sabato 18 luglio 2015

Ancora sul coraggio

Anche un laico, non solo un credente, potrebbe unire : coraggio, rischio, sequela.
Scrive Slavoj Zizek, nell ' introduzione al suo libro "Vivere alla fine dei tempi" : "Nel Seminario XVIII, Di un discorso che non sarebbe del sembiante, Lacan fornì una succinta definizione della verità dell'interpretazione in psicoanalisi : "L'interpretazione non è messa alla prova da una verità che decida in base ad un sì o un no, essa libera la verità in quanto tale. Essa è vera solo nella misura in cui è veramente seguita"". (p.15).
 Davvero molto interessante per un cristiano questa affermazione di due laici!
E due pagine dopo, il filosofo di Lubliana, prosegue : "meglio correre un rischio e impegnarsi in un Evento di verità, anche se si conclude in una catastrofe, che vegetare in quella sopravvivenza utilitaria-edonistica e priva di eventi che Nietzsche chiamò l'ultimo uomo".

Gesù, il fondatore del Cristianesimo, ha detto di sè "Io sono la via, la verità, la vita", superando ogni posizione di astrattismo nel farsi della verità, e collegandola alla vita e al percorso (la strada).  Il coraggio è necessario nella scelta della verità, ma è nel rischio della sequela che la verità si mostra.
Nel nichilismo filosofico e pragmatico dell'Occidente, europeo e americano, ma anche di tutti quei paesi che sono stati colonizzati da un simile nichilismo, si trova una resa davvero sconcertante di fronte all'individuazione del nemico. Sulla scia del "Trattato della tolleranza" di Voltaire (per altri versi condivisibile, quando condanna le guerre di religione), e dell' ultimo uomo di Nietzsche (che vive di una felicità banale), si predica dappertutto : "troviamo un accordo su ogni cosa", dichiarando così che non c'è più un nemico, perchè non c'è alcun male. Infatti chi è il nemico se non colui che trama lo scacco matto per la mia vita? Giustamente Zizek individua il nemico nell'utilitarismo e nell'edonismo: la resa a quel nemico rappresenterebbe il vero scacco.
Il fatto che "la teologia stia di nuovo emergendo come punto di riferimento per la politica radicale (di sinistra)" (pag. 554) dice un fatto nuovo : questa volta la relazione tra cristianesimo e marxismo non sarà di sottomissione o di imitazione, e neppure soltanto di confronto; l'incontro potrà avvenire soltanto alla prova dei fatti, ossia chi è più capace di rischio e di sequela (lì è il coraggio), trascina il resto, senza che si crei un ulteriore scarto.  il don


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