domenica 16 aprile 2023

Manca il progetto antropologico

 Il mito illuminista dell'immortalità della specie umana è finito. Ai nostri giorni, tanti parlano ormai dell'estinzione della specie umana. Le ragioni: il degrado ambientale, le guerre (l'industria bellica prevale sull'industria alimentare e sanitaria) che fanno prosperare i ricchi ma uccidono i poveri, la cosiddetta rivoluzione della macchina intelligente che dovrebbe sostituire la natura umana ritenuta obsoleta (ma non si capisce bene se questo progetto dell'uomo macchina sia finalizzato a creare una scimmia algoritmica, evoluta rispetto a quella dalla quale l'evoluzione darwiniana ha voluto far derivare l'homo sapiens).  Vogliamo una riforma o una rivoluzione della natura umana?

La differenza tra la riforma e la rivoluzione: la prima intende riparare gli errori commessi durante secoli o millenni; la seconda vorrebbe far ripartire la storia da zero, ossia rifare la natura umana, dal momento che è stata fatta sbagliatadall'inizio.  Il fattore umano non è più preso in considerazione, o meglio l'uomo-macchina viene considerato soltanto sotto la dimensione del corpo (soma) e dell'anima (psiche; ce l'hanno anche gli animali), ma non sotto la dimensione specificamente umana, ossia lo spirito (pneuma). Persino la teologia cristiana e cattolica ha parlato dell'essere umano a due dimensioni, corpo e anima, non costituzionalmente a tre, ossia ignorando lo spirito. 

A.J. Heschel, un teologo ebreo, ha detto con chiarezza, nel secolo scorso, che i valori hanno origine in Grecia, ma nella religione ebraica si parla di comandamenti (mizwot). I valori sono creati dall'essere umano : quella greca è stata un'etica; i comandamenti sono donati da Dio come una luce per la vita.

Un giovane che studia (prima nella la scuola superiore, poi all'università) cosa riceve per orientarsi nella vita, al di là della sistemazione economica, del lavoro e della carriera, del proprio interesse privato? Il degrado antropologico che deve affrontare è molto più condizionante del degrado ambientale, finaziario, mediatico. All'uomo-macchina non è in grado di opporre un altro modello di umanità. Considerando la storia, s'impara che le virtù possono degenerare in vizi. Così è stato: per la virtù romana della disciplina (il senato e le legioni praticavano la disciplina) degenerata in imperialismo; per la virtù greca della libertà (scoperta grande della filosofia: liberarsi dall'Ananche, il destino stabilito dagli dei e che non si puù mutare) degenerata in cinismo; per la virtù ebraica della tenacia (perduto l'eroismo, il coraggio di morire giovani per una causa, la patria o l'idea dei padri) che degenera in longevità.

Oggi qual'è l'impedimento più grande alla realizzazione del progetto antropologico? La mancanza della comunità, della relazione autentica che garantisce la comunità, la solitudine e il silenzio che consentono la riflessione e la scoperta del proprio progetto di vita. Per non vivere da gregari, omologati al sistema capitalistico della sorveglianza (Shoshana Zuboff), occorre che la connessione non degenri in isolamento dell'Io. Sarebbe un ulteriore rafforzamento dell'individualismo, che nella Modernità ha corrotto l'economia, la politica e la cultura (persino la filosofia ha parlato di Io penso, diviso però tra Io puro ed Io empirico, come si ritrova in Kant). C'è ancora troppo individualismo, per scoprire il valore spirituale della relazione. Se manca l'altro, l'Io è sempre più solo e isolato! Per  coltivare la relazione, occorre  che il paradigma del calcolo scopra l'incommensurabile, che soltanto il paradigma del dono può offrire. E' pura illusione dell'Io quella di fare l'influencer, con al seguito tanti fans. L'io autentico è quello che sa donare fiducia, rispetto, non quello che intende asservire la persona umana. Un progetto antropologico post-moderno, cioè in grado di superare i condizionamenti della Modernità, deve rimettere insieme ciò che si pensa con ciò che si vive. L'esperienza spirituale e intellettuale deve armonizzarsi con l'esperienza esistenziale. Meglio "i mezzi poveri", avrebbe detto Maritain, perchè mi lasciano la libertà di amare. L'imperativo categorico di Kant ha consentito di sopportare il dovere soltanto perchè incentivava il borghese ad arricchirsi.

                                                don Carmelo Guarini


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