martedì 4 aprile 2023

La trascendenza della catastrofe

 La trascendenza della catastrofe è la trascendenza dell'Apocalisse!

Ho riletto la conclusione del fisico Carlo Rovelli nel suo libretto Sette brevi lezioni di fisica. La domanda difficile che egli pone a se stesso e a noi: Siamo fatti anche noi solo di quanti e particelle?, questa domanda va presa sul serio. Perciò andrebbe ridiscusso il rapporto tra il mito e la scienza storica, e tra lo spirito e la storia da una parte e dall'altra la vita, relazione rivelatasi scabrosa nell'impostazione data da Nietzsche nella seconda della Betrachtungen Unzeitgemesse.  Nietzsche ha esaltato la vita, ha pensato di salvarla dalle grinfie della storia e dello spirito, ma ponendo in questo modo la vita di fronte alla grande tentazione dell'auto-distruzione, del suicidio dell'umanità. Forse non se n'è accorto. Forse gli era mancato quel rigore logico che Wittgenstein ha sempre mantenuto anche quando parlava di estetica, di etica, di scienza e di mistica. Nietzsche ha identificato troppo la natura umana con la natura cosmica : la sua antropologia, come d'altronde quella di Marx e Freud, esalta la potenza dell'istinto, mentre disprezza l'impotenza dello spirito!

Ai tre maestri del sospetto individuati da Paul Ricoeur, ne aggiungerei un quarto: Charles Darwin, troppo sicuro di sè nel teorizzare l'evoluzione come alternativa alla creazione. Siamo nel regno dei simboli, anzi potremmo dire di più, siamo nel regno della metastoria, sia che parliamo di creazione sia di evoluzione. Leggendo Chomskj, mi è parso ragionevole ciò che egli dice intorno alla struttura profonda del linguaggio umano e del pensiero dell'uomo: fa pensare a qualcosa di innato, non a qualcosa che si possa apprendere esternamente. Difatti, le scimmie dopo che per millenni hanno ascoltato il linguaggio umano, non sono state capaci nè di imitarlo nè d'impararlo. Certo le scimmie hanno un'intelligenza, come gli altri animali; potrebbero anche avere un'anima (una psichè), come tutti gli altri animali; ma non hanno lo spirito.

Ciò che distingue l'essere umano dagli altri animali è proprio lo spirito: questo si manifesta nel linguaggio, nel pensiero e nella libertà (che non s'accontenta della potenza dell'istinto e non è disposta a rinunziare alla potenza dello spirito). 

Alla pagina 83 del libretto citato, Rovelli scrive: "Siamo forse la sola specie sulla Terra consapevole dell'inevitabilità della nostra morte individuale: temo che presto dovremmo diventare anche la specie che vedrà consapevolmente arrivare la propria fine , o quanto meno la fine della propria civiltà.".

Il mito illuminista dell'immortalità della specie si è sgretolato. Rimane in piedi il futuro dell'umanità sulla Terra: lo spirito potrà salvarlo; e la storia potrà mostrare, dopo che  i miti sono finiti, che la lbertà e la responsabilità sono capaci di creare cambiamenti di qualità più di quanto non riesca a fare la natura. La relazione torna al centro di tutto: la connessione tra gli elementi più diversi non è forse la scoperta più grande che la teoria dei quanti ci ha messo dinanzi?

                                                don carmelo guarini

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