venerdì 22 novembre 2013

Non-identità ovvero l'estraneo

Una meditazione su un piccolo libro di Michel de Certeau, ossia "Mai senza l'altro" (ed. Qiqajon) mostra un viaggio nella differenza : "la non-identità è il modo su cui si elabora la comunione" ( p. 18). Parlare troppo di identità potrebbe portare al conformismo, alla omologazione, all'apparenza che vuole vedere tutti uguali nell'esteriore, ignorando l'interiore. Il cristiano, come "il mistico irrompe sempre nella chiesa come un guastafeste, un importuno, un estraneo" (p.11). L'identità del cristiano non è data dalla devozione o dall'atto di culto, ma dalla pratica del vangelo. Ora il vangelo inizia alla relazione autentica con Dio e col fratello. "Dio resta per noi lo sconosciuto, colui che non conosciamo, pur credendo in lui; egli rimane l'estraneo per noi, nello spessore dell'esperienza umana...Ma egli è altresì misconosciuto, colui che non vogliamo riconoscere" (p.12). Mettersi in viaggio verso Dio significa per noi, come già per Abramo, lo "sradicamento" dalla propria terra, un partire "senza sapere dove" (p.15). Ma anche la relazione con l'altro essere umano non parte all'insegna del pacifismo. Dice Certeau : "Il cominciamento della relazione è il conflitto : è questo che apre all'esistenza dell'altro" (p. 52-54).
La chiesa che annunzia la fede ha come modello il suo Signore e Maestro : i cattolici non possono ignorare il Vangelo senza il rischio di tradire Gesù, il Figlio del Padre. Dice Certeau, a proposito dell'evento che irrompe come inizio del cammino di fede : "l'evangelo di Giovanni si presenta come un dramma.  Non appena Gesù compare, ...l'ordine tradizionale è sconvolto. Più egli parla e agisce, più la rottura si aggrava.  Rivelandosi, quest'uomo rivela a loro stessi i dormienti : strappa le maschere, rapisce le sicurezze, suscita opzioni personali e decisive". (p.119)  Suscita la crisi, pone la coscienza sotto il giudizio, ma nel momento in cui fa riconoscere  la colpa, guarisce. 
"Senza cambiare le istituzioni e senza ricusare le leggi, Gesù trasforma dal di dentro l'organizzazione delle forze" (p. 120) : non fa dottrina, guarisce!  Riattiva le relazioni : il giudizio si trasforma in un incontro che dona la capacità di amare.
La fedeltà non esclude l'intelligenza; la generosità non si fa illusioni sulla risoluzione del problema; l'amore non mi lascia in pace, anzi mi mostra il cammino che ancora devo compiere. L'incontro con l'altro, che resta sempre l'estraneo, diviene possibile se inizio ad amare l'estraneo che è dentro di me. Posso dire a me stesso: non ti conosco; ma Dio mi conosce, perchè ogni giorno guarisce il mio peccato.  il don

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