lunedì 8 aprile 2013

il distacco

La modernità, e più ancora la post-modernità, ama l'azione più che la passione. Nell'azione si trova una gratificazione più immediata e più spettacolare. Nella passione, i risultati non sono così immediati e gratificanti. L'attaccamento è il motore dell'azione, in quanto affermazione dell'io : è ciò che consente il dominio sulle cose, sulle persone e a volte anche il controllo di se stessi. Ma il limite dell'attaccamento è un certo narcisismo che blocca la relazione, la inibisce, a volte la fa regredire. Il desiderio che istintivamente s'impossessa della cosa e della persona, mentre afferma il proprio io, perde il proprio sé, che è la condizione di possibilità per la relazione con l'altro. Nella giusta relazione con la cosa e la persona, l'io si ritrae per far posto al sè  : mentre spezza la catena che lo tiene prigioniero del possesso e del potere, dà vita alla rete di comunicazione che aggiunge altri fili se qualcuno si spezza. Il distacco cristiano è qualcosa di più del semplice perdere : la vita la vince sulla morte, quando il dare la vita, perdendola, fa risorgere i morti da tutti i sepolcri. 

La comunità si crea col distacco, col silenzio, con la perdita; ma più ancora con la parola, col dare la vita, con la comunicazione di Vangelo vissuto. Quando racconto esperienze di Vangelo vissuto, non esibisco me stesso, metto in circolazione l'Anima: nel cristianesimo è lo Spirito Santo la fonte di ogni legame, come nella relazione tra l'Amante (il Padre) e l'Amato (il Figlio) lo Spirito Santo è l'Amore. E' lui che crea la rete d'amore, dosando attaccamento e distacco, perchè il percorso dell'io non imploda nell'abisso del male e non s'involi nell'iperuranio. L'inculturazione è sempre opera di Vangelo vissuto, e di stretta adesione al Figlio e allo Spirito : la lotta o l'incomprensione tra culture è sempre opera del Maligno e abbandono dell'Amato e dell'Amore. La comunità rinasce quando metto da parte il giudizio, quando accetto la croce senza morfina, quando dono la luce e la gioia.  "T'illumino d'immenso!".    il don

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