giovedì 20 aprile 2023

La provocazione dei profeti

 Il popolo d'Israele si è consolidato grazie ad alcune istituzioni codificate. Un'istituzione è il sacerdozio: alla tribù di levi è stato affidato il rito espiatorio. Altra istituzione: i rabbini ricevono il compito di insegnare la legge di Mosè. Terza istituzione : il re, chiesto dal popolo e riconosciuto da Dio, dopo che i giudici sembrava avessero esaurito la loro azione storica. Ma c'è ancora un'istituzione che Dio ha riservato a sè, non codificabile materialmente, imprevedibile in quanto parola dello spirito che interviene per giudicare le altre istituzioni, quella sacerdotale, quella regale, quella rabbinica. E' la parola diretta e immediata che Dio suscita nei profeti. 

Così ne parla A. J. Heschel nel suo libro Il messaggio dei profeti " La mente dei profeti non era incentrata sulla religione. Essi prestavano più attenzione alle vicende del palazzo reale, ai modi di operare delle corti di giustizia e alle prospettive in base alle quali agivano, che non ai problemi concernenti i riti celebrati dai sacerdoti nel Tempio di Gerusalemme.    (...)    L'impazienza estrema dei profeti di fronte all'ingiustizia forse ci impressiona come una forma di isteria. Noi stessi siamo continuamente testimoni di atti di ingiustizia, di manifestazioni d'ipocrisia, di oltraggio, di miseria, ma raramente ci indigniamo o inquietiamo oltre misura."

Il profeta non dice soltanto le parole che Dio gli comanda di dire: la sua stessa vita diviene il messaggio; quelle parole che pronunzia hanno un prezzo prima per il profeta, poi per il popolo.

Francesco d'Assisi è stato un profeta sul finire del medioevo: egli denunzia la ricchezza della chiesa con la scelta di una vita povera, contesta la violenza delle crociate, presentandosi al Sultano inerme e senza difesa. La sua forze è stata tutta nella parola e nella vita di Dio.

Ancora Heschel in Il messaggio dei profeti : "Per i profeti Dio è sfida, domanda incessante. Egli è compassione, ma non compromesso; giustizia, ma non inclemenza. L'anima del profeta non sa cos'è la tranquillità."

Possono cambiare i metodi e le circostanze storiche, ma lo spirito del profeta rimane quello di un ascolto profondo di Dio, dei suoi inviti all'osservanza dell'amore, inclusa la legge.

A.J. Heschel attualizza  e rende contemporanea la voce di Dio (nabì = profeta è proprio la voce di Dio, non la voce di un uomo) : "L'interiorità è ignorata. Lo spirito è diventato un mito. L'uomo si ritiene fatto a somiglianza di una macchina e non a somiglienza di Dio. Il corpo è dio e le sue necessità sono i suoi profeti.  (...)   La religione senz'anima è tanto vitale quanto lo può essere un uomo senza cuore. Il dinamismo sociale non sostituisce il significato.  (tutta la psicoterapia di Victor Frankl è incentrata sulla volontà di significato)   (...)  Forse è questo il compito più urgente: salvare l'uomo interiore dalla tendenza a dimenticare, ...  Il nostro futuro dipende dalla nostra capacità di apprezzare la realtà della vita interiore, la luminosità del pensare, la dignità di chi è ancora capace di stupirsi, di nutrire sacro rispetto. (...)  Dio ha interesse alla vita dell'uomo, di ogni uomo. Ma questa verità non può essere imposta dall'esterno, dev'essere scoperta da ciscuno...".

I profeti non affermano un proprio tornaconto, non parlano e non agiscono per calcolo. Tant'è vero che vengono tutti perseguitati e uccisi: nel secolo scorso, Martin Luter King, il Mahatma Gandhj, Robert Kennedy, D. Bnnhoeffer, e altri ancora.     Lo Spirito non ha dimenticato di soccorrere l'umanità, correggendo e illuminando tramite la provocazione dei profeti.

                                            don Carmelo Guarini

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