita, ogni espressione di crescita); solo quando si comunica con l'anima, con l'interiorità della persona, si perviene all'incontro. il don

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