sabato 14 settembre 2024

Attesa dell'alba

 La notte s'allunga

L'alba ritarda

E' solo questione di stagioni ?

La storia ha cambiato la natura!


Basta con le filosofie del tramonto in Europa. Hanno creato depressione ed evasione, e vanificato l'impegno di pochi! L'attesa dell'alba : una nuova filosofia che ridia slancio alla vita!


L'occidente europeo si autoflagella -

Come Pilato ridice : cos'è la verità?

Non si ferma al flagello -  vuole suicidarsi?

Dopo la morte di Dio, vuole la morte della propria umanità!


La sfida è non fermarsi al tramonto. Attendere l'alba, non passivamente.  Preghiera e pensiero. Gratitudine e domanda. Una svolta antropologica ed il coraggio di realizzarla : investire in beni immateriali, in relazioni autentiche. Non solo l'affermazione dei diritti umani, ma molto di più.  L'uno che valorizza il molteplice! I diversi che s'incontrano :  un'alba che sorge per tutti!

                                        don Carmelo Guarini


venerdì 13 settembre 2024

Perdonare a se stessi

Perdonare a se stessi è la condizione necessaria per perdonare l'altro. Il perdono implica il riconoscimento dell'errore. Infatti, se non ci fosse stato errore, non ci sarebbe necessità di perdono.

Un esame attento  delle parole che sono state dette e delle azioni che sono state compiute, rileva se c'è stato errore. Attribuire sempre ad altri l'errore non aiuta a ricreare la relazione e tantomeno a risolvere positivamente la situazione che si è venuta a creare.

Il non riconoscimento dell'errore compiuto conduce inevitabilmente a sbagliare ancora : aggiungere errore ad errore significa ignorare la realtà, praticare un "pensiero di sorvolo", impedirsi la soluzione concreta.

Per riconoscere il proprio errore non basta considerare le ragioni che mi hanno spinto ad agire in quel modo, a prendere quella particolare decisione; vanno prese in considerazione e sul serio anche le ragioni dell'altro. Ciò che a me appare un errore dell'altro, nella visione dell'altro è stata invece la cosa giusta compiuta da lui. 

Perdonare a se stessi e perdonare all'altro fanno parte dell'unica esperienza del perdono.  Anche il riconoscimento dell'errore, di quello proprio come di quello altrui, è la condizione necessaria per rimediare col perdono ad una situazione che diversamente  rimarrebbe bloccata.

Questo esame dell'errore  e del perdono lo si può compiere se si coltiva la vita interiore.  Cosa non usuale in una società che vive d'efficienza, che persegue il benessere materiale, dove ognuno vuole vincere ad ogni costo e dove ogni perdente è disprezzato e scartato.

In Europa e in Italia sentiamo parlare molto di decadenza, di deriva. Ed è vero. Ma pochissimi offrono prospettive che non siano di propaganda. Il risveglio, il nuovo inizio, potrebbe divenire reale se ci fosse una vera inversione di tendenza. Se al guadagno economico si sostituisse l'investimento nella relazione tra persone. Se allo spettacolo della propria immagine si sostituisse una più sobria attività che tenesse conto delle conquiste interiori.      Il calcolo, la misura, la manovrabilità dovrebbero essere sostituiti dal dono, dall'incommensurabile, dal riconoscimento reciproco. Questo è un lavoro dell'intelletto e dello spirito. Nessuna Intelligenza artificiale potrà mai sotituire questo lavoro dello spirito, affidato alla libertà e creatività di ognuno.

Perdonare a se stessi  per aver calcolato, ma non per aver donato !


                                   don Carmelo Guarini

giovedì 12 settembre 2024

L'autocoscienza

 L'autocoscienza non è soltanto la consapevolezza di essere al mondo, è soprattutto la presa di posizione di fronte all'esistenza.  Il che vuol dire che non si subisce passivamente il mondo, ma si diviene capaci di prendere posizione riguardo ai valori.

Conoscere quali sono i valori e il modo in cui interagiscono con la crescita spirituale della persona vuol dire non trovarsi disorientati di fronte agli avvenimenti.

1. I valori di produzione  rappresentano il modo in cui si  arricchisce il mondo.

2. I valori di esperienza sono piuttosto un arricchimento per il proprio mondo interiore.

3. I valori di atteggiamento aiutano a trovare il senso in una situazione immodificabile.

La conoscenza e l'esperienza non sono la stessa cosa. Nell'esperienza si ha una partecipazione non solo intellettuale, ma anche emotiva e affettiva.

Un'esperienza di risveglio è un'esperienza di trasformazione. 

Un'esperienza del percorso è la percezione dei progressi che si compiono dopo il risveglio.

La noia prende corpo nell'esistenza quando viene a mancare l'interesse. Così, l'angoscia e l'ansia crescono se manca il significato. Il risveglio che opera la trasformazione,  mette in campo un'energia attrattiva, un interesse che mancava.

Nella cultura occidentale contemporanea sono molto apprezzati i valori di produzione; molto meno quelli di esperienza; quasi del tutto assenti i valori di atteggiamento. Si può farne subito una verifica. L'ingegnere che produce oggetti utili è più apprezzato di un artista che sembra fare cose irrilevanti. Eppure l'artista è una persona che non ambisce ad altro se non a lasciare dopo di sè un dono. La sua diviene una sfida verso una società che va dietro al calcolo.  Infatti  la validità del calcolo si mostra soltanto quando perviene al limite estremo, l'incommensurabile.

Come l'artista, anche la persona che vive una spiritualità si considera irrilevante e invisibile; non intende acquisire visibilità e rilevanza, perchè non considera il proprio Io più importante della relazione.  L'Io che vuole imporsi rende vana la relazione.    Il dono di sè è il modo più rilevante per rendere una relazione significativa. 

                           don Carmelo Guarini


mercoledì 11 settembre 2024

La rivoluzione risorge?

 La rivoluzione è morta.   Un imprevisto potrebbe  farla risorgere ?

Eric_Emmanuel Schmitt, nel suo libro La sfida di Gerusalemme, ha scritto,  raccontando il suo incontro con papa Francesco: " Non accettiamo la rivoluzione della rivelazione.  Mi conferma che spesso Dio non riesce a passare fra noi e in noi. Siamo noi a doverlo far passare, tocca a noi allentare tutti quei freni che si chiamano chiusura, urgenza, certezza, dominio." ( p. 148)

Potrebbe la rivelazione tornare ad essere una rivoluzione?

Potrebbe, a condizione di tenere insieme tolleranza e intolleranza, senza perdere nessuna delle due, ma chiedendo ad ognuna di donare il meglio di sè. Bene il trattato sulla tolleranza di Voltaire (pseudonimo di François Marie Arouet), male la sua intolleranza verso l'uguaglianza (continuava a tenere schiavi nella sua casa): comportamento schizofrenico il suo tra le idee e i comportamenti! Ancora un altro francese, che riesce a tenere insieme misère e grandeur: Blaise Pascal è intollerante verso l'Io ( "Le moi est haissable" ) , ma è tollerante verso la "fronda", ossia l'opposizione all'assolutismo monarchico  (accanto al suo letto di morte aveva voluto un povero, non uno schiavo).  Voltaire credeva soltanto nella ragione.  Pascal credeva nella fede e nella ragione!

La rivoluzione che dura nasce sempre da un imprevedibile storico ed esistenziale: nei Vangeli troviamo un Gesù Signore (Adonai) che fa sempre riferimento alla realtà, sia nei fatti che nelle parole. Dice : "la tua fede ti ha salvato", ossia il miracolo lo fai tu alla tua vita quando credi che nulla è impossibile al Dio che è in te. Invece, il tuo Io senza Dio rende la tua vita un inferno!

Oggi tutti rivendichiamo la libertà di parola; quasi nessuno esercita la libertà di pensiero e di azione!

Il conformismo è l'altra faccia dell'indifferenza. Questo comportamento massificato è molto comodo, non comporta fastidi di nessun genere, salvo quello di creare dei bulli tra gli adulti e tra i ragazzi. Colui che vuole inserire tutti gli altri nel proprio progetto, non rispetta la pluralità dei percorsi e dei progetti. L'Università ha fallito il suo intento educativo perchè ha scisso il privato dal pubblico, la competenza professionale da una vita privata che dovrebbe dedicarsi non alla felicità dell'Io ma all'amore verso il prossimo!

Quale imprevisto potrebbe far risorgere la rivoluzione della rivelazione? Il rispetto ebraico per la Legge, l'ubbidienza islamica per l'Assoluto, l'amore cristiano che non crea rivalità  tra Dio e il prossimo. Non la concorrenza tra il rispetto, l'ubbidienza e l'amore, ma la  loro cooperazione.  L'amore deve far  male ad ognuno, quanto il rispetto e l'ubbidienza. Il resto è chiacchiera!

                                          don Carmelo Guarini

                        



venerdì 6 settembre 2024

L'enigma e il mistero

 La realtà è un mistero evidente. E che cos'è il mistero se non un miscuglio di presenza e di assenza? Una presenza che spesso si dilegua, ed un'assenza che s'impone come fosse un'evidenza! E' mai possibile abolire la distanza tra presenza e assenza? Perchè non dovrebbe essere possibile, quando anche la distanza tra l'agire ed il patire viene accorciata dall'esperienza di un'evidenza? Quale sarebbe l'esperienza di un'evidenza? ? Il patire è un agire al quadrato, richiede un'azione condotta all'estremo; si diviene pazienti con uno "sforzo senza sforzo", con uno sforzo dell'azione annullato dal doppio sforzo del patire.

Niente è più fragile della testimonianza. Ma proprio lì è la sua forza!

"Non sono atratto dal prodigio, anche se ormai ammetto che il caso Jeshua non è soltanto un enigma, ma un mistero. Non c'è niente di più tranquillizzante di un enigma, che è un problema in temporanea attesa della soluzione. E non c'è niente di più angosciante di un mistero, che è un problema definitamente senza soluzione. Il mistero ti fa pensare, immaginare ... ma io non voglio pensare, voglio conoscere, sapere. Il resto non m'interessa."  Queste sono le parole di Pilato nel romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, Il Vangelo secondo Pilato , 175. Il filosofo letterato dona al racconto un pensare che si manifesta nella scelta dei termini;  che sorprende il lettore quando l'autore  fa sentire la differenza tra un'idea ed un'emozione, tra un'ipotesi ed un fatto, tra una presenza ed un'assenza, tra un agire ed un patire.

La felicità è un'illusione, dato che procura tanta delusione, oppure è un'aspirazione indefinita e infinita?

Il Medioevo aveva posto la felicità nell'eternità, nell'oltre  morte, correndo il rischio di guardare soltanto all'orizzonte celeste e smarrendo l'interesse per l'orizzonte terreno. L'ultimo stadio della Modernità, il nostro ultimo moderno, rischia l'opposto: l'interesse è soltanto per l'orizzonte terrestre, e non ci si occupa più dell'orizzonte eterno, che viene in rilievo con lo sviluppo della dimensione spirituale. La teoria dell'evoluzione, in un primo momento sembrava un enigma, adesso acquista sempre più la connotazione del mistero: la meta dell'evoluzione non soddisfa come finire  nel nulla. La domanda si fa sempre più insistente: perchè non ammettere che lo spirito è la soluzione alla vita e alla morte molto più convincente di un affare chimico-biologico?

Se l'enigma tarda troppo a mostrare la soluzione, vuol dire che non ce l'ha, e che deve lasciare spazio al mistero. 

La storia e lo spirito sono fortemente intrecciati. E' per questo intreccio che Nietzsche ha voluto eliminarli tutti e due. Ma la realtà, l'esistenza, non hanno smesso di mostrare che un filo d'oro lega  Medioevo e ultima Modernità : il tempo non può essere staccato dall'eterno, nè l'eterno dal tempo. Da quando l'uno è penetrato nell'altro, e l'altro nell'uno, la storia s'è destata ad un orizzonte che ha rimescolato le carte. Il pensiero e l'esperienza si sono avvicinati. L'astrazione ed il pragmatismo sono divenuti irrilevanti. La sfida vera rimane : come può divenire Uno il molteplice! Siamo nel mistero: evoluzione verso lo spirito!

                                     don Carmelo Guarini

giovedì 5 settembre 2024

La gioia e la pace

 Tre grandi nemici dell'essere umano si mascherano da amici: sono il denaro, il potere, il piacere.  Sono nemici perchè tolgono all'essere umano la libertà, la pace e la gioia. Lo rendono schiavo delle cose, del proprio Io e della vita del mondo.

Dove trovi la libertà, la pace e la gioia?

Paolo scriveva nella Lettera ai Galati 2,20 : "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio,  che mi ha amato e ha dato se stesso per me."

Il denaro non è il tutto; il potere non è il tutto; il piacere non è il tutto.

Dove si trova il tutto, ossia la pienezza della vita?

Ancora Paolo nella Lettera ai Romani 8, 35 scriveva: " Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse il dolore o l'angoscia, la persecuzione o la fame o la miseria, i pericoli o la morte violenta ? ".

 Chi vive la vita dello spirito non è ingenuo, sa distinguere l'amico dal nemico, sa valutare ciò che giova e ciò che danneggia la vita; sa quando deve chiedere e quando deve attendere. Da Dio ci si può attendere tutto; basta non porre condizioni alla sua volontà. Occorre ricercarla davvero la volontà di Dio : in essa si trova la gioia e la pace, e anche la libertà di non anteporre ad essa nè il potere del denaro, nè il potere del piacere, nè il potere del potere.

Quando  hai perso la vita?

Quando non hai messo la persona dell'altro prima del desiderio di denaro, di piacere, di potere.  Quando non hai voluto il bene dell'altro, ma hai pensato soltanto ad un tuo interesse! Qunado non hai voluto denunciare con chiarezza la menzogna (e quella era omertà), il furto (e quella era complicità), la persecuzione dell'innocente (e quella era collaborazione all'omicidio).  Ti è servito guadagnare il mondo e perdere la tua vita?

In effetti, perdere Gesù Signore (Adonai) è perdere la propia vita.

                             don Carmelo Guarini


Il risveglio della coscienza e della ragione

Le opinioni sono certezze troppo facili, esibite senza alcuna fatica. Le idee, invece, sono teorie che si sottopongono alla verifica; perciò chiedono la fatica dell'intelligenza, l'onestà nella ricerca, il confronto con chi vede le cose diversamente. 

Lo studio della storia fa cogliere  il senso di ciò poteva sembrare un disastro. Ora possiamo cogliere meglio il positivo che la Riforma ha apportato al cristianesimo: il risveglio della coscienza, che tra l'altro significa un'adesione alla fede più consapevole. Anche l'Illuminismo ha portato un suo contributo, forse inconsapevole,  allo sviluppo del cristianesimo : il risveglio della ragione.  Oggi possiamo dire senza risentimento o rancore che il risveglio della coscienza e della ragione sono a favore della fede, non contro di essa; inducono la fede all'approfondimento, non alla sua marginalizzazione. Ora, la Riforma e l'Illuminismo sono indotti a riconoscere che c'è nel cattolicesimo una visione del tutto che non si rassegna alle divisioni e alla frammentazione.

1. La coscienza rende più consapevoli della relazione con il tutto e con tutti. Il moltiplicarsi delle chiese e delle sette porta inevitabilemnte alla decadenza. Solo quando si agisce insieme, si ottengono dei risulati significativi non per una parte soltanto, ma per tutti.

2. La ragione mostra la differenza tra le opinioni e le idee. La partecipazione allo sviluppo della comunità rimane un'illusione quando si considera l'informazione esente da verifica.

3. Lo spirituale recupera alla fede sia la coscienza sia la ragione. Ma egli è irrilevante, ossia non compie nessuna lotta per essere visibile e rilevante. Anzi, molto spesso la sua visibilità si riduce all'essere perseguitato e non ad essere applaudito. L'irrilevanza dello spirituale è legata alla sua autenticità. La sua delicatezza, da punto debole si trasforma in punto di forza: unifica in sè, nel proprio mondo interiore, ciò che le istituzioni, le circostanze, le situazioni contraddittorie non possono mettere insieme. 

Lottare per l'insieme significa escludere i privilegi, rinunciare al dominio,  donando a coloro che sono scartati la speranza di una vita più coscienziosa, ragionevole, partecipata.

                             don Carmelo Guarini

mercoledì 4 settembre 2024

Aiutarsi a vivere le virtù

 Onestà - giustizia - sincerità - pazienza -  sobrietà - rispetto - aiuto reciproco  : aiutarsi a vivere le virtù è ciò che una comunità cristiana dovrebbe fare prima di ogni altra cosa.

Indurre all'errore significa rompere la relazione tra persona e persona. Ognuno ci guadagna ad aiutare l'altro: il dono porta molti più frutti del calcolo!  Mentre il calcolo isola l'opportunista nella massa, il dono rende la relazione più autentica.

La pace è frutto della giustizia, della coscienza onesta, della fraternità autentica.

Tra i detti dei primi eremiti cristiani, ho  trovato questo racconto. "Un anziano aveva un discepolo di provata virtù, ma un giorno, essendo di cattivo umore, lo cacciò fuori di casa. Il discepolo aspettava seduto fuori.  Aprendogli la porta il vecchio lo trovò e gli chiese perdono dicendo: Sei tu il padre mio poichè la tua umiltà e la tua pazienza hanno vinto la meschinità del mio cuore. Entra: d'ora innanzi tu sei l'anziano e il padre, io invece il giovane e il discepolo, perchè con il tuo comportamento ti sei mostrato superiore alla mia vecchiaia."

Questo racconto di vita vissuta mostra quanto sia fondamentale per la vita di ogni persona coltivare onestamente l'intelligenza e quanto sia fruttuoso per la relazione tenere vivo e attento lo spirito su ciò che succede nel proprio mondo interiore. Guardare soltanto l'esterno e giudicare in base ad  esso ogni cosa, fa correre un grave rischio : ritrovarsi in un conflitto insanabile!

La vita cristiana ricomincia dall'aiuto reciproco a vivere le virtù e a combattere i vizi. Tutte le devozioni che non portano a questo sono "cristianesimo sulla sedia a dondolo"!

Thomas Merton, presentando alcuni detti dei primi eremiti cristiani,  ha scritto: " I padri del deserto  non erano ribelli contro la società  ... erano uomini determinati a non lasciarsi passivamente condurre e governare da una società in decadenza. (...)  Una delle ragioni per cui fuggivano dal consorzio umano era che in esso gli uomini erano divisi tra quelli che avevano successo e imponevano agli altri la loro volontà e quelli destinati a subire le imposizioni altrui.  (...)  Il loro spirito era animato dal senso della persona e della libertà.   (...)       Gli eremiti erano uomini liberi; non c'era nulla a cui dovessero conformarsi, tranne la segreta, nascosta, imperscrutabile volontà di Dio...".

La vita di comunità è più della vita eremetica soltanto quando tutti i suoi componenti sono capaci di aiutarsi a vivere le virtù e a combattere i vizi. Questo è anche il segreto desiderio di ognuno!

                                       don Carmelo Guarini

martedì 3 settembre 2024

Lo slancio creativo

 Lo slancio creativo della fede vince la tentazione del modello stereotipato.  Propongo un brano di una conferenza di Ernesto Balducci a Genova nel 1984 : La verità cristiana in don Lorenzo Milani.

"Quando La Pira diventò sindaco a Firenze, prese l'iniziativa di entrare nelle fabbriche occupate dagli operai per celebrare la Messa in mezzo agli occupanti, provocando processi che misero di fronte ai giudici anche dei sacerdoti  (...)   La Pira viveva proprio come rappresentante carismatico di questa ebollizione evangelica fiorentina. C'era a presiedere la diocesi un uomo del tutto biblico, anche nel senso negativo della parola, cioè culturalmente distante, però dotato di tale radicalità dal punto di vista della fede che accostarlo significava sentirsi invitati ad alti livelli di libertà cristiana. Si trattava del card. Dalla Costa , che appunto non era un uomo moderno.  (...)  Dalla Costa rese possibile a Firenze, nonostante le limitazioni di Roma, l'esperienza politica di  Giorgio La Pira.  (...)     Milani veniva da una famiglia ebraica, di non credenti, con un'esperienza mondana molto intensa, con una mentalità e anche con una ricchezza ed un tenore di vita alto-borghese. (...)   La sua conversione che avvenne a Firenze, diventò immediatamente decisione di fare il prete, senza passaggi intermedi, dall'ateismo al seminario. Fu un salto, e questo già rivela l'uomo.  (...)   Lui, venuto dal di fuori, aveva bisogno di essere cattolico sino in fondo e proprio perchè questa sua volontà di coerenza radicale cadde nel quadro storico di cui ho già detto, essa si trasformò in una volontà di stare con i poveri sino in fondo, perchè a Firenze, in quegli anni, essere cristiani voleva dire essere con i poveri."

E' uno stereotipo superato il modello. Lo slancio libero e creativo lo sostituisce, ma esso non diviene possibile se non c'è il riconoscimento fosse pure di una piccola comunità. Occorre sempre fare i conti con l'ambiente e con la mentalità del proprio tempo. E' questo il lavoro più difficile: decodificare il vecchio e codificare il nuovo, senza nessuna pretesa di possedere la verità.

Balducci dice ancora di Milani : "Il giovane cappellano coglieva questa frattura terribile, questa schizofrenia di una Chiesa che continuava i suoi riti, i suoi linguaggi, la sua ostentazione di simboli, appartata sulla collina, mentre poi cercava di contenere, entro l'obbedienza, la massa che viveva ormai nei quadri, nelle strutture e nei condizionamenti della società industriale. Milani intuì che c'era una sola strada per poter saldare quei due mondi ed era quella di dare alla gente e ai giovani che entravano nella nuova vita, la coscienza di sè: l'uso della parola ...".

La Chiesa mondanizzata ha pagato il trionfalismo con una crisi che l'ha umiliata profondamente. Ma, dalla purificazione si può uscire rinnovati e riconciliati col Vangelo e con il mondo, con un più grande desiderio di autenticità ed un'immersione nell'umano che accorcia le distanze  tra il bello e il brutto, tra il male e il bene, tra il vero e il falso. In fondo, ognuno è impegnato di fronte a se stesso a testimoniare agli altri qualcosa di più grande del proprio Io.

                                   don Carmelo Guarini

domenica 1 settembre 2024

L'approfondimento

 Approfondire la fiducia è possibile, quando i sogni falliscono?

Le frontiere sono aperte : si fanno tante esperienze! Si accumulano esperienze. Ma si può far finta che la droga sia un'esperienza tra le altre? Si può rimanere indifferenti di fronte ad atteggiamenti di bullismo, gesti e parole che feriscono? Si possono lasciare aperte le ferite, rischiando che divengano purulente, invece di prendersene cura?

I sogni falliscono. Come diceva Lacan: "Sogna - fallisce - ride"!  Ma c'è una logica nel ridere di un fallimento? Scegliere è quasi impossibile quando si accumulano esperienze, mettendo l'una accanto all'altra e non domandandosi quale sia quella da approfodnire!

Sono relazioni autentiche quelle segnate dall'indifferenza piuttosto che dalla fiducia? C'è da credere alle amicizie su Facebook e su Istagram? Non si rischia di fare un minestrone, considerando ingredienti liofilizzati il sogno, il fallimento, il sorriso?

Scegliere è quasi impossibile! Occorrerebbe approfondire, per fare la scelta. Ma cosa approfondire? Non la cosa che si è vissuta, ma il come. La relazione autentica con l'esperienza sta nel come. Un legame che si rompe non è più legame: è scomparso o non c'è mai stato, perchè mancava il come, non il cosa.

Scegliere tra l'assurdo e il mistero significa iniziare a unificare intelligenza e amore; e se si è delicati, tanto più si può divenire unificati!

L'approfondimento richiede frontiere aperte; i muri impediscono la comunicazione. La cosa crea l'illusione della relazione. Il come suscita l'approfondimento di ciò che Io sono e di ciò che è il Tu. Nè l'Io  nè il Tu, nessuno dei due va represso; ognuno dei due va lasciato vivere. L'esperienza della vita è un approfondimento del "lascia andare": non legare nessuna cosa e nessuna persona a sè col denaro, col favore, col giudizio benevolo o ruffiano. Lascia andare, ma dì sempre la verità, a te stesso anzitutto.  Un detto dei padri del deserto (i primi eremiti cristiani) così recita: "Un confratello aveva peccato e il presbitero gli ordinò di uscire dall'assemblea. Allora Bessarione si alzò e uscì con lui dicendo: Anch'io sono un peccatore". Si guadagna la relazione autentica non con il giudizio, ma approfondendo l'amore nel proprio cuore.        

                                              don Carmelo Guarini