giovedì 21 novembre 2013

Ancòra ...

"Lo straniero ..." di Michel de Certeau è un testo del 1969 : vi si delinea "il movimento della fede" a partire da un'analisi della società che non è più cristiana. Sono passati 40 anni, ma oggi più di ieri Dio resta lo straniero; per di più  ogni persona è diventata più straniera a se stessa. Oggi si può cogliere, molto più di ieri, che la fede è ridotta a devozione e cerimonia , quasi ricordo ed espressione esoterica di un passato che non c'è più. Pochissimi hanno scoperto che la fede è un'esperienza di cammino al seguito (la sequela) di Gesù. Pochissimi hanno deciso di mettersi in viaggio per fare l'esperienza dei discepoli  di Emmaus : sperimentando il Cristo come il  Risorto, e non  come morto e sepolto. Senza speranza i due discepoli ...e nella tristezza...
Presentando il testo di Certeau, Luce Giard ha scritto :
"Accettando di lasciarsi cambiare dall'apporto  di esperienze altre , acconsentendo di aprire il proprio spirito e il proprio cuore nei confronti dello straniero, ognuno impara a diventare più inventivo e più libero..." (p. XXV). 
Si può concludere un anno della fede con una cerimonia , se non si è fatto niente per far crescere la fede nella persona e nella comunità?
Ci si è resi conto della fecondità della fede se non la si è considerata come esperienza spirituale e se non si è data la parola all'agnostico, al lontano, al non-praticante o contestatore silenzioso dell'apparato chiesiastico?
La parola del credente, in quella che Lacan chiamava la "fiera delle religioni", è un'esperienza che testimonia la fecondità culturale della fede, oppure è rimasta un'espressione devozionale ignorante e asfittica sia dell'umano sia dell'evangelico?
Il Vangelo è considerato nella sua forza dirompente e rrivoluzionaria che sfida la sicurezza e la stabilità di un'istituzione tesa soltanto a preservare se stessa ?
Domande che chiedono risposte, non tanto numeri e chiacchiere di carnevale!   il don

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