venerdì 13 settembre 2024

Perdonare a se stessi

Perdonare a se stessi è la condizione necessaria per perdonare l'altro. Il perdono implica il riconoscimento dell'errore. Infatti, se non ci fosse stato errore, non ci sarebbe necessità di perdono.

Un esame attento  delle parole che sono state dette e delle azioni che sono state compiute, rileva se c'è stato errore. Attribuire sempre ad altri l'errore non aiuta a ricreare la relazione e tantomeno a risolvere positivamente la situazione che si è venuta a creare.

Il non riconoscimento dell'errore compiuto conduce inevitabilmente a sbagliare ancora : aggiungere errore ad errore significa ignorare la realtà, praticare un "pensiero di sorvolo", impedirsi la soluzione concreta.

Per riconoscere il proprio errore non basta considerare le ragioni che mi hanno spinto ad agire in quel modo, a prendere quella particolare decisione; vanno prese in considerazione e sul serio anche le ragioni dell'altro. Ciò che a me appare un errore dell'altro, nella visione dell'altro è stata invece la cosa giusta compiuta da lui. 

Perdonare a se stessi e perdonare all'altro fanno parte dell'unica esperienza del perdono.  Anche il riconoscimento dell'errore, di quello proprio come di quello altrui, è la condizione necessaria per rimediare col perdono ad una situazione che diversamente  rimarrebbe bloccata.

Questo esame dell'errore  e del perdono lo si può compiere se si coltiva la vita interiore.  Cosa non usuale in una società che vive d'efficienza, che persegue il benessere materiale, dove ognuno vuole vincere ad ogni costo e dove ogni perdente è disprezzato e scartato.

In Europa e in Italia sentiamo parlare molto di decadenza, di deriva. Ed è vero. Ma pochissimi offrono prospettive che non siano di propaganda. Il risveglio, il nuovo inizio, potrebbe divenire reale se ci fosse una vera inversione di tendenza. Se al guadagno economico si sostituisse l'investimento nella relazione tra persone. Se allo spettacolo della propria immagine si sostituisse una più sobria attività che tenesse conto delle conquiste interiori.      Il calcolo, la misura, la manovrabilità dovrebbero essere sostituiti dal dono, dall'incommensurabile, dal riconoscimento reciproco. Questo è un lavoro dell'intelletto e dello spirito. Nessuna Intelligenza artificiale potrà mai sotituire questo lavoro dello spirito, affidato alla libertà e creatività di ognuno.

Perdonare a se stessi  per aver calcolato, ma non per aver donato !


                                   don Carmelo Guarini

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