martedì 7 luglio 2015

Il coraggio dell'insieme

C'è un coraggio dell'individuo che potrebbe divenire facilmente ammirazione narcisista dell'io : conservare il dominio sul resto, sul non-io, reputandolo scarto.

E c'è un coraggio del Dio cristiano, un coraggio, si direbbe, trinitario. Il coraggio della relazione che consente la pienezza del dono e dell'incontro. Un vivere per l'altro, non per se stesso. Un non-essere che rende possibile l'essere.

Come  poter vivere il coraggio dell'insieme, in una società dell'immagine e della spettacolarità, della comunicazione strapazzata nel chiacchiericcio, che adusa vessar ogni aspetto, anche il più intimo, della persona umana?

Da soli non si può! Si parte dallo zero; e si rimane nello zero.

Solo l'uno è l'insieme. Ma l'insieme non è la somma delle parti : uno più uno due. La somma resta una somma, ma non è l'insieme. L'insieme potrebbe essere soltanto "l'uno che ha perso le parti" ( le parti che sono morte nell'uno), per ritrovarsi "tutto", non più parti. Nell'insieme ogni parte è l'uno, ossia il tutto. Non ho fatto nè un ragionamento matematico, nè una riflessione psicologica. Questa è piuttosto un'intuizione spirituale, una luce della rivelazione cristiana, che potrebbe diventare vita quando fosse riconosciuta come via e verità. E questa visione non è quella di Marx, che legava il coraggio alla vergogna e al terrore. La rivelazione cristiana ha messo in campo l'amore (il tutto e l'uno), che brucia ogni vergogna e ogni terrore (ogni peccato e ogni paura dell'inferno) : e alla sola condizione dell'amore si ritrova il coraggio dell'uno e dell'insieme, ossia del tutto.    il don

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