lunedì 14 gennaio 2013

racconto

"La privation de l'amour est l'enfer". Quando ho preparato la tesi di laurea in filosofia ( e sceglierei di nuovo questa disciplina che s'interroga sulle domande, nonostante la mia vita di precariato perpetuo, perchè mi ha aperto sempre nuovi spazi  e tempi di libertà e fraternità ), ho dovuto scegliere tra Sartre e Merleau-Ponty. Ma  non ho avuto dubbi sulla scelta, nonostante avessi letto un capitolo di Sartre dedicato a "Merleau-Ponty vivo" (subito dopo la morte di Mauriçe) in "Scritti politici" pubblicato dagli Editori Riuniti. Sartre diceva di Merleau-Ponty che era stato "due volte deluso" : da giovane quando aveva abbondonato la comunità cristiana, da adulto quando aveva riunziato ad  entrare nel Partito comunista. Ho letto poi di Merleau-Ponty: "Le avventure della dialettica", "Segni", "Senso e non-senso"; e l'ultimo libro rimasto incompiuto e pubblicato postumo, un libro difficile che per due volte ho provato a leggere e comprendere "Il visibile e l'invisibile"... Alla fine si torna dal punto in cui si è iniziato..., ma non per un semplice ritorno, quanto piuttosto per riprendere il percorso di cui ora si conosce meglio il segreto : l'incarnazione della Parola che si fa carne. Sartre pensava : "l'inferno sono gli altri". Merleau-Ponty, col metodo fenomelogico husserliano, superava il soggettivismo cartesiano e Kantiano, e mostrava di credere nella ricerca intersoggettiva che supera l'individualismo da una parte e dall'altra il collettivismo impersonale. Se Merleau-Ponty non entrò nel partito comunista (in "Le avventure della dialettica" parlerà della necessaria svolta umanista nei regimi comunisti; "i fatti di Ungheria" del 1956 diranno quanto la svolta umanista fosse sentita e voluta nei paesi comunisti) non fu perchè era un disertore o un "deluso" come diceva Sartre; egli era alla ricerca di un umano che si sviluppa e si perfeziona. Morì troppo presto e la sua ricerca rimase incompiuta. Ma c'è un racconto di vita nei suoi scritti di filosofia : l'arte, la psicologia, la politica non sono per Mauriçe ricerca astratta, nè soltanto confronto di idee; egli torna e riprende ogni discorso a partire dalla persona. In questo senso la sua ricerca rimane aperta alla proposta cristiana. E' anche socialista, ma alla maniera di Peguy, ricercatore di un umanesimo dei diritti e della dignità umana. Il Cristianesimo non è stato e  non sarà invano; su tre versanti darà ancora  vita : la persona, la comunità e la storia. Sono le tre sfide del nostro tempo!
 il don

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